venerdì 30 giugno 2017

War Machine - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Devo ringraziare un amico per aver esaudito il desiderio di vedere War Machine, produzione Netflix e visibile solo a chi possiede un abbonamento con questo servizio streaming. La mia era una curiosità dovuta al fatto che online avevo incontrato voci molto contrastanti al riguardo, e...

Be', ora l'ho visto!

La trama è semplice. Vista l'impasse Americana nella guerra in Afghanistan, nel tentativo di smuovere le acque l'amministrazione Obama impone un avvicendamento della linea di comando sul fronte. Viene scelto il generale Glen McMahon, appena tornato dall'Iraq con successo, per assolvere l'arduo compito di condurre la guerra a una fine dignitosa. McMahon è un leader carismatico, che agisce in buona fede, ma che è anche una persona piena di contraddizioni.
Appena giunto sul territorio deve già districarsi con la diplomazia internazionale, è costretto all'ennesima visita del paese, a vari incontri con i leader carismatici, e non appena richiede di poter agire gli vengono tarpate le ali per via delle elezioni locali, e per mille altri motivi burocratici.

Barcamenandosi tra i vari interessi di chi campa sulla stagnazione della guerra, McMahon si ritrova affiancato a un giornalista di Rolling Stones... E sfortunatamente se lo porta dietro ovunque, così che la stampa possa vedere come si comporta un vero generale dell'esercito americano. Peccato che il giornalista decide di dare un taglio critico all'intero articolo, racconta più dei retroscena che degli innumerevoli sforzi del generale di ottenere ciò che gli serve per chiudere il conflitto. E alla fine MacMahon finisce facile preda dell'opinione pubblica, e viene rimpatriato di corsa per poi essere avvicendato da un altro eroico generale americano.
Ops! Vi ho raccontato praticamente tutto il film. 

Ma devo ammettere che dalla trama poco si comprende di quanto invece il film voglia raccontare. Perché la pellicola è realizzata come fosse una commedia, ma in realtà è una feroce critica alla politica statunitense - Obama non ci fa una bella figura - e anche alle Nazioni Unite, nonché all'intera struttura montata ad arte su una guerra che si prospetta difficile da chiudere. La burocrazia, i cavilli, il continuo tergiversare, il continuo rimescolare un impasto ormai informe, sono i veri argomenti che la pellicola affronta. E cerca di farlo strappando qualche risata - senza però riuscirci - perché non è Mash, e alla fine non riesce neppure a fare una critica severa e pungente, perché troppo incentrato sulla figura del generale, piuttosto che sull'establishment messo sotto esame critico.

Fallisce la sceneggiatura - tratta da un libro - e fallisce la regia, che produce una strana pellicola difficile da inquadrare, visto che non è un vero film di guerra, non funziona come film di critica, e non è neppure buono come commedia.

Di tutto il film non posso che lodare gli sforzi di Brad Pitt, capace di costruire un personaggio che ci ricorda un Big Jim invecchiato ma tenace, un personaggio irriducibile dal cuore puro, uno convinto di fare bene, uno che non è abituato a fallire. E a mio parere, specie quando corre, specie quando si muove in uniforme, e soprattutto quando si mostra impacciato con la moglie, Pitt mostra a tutto tondo la sua bravura.





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giovedì 29 giugno 2017

Franklyn - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Devo dire che Franklyn è un film complicato. E' costruito su due realtà distinte: una città gotica perennemente al buio, ovvero Meanwhile City; e la Londra di oggi. I protagonisti sono diversi, le loro storie sembrano distinte e distanti tra loro, ma alla fine finiscono per intrecciarsi l'un l'altra.
Jonathan Preest di Meanwhile è una sorta di vigilante, unico ateo in una società di credenti ove la religione è imposta dal governo. A Londra invece abbiamo Emilia è una ragazza esperta nel suicidio, e lo mette in pratica di continuo, filmandosi, recitando una parte, provando ogni metodo possibile, cercando una sorta di perfezione nelle sue performances; Milo è malato d'amore per una 'amica immaginaria' che aveva da piccolo, e che rivede nelle strade della città, e alla fine finisce persino per incontrare, e portare a cena; e infine Peter, padre affranto alla ricerca del proprio figlio senza tetto fuggito da un manicomio, punto di congiunzione che vive a metà strada tra i due mondi, e se a Londra vaga senza meta, a Meanwhile ha uno scopo ben preciso, e deve uccidere il capo di una setta religiosa criminale... 

Le vite di questi quattro personaggi sembrano viaggiare su binari ben distinti ma è il destino a condurli verso il medesimo angolo di strada... Luogo dove tutto troverà una spiegazione, e un finale interessante.

Però i ritmi della pellicola sono più che riflessivi. I dialoghi sono lenti. Le ambientazioni hanno fascino, e probabilmente il personaggio più affascinante è quello di Emilia. Ma se le intenzioni sono buone, il film fatica davvero ad avanzare, e mi ha annoiato un pochino.

Sinceramente, non so se consigliarvelo o no...



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mercoledì 28 giugno 2017

Resident Evil, the Final Chapter - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Finalmente, con questo film, finisce l'agonia. Resident Evil Final Chapter chiude tutta la vicenda, sconfigge il virus T, e forse (n.d.r. In questo 'forse' potrebbe esserci uno spoiler) mette pace alla spericolata vita di Alice, che ormai da tempo immemore combatte contro una corporation, contro mostri assassini, e soprattutto contro sé stessa. 

Li ho visti tutti i film in live action dedicati all'omonimo videogame, e continuo a credere che l'unico che meriti veramente di essere visto è il primo. Poi magari, il secondo e il terzo hanno ancora un perché... Ma ciò che segue diventa quasi inaffrontabile per chi esige che un film abbia una trama, abbia personaggi di spessore, abbia un contenuto. Il capitolo finale della vicenda non svincola da quanto detto sopra. Sembra la trama di un videogame, pari pari, senza troppi fronzoli e sfumature. Dopo tanto errare per il mondo, Alice ritorna all'alveare, e qui ritroviamo alcuni luoghi già visitati nel primo film, ma non c'è proprio effetto nostalgia... Non c'è tempo per queste cose, perché il film è pura trama da videogame.
Alice entra in un luogo buio, trova una torcia, l'accende e avanza. Rumore sospetto. Si gira di scatto. Spara. E' un mostro. E poi un altro, e un altro. Combatte per un po', poi corre, salta, trova un Humvee con le chiavi nel quadro e il pieno nel serbatoio. Mette in moto e da gas, e arriva un bestione volante che l'attacca, e lei fugge, eccetera eccetera...
Si rivedono anche alcuni vecchie glorie, personaggi provenienti dalla seconda pellicola e con cui Alice aveva costruito un po' di empatia. Però non c'è tempo per rivangare il passato. E' subito azione. Arrivano i cattivi e bisogna difendere i buoni.

In pratica è un videogame, e in gioco c'è la salvezza dell'ultimo avamposto di umanità scampata sia ai non-morti, sia a quelli della Umbrella corporation. Ci sono persino cinque, forse dieci, minuti per un breve spiegone di quanto è accaduto, e qualche rivelazione choc, tutte ad opera della regina rossa... Ve la ricordate la regina rossa? Pensate che addirittura in questi spiegoni si finisce persino per far andare in crisi la continuity, e persino le origini, di tutta la saga... 

Va be'. Ce ne sarebbe da dire tante su questo film, ma alla fine è proprio brutto forte. Se l'ho visto, è stato solo perché volevo sapere come andava a finire la saga, visto poi che al gioco non ci ho giocato mai.

Lo sconsiglio? E' pieno di difetti, è realizzato con un budget imbarazzante, la trama è piatta come una tavola da surf, però c'è parecchia azione, qualche effetto sorpresa efficace, e un lontano richiamo ad ambientazioni alla Mad Max. Insomma, è trash e non lo si amerà mai, ma con questo si chiude tutto, perché allora non levarsi la curiosità di scoprire come va a finire?


