mercoledì 31 maggio 2017

Il mandolino del capitano Corelli - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ma lo sapete che ho scoperto solo ora che Il mandolino del Capitano Corelli ha la medesima regia di Shakespeare in Love? Ora tutto mi quadra. Ora capisco perché questo film mi piace tanto. Gli ingredienti sono tanti, ben mixati, e la vicenda è narrata con una delicatezza davvero inimitabile. C'è humor, c'è tensione, c'è amore, c'è musica... Non manca davvero nulla in questa favola che di favola ha poco, visto che la storia di Cefalonia è una vicenda vera.

Siamo nella seconda guerra mondiale. Gli italiani combattono in Albania per farsi strada verso la Grecia. Solo che le sorti della battaglia volgono al peggio, e con solo 8000 uomini, l'esercito italiano è costretto ad arretrare e a rinunciare alle sue velleità di conquista... Per lo meno finché non sopraggiungono le forze tedesche in aiuto. La Grecia si arrende in fretta di fronte alla potenza militare della Germania, ma fatica ad accettare che sia poi l'Italia a presidiare il territorio, soprattutto a Cefalonia, isola con un grande orgoglio nel cuore di chi la popola, dove gli italiani sono davvero malvisti. Fortunatamente a Cefalonia arriva la guarnigione del Capitano Corelli, un gruppo di artiglieri veraci, amanti del buon canto e della bella vita, poco inclini a uccidere, molto inclini a gioire della vita e delle sue bellezze. Il carisma goffo degli italiani viene subito apprezzato, mentre il controllo impacciato della guarnigione tedesca è vista sempre con sospetto. Ma tutto ciò scende in secondo piano perché ciò che conta è l'amore che nasce tra la bella Pelagia, figlia del medico locale, e il Capitano Corelli. Lei è promessa in matrimonio al pescatore Mandras, ora a combattere con i partigiani, e se all'inizio si oppone al gentile corteggiamento dell'italiano, alla fine cade nel suo fascino galante e pieno di attenzioni. L'amore dura a lungo, quasi tre anni, quando l'Italia si arrende alle forze alleate e viene siglato l'armistizio. La guarnigione tedesca di Cefalonia chiede ai soldati italiani di deporre le armi, promette il rimpatrio, ma il dubbio aleggia nell'aria. Voci non confermate affermano che i tedeschi, a Patrasso, hanno ingannato gli italiani conducendoli ai campi di concentramento piuttosto che in madrepatria. E se il dubbio fa tentennare gli italiani, allo stesso tempo i tedeschi diventano più aggressivi. Ci scappa il morto, e in un attimo tutto diventa chiaro, limpido. E' evidente che le truppe italiane non possono nulla contro quelle tedesche, però decidono comunque di appoggiare la resistenza, e la guerra scoppia nuovamente nella piccola isola greca. Le perdite sono tantissime, e i superstiti vengono fucilati dai tedeschi. Corelli si salva solo perché uno dei suoi uomini gli fa scudo... Ma è costretto a lasciare l'isola per non mettere in pericolo Pelagia, il futuro è incerto, e nessuno dei due sa se mai riusciranno a rivedersi...

Lo so! C'è Nicolas Cage, Ma quando ci si mette è davvero bravo, per lo meno, io lo ritengo davvero bravo. Poi c'è la bellissima Penelope Cruz, c'è John Hurt, c'è Christian Bale... Che volete di più? La storia è ricca di eventi, i ritmi mutano in continuazione, e il mix tra humor e dramma è davvero ben fatto. Credo fermamente che questo film sia un piccolo capolavoro.

Da vedere.



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martedì 30 maggio 2017

Banconote da 100

Glauco Silvestri
Cristo. Avere solo banconote da cento è orribile quasi come essere al verde.



