domenica 30 settembre 2018

Tutti i soldi del mondo - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Tutti i Soldi del Mondo è tratto da una vicenda accaduta realmente. Io ero appena nato, era il 1973, quando a Roma, il nipote adolescente di Jean Paul Getty, magnate del petrolio, viene rapito. J.P. Getty era l'uomo più ricco del mondo in quel periodo storico, e allo stesso tempo, era noto anche per la sua incredibile avidità. Non è un caso che il magnate non ceda alle richieste dei rapitori, nonostante il ragazzo sia il suo 'nipote preferito'.
Ciò mette in difficoltà la madre, Gail, che non godendo delle ricchezze della famiglia, si trova costretta a chiedere aiuto a un esperto in questo tipo di transazioni, Fletcher Chace, per recuperare quanto richiesto e riottenere il ragazzo. Restituzione che non sarà facile, visto che il rapito passerà di mano in mano, e per ottenere il riscatto, verrà persino mutilato, con la minaccia di spedire il suo corpo pezzo dopo pezzo se non arriveranno i soldi.
La vicenda fece molto scalpore, all'epoca, e rimase sulle prime pagine dei giornali per un periodo davvero interminabile. Del resto questa vicenda andrà a segnare il destino dell'intera famiglia Getty, e dello stesso Jean Paul Getty, portando a un epilogo che... Oggi tutti conosciamo, ma che ha dell'inaspettato per chi ignora la vicenda.

Spacey e Plummer, nonostante la differenza d'età,
si somigliano, non trovate anche voi?
(foto presa da Wikipedia)
Ottime le interpretazioni. E' curioso e interessante il fatto che il nipote di Getty sia stato interpretato da Charlie Plummer, che qualcuno ipotizzò essere il nipote di Christopher Plummer, attore che interpreta John Paul Getty, ma non lo è... Si tratta solamente di un caso di omonimia, per quanto il giovane sia figlio di una attrice e di un produttore cinematografico.
Tornando al film, per quanto la vicenda non permetta particolari voli pindarici alla regia, non posso negare che Scott sia riuscito a narrare la vicenda con solidità e con una fotografia degna di questa vicenda. 
Ottimo lavoro anche con gli effetti speciali, ove la sostituzione dell'interprete di John Paul Getty, fatta in post produzione a poche settimane dalla distribuzione a causa dei tristemente noti scandali, non si nota proprio per nulla.
A poco vale tornare a discutere sul fatto che il ruolo di Getty doveva essere interpretato da Spacey (n.d.r. Che compare comunque nel film, visto in lontananza e non distinguibile in un'unica sequenza che Scott ritenne troppo difficoltosa da ricostruire), il film - alla fine - funziona egregiamente e narra un pezzo di storia che ha segnato le vite di molte persone.
Bella anche la rappresentazione dell'Italia di quegl'anni, per una volta non troppo ricca dei soliti cliché che compaiono nelle pellicole statunitensi quando viene preso in causa il nostro paese.

Un bel film!


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sabato 29 settembre 2018

il Gigante di Ferro - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Sono davvero affezionato a Il Gigante di Ferro. E' un film di animazione che ormai ha molti anni sulle spalle ma... E' davvero una pellicola speciale. Gli ingredienti ci sono tutti. L'alieno che arriva sulla Terra, il bambino che lo aiuta (n.d.r. Qui l'omaggio a E.T. è evidente), l'esercito che interviene, l'alieno che fugge ma... L'aggressione umana attiva in lui qualcosa di terribile. E la memoria di questo alieno torna a un passato terribile da cui era fuggito. A tutto ciò va aggiunto che l'alieno è in realtà un robot. 

Meravigliosa è l'ambientazione anni cinquanta, davvero ben ricostruita benché il film sia stato realizzato in animazione tradizionale, senza CGI evoluta, tridimensionalità, e tutte le diavolerie moderne a cui ormai ci siamo abituati. E' bello vedere qualcosa di fatto 'alla vecchia maniera', dove la storia è privilegiata, dove gli effetti speciali non sono necessari e neppure vengono contemplati.

La storia è ispirata dalla favola per bambini di Ted Hughes (n.d.r. L'uomo di Ferro). Libro che non ho letto, ma stando a ciò che ho letto in giro, ha uno sviluppo differente rispetto al film, e ne condivide solamente l'idea di fondo.

L'ho già detto che adoro questo film? Guardatelo e riguardatelo. E' molto bello anche nei dettagli. Ve lo consiglio di cuore.




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venerdì 28 settembre 2018

Split - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Come mi è potuta sfuggire questo dettaglio? Split è connesso a Unbreakable... Dovevo scoprirlo attraverso le news di cinema di adesso che è in lavorazione il terzo capitolo di questo progetto, ovvero Glass
La colpa è sicuramente mia che vedo le produzioni di Manoj Night Shyamalan con un occhio sempre dubbioso.
E' un grande regista, sceneggiatore, e produttore... Nessuno può metterlo in dubbio, ma - personalmente - durante la sua carriera ha fatto sia dei gioielli purissimi, sia delle robe indigeribili. E detta tra noi, preferisco ricordarlo per i gioielli... Anche se le robe indigeribili non son proprio mai riuscito a dimenticarle del tutto.
E così, quando esce un suo film, ci penso su parecchio... E alla fine rinuncio il più delle volte. 
Ultimamente mi è successo con Lady in the Water (n.d.r. Questo, in realtà, credo di averlo visto/dormito in televisione), The Visit e con Split. Del resto venivo da delusioni potenti quali After Earth e L'ultimo dominatore dell'aria, The Village, E venne il giorno, e... Soprattutto Signs.
Ok, ok... The Village ed E venne il giorno sono film che stanno in piedi fin quasi alla fine... Mi sono quasi piaciuti, lo ammetto... Quasi!

Ma tornando a bomba, Split l'ho ignorato volutamente, il tema mi incuriosiva, ma temevo che andasse a chiudersi in modo imbarazzante proprio come molte delle pellicole sopra citate, e - sinceramente - non avevo voglia di venire deluso una volta in più del necessario.
E ho sbagliato di grosso... Split è davvero un gioiello. 
Ottima regia, interpretazioni magistrali, una fotografia di sicuro effetto, dialoghi ben costruiti... Non c'è un difetto. La storia si regge bene in piedi da sola, e potrebbe tranquillamente non avere legami con Unbreakable, se non fosse per una sola scena, alla fine del film, dove il collegamento viene reso noto in modo esplicito.