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martedì 27 giugno 2017

L'assurdità della situazione...

Glauco Silvestri
A mio parere l’assurdità della situazione divenne palese nell’autunno 2002, quando uno dei più antichi e venerabili mezzi di sostentamento scomparve di punto in bianco dalla tavola degli americani: come avrete capito, sto parlando del pane.

Il dilemma dell'onnivoro (Gli Adelphi) (Italian Edition) (Pollan, Michael)



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sabato 24 giugno 2017

Brave - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Devo ammettere che Brave è forse il prodotto meno riuscito della Pixar. Per quanto la qualità dei disegni è sempre elevatissima, in particolar modo lo studio dei capelli della piccola Merida, la vicenda non è proprio proprio adatta a un pubblico adulto, e per certi versi ricorda ciò delude un po' chi ormai si è posto una aspettativa parecchio alta per i prodotti di questi geniacci dell'animazione digitale.

La storia è quella della impetuosa principessa Merida, figlia di Re Fergus e della regina Elinor. La ragazzina sta crescendo in fretta, è affascinata dai racconti avventurosi sulla gioventù del padre, e non vede di buon occhio gli insegnamenti della madre, che vorrebbero prepararla a un futuro di regina, visto che la tradizione la vorrebbe vedere in sposa del figlio di uno dei tre potenti alleati di Re Fergus.
Il comportamento di Merida causa scompiglio in tutto il regno, con il rischio di una guerra, ma lei è determinata a seguire il proprio cammino, e chiede aiuto a una strega... Cosa che ormai sappiamo tutti, porta solo guai.
Difatti l'incantesimo richiesto da Merida, ovvero quello capace di far cambiare idea a sua madre, e di non imporgli il matrimonio, ottiene risultati imprevisti. La madre si trasforma in orso, e... Per evitare che la mutazione rimanga permanente, la principessa Merida avrà solamente due giorni di tempo per trovare una soluzione.

Film pieno di gag comiche, per lo più grazie ai tre fratellini di Merida e alla goffagine del grande e grosso Re Fergus. Bella l'idea della segreteria telefonica della strega. Per il resto, l'ho già detto, la vicenda manca di quel guizzo di genialità a cui ero abituato, e non me la sento di promuoverlo a pieni voti.



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venerdì 23 giugno 2017

Kill Command - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Siamo in un futuro prossimo. Una squadra dei corpi speciali dei Marines, al comando del capitano Bukes, è inviata per un addestramento su un isola remota in cui tutte le comunicazioni con l'esterno sono schermate. Con loro c'è il tecnico specialista Mills, una donna che solitamente si occupa di sviluppo di intelligenza artificiale - ovviamente in campo militare - e il cui cervello è profondamente collegato alla rete globale attraverso una connessione neurale artificiale. Lo scopo di Mills è quello di studiare e comprendere meglio il comportamento dei Marines in battaglia, così da riprodurre questi comportamenti nelle armi robotiche in via di sviluppo. Il problema è che, non appena giungono sull'isola, Mills si accorge immediatamente che c'è qualcosa di strano. Dei droni autonomi li osservano in continuazione, e da predatori, molto in fretta, la squadra dei Marines diventa preda... E i cacciatori sono le stesse macchine che Mills ha contribuito a costruire, che non avrebbero dovuto ancora trovarsi sul campo, perché la loro programmazione era ancora incompleta.
Incompleta sì... Ma sviluppata a sufficienza per rendere questi robot dei soldati micidiali perfettamente organizzati, e intenzionati a uccidere tutto ciò che non fa parte della loro 'comunità'.

Kill Command è un film onesto che sfrutta alcuni cliché già visti in passato per affrontare il solito tema dell'intelligenza artificiale, e dell'uso di macchine intelligenti in guerra. Un tema già visto in un film di cui abbiamo parlato solo pochi giorni fa (n.d.r. Robot World) , ma che è già stato affrontato anche in altri titoli discussi ormai diverso tempo fa (n.d.r. Stealth). Tema semplice richiamato per fare spettacolo e raccontato in modo ancor più semplicistico. Ma per la visione è giusto così perché alla fine è e rimane un film di azione, mixato diligentemente con la fantascienza, ove predomina più che il discorso etico, il thrilling di una missione di addestramento dove chi pensava di doversi addestrare, in realtà fa da bersaglio. Un ribaltamento di ruoli che non lo si vede spesso, ma che piace a chi ama film d'azione, che funziona sempre - sin dai tempi del buon vecchio Predator - e che funziona anche in questo caso.

I personaggi sono ben costruiti, hanno uno spessore non indifferente, e anche le comparse mostrano un carattere complesso che viene ben raccontato sia nei momenti concitati, sia nei momenti di quiete. Paradossalmente - forse - il personaggio meno tridimensionale è il capitano Bukes, che mostra di sé il lato duro del comandante, ma di rado si dimostra un carattere complesso. Misteriosa la bella Mills, così robotica e allo stesso tempo così umana, un volto algido - quello di Vanessa Kirby - che calza perfettamente con il personaggio che interpreta.

Si tratta di una pellicola ben realizzata, con una buona CGI, e che, per quanto sia un film senza troppe pretese, si guarda volentieri.


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giovedì 22 giugno 2017

Ejecta - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Quanti film sono stati realizzati sulle invasioni aliene? 
Quanti descrivono un primo contatto con razze sconosciute?
Quanti hanno affrontato l'argomento UFO?
Ecco, Ejecta è uno di questi, ma è un po' differente da quanto si è visto in altre pellicole, per quanto forse una lontana ispirazione agli X-Files si percepisce in modo innegabile.

Siamo in Inghilterra. Due uomini sono testimoni di un evento inspiegabile nell'atmosfera, c'è una tempesta solare di portata storica e, durante il suo culmine, qualcosa esplode in cielo, e precipita al suolo. I due uomini, incuriositi dall'evento, si avvicinano al luogo in cui l'oggetto è precipitato e... i superstiti dell'incidente cominciano a dar loro la caccia per eliminare ogni tipo di testimonianza. 
Tutto ciò lo veniamo a scoprire durante un'interrogatorio. Già! Uno dei due testimoni è morto, l'altro è stato fatto prigioniero da una misteriosa Task Force che - da tempi immemori - cerca di far chiarezza sulla presenza di alieni sul nostro pianeta. L'interrogatorio è estremamente crudele, e a ogni atto di violenza gratuito, si ottiene qualche frammento in più di ciò che è accaduto in quella notte. Perché il superstite è posseduto dalla forma di vita aliena, e la sua normale personalità si sostituisce a quella aliena solamente in caso di pericolo, di dolore, di rischio per la propria incolumità.

Il film è interessante. Non brilla per originalità, sia nell'immaginare gli alieni - del resto è un film a basso budget, per cui avranno preferito seguire una linea che tutti già sono disposti a riconoscere per aliena piuttosto che immaginare qualcosa di nuovo di sana pianta - sia nella trama, che in certi momenti appare caotica e tale da confondere ciò che è passato e ciò che è presente. La recitazione regge bene per tutto il film, e alcuni dialoghi sono davvero 'sottili' e affascinanti. Altre cose scadono un pochino nell'horror alla Blair Witch Project. Ecco... Forse la colonna sonora è un po' invasiva, ma serve a creare maggiore suspense, visto poi che tutto si sviluppa in poche ambientazioni.

Non male, forse dura un po' troppo e tende a stancare tirando per le lunghe i pochi argomenti di cui dispone, ma vale la pena guardarlo.



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mercoledì 21 giugno 2017

Robot World - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
E' un periodo, questo, che mi sento attratto dai film che esulano dal circuito cinematografico canonico. Nel mondo della fantascienza esiste una vasta produzione di pellicole che non sono mai state proiettate sul grande schermo, ma che meritano visibilità, non fosse altro per il fatto che hanno trame più interessanti e meno legate agli effetti speciali, o al desiderio di fare botteghino,  e di conseguenza di piacere a un pubblico estremamente eterogeneo.