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lunedì 29 maggio 2017

Monolith, Secondo Tempo - #Fumetti #Recensione

Glauco Silvestri
Ed eccomi a parlare, finalmente, del secondo tempo di Monolith. Volume più sottile rispetto alla sua prima parte, con un epilogo piuttosto veloce, seppure non frettoloso. In questa seconda parte, infatti, si da più spazio alle immagini che alla storia. Tutto è già stato raccontato in precedenza. La partenza di Sandra e di suo figlio sulla Monolith. Lo scherzo del destino che li ha visti intrappolati, nel bel mezzo del deserto, l'uno dentro la macchina, e l'altra fuori dalla macchina. Una vicenda che si può sicuramente leggere su più livelli: dal thriller puro, con la madre disperata che vede il figlio soffrire chiuso sigillato dentro la vettura immobile e inscalfibile; al dramma umano della donna, costretta a lottare per la propria sopravvivenza contro i lupi, i serpenti, il caldo del deserto, e la mancanza di liquidi, nonché di cibo; fino al dramma emotivo, il senso di colpevolezza di una madre che si sente incapace di avere cura del proprio bambino, e che lo vede morire davanti ai propri occhi senza riuscire a far nulla per salvarlo.

Ma come ho detto, questo secondo volume è meno corposo del primo, e sotto sotto viene il sospetto che Monolith avrebbe potuto essere pubblicato in un solo volume senza grossi problemi, e senza turbare le scelte narrative, e senza turbare la produzione della pellicola e la sua diffusione in Italia, che credo arriverà solo ora che entrambi i volumi sono in vendita, mentre all'estero è già stato proiettato. Meno corposo e un po' precipitoso, perché se da un lato il disegno affascina, specie quando Sandra viene morsa da un serpente corallo, quando è colpita dalle allucinazioni, che - colpo di genio - vengono rappresentate cambiando completamente lo stile dei disegni, dall'altro lato la narrazione corre veloce verso una conclusione lampo, e un'ultima pagina che lascia qualche dubbio sull'interpretazione del finale.

Si saranno salvati? La Monolith li avrà salvati?

Ed è qui il colpo di scena, perché l'intera vicenda non porta a una chiusura certa della storia, e lascia al lettore, in puro stile 'Recchioni', una libera interpretazione di quelle ultime tavole.

Bellissimi i disegni, ottima la narrazione. Del resto son diventato un lettore accanito delle opere di Roberto Recchioni, e qui su queste pagine ne ho recensite già tante. Interessante anche le ultime pagine della pubblicazione in cui si racconta delle scelte stilistiche per la realizzazione dell'opera, sia per quanto riguarda la sceneggiatura, che per forza di cose doveva partire dall'idea primogenita dell'autore, ma poi dividersi per motivi 'tecnici' nelle due varianti (n.d.r. Cinematografica e Fumetto), sia per quanto riguarda le scelte grafiche.

E alla fine, sì, è davvero un bel prodotto!


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domenica 28 maggio 2017

Oggetti del passato

Glauco Silvestri
Per certi versi sono un tipo nostalgico, per altri guardo molto al futuro, e di solito il presente non mi soddisfa mai totalmente. Forse ho uno spirito indomito, o forse sono uno che fatica ad accettare ciò che ha nel presente. 
Guardo indietro, guardo avanti, ed è raro che mi guardi attorno e mi dica: apperò!
E' per questo motivo che ci sono momenti in cui cado nella nostalgia. Specie se riguarda la mia infanzia, e chissà perché! 

Tornando a bomba, ieri sera mia madre ha tirato fuori da un armadio un oggetto che ha ritrovato facendo un po' di sgombero. Io ero andato da loro a trovarli e, quando ho visto ciò che aveva in mano, mi sono quasi commosso.

E' un registratore a cassetta, il mio primo registratore a cassetta, ed è ancora in perfette condizioni, proprio come me lo ricordavo... Subito mi si sono risvegliati ricordi incredibili, quando con mio babbo ci mettevamo di fronte al televisore per registrare sulle cassettine le colonne sonore dei cartoni animati... 
Che ricordi incredibili che possono risvegliarsi semplicemente toccando vecchi oggetti.


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sabato 27 maggio 2017

#Canon vs #Nikon

Glauco Silvestri
Premessa importante: Io ho una Canon. Ho una Canon perché la mia primissima reflex fu una Canon, che scelsi per un vantaggio tecnologico che - all'epoca - Nikon non offriva, ovvero un sistema furbo per proteggere gli scatti appena fatti da una apertura sfortunata dello sportello di estrazione della pellicola. In pratica la Canon, non appena veniva inserita la pellicola, la svolgeva tutta dal suo contenitore, per poi, una volta fatto lo scatto, riavvolgere subito la foto dentro il suo contenitore. Con questo sistema le foto scattate venivano poste sin da subito sane e salve dentro il rullino... mica male, no?