La vicenda ha inizio con il rapimento di tre ragazzine all'uscita della festa di compleanno di una delle tre. Sono due sorelle, Clarie e Marcia e... Una compagna di banco piuttosto solitaria, Casey, che è stata invitata alla festa solo perché sarebbe stata l'unica a essere esclusa. Le tre vengono rapite, portate in un luogo privo di accessi all'esterno, e tenute in prigionia da... Da una persona che soffre di personalità multiple. Nel dettaglio... Sono 23 personalità differenti, non tutte d'accordo con questo gesto, ma che sono dominate dalle due più spietate, ovvero Patricia e Dennis, le quali si stanno preparando per l'arrivo del 'mostro'.
Il rapitore sarebbe in realtà Kevin Crumb - personalità esiliata nel buio dal lontano 2014 dopo il risveglio dei traumi subiti da piccolo a causa di abusi continui - ed è in cura da una psicologa, Karen Fletcher, che sta sviluppando una teoria tutta nuova al riguardo di questa problematica mentale. 
Secondo la teoria della dottoressa, lo sviluppo di identità plurime all'interno dello stesso corpo è una sorta di rivelazione delle potenzialità del cervello umano. In base ai suoi studi si è infatti scoperto che il corpo riesce ad adattarsi alle personalità che nasconde, al punto che una stessa persona può 'contenere' una personalità cieca e una vedente, una personalità diabetica e una no, una muscolosa e una debole... E il corpo di adatterebbe a queste 'esigenze' per poter permettere a queste personalità di vivere.
E Kevin è forse il paziente più complesso tra tutti, perché in lui sono presenti 23 personalità differenti, e soprattutto, la dottoressa lo scoprirà a sue spese, sta per nascere la numero 24, più forte, invulnerabile, e spietata, il cui unico scopo è proteggere Kevin da ciò che può fargli male. 

Un film tosto, davvero interessante, ben costruito e raccontato. Forse è addirittura migliore di Unbreakable. Lo adoro! E ve lo consiglio.


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giovedì 27 settembre 2018

La Stoffa Giusta - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
Siamo agli albori della epopea spaziale americana. I Russi hanno appena inviato nello spazio lo Sputnik e in America cadono tutti nel panico. La guerra fredda è come una spada di Damocle sulle spalle dei paesi contrapposti tra loro, e il primeggiare sovietico nello spazio spaventa parecchio sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista militare. Considerando poi che gli americani incameravano insuccessi su insuccessi...
Ebbene, è tempo di rivegliare l'orgoglio nazionale. Il progetto Mercury viene reso pubblico per cercare di tenere alto il morale della nazione. Vengono selezionati sette volontari, Shepard, Slayton, Glenn, Grissom, Carpenter, Shirra, e Cooper. Sono tutti piloti collaudatori, alcuni vengono dalla marina, alcuni dall'esercito, e davanti alle telecamere questi sette personaggi diventano dei veri eroi, perché tenteranno l'impossibile, perché rischieranno la loro vita (n.d.r. I razzi americani esplodono tutti...), perché riporteranno alle stelle il prestigio della loro nazione.
Ma chi sono questi sette ragazzi? Dei pazzi? No, è solo gente che ama il proprio paese; che vuole fare carriera; che è cresciuto a pane, aerei, e auto veloci; che ha una famiglia; ma soprattutto, che ha la stoffa giusta per riuscire nell'impresa.

La Stoffa Giusta ci racconta nei dettagli il progetto Mercury visto con gli occhi dei sette volontari alla missione. Comincia con la loro selezione, giunge al compimento della missione, e conclude con la selezione degli uomini destinati a raggiungere la Luna. Il problema è lo stile narrativo, piuttosto prolisso, ripetitivo, piatto, dettagliato nella quotidianità, ma molto vago dal punto di vista tecnico. Ho letto molto al riguardo dell'epopea spaziale e... Questo libro mi incuriosiva perché andava a scavare nella quotidianità, più che nel progetto Mercury in generale. Però è davvero inaffrontabile. 
Ci vuole La Stoffa giusta per riuscire ad arrivare fino in fondo. 
Ci ho provato, lo giuro, ci ho provato. Ma a pagina 161 ho mollato il colpo.
A parte che la frase 'la stoffa giusta' diventa quasi un mantra. E' ripetuta più e più volte, spesso nella stessa pagina, ed è la conclusione, la risposta scontata, di qualunque domanda che l'autore si pone durante la narrazione. 
Ci sono - ovviamente - aneddoti curiosi e interessanti, ma è davvero dura resistere alla piattezza di questa narrazione. 

Lo metto in libreria perché parla di un qualcosa di cui sono appassionato. Chissà che un giorno il ritmo narrativo di Wolf non finisca per ri-solleticarmi e convincermi a riprendere la lettura da dove mi ero fermato. Però... Non me la sento di consigliarlo.




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mercoledì 26 settembre 2018

Michael - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Torniamo indietro al lontano 1996. Michael ci racconta una 'vacanza' sulla Terra dell'Arcangelo Michele. Nell'occasione cerca di aiutare una anziana signora, la Milbank, in un angolo sperduto dello Iowa. Stare sulla terra, per Michael, è una sorta di distacco da quanto accade in paradiso, e nella quotidianità, l'arcangelo comincia a comportarsi come a un uomo di campagna. E' rude, bizzarro, piuttosto - perdonate il termine - svaccato.
A ogni modo, a un tabloid di Chicago, una di quelle riviste che si occupa di cose strane e improbabili, arriva una lettera anonima che segnala la presenza di un angelo nell'Iowa. E visto che per chiudere il numero in stampa mancano ancora alcune pagine, ecco che tre giornalisti partono alla volta dell'Iowa per verificare quanto di quella storia sia vero.
E quando arrivano alla porta della vecchia Pansy Milbank, incontrano Michael. Un vero angelo, forse un po' appesantito, con il vizio del fumo, ghiotto di dolci... Ma è un vero angelo.
Per farla breve, i tre giornalisti decidono di portare con sé Michael, perché il loro capo non crederebbe mai a ciò che hanno visto e... Nel viaggio di ritorno ne accadono di cotte e di crude.