Robot World è uno di questi film. La storia è ambientata in una galassia lontana, dove un esperto pilota di astronavi viene incaricato di una missione esplorativa verso un pianeta lontano dove è stata identificata una forma di vita intelligente. Per fare ciò si sfrutta un sistema di viaggio sub-luce che potrebbe ricordare uno stargate. In pratica viene mandato con mezzi convenzionali una porta sub luce in orbita al pianeta che si vuole visitare. Una porta analoga è sul pianeta di partenza. Entrambi i sistemi sono completamente automatizzati. Passando con una navetta all'interno di questa porta si compare quasi istantaneamente dall'altra parte. 
Al capitano James però le cose vanno male. 
Il suo scopo è quello di un viaggio esplorativo in orbita, senza stabilire un contatto con la razza aliena, ma qualcosa va storto, la sua capsula precipita al suolo, e lui si ritrova isolato, a milioni di anni luce da casa. Fortuna vuole che esiste il portale, che permette di comunicare abbastanza velocemente con il pianeta madre... Ma i messaggi - pur partendo regolarmente - non sembrano avere risposte. 
Per nulla sfiduciato, il capitano comincia a esplorare il pianeta sconosciuto. Ci sono parecchi segni di forme di vita intelligente. Muri, strade battute, costruzioni fatiscenti, ma non ci sono tracce di vita. L'esplorazione prosegue lentamente, fintanto che il capitano non si imbatte in una macchina, funzionante, che però pare aggressiva...

Si comprende [scusate lo spoiler] solo dopo parecchio tempo che il Capitano James è in realtà un alieno di forma umana, e che sta esplorando il suolo inglese. Quando compare il Vallo di Adriano, tutto si fa confuso, e ancora di più quando viene mostrata la bandiera britannica su una etichetta stampigliata in uno dei robot che il capitano incontra e affronta. Già! Perché dal momento in cui gli alieni identificano il nostro pianeta, al momento in cui riescono a raggiungerlo, da noi scoppia la terza guerra mondiale. Una guerra che comincia con le bombe nucleari, ma che prosegue con robot combattenti autonomi nel momento in cui la popolazione si rifugia nel sottosuolo per proteggersi dalle radiazioni. Solo che... Non si può vivere per sempre nel sottosuolo, e così quando il Capitano James arriva sul nostro pianeta, trova solo il lieto benvenuto di macchine programmate per distruggere, combattere, senza però nessuno più che possa reclamare la vittoria finale.
Ma cos'ha scatenato questa guerra? E' la rivelazione finale di questa pellicola, che però non voglio rivelare, perché è scioccante, così come non vi rivelerò se il Capitano James riuscirà o meno a tornare a casa propria.

Film intenso, dai ritmi cadenzati come quelli di un metronomo, basato molto sulla capacità espressiva dell'unico attore presente, ma con pochissimi dialoghi, e/o monologhi, e ancor meno azione. Chi ama le pellicole movimentate viene sicuramente deluso, e probabilmente si annoierà a morte, chi invece preferisce film più riflessivi e meno movimentati, potrebbe apprezzarlo. La regia non è di quelle che tutti amano, le riprese sono spesso e volentieri prese con uno stile molto simile al found footage, con telecamera a spalla, e di conseguenza inquadrature mosse e/o in movimento. In questo caso a me è sembrata calzante, ma è una questione di gusti...

Per concludere: Film interessante. Dategli una chance.



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martedì 20 giugno 2017

Adolescenza

Glauco Silvestri
L'adolescenza nei giovani è sprecata.



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lunedì 19 giugno 2017

Coherence - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Un gruppo di amici si incontra una sera, è l'occasione per una cena in compagnia, ma soprattutto è l'occasione per ammirare il passaggio di una cometa sopra le loro teste. Durante la cena i racconti sulle comete si sprecano, si va dai fatti nel Tunguska, a una leggenda metropolitana per cui, in Finlandia, dopo il passaggio di una cometa che lasciò gli abitanti di una città completamente disorientati, una donna chiamò la polizia asserendo che l'uomo che aveva in casa non era suo marito perché... l'aveva ucciso lei la sera precedente.
Tra una chiacchiera e l'altra, ecco apparire la cometa, e salta la corrente in casa. Dopo un attimo di spavento, tutti approfittano del momento per uscire in cortile ad ammirare il fenomeno astronomico, e nessuno si accorge che, è successo qualcosa di peggio che il rimanere al buio per qualche minuto. Infatti, quando la luce torna, il gruppo di amici si ritrova in una sorta di bolla spazio-temporale in cui tutti gli universi paralleli convergono. Ed ecco apparire un gruppo di amici identico, se non per qualche dettaglio, proprio di fronte a loro. E case identiche alla loro tutte intorno alla loro, e tutto si confonde quando nessuno sa più se appartiene a un universo e/o a un altro. Le differenze, come dicevo, sono davvero minime. Ma chi ne soffre di più è Emily, che si è appena lasciata con Kevin, il quale si è presentato all'incontro con un'altra ragazza. E tra i vari universi paralleli, c'è anche quello in cui Emily e Kevin stanno ancora insieme...

Coherence è un film interessante, non solo per la trama, ma soprattutto per come è stato realizzato. Il regista ha infatti dichiarato che la realizzazione della pellicola è stata ottenuta sfruttando la capacità di improvvisazione degli attori, senza uno script completo, e informati solamente di come avrebbe dovuto girare la storia. Il tutto è ambientato in un salotto, il salotto dell'abitazione del regista, con un minimo di attrezzatura, e molta libertà d'azione.
Un esperimento affascinante che, ahimè, mostra qualche lieve incoerenza narrativa, e non convince al 100%. Però lo si guarda volentieri, e il finale lascia persino spiazzati.
Nel cast, per lo più composto da nomi poco noti, compare un volto familiare, ovvero quello di Nicholas Brandon, che molti di noi ricordano con affetto nei panni di Xander, nella serie televisiva Buffy, l'ammazza vampiri.



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domenica 18 giugno 2017

Alvar Mayor, l'oro del Perù - #Fumetti #Recensione

Glauco Silvestri
Alvar Mayor è una saga Argentina, divisa in diversi volumi, ognuno monotematico, che come potrete ben immaginare è ambientata in Sud America. L'oro del Perù è il settimo volume di questa saga. Ci racconta l'epopea ispanica alla caccia dei tesori nelle americhe quando ancora erano terra di conquista. Alvar Mayor è una sorta di personaggio leggendario, per certi versi immortale, per certi versi giustiziere, ma soprattutto, è un cercatore d'oro (n.d.r. Alla sua maniera).

Si tratta di un fumetto particolare. Il volume raccoglie numerose storie di poche pagine l'una, delle piccole parabole in cui, oltre all'avventura, si vuole probabilmente donare un insegnamento.
Curiosa la storiella dell'avventuriero che viene truffato da una coppia di indios, e che decide di sedersi davanti a un fiume per attendere il passaggio dei cadaveri dei due truffatori, e destino vuole che dopo anni e anni di attesa, quando la sua strada si incontra nuovamente con Alvar, egli si distragga un attimo, e proprio in quell'attimo ecco passare sul fiume la zattera con i due cadaveri. E altrettanto carina la vicenda del barbiere che somiglia fisicamente ad Alvar, che si lamenta della sua vita monotona, e quando viene rapito perché creduto il famoso cercatore di tesori, non passa attimo che rimpianga il suo passato monotono e tranquillo di semplice barbiere di città. 
E le storie si incrociano l'una con l'altra a suon di tesori perduti, tesori fraintesi, seguendo sempre l'ossessione per l'oro, per la ricchezza, per l'avventura stessa dei cercatori di tesori.