Ma son passati più di trent'anni da quell'epoca, e le reflex sono cambiate parecchio, e il confronto tra apparecchi fotografici, oggi, è diventato molto più complicato perché tutti i produttori, non solo Canon e Nikon, sfornano nuovi modelli con un ritmo forsennato, al punto che una fotocamera diventa pressoché di vecchia concezione già dopo un anno di vita.

Tornando quindi al confronto in cui si parla tanto in rete, nei forum, nei blog, nelle testate giornalistiche online e non, eccoci ad affrontare il match del secolo: Canon o Nikon?

La mia prima reflex è stata una Canon, per cui quando ho deciso di passare a una reflex digitale, in un primo momento, ho pensato di rimanere su Canon perché già possedevo delle ottiche e altra attrezzatura che, con una Nikon, non avrei potuto sfruttare. Col senno di poi, la gran parte della vecchia attrezzatura non era più all'altezza, ottiche lente nel mettere a fuoco, rumorose, flash rotto (n.d.r. Stando chiuso in un cassetto... boh!), eccetera eccetera... in pratica del vecchio che avevo continuo ad usare solo il comando remoto! 
In pratica, col senno di poi, avrei potuto scegliere liberamente tra Canon e Nikon senza troppe remore.
Ma tant'è! Qui dobbiamo giungere a un quid, a un risultato, in questo scontro epico tra due colossi che si dividono praticamente il 90% del mercato.

Vediamo cosa accade nel mondo: Nell'ultimo Contest del World Press Photo, Canon è stata la fotocamera più usata col 55% dei fotografi, contro il 30% di Nikon.

fonte dell'immagine: qui.
Nella selezione delle foto migliori, sempre riferito Contest del World Press Photo, ancora una volta è Canon a occupare le prime cinque posizioni.

fonte dell'immagine: qui.

E' però complicato tradurre queste informazioni, specie se si deve fare una valutazione tecnica tra due marchi blasonati come quelli che abbiamo in discussione (n.d.r. Avete notato che compare anche la mia 'piccola' Canon 700D?). Ed è ancora più complicato perché difficilmente è possibile fare un confronto tra singole reflex dello stesso livello, visto che i modelli Canon e Nikon, neanche a farlo a posta, escono scaglionati per cui il modello di uno risulta più avanzato di quello dell'altro e viceversa ogni circa sei mesi, come fossero su una altalena perpetua.

Quindi? Il mio consiglio è di provare entrambe le fotocamere. A livello tecnologico entrambi i marchi offrono un livello davvero elevato. Nikon ha qualche vantaggio sugli ISO alti, Canon ha qualche vantaggio su messa a fuoco e produzione di video, ma in generale, i due contendenti se la giocano proprio sui piccoli dettagli.
Ciò che può determinare una scelta individuale è relativa all'ergonomia dei comandi, il peso della fotocamera, la fruibilità dei menù... tutti elementi che possono piacere o meno a seconda dei propri gusti personali. 
Canon ha sposato un certo tipo di approccio che molti ritengono più semplice (n.d.r. I modelli entry level hanno persino la possibilità di ricevere consigli, una sorta di tutor virtuale, mentre eseguono i loro scatti) rispetto a quello di Nikon, che è forse più professionale. Non c'è giusto, e non c'è sbagliato in questo ambito. C'è solo il mi piace e il non mi piace.

Sappiate però che, una volta scelta una strada, sarete vincolati a essa per parecchio tempo, visto che acquisterete obiettivi e accessori legati a quella marca, e se vorrete cambiare, vi toccherà investire nuovamente soldi non solo nella fotocamera, ma anche in tutti gli accessori equivalenti, perché quelli che avrete già in casa non saranno più compatibili (n.d.r. Lasciate perdere gli adattatori, sono una scelta che costringe sempre a compromessi, a scontentezza, e infine, ad altri soldi buttati al vento).