Geniali i dialoghi, ottima la regia, bella la fotografia. John Travolta è perfetto nei panni di un arcangelo dimenticato sulla Terra. Il film diverte, seduce, e se siete ragazze, sentirete uno strano, profumato, inebriante, odore di biscotti fatti in casa. Del resto non c'è mai abbastanza zucchero nella vita, e... Come dicevano i mitici: «No i Beatles! “All you need is love”, ragazzi… Ci vuole solo amore nella vita!» (cit.).

Un grande film, e non riesco proprio a immaginarlo con Jack Nicholson al posto di Travolta, eppure il ruolo di Michael fu proposto prima a lui... Ma rifiutò, e il resto è storia.

Ve lo consiglio!


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martedì 25 settembre 2018

Propensione...

Glauco Silvestri
Aveva una propensione o un talento per ridere smodatamente dei suoi stessi aneddoti – non, mi pareva, perché si trovasse divertente, ma perché pensava che la vita andasse celebrata e voleva che gli altri si unissero a lei.


Miele (Ian McEwan)


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domenica 23 settembre 2018

Django Unchained - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Quanto sangue viene sparso a terra in Django Unchained, vero? Questo film è un Tarantino Pulp più pulp di Pulp Fiction. La storia nasce dall'amore del regista per gli spaghetti western, al punto da volerne fare uno, per quanto gli spaghetti siano parecchio conditi col... pomodoro.

Django è uno schiavo liberato. La sua liberazione è legata al dottor King Schultz, un dentista tedesco diventato cacciatore di taglie, che lo vuole con sé nella caccia ai fratelli Brittle, dei pericolosi criminali ricercati negli stati del Sud che Django è in grado di riconoscere. Schultz è un buon maestro per Django. Da lui impara ogni segreto della caccia all'uomo, diventano buoni amici, e così, una sera, mentre Schultz racconta all'ex schiavo la leggenda di Sigfrido,  ecco che in lui scocca la scintilla e decide che il momento di ritrovare sua moglie Broomhilda sia giunto.
Sarà una ricerca ardua, ovviamente, ma con l'aiuto del suo mentore, scoprirà che la moglie è a Candyland, in una piantagione gestita da un ambiguo Calvin Candie. Lo scontro è ovviamente inevitabile e...

Che dire di questo film? E' crudo forse più di quanto Tarantino abbia mai fatto nei film precedenti. E' come se il regista sia preda di una sorta di escalation, escalation che crescerà ulteriormente (n.d.r. Penso a The hatefull Eight). Qui però c'è una trama degna dei migliori spaghetti western, e ci sono degli interpreti che paiono vivere nei panni dei loro personaggi. Penso ovviamente a DiCaprio, che è perfetto nei panni del freddo e calcolatore Calvin Candie. Ma non si può dimenticare Christoph Waltz, che per la sua interpretazione di Schultz ha ricevuto un oscar.

La pellicola è perfetta da ogni punto di vista. Ottima la regia, ottima la sceneggiatura (n.d.r. Altro Oscar a Tarantino per questo motivo), ottima la fotografia. Tutto è perfetto in Django Unchained. Certo non è fatto per cuori deboli... Ma è un gran bel film!




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sabato 22 settembre 2018

Un giorno al Ballon Festival di Ferrara

Glauco Silvestri
Un paio di Weekend fa ho passato una giornata al Parco Urbano di Ferrara, in occasione del Balloon Festival, una manifestazione che ancora non avevo avuto la possibilità di visitare fino a oggi.
Un'occasione baciata dal bel tempo, e da un caldo estivo, ma con un piccolo inconveniente in serata che ha impedito lo show finale... Ma poco male, perché per il resto è stato tutto speciale.

Ma andiamo nel dettaglio... E partiamo con il contorno della festa, in attesa che le Mongolfiere fossero pronte per essere ammirate e lanciate in cielo per fare spettacolo. Lo stand dell'Aeronautica Militare ha ovviamente attirato la mia attenzione...

Il Drone

Ali Rotanti

E ovviamente l'angolo dei bambini non poteva essere ignorato, visto che hanno ridotto una povera Twingo in...

Paint it!

Le Mongolfiere, nel frattempo, cominciavano a gonfiarsi sui due campi a loro dedicati.

Sleeping Ballon

Mentre piccoli palloni dalle forme divertenti già giravano attorno al pubblico per farli divertire, e sbalordire.

L'elefante e...

L'ape

Fox

Rocket

Poi eccolo, la prima Mongolfiera è in piedi, e pronta a portare il pubblico in un volo vincolato (n.d.r. In stile ascensore) a una ventina di metri da terra.

Fuoco

I'm Flying

Il caldo non è il migliore amico delle Mongolfiere, per cui bisogna attendere che la temperatura cali un pochino per poter vedere i veri gioielli della giornata. Nel frattempo, in cielo, c'è da ammirare la spettacolare coreografia di un gruppo di artisti dell'aria su Parapendio a motore.

Smoke in the Sky

Enjoy the colors

Play in the Sky

I giganti del cielo vengono finalmente rivelati uno a uno. Finalmente le altre Mongolfiere si gonfiano e si preparano ad essere ammirate dal pubblico.

Funny Face

Il Gufo

Occhi a palla

Sfortuna vuole che il vento non sia favorevole, che conduca verso l'impianto Petrolchimico, e di conseguenza non consenta il decollo in sicurezza dei bellissimi palloni esposti. Niente decollo, niente spettacolo finale, ma anche solo camminare tra i giganti dell'aria riserva sorprese affascinanti, come un gruppo di ammiratori dello Steampunk, che è venuto al Balloon Festival in costume.

Ritratto Steam

E con un'ultima fiammata si chiude la festa.

Accensione!

Mentre i palloni si sgonfiano la gente si allontana e si raduna attorno agli stand gastronomici. Per noi è tempo di tornare verso casa, ma per voi è tempo di cliccare qui, e di andare a vedere l'album completo delle foto che ho scattato durante questa bella kermesse.



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venerdì 21 settembre 2018

Invictus - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Invictus è un film un po' particolare. Parla di sport, di politica, di razzismo, ed è ispirato ad eventi accaduti realmente. E' una piccola perla che il cinema ci propone grazie alla regia di Clint Eastwood, un uomo che più e più volte ha dimostrato di saper intrattenere facendo riflettere, raccontando il mondo così com'è, senza fronzoli, né buoni e cattivi, ove ognuno devono fare la propria parte affinché si stia un po' meglio tutti quanti assieme, magari evitando di odiarsi a vicenda.