I disegni, leggendo il volume, mi ricordavano qualcosa... Fumetti come Dago, o anche l'Eternauta, storie alla stregua di quelle di Corto Maltese, e poi ecco l'illuminazione: Skorpio e Lancio Story. Quando ancora ero studente leggevo queste due testate di fumetti, ed è lì che devo aver incrociato Alvar Mayor (n.d.r. Difatti, secondo quanto afferma Wikipedia, Alvar Mayor fu pubblicato su Skorpio negli anni ottanta). Disegni molto semplici, a china, di vecchia scuola, con tratti decisi nel tratteggiare i volti, e piuttosto intuitivi nella definizione degli sfondi.

Una lettura curiosa, riemersa dal passato, che è capitata tra le mie mani in una fiera del fumetto. Un piacevole ritorno ai fumetti 'di una volta'.


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sabato 17 giugno 2017

ARQ - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Oggi vi voglio parlare di un film prodotto da Netflix, che ho potuto vedere grazie ad amici, e che tocca il tema dei viaggi nel tempo in modo interessante.

ARQ ha una trama che ruota attorno a pochi personaggi. Siamo in un futuro molto prossimo. Il mondo sta morendo, anche l'ultima specie animale si è estinta e ormai solo la razza umana abita il pianeta... E lo fa con molta difficoltà. L'aria è inquinata, i vegetali ormai non crescono quasi più, è difficile persino avere un po' di energia per alimentare i normali elettrodomestici di un appartamento. Il mondo è in guerra tra una potente multinazionale che controlla le fonti energetiche e le tecnologie per riportare il pianeta a un livello decente, e un gruppo ribelle che non vuole cadere sotto il giogo di una multinazionale, e vorrebbe quelle tecnologie libere da 'brevetto' e usabili da tutti quanti.
Nel conflitto l'Australia è il primo paese a cedere sotto il giogo della multinazionale, che non esita a bombardarla con armi nucleari e a mettere a tacere non solo le forze di opposizione, ma anche il resto della popolazione. Nel resto del mondo la multinazionale sta vincendo la guerra, e l'unica speranza è nelle mani di uno scienziato fuggito dai laboratori della multinazionale, e il cui unico desiderio e vivere la propria vita lontano da conflitti che non lo riguardano più.
Solo che questo scienziato, nella fuga, si porta via l'unico prototipo di un generatore di energia perpetua. Il cosiddetto generatore ARQ. La macchina va a celle combustibili, ma mentre è accesa ricarica le celle, e produce un surplus di energia che può essere usato per le necessità più comuni... E visto che le celle combustibili si ricaricano sempre, il generatore funziona in modo autonomo senza mai aver bisogno di 'fare il pieno'. Tutti vogliono l'ARQ, ovviamente, e di conseguenza lo scienziato è braccato sia dai ribelli, sia dalla multinazionale.

E il film comincia proprio qui, quando quattro uomini fanno irruzione nel suo nascondiglio, uno tocca l'ARQ e muore folgorato. I quattro uomini sembrano normali rapinatori, ma presto si scopre che lavorano per i ribelli, ma che tra essi ci sono anche infiltrati della multinazionale. Solo che... Quando l'ARQ è stato toccato da uno dei rapinatori, qualcosa ha mandato fuori fase i suoi circuiti, e improvvisamente il dispositivo ha attivato una sorta di loop temporale che si riavvia ogni - se non ricordo male - 13 ore.
E così la scena si ripete più e più volte, ogni volta in modo differente, visto che ognuno tenta di ottenere il proprio scopo (n.d.r. Lo scienziato vuole salvarsi; i ribelli vogliono l'ARQ - specie ora che hanno scoperto le sue funzioni di macchina del tempo - e idem per la multinazionale). Un loop che si divide in momenti di pura azione, in momenti di complotto, in momenti di... Ma come andrà a finire?

A parte il fatto che l'ARQ, per come è descritto, mi ha fatto scappare una grassa risata, il film oscilla tra momenti in cui l'intrattenimento è assicurato e momenti di noia. La ripetizione è eccessiva, il cast è ridotto ai minimi termini, così come le ambientazioni, e dopo un po' - ammettiamolo - la sceneggiatura si arrampica su per gli specchi per mantenere accesa l'attenzione. Il finale, poi, per voglia sorprendere lo spettatore, non sorprende affatto... Anzi, è prevedibile, anche se bisogna ammettere che non è convenzionale.

Nel complesso, di film sui viaggi nel tempo ne ho visti tanti e devo dire che questo ARQ, pur non brillando di originalità, è comunque una pellicola che sta in piedi. I personaggi principali non hanno molto spessore, ma non sono neppure sagome di cartone animate semplicemente dalla trama. Certo... Vista l'idea del loop temporale, preferisco Looper, e Source Code a questa pellicola. Però ARQ non è per nulla da disprezzare. 

Si guarda volentieri.


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venerdì 16 giugno 2017

Il Terzo Testamento - #Fumetti #Recensione

Glauco Silvestri
Se non ricordo male questa saga, Il Terzo Testamento, è della prima metà degli anni 90. Si tratta di una pubblicazione in quattro volumi, in cui ci viene raccontata la storia di un manoscritto di cui si ignorava l'esistenza, e che potrebbe cambiare le sorti della Chiesa Cattolica, e forse del mondo intero. Tutto ha inizio nel lontano 1307. Il crollo di una cripta riporta alla luce questo manoscritto. Esso è conteso da diverse forze in gioco. La santa Inquisizione, nella figura dell'ex Inquisitore Corrado di Marburgo, vorrebbe che tale documento cadesse nuovamente nell'oblio. I Crociati vorrebbero rivelarlo al mondo. E infine una terza figura misteriosa, anch'essa opera per tornare in possesso del manoscritto, ma con scopi ancora tutti da decifrare.
La caccia al documento misterioso è tutt'altro che semplice. E' una vera caccia al tesoro dove gli scontri, i morti, i tradimenti e le passioni si contorcono l'un l'altro in un inviluppo a volte difficile da decifrare. A ciò va aggiunto il personaggio della giovane Elisabetta di Elsinore, compagna di viaggio di Marburgo, e allo stesso tempo chiave di volta dell'intera faccenda. Ma i misteri non si limitano all'interno di questa terribile caccia al tesoro, i misteri si amplificano al momento della rivelazione, quando la figura misteriosa si rivela, e con questa rivelazione, tutte le carte in tavola mutano, al punto che lo stesso Marburgo si trova tentato da poteri sovrumani, e scopre che il suo destino non è quello di servire la chiesa, bensì salvare il mondo dall'Armageddon.

Una vicenda intrecciata, questo fumetto di origine francese. I disegni sono davvero notevoli, così come la pubblicazione è pregiata, ben rilegata e con una carta bella spessa, lucida, su cui i colori risaltano notevolmente. Peccato che i baloons siano troppo invasivi, specie nei primi due volumi, dove i dialoghi sono tali da coprire praticamente le immagini. Nei volumi successivi l'azione si sostituisce alla ricerca, e qui compare più spazio per le immagini, che si ingrandiscono e arrivano a occupare una buona porzione di pagina... Ma all'inizio ci si dimentica quasi di star leggendo una graphic novel, ed è un vero peccato perché - come ho già detto - si tratta davvero di un ottimo lavoro.
Nel complesso la storia richiama altri testi dedicati a temi simili, alcuni sono testi storici, ma di sicuro c'è un omaggio evidente a Il Nome della Rosa (n.d.r. Non saprei se il Romanzo o il Film, ma Marburgo ha fattezze molto simili al Connery di quegl'anni), sia nel dipingere alcuni personaggi, sia nel descrivere le situazioni monastiche, nonché nel raccontare la ricerca dell'antico manoscritto.