Tornando al film, eccoci proiettati in Sud Africa. Mandela è stato eletto presidente e si trova tra le mani una brutta gatta da pelare. Il paese è spaccato in due: i bianchi - in minoranza - che fino a poco prima avevano dominato; e i neri, ora capaci di stare sulle proprie gambe, di far valere i propri diritti, e guidati da un uomo imparziale e forte. L'apartheid è finalmente sconfitto ma le forme di razzismo sono ancora all'ordine del giorno, per cui - ragiona il presidente - bisogna assolutamente trovare qualcosa che aggreghi il paese e faccia dimenticare il colore della pelle delle persone.
L'occasione è la Coppa del Mondo di Rugby. Siamo nel 1995, ed è la prima volta che gli Springboks sono ammessi alla competizione internazionale. Mandela vuole che il Sud Africa vinca, e spera che la vittoria possa riunire un popolo diviso per troppo tempo. Solo che la squadra di Rugby non se la passa bene, e le sconfitte sono troppe, al punto che i quarti di finale diventano un vero miraggio.
Per questo il presidente decide di mettersi in campo in prima persona, di contattare il capitano della squadra - François Pienaar - per fargli comprendere quanto importante sia una vittoria degli Springboks. Tra i due si crea un legame che fa di necessità una virtù, e lentamente, il capitano riuscirà a motivare i suoi uomini e... A portarli in finale con gli All Blacks.

Film onesto, interessante, riflessivo, con ritmi non proprio eccelsi, ma con una regia che riesce a mantenere alta l'attenzione dello spettatore. Cambiano le cose sul finale, sulla finale, dove il tono trionfalistico è forse un po' troppo iperbolico, eccessivo, 'americano'. Nel complesso la pellicola è comunque un buon film che dimostra le qualità del cast - Convincente Mat Damon, bravissimo Morgan Freeman - e della pellicola.

Ma come va a finire? Qui trovate tutto ciò che c'è da sapere sulla Coppa del Mondo di Rugby del '95!



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giovedì 20 settembre 2018

Magnum's First - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
Qualche tempo fa mi è capitato tra le mani un volume piuttosto interessante, prestatomi dal padre della mia morosa, e che... Be', parlare di libro è un po' strano, visto che in realtà è una sorta di catalogo fotografico dedicato alla primissima mostra realizzata dalla famosa agenzia fotografica Magnum.

Magnum's First è però qualcosa di più di un catalogo. E' anche un libro che racconta una breve, ma interessante, storia. Si tratta della primissima esposizione della Magnum, riapparsa improvvisamente dagli archivi di un museo di Innsbruck, e di cui nessuno sapeva nulla. La stessa direttrice della Magnum rimase sorpresa quando il museo li chiamò per chiedere il permesso di usare quel materiale per una nuova esposizione. Furono fatte delle ricerche... Insomma, si parla di una esposizione precedente a quella che era considerata come la 'prima' esposizione al pubblico curata da Magnum, al photokina del 1956, a Colonia.

Non voglio svelare troppo riguardo a questa pubblicazione. Si sappia solamente che, per come era allestita, l'esposizione doveva essere stata pensata come a un evento unico, e non itinerante. Poi - ecco la causa della perdita di memoria al suo riguardo - qualcosa cambiò e fu portata in giro per alcuni paesi europei.

Le immagini erano raccolte in enormi tabelloni colorati, ognuno contenente gli scatti di un singolo autore, e il tema doveva essere una sorta di rappresentazione - in stile giornalistico - della quotidianità. Viene, in queste immagini, riproposto l'uomo nella sua vita normale, forse a dimostrare che il fotogiornalismo può distaccarsi dalla narrazione di eventi epocali, o storici, per diventare pura arte. La mostra, per certi versi, apre uno spiraglio a ciò che tutti quanti - oggi - chiamiamo street photography, anche se l'occhio del fotografo che ci propone questa rappresentazione è quella di grandi maestri della fotografia sul campo.

Parlo di Werner Bischof,  Capa, Bresson, Haas, Lessing, Marquis, Riboud, e la Morath. Gli occhi di questi mostri sacri ci mostrano una Vienna in Festa, i backstage di un film girato in Egitto (n.d.r. La Terra dei Faraoni, 1954), la quotidianità londinese, il funerale di Gandhi, il festival delle province basche, immagini dalla Dalmazia di quegl'anni... Un universo tutto da scoprire, e dal suo punto di vista davvero unico.

Questa prima esposizione, di recente, è tornata a girare per il mondo, e se non sbaglio è passata da Brescia l'anno scorso. Questo libro, questo catalogo, riporta in grande formato le immagini dell'evento e... 

E' davvero un volume interessante e da collezione.




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mercoledì 19 settembre 2018

Night of the living Dead - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Quale può essere il primo film che uno guarda in lingua originale? Ok, con un pizzico di intuito avrete già capito che sto parlando del film indicato nel titolo di questo post, ovvero Night of the living Dead. Film che vidi in - udite udite - VideoCD
Vi ricordate i VideoCD? Davvero ve li ricordate? Allora, come me, non siete proprio proprio giovanissimi, eh? Eppure è così, per chi non lo sapesse, nel passaggio tra il VHS e il formato DVD, ci fu un periodo di interregno in cui esistevano anche i VideoCD, molto più semplici, con menù spartani (n.d.r. Se c'erano), qualità paragonabile al VHS, e senza contenuti extra. Spesso viaggiavano in coppia, uno per il primo tempo, uno per il secondo tempo del film, come accadde per il film di cui dovrei parlare oggi, ma che continuo a rimandare... 

Quando lo vidi fu in bianco e nero, la sua versione originale, e a mio parere molto più intensa di quella restaurata e proposta a colori (n.d.r. Che vi ho linkato a inizio post). La storia è piuttosto semplice, e per questo geniale. Oggi - ovviamente - non sorprende più ma... Immaginate di assistere a questo film in pieno 1968... Fu una vera rivoluzione, proprio come il primo Alien nel 1979!

Siamo in un cimitero della Pennsylvania. Barbara e Johnny sono in visita alla tomba del padre. Non possono sapere che le radiazioni provenienti da un satellite caduto lì vicino sta provocando qualcosa di davvero strano. I morti cominciano a risvegliarsi, a scavarsi un passaggio verso la superficie, e... Sono in cerca di carne fresca di cui cibarsi. Quando i due ragazzi vengono aggrediti, Barbara riesce a fuggire, ma Johnny non è altrettanto fortunato. La ragazza corre fino a una piccola costruzione, la casa del custode, forse. Entra. All'interno trova il cadavere in putrefazione della vecchia proprietaria. Il telefono è scollegato. E' disperata e non sa cosa fare. 
All'improvviso arriva Ben, anche lui in fuga dai morti viventi. Si barricano all'interno. Scoprono che i morti viventi temono il fuoco, e che l'unico modo di fermarli è quello di fargli saltare la testa. Ma i colpi di scena non finiscono... Dallo scantinato salgono Harry e Tom, anche loro si sono rifugiati in casa, ma sono subito corsi di sotto per proteggere Molly, la fidanzata di Tom, ed Elen e Karen, moglie e figlia di Harry.
Unica nota dolente: Elen è stata ferita da un morto vivente...
La TV funziona ancora e annuncia che quanto sta accadendo ai poveri fuggiaschi non è un caso isolato. Il fenomeno si sta spandendo a macchia d'olio su tutto il paese, e...

Romero scrisse la sceneggiatura di questa pellicola ispirandosi a Io sono Leggenda, ma c'è da dire che Matheson non apprezzò molto l'interpretazione dello sceneggiatore. Fu speso poco per realizzarlo, 114000 dollari in totale, partendo da un budget iniziale di soli 6000 dollari. Il cast fu scelto sempre in base al budget risicato, ma nella pellicola funziona egregiamente, così come la regia, sempre di Romero (n.d.r. Alla sua prima esperienza con un lungometraggio), funziona egregiamente.
Per molti aspetti questo film, pur sentendo dei suoi anni, pur essendo il capostipite di una saga che ha spopolato e oggi è diventata una tematica piuttosto abusata, rimane forse il migliore film tra tutti quelli che parlano di Zombie. 
Sarà perché è semplice, sarà perché contiene tutte le tematiche forti di quei terribili anni sessanta (n.d.r. La discriminazione tra bianchi e neri, una velata critica sulla Guerra Fredda, e qualcuno ci vide persino una critica nei confronti della guerra del Vietnam).
C'è tutto quello che serve, e tutto è presente in modo immediato e semplice, senza troppa complessità di fondo. 
Il film ti prende, ti aggredisce, ti fa raggelare, ti spaventa. Punto!
E' un film crudo, e probabilmente completamente nuovo per gli anni in cui fu presentato al pubblico. Forse è per questo motivo che suscitò forti emozioni, che si radicò negli animi delle persone, che animò l'opinione pubblica e la critica come mai era accaduto prima.

Un film davvero epocale che... Vi consiglio vivamente.




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martedì 18 settembre 2018

Conflittualità

Glauco Silvestri
Il termine «conflittualità» spuntava di continuo nel caos di quei giorni, con l’inflazione che causava scioperi, gli accordi salariali che portavano all’inflazione, le amministrazioni ottuse e gaudenti, sindacati sanguinari con ambizioni sovversive, governi deboli, crisi energetiche e sospensione della corrente, skinhead, strade luride, la questione nordirlandese, i fautori del nucleare. Decadenza, degrado, declino, apatica inefficienza e apocalisse...


Miele (Ian McEwan)


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domenica 16 settembre 2018

Barriere - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Oggi mi trovo di fronte a una situazione scomoda... Devo parlare di un film che ha vinto molti premi, e che sin dalle prime scene si vede che è una pellicola di valore. Però io non ce l'ho fatta a vedere fino in fondo Barriere

Che vi devo dire... Troy mi è andato di traverso sin dalle prime scene del film, scene durante le quali non smette mai di parlare, dove intrattiene il suo amico Jim con un sacco di discorsi, spesso senza conclusione, su come la vita sia ingiusta per i neri, per sé stesso, per la sua famiglia.
Questo suo parlare continuamente, interrompendo continuamente gli altri, lasciando loro solo il tempo per emettere qualche monosillabo, lamentandosi ininterrottamente di qualunque cosa, mi ha urtato violentemente. Mi rendo conto che tutto ciò serva a costruire il personaggio ma... Non ce l'ho fatta proprio.

La vicenda è quella della famiglia di Troy Maxson, ex promessa del baseball, che fa il netturbino. E' sposato con Rose, ha una sorta di relazione extraconiugale con Alberta, ha come unico amico Jim, un figlio che è bravissimo nel baseball e sogna di diventare un professionista - nonostante sia osteggiato dal padre - un fratello rimasto gravemente ferito in guerra... Insomma, una famiglia umile con tanti pesi sulle spalle e guidata da un uomo che ama tutti quanti ma che non sa esprimere i propri sentimenti se non con un fare autoritario.
Storia complessa, toccante, tratta da un dramma teatrale che spopolò nel 1983, ma che non riuscì mai a diventare film fino al 2016, perché l'autore voleva un regista afroamericano... E solo quando Denzel Washington si è offerto di dirigerlo, finalmente, il film ha visto la luce.

Prometto che ritenterò la visione in un'altra occasione, magari in una situazione in cui io abbia un mood più adatto al tipo di pellicola. A voi, comunque, non posso che segnalarlo. Perché questo film è stato un sogno realizzato, un impegno durato dei decenni, e che ha ricevuto anche dei premi prestigiosi, specie per la bravissima Viola Davis, che qui ha interpretato il ruolo di Rose.


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sabato 15 settembre 2018

Una Famiglia Perfetta - #Film #recensione

Glauco Silvestri
Qualche tempo fa una mia collega - sapendo che amo il cinema - mi ha chiesto cosa ne pensavo di Una Famiglia Perfetta. La cosa mi ha preso in contropiede, perché non conoscevo il film, non l'avevo mai visto, e neppure ne avevo mai sentito parlare. La curiosità si è quindi fatta evidente e... Be', finalmente l'ho visto, e ne sono rimasto davvero sorpreso.