Nel complesso è una bella pubblicazione. Peccato solo che in alcune fasi non si dia il giusto spazio alle immagini. Con un formato più ampio dei riquadri, e qualche pagina in più, forse si sarebbe ovviato al problema.








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giovedì 15 giugno 2017

Air, I custodi del sonno - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Siamo in un futuro prossimo, o forse in un presente ucronico. La Terra sta vivendo un periodo di incomprensioni politiche, di crisi delle risorse, di mancanza di dialogo tra governanti e popolazione, e soprattutto, di inimicizie tra stato e stato... Si è in pratica sull'orlo di un nuovo conflitto mondiale, e le speranze per l'umanità. E' per questo che negli Stati Uniti si sta pensando a un 'piano B', ovvero a creare delle specie di bunker sotterranei dove tenere ibernata una selezione tra le migliori menti del paese. E visto che il tempo stringe, si è scelto di usare vecchi silos di lancio per missili intercontinentali... Armi ormai obsolete e molto meno pericolose delle terribili armi chimiche che possono essere diffuse nell'atmosfera in modo più semplice.

Questa è la premessa di Air, I custodi del sonno. Difatti il film ci racconta le vicende di due custodi di questi bunker. Due tecnici che ogni sei mesi vengono risvegliati per un'ora così da fare manutenzione alle apparecchiature e a verificare i livelli di tossicità dell'aria esterna, così da decidere se risvegliare i dormienti o meno. Il fatto è che questi due tecnici si ritrovano di fronte a un bel problema, visto che durante uno dei tanti controlli di routine, una delle camere di ibernazione destinate a loro, prende fuoco. Ovviamente non ci sono pezzi di ricambio...

E non vi svelo cosa accade in seguito. Il film è interessante, per quanto la trama non sia originalissima, per la ricostruzione degli ambienti e delle tecnologie. Per una volta non c'è nulla di ipertecnologico, anzi... Tutto sembra piuttosto antiquato, fragile, poco efficiente. Del resto i bunker son stati realizzati in fretta e furia, usando tecnologie già presenti all'interno dei silos missilistici, per cui non ci si può aspettare troppo. Non c'è neppure un modo di comunicare tra un bunker e l'altro, si ha solo un breve check-sum dei risvegli in ogni sito, che appare sui monitor, senza però offrire la possibilità di comunicazione diretta. Insomma... Ogni bunker è isolato e autonomo, ma i tempi di attesa possono essere lunghi anche dei secoli, e ciò rende tutto un po' traballante, senza grandi speranze di successo. I guasti sono all'ordine del giorno, e i tecnici hanno giusto un'ora di tempo per riparare tutto e controllare le condizioni dei dormienti... Figurarsi se capitano degli imprevisti.
Buone l'interpretazione di Norman Reedus, che abbiamo già visto in Pandorum e in The Walking Dead. Altrettanto bravo è Djimon Hounsou, che sulle spalle ha Stargate, Amistad, Il Gladiatore, eccetera eccetera.

Film onesto, si guarda volentieri.



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mercoledì 14 giugno 2017

Super 8 - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Aver riguardato Super 8 dopo tanti anni è stata una buona idea. Quando lo vidi per la prima volta rimasi titubante, non riuscivo a capire se il film mi avesse conquistato o meno. Il problema nasceva dal fatto che il film era troppo 'Spielberghiano' se mi capite, nonostante la sceneggiatura fosse di un giovane J.J. Abrams (n.d.r. Spielberg l'ha solo prodotto).
La trama del film, difatti, si divide tra il dramma famigliare, una avventura tra amici, e l'horror fantascientifico. In esso si trovano componenti di Stand By Me, componenti di ET, e allo stesso tempo si vivono tensioni da dramma sentimentale, visto che le vicende del protagonista sono segnate dalla perdita della madre in un incidente in fabbrica. E poi c'è la componente fantascientifica, legata ancora una volta ai fatti di Roswell.

Ma andiamo con ordine: Siamo nell'Ohio, è l'estate del 1979. Joe Lamb - 14 anni - e i suoi amici stanno girando un film zombie per un concorso cinematografico locale. Durante le riprese si trovano coinvolti in un terribile incidente ferroviario... Un incidente che puzza di mistero, visto che poco più tardi ecco arrivare i militari. La scusa ufficiale è che sul treno ci fossero componenti top-secret di un velivolo sperimentale, ma la verità viene a galla molto in fretta per i ragazzini. Dal treno fuoriesce una creatura mostruosa, gigantesca, che oltre a 'rubare' componenti elettroniche ovunque sia possibile, uccide senza troppi scrupoli, e rapisce di tanto in tanto qualche persona a caso. E tra le persone rapite c'è la bella Alice, di cui Joe è non troppo segretamente innamorato. E mentre l'esercito evacua la città con una scusa futile, Joe convince i suoi amici ad agire per salvare la ragazza...

Il film è ottimamente realizzato. Il tocco di J.J. Abrams si vede eccome. La ricostruzione storica è ottima, e i personaggi sono davvero ben interpretati. Bravissimi i ragazzini, tutti giovani, tutti perfetti nel calzare i loro ruoli. Qualche piccola caduta di stile nei momenti di tensione dove uno dei ragazzini vomita a ripetizione. Qualche cliché di troppo (n.d.r. Militari con i paraocchi, scienziati privi di scrupoli, alieno torturato, vice sceriffo cuor di leone, popolazione ingenua, ecc ecc). Ma nel complesso un film godibile e piacevole da guardare per tutta la famiglia, visto che nella sua trama vengono colte più tematiche creando un mix ricco di emozioni contrastanti, e gli elementi più spaventosi non sono tali da incutere vero terrore agli spiriti più sensibili. E' un bel prodotto, forse non originalissimo, ma piacevole.



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martedì 13 giugno 2017

Cosa sono i soldi?

Glauco Silvestri
I soldi sono una faccenda personale.



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lunedì 12 giugno 2017

Un Mondo Nuovo - #Libro #Recensione

Glauco Silvestri
Dopo aver letto 1984 e Noi, non poteva mancare alla lista anche Un Mondo Nuovo, di Huxley. Scritto nell'ormai lontano 1932, questo romanzo distopico affronta il futuro in modo differente rispetto agli altri due romanzi che ho citato. Seppure tutti e tre mirino a raccontare un futuro ove la società umana non conosce né guerra, né fame, né malattia, qui non c'è un regime oppressivo a garantire la stabilità, bensì un sistema a caste basato sull'eugenetica e sulla cancellazione dell'individualità.

Il mondo nuovo di Huxley è ambientato 600 anni avanti nel futuro. La società umana non conosce più l'individualità perché è basata sulla procreazione in provetta, e sulla predestinazione, e programmazione, dei feti in modo tale che una volta divenuti adulti 'amino' ciò che fanno, e non abbiano alcuna invidia di coloro che hanno compiti differenti ai loro. I feti vengono 'costruiti' ad hoc per le necessità che dovranno soddisfare. Se l'individuo adulto avrà un ruolo dirigenziale il suo feto sarà stimolato chimicamente per avere una intelligenza sviluppata, se invece l'adulto dovrà fare spazzare le strade, il feto sarà mantenuto a un livello di intelligenza basso, e gli sarà indotta una sensazione di piacere infinito solo nel caso esso svolga l'attività a cui è predestinato. In questo modo a ogni individuo piacerà ciò che fa, non sarà mai invidioso, né rancoroso, né triste... E se proprio ci sono condizioni non 'programmabili', ciò che manca sarà garantito da una predisposizione alla massima apertura sessuale (n.d.r. Non esiste matrimonio, non esistono coppie stabili, il sesso è visto come un elemento da condividere con il maggior numero di individui possibili, senza gelosie e quant'altro), da molte ore libere da dedicare allo svago, e da una pillolina - chiamata Soma - che sarà sempre in grado di tenere l'umore alle stelle.
Un mondo nuovo estremamente stabile e strutturato, dove pochissimi hanno accesso al libero arbitrio, e alla procreazione 'alla vecchia maniera'. Questi ultimi sono una sorta di valvola di sicurezza in caso che il sistema abbia problemi, così da garantire la sopravvivenza della specie. Un mondo nuovo dove esiste anche un'area circoscritta dove una piccola comunità umana vive ancora 'allo stato brado' e che viene vista come uno zoo, un parco protetto dove è possibile far visita per studi antropologici, o semplicemente per una gita di piacere, per ammirare qualcosa di esotico.