Tutto ha inizio in una villa in campagna. La famiglia si sveglia, è la vigilia di Natale e c'è un grande fermento tra le mura di casa. I ragazzi si presentano a tavola allegri, il bimbo piccolo arriva col suo maglione rosso con le renne. Lui annuisce soddisfatto per la bella famiglia che si riunisce attorno al tavolo di cucina. Da un bacio alla mamma, e rimane incantato quando vede comparire sua moglie dall'altra stanza. Manca solo suo fratello, che sta arrivando assieme alla sua compagna. Natale sarà bellissimo ma... No! Il bambino non va bene! Ha gli occhiali, è grasso, e la sua è una famiglia perfetta. Il bambino non va bene!
E' come un disco che improvvisamente stride e fa scivolare la puntina.
Tutto si ferma. Gli altri membri della famiglia si guardano stupiti. Poi la moglie fa una telefonata al fratello di lui: il bambino non va bene!
Momento di panico. Il fratello fa un giro di telefonate. A disposizione c'è solo 'Il Professionista', che subito dopo Natale sarà impegnato con Scorsese, ma a Natale è libero. Lo prendono! Costi quel che costi...
Ma che diavolo succede?
Semplice! La famiglia perfetta è in realtà una recita. Un uomo benestante, solo, ha ingaggiato una compagnia teatrale per passare un Natale assieme alla 'famiglia'. C'è persino un copione, con margine per poter improvvisare. La moglie, il fratello, i due figli adolescenti, il piccolino, la nonna, sono tutti attori professionisti. E' una recita ben congegnata per far felice un uomo solo, per lo meno il giorno di Natale.
E tutto potrebbe andare liscio, come tanti altri lavori, ma quest'uomo è tutt'altro che facile da gestire. Esce dal copione, si inventa situazioni di cui gli attori non sono informati, né preparati ad affrontare, e - colpo di scena - accoglie in casa propria una donna rimasta a piedi e soccorsa proprio da loro. Questa, se all'inizio rimane affascinata dalla bella aria famigliare che ha scoperto per caso, poi viene sconvolta da situazioni senza senso. 

Il film è geniale, ben costruito, con una regia perfetta, ma soprattutto, personaggi davvero credibili e ben interpretati. Tutti bravissimi gli attori coinvolti in questa commedia. A partire da un Castellitto perfetto, una Gerini davvero maturata tanto, una bravissima Francesca Neri, un Giallini perfetto... Tutti davvero bravissimi! La trama non è per nulla scontata, e la consistenza è data dal mix intrigante di finzione e realtà. Non mancano i drammi personali, quelli familiari, le ambizioni, le frustrazioni, a un certo punto la narrazione è talmente intensa che si finisce per non riuscire a distinguere chi o quale sia il nodo principale della narrazione. E non mancano i colpi di scena. Questo film è davvero un gioiellino.

Ve lo consiglio assolutamente.



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venerdì 14 settembre 2018

L'ora più buia - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
E' un periodo particolare in Inghilterra, non credete pure voi? Chi ama il cinema, e lo segue con attenzione, si sarà accorto che ogni anno esce almeno un film sulla storia inglese recente, soprattutto sul periodo di orgoglio british che si ebbe all'inizio della seconda guerra mondiale (n.d.r. Il discorso del Re, Dunkirk, giusto per citarne due che si collegano direttamente al film di cui vi voglio parlare oggi...). Che sia un sistema sottile per preparare gli inglesi ai possibili problemi finanziari che la Brexit potrebbe portare? Chissà... Magari è solo un momento storico interessante a cui il cinema inglese guarda per ottenere un profitto facile al botteghino. Del resto i film di guerra hanno sempre riempito le sale cinematografiche.

E' evidente che L'Ora più Buia non è proprio un film di guerra, anche se lo è... Non lo è. La pellicola parla di un momento drammatico della politica inglese. Con l'Europa alla mercé delle forze dell'Asse (n.d.r. Patto che avvenne tra Germania e Italia al momento della crescita politica del Nazismo e del Fascismo), il governo inglese traballa visibilmente. Le forze mandate in soccorso alla Francia non hanno ottenuto i risultati sperati, e ora l'Inghilterra si trova sguarnita, e minacciata direttamente dall'esercito tedesco. Ci vuole un governo forte, uno che sappia scaldare gli animi e muovere le truppe senza scrupoli. Cade quindi il governo, e al posto di Neville Chamberlain - ottimo ministro in periodo di pace, meno bravo in periodo di guerra - viene incaricato Winston Churchill, poco amato ma molto risoluto.
Churchill eredita una situazione davvero drammatica, e in effetti non ha nemmeno l'approvazione dei Conservatori, e di Re Giorgio VI. E forse neppure i Laburisti lo appoggiano completamente visto che, sin dall'inizio, dichiara che mai ci sarà un trattato di pace tra Germania e Inghilterra.
Ovviamente i complotti politici mettono il bastone tra le ruote della politica di Churchill, e a ciò si aggiunge anche una situazione bellica da incubo, con tutto l'esercito bloccato in Francia e sotto assedio a Dunkirk. C'è da prendere misure drastiche, da sacrificare migliaia di uomini, e sperare di riuscire ad abbozzare una difesa del paese, che sino a poco prima era stata data per scontata lasciando sguarnito il territorio nazionale.
Ebbene, tra complotti e intrighi di palazzo, Churchill si trova quasi con le mani legate. La storia insegna la grandezza di quest'uomo, forse non adatto alla politica in periodo di pace, ma perfetto in caso di conflitti. E la sua genialità verrà dallo scavalcare la politica, sempre titubante, incapace di fare scelte difficili, e di chiedere direttamente al popolo cosa fare, se arrendersi prima ancora di combattere, salvare il paese, ma diventare schiavi del Reich, o combattere, col rischio probabile di soccombere, ma di tenere alto l'onore del regno. 
Tutto questo è storia, sono fatti accaduti, forse romanzati per motivi cinematografici, ma davvero ben narrati e rappresentati. 
Bravissimo Gary Oldman, praticamente irriconoscibile nei panni di Churchill, ma non sono da meno tutte le altre figure che compaiono durante la narrazione. La regia è perfetta, per quanto tradizionale - com'è giusto in questi casi - e la sceneggiatura è scritta con attenzione, in modo tale da raccontare l'uomo e gli eventi senza far pendere la bilancia su uno dei due piatti.

E' davvero un gran bel film. Davvero bello. Ve lo consiglio.


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giovedì 13 settembre 2018

Il museo Ferrari

Glauco Silvestri
Poche settimane fa ho visitato per la prima volta il museo Lamborghini. In 46 anni non ci ero mai stato prima. Idem per il museo Ferrari, che solo qualche settimana fa ho avuto occasione di andare a visitare... Per la prima volta in vita mia.

Le vincenti

Il concetto è sempre quello... Io che ho una grande passione per le auto, e che da sempre seguo i grandi marchi che provengono dalla mia terra, non potevo esimermi dall'andare a vedere questo museo. E finalmente ci sono stato, un po' grazie al tempo ballerino che scatena sempre dei temporali proprio quando si progettano delle scampagnate fuori porta, un po' grazie alla pazienza della mia morosa, che ha accettato di accompagnarmi.

Ferrari 340 MM

Il percorso del museo non è basato sulla linea temporale che tutti potrebbero immaginare. Si salta spesso e volentieri tra passato e presente, strizzando l'occhio al futuro, per raccontare più che altro il percorso seguito dal Cavallino Rampante nel suo produrre vetture veloci, di lusso, e dal fascino inimitabile.
Certo, si comincia dalle origini, con due vetture prodotte per la velocità pura: la 250GT Berlinetta, e quel mostro sacro da oltre 280km/h che era la Ferrari 340 MM. Al loro fianco non poteva che essere la 812 Superfast.

Ferrari 812 Superfast

Si passa quindi alle sportive eleganti, quelle per il pubblico esigente che - però - non desidera scendere in pista per guidare una Ferrari. Ed ecco apparire alla nostra vista la bellissima 250GT Coupè, la 166 Inter superleggera, e la 195 Inter. Vetture pensate anche per il mercato internazionale. La Ferrari è già un marchio che fa sognare non solo gli italiani, ma anche gli stranieri.

Ferrari 195 Inter

Accanto a loro, vetture da prestazioni pensate per onorare il "Tour de France" automobilistico: la classica 250GT Berlinetta TDF, e la modernissima F12 TDF.

Ferrari 250GT Berlinetta TDF

Ferrari F12 TDF

Ed eccoci alla Formula 1. Ferrari esordì in un periodo di crisi, quando la FIA aprì la F1 alle vetture di Formula 2, e Ferrari aveva pronta la 500 F2. Da qui fu un sodalizio mai interrotto, con un curioso aneddoto, quando nel lontano 1955 la scuderia acquisì le vetture sportive Lancia, e iscrisse al campionato del 1956 la Ferrari D50, con il marchio Lancia sulla calandra.

Ferrari 500 F2

Ferrari (Lancia) D50

E gli anni sono trascorsi, tra successi, delusioni, momenti memorabili, e con essi anche le vetture sono mutate in modo inimmaginabile per i progettisti degli esordi. La F2008 è un esempio di come l'aerodinamica di una vettura odierna sia complessa, sofisticata, e affascinante.

Ferrari F2008

E comunque il percorso del museo non finisce con le sportivissime della Formula 1. Si torna tra i comuni mortali, se si può dire, con vetture molto amate dal Drake, ovvero le 2+2, ovvero delle auto eleganti, a quattro posti, che strizzano l'occhio ai manager che amano la velocità (n.d.r. Come il Drake!).

Ferrari 330GT 2+2

Le vetture sono parecchie, vanno dalla 330GT 2+2, passano per la 'brutta' 412, finiscono con il fare l'occhiolino alla elegante e modernissima GTC4 Lusso.

Ferrari GTC4 Lusso

Ed eccoci alla fine del percorso. In bella mostra l'ultima nata della Ferrari, la 488, sia nella versione GTB, sia nella versione Pista. E poi c'è la Portofino... Un vero gioiello di eleganza per un'auto scoperta.

Ferrari 488 GTB

Ferrari Portofino

Se questo breve percorso vi ha affascinato, allora vi consiglio di cliccare qui, per vedere l'album completo dedicato alla mia visita del museo Ferrari. Troverete molte altre immagini, e molte altre vetture che qui ho solo citato, ma che meritano comunque di essere ammirate.






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mercoledì 12 settembre 2018

Bosch - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Direttamente dalle pagine di Michael Connelly, Amazon Prime Video propone una serie televisiva in esclusiva dedicata al detective Bosch.

Quattro stagioni di dieci puntate l'una, quattro indagini complesse che si evolvono mano a mano che il detective Bosch rivela sé stesso, e che si intrecciano sempre di più attorno alla vita complicata di quest'uomo, nato da una prostituta, morta lasciandolo in tenera età, divorziato da una ex agente FBI che di guadagna da vivere giocando a poker, e con un rapporto complicato con la figlia adolescente.
Bosch è un uomo che va dritto fino in fondo, poco incline a dare fiducia al prossimo, e poco incline ad aprirsi in generale. E' solido, un buon detective, capace di rispettare le regole, o di piegarle in modo tale che esse lo agevolino per la risoluzione dei casi che gli vengono affidati. Per questo è sempre sotto l'occhio attendo degli affari interni, ma per lo stesso motivo, è per questo che il capo della polizia ha un occhio di riguardo per lui. Henry Bosch è il detective che ha risolto più casi a Los Angeles, è un uomo di cui L.A. non può fare a meno, per quanto sia un personaggio scomodo, per quanto non riesca a chinare il capo di fronte alle autorità.
E in questo contesto i crimini sono cruenti, prima un caso di bambini molestati e uccisi, poi un caso di corruzione tra gli uomini della polizia, poi ancora l'uccisione di un soldato veterano che viveva sul limite della povertà, e infine l'omicidio di un avvocato. Attorno a tutto ciò, il Cold Case dell'omicidio di sua madre... L'omicidio di una prostituta non è un crimine a cui la polizia dia grande attenzione ma, quando finisce su tutti i giornali, quasi trent'anni dopo che esso sia accaduto, e correlato a uno dei detective più discussi all'interno del dipartimento di polizia, be', le cose cambiano non poco. L'intreccio delle indagini si complica ancora di più se la vita privata del detective va a complicarsi per colpa di ciò che la ex moglie sta facendo alle sue spalle nel tentativo di rientrare nei servizi.