In questa struttura sociale, il romanzo ci racconta le vicende di un Apha-Plus, ovvero di un elemento dotato di estrema intelligenza, di una ragazza Beta, ovvero di alto livello ma comunque condizionata per le proprie funzioni impiegatizie, e un 'selvaggio'. Quest'ultimo portato a Nuovo Mondo dalla riserva dopo che si è scoperto essere il figlio di una ragazza di mondo nuovo che era stata data per dispersa durante una gita all'interno della riserva stessa, molti anni prima. La vicenda è piuttosto ingenua e con un finale piuttosto stiracchiato, tanto da apparire molto meno accattivante rispetto agli altri due romanzi che ho citato all'inizio.
E' invece affascinante la costruzione del mondo nuovo pensata da Huxley, che ha immaginato un punto di non ritorno della nostra specie, ove per garantire la sopravvivenza (dopo un terribile conflitto mondiale), prende la decisione di rinunciare alla propria libertà evolutiva in favore di una società che possa garantire, pace, prosperità, salute, e benessere a tutti gli individui.
In questo caso non c'è un governo del terrore. Gli stessi dirigenti ad altissimo livello hanno subito il condizionamento quando erano dei feti. E' la società astratta, per come costituita, a mantenere gli equilibri e la qualità di vita.
Una prospettiva interessante, per quanto - comunque - aberrante. E dopo una ventina d'anni, con 'Ritorno al mondo nuovo' (n.d.r. Presente all'interno della edizione del libro che sto recensendo), Huxley torna a riflettere sulle sue intuizioni, in questo caso non con un romanzo, bensì con un vero e proprio saggio sul suo stesso lavoro. Saggio che sarebbe anche interessante, se letto in prospettiva delle mutazioni storiche avvenute tra il 1932 e il 1957, ma che è minato dal fatto evidente che chi sviluppa le riflessioni è il medesimo autore dell'opera originale, e di conseguenza è piuttosto indulgente sulle sue idee, e anzi tende a far convergere i fatti in modo tale da validare le intuizioni di Mondo Nuovo. Non manca ovviamente la critica allo scritto degli anni trenta, ma subito è evidente che l'autore non è intenzionato a smantellare il proprio lavoro, tutt'altro, sembra voler valorizzare la propria tesi indicandola come più probabile rispetto a quelle proposte da altri autori dispotici.

La cosa più inquietante è che Huxley è bravo a confermare la propria tesi, è bravo a raccogliere le componenti storiche che più facilmente conducono ai suoi ragionamenti, al punto che è facile convincersi della validità delle idee descritte ne Un Mondo Nuovo. E i suoi continui riferimenti al Nazismo, la capacità di Hitler di gestire il popolo come fosse un solo individuo, radunandolo sempre in massa ai suoi comizi, così che l'effetto gregge impedisse i ragionamenti del singolo, conducono al giorno d'oggi, ove la rete ha amplificato questo concetto oltre i confini della metafisica, tanto che ormai l'effetto gregge è ottenibile senza neppure esser più costretti a radunare le persone in grandi spazi per un comizio. La rete, le intuizioni di alcune forze politiche, ma anche religiose, e persino idelogiche, sono sotto gli occhi di tutti. Il movimento No-Vax ne è un esempio, i gruppi sempre più grandi capaci di immaginare complotti globali, ma anche le forze estremiste politiche e/o religiose, raccolgono 'adepti' alla loro forma di pensiero con una facilità disarmante, mentre le loro tesi - anche le più improbabili - diventano dogmi impossibili da smantellare, neppure con una pacata riflessione, o mettendo in evidenza fatti inconfutabili.
Secondo lo scrittore, se nei paesi poveri è più facile che si possa sviluppare un controllo della società basato sul controllo, o sul terrore, per il fatto che solo un potere forte può essere in grado di gestire le poche risorse disponibili per poi distribuirle alla popolazione; nei paesi occidentali, dove il benessere è tale da permettere la critica 'libera' alla politica, e un potere forte è vista come una minaccia al benessere raggiunto, è da temere uno sviluppo di controllo sulla popolazione basato appunto sui proclami - specie in situazioni di crisi, di minaccia esterna, o di calo delle materie prime - di chi dichiara alle masse di avere la ricetta giusta affinché lo status quo non muti. E avere il consenso popolare è il primo passo per poter manipolare la società e condurla a una struttura efficiente e sicura, ma priva delle libertà acquisite. Per dirla tutta... Già oggi abbiamo barattato la privacy con la sicurezza, piazzando telecamere ovunque, e convincendoci che sia normale raccontare tutto di noi in rete, rendendo disponibili informazioni personali, cosa che solamente una trentina di anni fa sarebbe stata inconcepibile.


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domenica 11 giugno 2017

Big Ass Spider - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
A volte c'è proprio bisogno di un film fracassone, che si prende in giro da solo, e che conceda un attimo di assoluto relax per riprendersi dal quotidiano stress di una vita piena di imprevisti. A volte c'è bisogno di un film fracassone e basta, senza motivi particolari. A volte ci si vuole divertire a cervello spento e ridere per l'assurdo, più che per una commedia ben congegnata.

Big Ass Spider è la risposta a queste necessità.

E' un film fracassone. Ha una trama basic che non vuole offendere nessuno. E' divertente. Il cast è più che decente e sa che sta facendo un film di questo tipo, per cui si diverte pure lui nel farlo. E vi dirò che alla fine funziona bene pur non essendo né un capolavoro, né un film di nicchia.

Siamo a Los Angeles. L'esercito ha commesso l'ennesimo errore, e si è lasciato scappare un piccolo ragno dai suoi laboratori. Che vuoi che sia... Solo che questo ragno è stato trovato all'interno di una serie di campioni riportati sulla terra da Marte. La piccola creaturina trova rifugio in un ospedale, dove saltando da un paziente all'altro, si nutre e cresce... Cresce... Cresce a dismisura.
E' evidente che l'esercito deve fare qualcosa, ma non ne sa nulla di ragni, e anche il migliore dei loro esperti sembra più interessato ad osservare l'evoluzione della creatura piuttosto che tentare seriamente di fermarla. Fortuna vuole che nell'ospedale fosse presente un disinfestatore professionista (n.d.r. Guarda caso accidentalmente morso da un ragno... terrestre!), e visto che l'esercito non riesce a contenere la creatura nonostante tutte le armi messe in campo, decide di prendere la palla al balzo e di pensarci lui... Perché in fondo, è il suo mestiere, quello di sterminare insetti pericolosi.

Il film è un mix irriverente tra la commedia, la fantascienza, e l'horror. E' volutamente un B-movie, ma è realizzato con un budget di tutto rispetto, per quanto non sia un colossal hollywoodiano, tant'è che alla fine lo si guarda volentieri tutto quanto, e ci si diverte. 


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sabato 10 giugno 2017

Capsule - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Alla fine della proiezione di Capsule mi è venuto un dubbio: Che sia vero? Che sia vero che l'Inghilterra, nel 1959, spedì segretamente un uomo in orbita - il primo uomo - su una capsula di tipo Hermes? In effetti non è vero. Si tratta di una storia inventata, per quanto sia così ben congegnata da sembrare vera a tutti gli effetti... Senza contare che questo indie film gioca sull'idea di essere basato su fatti reali fino al midollo, anzi... Fino ai titoli di coda.