Una gran bella serie, ben costruita, con una regia notevole, bravi interpreti, colpi di scena ben calibrati, indagini complesse e personaggi tridimensionali e dalla storia tutt'altro che banale. 

Ve la consiglio.


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martedì 11 settembre 2018

Due uomini su un solo passaporto.

Glauco Silvestri
E c’era qualcosa che da allora negli anni ho notato: l’abisso che separa l’uomo nudo da quello vestito. Due uomini su un solo passaporto.


Miele (Ian McEwan)


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domenica 9 settembre 2018

Immagini dalle Vacanze (parte 3): Sofia

Glauco Silvestri
Ultima tappa del nostro viaggio è Sofia, città in cui siamo rimasti qualche giorno, e che probabilmente avrebbe necessitato di un periodo ancora più lungo per essere scoperta approfonditamente.

Come già avevamo visto a Vidin, anche qui troviamo un crogiolo di civiltà mescolate armonicamente assieme. La moschea è affascinante, è la prima volta che entro a vederne una, e per quanto - come luogo di culto - sia molto semplice, non si smette mai di guardarsi attorno con meraviglia.

La Moschea

Decorazioni

Soffitto e Lampadario

In Preghiera

Non molto distante, neanche a farlo apposta, c'è anche una sinagoga. Costruzione imponente, che può essere visitata previo controllo con metal detector, e che stupisce per il dettaglio, per i simbolismi, per ciò che offre allo sguardo e allo spirito.

La Sinagoga

Bambina che Corre

Lampadario

La Stella

Non mancano ovviamente le chiese ortodosse. Ne ho visitate parecchie, a partire dalla monumentale Alexander Nevsky, passando per l'accogliente Santa Sofia (n.d.r. Poco distante), la piccola chiesa russa (n.d.r. Anch'essa poco distante), e la meravigliosa Sveda Nedelya.

Cattedrale Alexander Nevsky 

Santa Sofia 

Guglie Dorate

Sveta Nedelya

Battesimo

I cattolici sono rappresentati da 'La Rotonda', che sorge proprio nel bel mezzo di resti romani, è piccola, 'rotonda', misteriosa, e ben nascosta avvolta tra il Palazzo Reale, alcune costruzioni amministrative, e un Casinò.

La Rotonda

Resti Romani

Guardie a Palazzo Reale

Parlando di resti romani, non possiamo dire che la città sia 'distratta' nei confronti queste origini illustri. Tutt'altro, visto che durante gli scavi per la metropolitana, trovando molto materiale archeologico, hanno deciso di scavare fino a 60 metri di profondità per fare i tunnel della metro, e creare una sorta di museo sotterraneo - visitabile gratuitamente - nei primi piani interrati delle stazioni.

Resti Antichi 

Tunnel

Quando si scende a prendere la metropolitana, ve lo posso giurare, si provano emozioni che sono difficili da descrivere. Senza contare che la metro di Sofia è una delle più sofisticate d'Europa, ed è completamente automatizzata, i treni non hanno conducente a bordo.

Punto di Guardia

Dal passato a oggi

Tram Giallo

Signora dei Piccioni

Vetrine

Sofia è una città dal doppio volto. E' vitale ed energica. Ovunque ci sono cantieri, e si sta ristrutturando tutto ciò che va ristrutturato. Ovviamente ci sono tracce del passato recente, come già visto a Vidin, e il contrasto è impressionante. Camminando sul marciapiede si possono notare palazzi nuovissimi, o davvero in ottime condizioni, e palazzi che paiono stare in piedi grazie allo spirito santo. Anche le strade offrono la stessa impressione. Alcune sono perfette, altre son lastricate di buche.

Murales

Walking

Chupa Chups

Qui è meglio camminare guardando la strada, non lo schermo del cellulare.
La gente è cordiale e amichevole. Mentre passeggiavamo in una strada vicino all'albergo, un signore che portava la spesa a casa, ci ha invitati a entrare per vedere - e fotografare - il suo bel giardino. Dubito che una cosa simile possa accadere a un turista a Bologna, o in una qualunque altra città italiana.

Giardino

I gatti sono ovunque, e come avveniva per i cani a Vidin, qui sono 'della comunità', e curati dalla cittadinanza, permettendo loro di vivere liberi, in salute, e - nonostante tutto - schivi nei confronti degli umani benefattori (n.d.r. Ma se provi a dar loro del cibo, son disposti a seguirti ovunque pur di continuare a mangiare).

Shopping Center 

Shopping Center

Ci sarebbe ancora tanto da raccontarvi su Sofia. Le terme cittadine sono state chiuse, il palazzo è diventato un museo, ma le acque sono ancora disponibili  ai cittadini attraverso delle grandi fontane poste proprio davanti al museo. Ci sono molte fontane, e persino i centri commerciali hanno un'aspetto imponente e affascinante, come il mercato centrale, che davvero incanta sin dal primo sguardo.

Chiesa Boyana

La Croce

Tomba

Durante la nostra permanenza abbiamo anche colto l'attimo per uscire dal centro città e visitare i dintorni. Siamo andati a vedere la piccola Chiesa Boyana, che se all'esterno ha poco da dire, dentro è davvero meravigliosa (n.d.r. Peccato non si sia potuto fare foto).

Il Monastero

Monaci

L'inferno

Affreschi

E siamo andati al Monastero Rila, ben nascosto tra i monti attorno a Sofia, e davvero affascinante. Oltre ad offrire ospitalità ai monaci che lo gestiscono, il monastero è meta di viandanti, e - ovviamente - di turisti. La sua particolarità, a parte la struttura a 'castello' che in passato serviva a proteggere i religiosi dagli assalti di malintenzionati, è la chiesa al suo centro, davvero riccamente adornata, e completamente ricoperta di affreschi ove - con linguaggio estremamente semplice, al punto da ricordare i fumetti - veniva illustrato alle persone ignoranti, ai contadini, ai montanari, gli insegnamenti delle sacre scritture.
Ed è così che si conclude il nostro viaggio. Tre giorni volano in un attimo quando si visitano luoghi così affascinanti, e così Sofia rimane alle nostre spalle mentre l'aereo si solleva per riportarci a casa.

Qui rimane una bella collezione di foto dedicate a Sofia che spero andrete a vedere, mentre qui potete rivivere l'intero mio viaggio a bordo della Motonave Verdi, sulle acque del Danubio.




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