Ma che cosa racconta Capsule? Siamo nel 1959, come ho già indicato, e la Gran Bretagna è riuscita a mandare un uomo nello spazio con molti anni d'anticipo rispetto ad America e Russia. Il pilota a bordo della capsula si chiama Guy Taylor, è un pilota britannico con esperienza, ed è il primo uomo a raggiungere l'orbita terrestre. Per riuscirci è stato sottoposto a più di tre anni di addestramento, in piena guerra fredda, ma a nulla l'addestramento può servire, quando si è soli nello spazio, e tutto sembra andare storto. La capsula è difatti piena di problemi. C'è poco ossigeno, e Guy soffre di ipossia. La radio va e non va. A volte riceve segnali dalla stazione spaziale inglese, ma ci sono interferenze molto forti, e in breve il suo unico contatto tecnico con la Terra svanisce. In compenso comincia a ricevere prima dei messaggi dall'Unione Sovietica, che gli intima di lasciare il loro spazio aereo immediatamente, poi con gli Stati Uniti, che pur essendo uno stato alleato, sospetta Guy di spionaggio dopo aver intercettato le sue precedenti comunicazioni.
Nel frattempo la situazione si fa sempre più disperata. Riuscirà Guy a tornare sulla Terra? Si salverà? Qualcuno lo aiuterà?

Ovviamente non vi svelo nulla riguardo a come va a finire. La pellicola è interessante, il film è ben costruito, anche gli effetti speciali, per quanto si debba considerare il fatto che sia una pellicola a basso budget, sono abbastanza credibili. Il ritmo è blando, la tensione non tocca mai apici epici (n.d.r. Scusate il gioco di parole). Ricorda un pochino Gravity, ma è di sicuro più serio e meno roboante. E' fantascienza? O forse è un film ucronico? In entrambi i casi ve lo suggerisco.




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venerdì 9 giugno 2017

Aurora nel Buio - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
Fulmine a ciel sereno! Aurora, sin dalle prime pagine, mi è stata antipatica. Sì, mi è stata estremamente antipatica. Antipatica nonostante i suoi trascorsi, nonostante i suoi problemi, nonostante tutto perché... Diciamocelo, entra nella vicenda come un elefante che visita un negozio di cristalli. 
Lei era una brava profiler a Torino, anzi... Lei era la migliore.
Poi è avvenuto il fattaccio, non ha aspettato i rinforzi, e ha combinato un casino al Mattatoio, tanto che quasi ci lasciava le penne, e comunque son morti tutti tranne lei, che si è buscata una scheggia di proiettile in testa, e ha perso il bambino che aveva in grembo, nonché il suo compagno, sia di lavoro, sia di vita.
E dopo mesi e mesi di cure mediche, e soprattutto psicologiche, Aurora riesce a mantenere il proprio lavoro, ma viene spostata in una cittadina di provincia, un posto tranquillo, perché nelle sue condizioni non può certo continuare a combattere in prima linea. 
Aurora è instabile, e ha un caratterino che 'mollala'. 
E cosa fa Aurora non appena arriva nell'amena località emiliana dove è stata dislocata? E' notte, vede i lampeggianti della polizia, subito si inserisce. Al commissariato non la conosce nessuno, non si è neppure presentata al suo capo, e già va sulla scena del crimine e pretende di fare tutto ciò che vuole, e addirittura, a voler che gli altri siano al suo servizio. Ovviamente il commissario Piovani non può che prenderla 'in strino' sin da subito... E chi non lo farebbe? E' come se un neo-assunto con contratto a Voucher cominciasse a dare ordini al proprio capo... Quanto tempo durerebbe il suo bel contratto di lavoro?
E infatti Aurora viene subito messa da parte. Ma lei è caparbia, e la sua caparbietà coinvolge Bruno, un poliziotto che la prende in simpatia forse perché pure lui ha avuto dei trascorsi niente male... Ma non c'è niente da fare, un tipino come Aurora, a pelle, mi è stata subito antipatica (n.d.r. Per non dire di peggio).
Poi le pagine scorrono, e le indagini prendono una direzione assurda, Piovani si impunta su una teoria strampalata, e il procuratore Torrese non fa che appoggiare questa idea. E allora Aurora, l'unica che alla fine si impegna veramente nelle indagini, acquista una nuova luce. Piano piano Aurora Scalviati conquista il lettore - mi conquista - e gli spigoli del suo carattere, che comunque non si ammorbidisce mai se non in momenti rari durante la lettura, diventano una forza aggiuntiva.

Aurora nel Buio è un romanzo fatto così, ha spigoli vivi, spine, pagine urticanti che mai lasciano la presa sul lettore, tanto che quest'ultimo non può mai dimostrarsi troppo delicato, o debole. Il killer è un tipo senza scrupoli. La storia è una storia che non lascia scampoli di tranquillità. I personaggi provengono da esperienze toste, difficili da amalgamare. E diciamocelo... L'unico che sembra avere una bontà d'animo vera e propria fa una brutta fine, forse per caso, forse no, in un rogo devastante. E se il thriller ci conduce verso un universo ben distante dalla tranquilla Emilia Romagna che tutti conosciamo, la storia nella storia è una caccia ai fantasmi, i fantasmi di Aurora, quelli di Bruno, quelli di Piovani, e i fantasmi di un killer che si svela essere pure lui vittima e carnefice, proprio come coloro che gli danno la caccia.
E' una storia dove i demoni non hanno pace, ed è inutile tentare di esorcizzarli, perché loro ritornano sempre. Ed è una storia che attraversa gli anni, i secoli, i millenni... E contro questi fantasmi non poteva nulla un esperto inquisitore, e figurati se possono farci qualcosa dei bravi poliziotti. Demoni interiori che si proiettano nella realtà, solidificano, piantano i propri malefici semi, e si riproducono di generazione in generazione, come rampicanti aggrappati ai cuori innocenti dei bambini, dei testimoni, delle vittime, ma anche dei persecutori.

Dopo tanto tempo ecco che Barbara torna al thriller con una rinnovata energia, con uno stile più ruvido e aggressivo, mantenendo però la poesia, la sua capacità di descrivere attraverso la musica, le emozioni, e le immagini. Uno stile che conquista, e che in realtà mi ha conquistato molti anni fa, quando ancora raccontava le vicende della piccola Amelia... Figuratevi voi. E comunque in questo thriller ho scoperto una nuova Barbara, o forse mi ero addolcito un po' leggendo le saghe di Scarlett e Zoe, perché l'autrice è feroce nei confronti delle sue creature, e lascia loro davvero poco respiro. E' una corsa contro il tempo, una corsa contro spietati mastini che non vedono l'ora di uccidere, è una corsa ostacolata dai meccanismi della burocrazia, della politica, o più semplicemente dalla cecità di elementi che cercano solo di nascondere la testa nella sabbia sperando che tutto passi, e che passi lasciando loro indenni. Barbara è abile in ogni dettaglio nel raccontare questa torbida vicenda, e regala piccoli trivia, citazioni cinematografiche, omaggi nascosti, che sicuramente riescono a illuminare gli occhi di chi è appassionato a questo genere narrativo. Non svelo nulla, ma in più occasioni mi sono soffermato a ricordare pellicole che ho amato, e libri che mi hanno fatto venire la pelle d'oca. 

"Tu non farai alcun male" Barbara, perché chi ti legge e ama i tuoi lavori, sa che hai un cuore buono che ama giocare con le emozioni più nascoste. Il lettore si tramuta nello speleologo dell'anima, e i personaggi che incontra in questo cupo thriller emiliano, sono tutti quanti delle profonde grotte in cui è possibile perdersi, e dove una luce può spegnersi in fretta a causa delle delusioni. Ma una via d'uscita c'è, ne siamo sicuri, perché Barbara ha un cuore buono, per lo meno nei confronti dei suoi lettori.

Aurora nel Buio è quindi un romanzo dai mille risvolti, dalle più nascoste sfaccettature, capace di assorbire anche il lettore più scafato, e forse anche quello più scettico. Davvero un libro notevole, che mi ha fatto provare emozioni forti, non solo per via della storia truce, soprattutto per via delle cicatrici nascoste dei personaggi, dei volti tormentati, degli animi nascosti, e delle maschere indossate per avere una parvenza di normalità, in un mondo che di normalità ne conosce poca, o forse nessuna. Un mondo inventato che rispecchia molto, forse troppo, la realtà, la quotidianità, la cronaca che tutti leggiamo distrattamente sui quotidiani. Nel romanzo di Barbara tutto ciò è presente, e potente, e costringe a leggere, e a terminare il romanzo velocemente, per la brama di conoscere, di provare emozioni, senza essere spaventati dalla sua mole, dal numero di pagine, perché alla fine ognuno di noi ha qualche cicatrice, e in piccolo, si sente un po' come Aurora, e sgomita nel suo mondo per fare spazio attorno a sé, e trovare un cantuccio dove sentirsi sicuri.

Lo consiglio vivamente.


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giovedì 8 giugno 2017

400 Days - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Film di questo tipo ne ho già visti parecchi, alcuni efficaci, altri così così, altri ancora da dimenticare. 400 Days si trova nel gruppo dei così così, un po' più sbilanciato verso l'efficace piuttosto che nell'altro senso.

Il tema trattato è sempre quello dell'esperimento scientifico, del gruppo di persone tenuto isolato per un certo periodo - in questo caso 400 giorni - per motivi più o meno vari. In questa pellicola l'idea è quella di valutare la capacità di quattro individui, quattro astronauti, di vivere in uno spazio ristretto per 400 giorni, in previsione della prima missione esplorativa umana su un asteroide. Gli elementi dell'equipaggio sono il Capitano Theo Cooper, il dottor Emily, Bug Kieslowski, e Cole Dvorak. Note a margine: tra Cooper ed Emily c'era una relazione affettiva chiusa da poco; Bug ha perso il figlio da poco; Cole ama le riviste porno.
L'intera missione è monitorata h24, ovviamente, e per garantire che l'esperimento non venga disturbato in alcun modo, la 'capsula', ovvero la simulazione di habitat che corrisponderà esattamente alla nave che sarà spedita nella fascia degli asteroidi, è sepolta sotto terra, ed è accessibile solo attraverso una botola che simula in tutto e per tutto i sistemi di aggancio standard delle navette spaziali. In più, l'intero habitat sarà alimentato a energia solare, con pannelli analoghi a quelli che avrà la vera astronave.
L'esperimento sembra funzionare, con alti e bassi, fino a pochi giorni dalla fine. Il giorno numero 379 accade qualcosa di sbagliato. Il sistema di purificazione dell'aria non funziona più a dovere... e si scopre che ciò è dovuto a un clandestino, un uomo in pessime condizioni fisiche, mezzo nudo, che si nasconde nell'impianto di areazione, e che si è introdotto nell'habitat a loro insaputa. I quattro astronauti, seguendo questo clandestino nella sua fuga attraverso i cunicoli, finiscono per uscire dalla simulazione e... Il mondo è cambiato parecchio da quando tutto ha avuto inizio. E' buio, un buio innaturale. L'intera struttura è coperta di polvere lunare. L'atmosfera è satura di polvere. C'è qualcosa di davvero anomalo... Per questo motivo tutti e quattro decidono di abbandonare l'habitat per cercare di capire cos'è successo e... In breve tempo si troveranno nei guai.

Il film funziona bene fino a pochi minuti dal suo finale. E' fantascienza, ma anche dramma, e anche thriller, se non addirittura horror. La struttura ha buone fondamenta, per quanto si noti che non sia un film dal budget elevato. No, non ci sono alieni assassini, né spettri, né altre forme estranee a ciò che ben conosciamo. E' l'animo umano ad essere raccontato, quello di quattro cavie, di quattro persone poste di fronte a ostacoli che mai avrebbero immaginato.
Il difetto è il finale ambiguo. Senza spoiler è difficile affrontare l'argomento, ma è evidente che ciò che avviene negli ultimi minuti di girato è a dir poco fuorviante. Sembra quasi che lo sceneggiatore non abbia trovato un buon modo per chiudere una vicenda costretta a franare verso una tragedia senza vie di scampo. E' un lieto fine? E' l'ennesima beffa? Io sono ancora lì a pensarci.  




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mercoledì 7 giugno 2017

Comacchio, la piccola Venezia - #ReportageFotografico

Glauco Silvestri
Non appena si arriva a Comacchio risulta evidente perché essa sia chiamata 'La Piccola Venezia'. I canali la fanno da padroni, e se probabilmente il centro storico si percorre in un paio di mezz'ore, il fascino di ogni angoletto costringe il visitatore a soffermarsi, a curiosare, a visitare le chiese, i cortili, e i piccoli angoli nascosti di questa cittadina.

I canali e le imbarcazioni appaiono con discrezione, sempre dopo aver voltato l'angolo. Alcune di esse sono ferme da sempre, offrono semplicemente un'occasione di ristoro, con tavolini all'aperto e un ristorante sulla strada che propone le sue vivande; altre invece sono barche di pescatori, alcune di esse hanno la rete bella tesa, magari qualche anguilla dentro - immagino finta per i turisti, perché non si sente puzza di pesce nonostante il caldo torrido - intrappolata nelle rete in bella vista.

Barca

Barca da Pesca

Ponte degli Sbirri

I ponti di pietra sono il simbolo di questa cittadina, in special modo il Treponti, ovvero un ponte a tre rampe che funge da piazzetta sopraelevata sull'acqua. Questo è probabilmente il monumento che simboleggia maggiormente Comacchio, e per la quale è conosciuta un po' ovunque (n.d.r. A parte l'anguilla).

Treponti

Treponti

Treponti il luogo dove tutti si fotografano, dove tutti rinfrescano le lezioni di italiano a scuola, per via delle due targhe in marmo poste sulle torri, ove son citati La Gerusalemme Liberata e L'Orlando Furioso (n.d.r. Che a loro volta citano Comacchio).

Double Selfie

Il cielo della soleggiata Comacchio è intenso. Forse a causa delle abitazioni basse, forse a causa delle acque che ne definiscono i confini, e solo il volo delle rondini, ma soprattutto dei gabbiani, lo tingono con colori differenti dall'azzurro.

Rondinella

Gabbiano

Ma non si può sempre stare con gli occhi rivolti al cielo, anche se in questo giugno accaldato per strada c'è davvero poca gente per strada. Vanno ammirate le case colorate, come ho già detto basse e tozze, che si specchiano nell'acqua dei canali, e che nel loro riflesso diventano più slanciate e affascinanti.

Specchio

Vuoto sotto il sole

Ancient Times

Cercando Frescura

Poi c'è la massiccia Torre dell'Orologio, altro simbolo di Comacchio. Essa, grazie alla madonnina con Gesù in grembo e sempre in osservazione delle basse case del centro storico, protegge benevolmente la cittadina ogni giorno del calendario che passa.

Torre dell'Orologio

Madonnina

The Night is Coming

Ed è verso sera che ci si congeda da questa breve visita alla Piccola Venezia, sempre piena di sorprese, perché per le strade - improvvisamente - ci troviamo a tifare per gli atleti che con energia e vigore affrontano una gara storica della cittadina, ovvero la 11 ponti.

Mini Maratona 11 Ponti

Mini Maratona 11 Ponti

Qui si chiude il percorso nella accogliente Comacchio. Vi invito ad andare a visitare il mio album su Flickr dedicato a questo viaggio, cliccando qui, ove troverete altre immagini suggestive.


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martedì 6 giugno 2017

Cos'è il destino?

Glauco Silvestri
L'anatomia è il destino.



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