La conclusione di questo scontro è di conseguenza uno stallo imbarazzante, nonostante ovviamente il mercato sembri premiare Canon rispetto a Nikon.
E' anche vero che la migliore fotocamera in assoluto, a oggi, rimane il fotografo.
Il fotografo è l'occhio, la creatività, la scelta del soggetto, e la scelta dell'inquadratura. La tecnologia, oggi come ieri, non può sostituire il fotografo. Non a caso molti dei più famosi fotografi del mondo non stanno al passo con i tempi con la tecnologia, e quando possiedono un mezzo che li soddisfa, difficilmente se ne separano.


Probabilmente è questa la risposta più corretta: non avere fame da tecnologia, e piuttosto seguire il proprio istinto fotografico. Scegliere la reflex più adatta alle proprie esigenze, dimenticarsi di quanto offre il mercato, di ciò che offrirà in futuro, di quali tecnologie sono alle porte, di quali sono già implementate e di quali un marchio farà uso e di quali no... Date retta alle foto che volete fare, a come vi trovate con la fotocamera che impugnate, e dimenticatevi del marchio che c'è scritto sulla scocca.

E io? Oggi, se non avessi una fotocamera tra le mani, cosa sceglierei tra i due grandi contendenti? Probabilmente prenderei una Pentax, così taglio la testa al toro, e vi metto ancor di più in confusione.




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venerdì 26 maggio 2017

Inferno - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Sorpresa! Inferno mi è piaciuto davvero. Per una volta la trama non è lineare, non si capisce chi è nel giusto e chi no, e anche la 'caccia al tesoro' non va sempre nel modo giusto, visto che Langdon non è proprio in forma durante l'intero film.

Siamo a Firenze. Langdon si risveglia in un letto di ospedale, confuso, con un trauma cranico, ferito, debole, con strane pustole sul corpo, e una profonda amnesia. Non ha neppure il tempo di riprendersi che già deve fuggire da un carabiniere che spara senza scrupoli per ucciderlo. Ad aiutarlo c'è solo il medico di turno, Sienna Brooks, che fugge assieme a lui più per salvare la propria pelle che proprio per aiutare la fuga al ricercatore di Harvard.
Pian piano si dipanano i dubbi. Sembra che Langdon sia coinvolto nel trafugamento di un virus mortale chiamato Inferno. Dietro a questo virus corrono parecchie persone, dall'OMS, a un trafficante di armi, fino a un gruppo folle che pensa che l'unica soluzione di salvare la razza umana e il pianeta Terra sia quello di dimezzare la popolazione umana, diffondendo ovviamente il virus Inferno.
Questo virus è stato però nascosto. L'unico indizio è una sorta di mappa che guarda caso è nelle mani di Langdon, ma questi non si ricorda proprio nulla.

Regia davvero ben costruita, fotografia eccezionale, ambientazioni quasi perfette, c'è giusto qualche piccolo dubbio in alcune scene, ma roba fugace, che si possono tranquillamente ignorare. Niente esagerazioni, niente di assurdo, niente che riconduca ai difetti per cui i precedenti lavori di Ron Howard dedicati agli scritti di Dan Brown non mi erano piaciuti. Bravo anche Hanks, che forse - e finalmente - ha capito come vestire i panni di Langdon. Bravina anche Felicity Jones...

Insomma: Bello!


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giovedì 25 maggio 2017

Parco lungo il fiume

Glauco Silvestri
Bologna, fiume Reno, parco di Casteldebole (qui).

Domenica mattina c'era un bel sole. Stare in casa non aveva molto senso, per cui io e la mia morosa abbiamo deciso di andare a fare due passi lungo il Reno, nel parco di Casteldebole. L'istinto ha voluto che decidessi all'ultimo istante di portare con me la Canon e...

Lumachina

Lo sguardo della mia morosa viene affascinato da una lumachina aggrappata a una foglia secca. Tra le fronde il sole un po' brilla e un po' no. Ho atteso l'attimo giusto e ho scattato. Il bianco e nero era d'obbligo per dare risalto alle luci e alle ombre, ma soprattutto alla creaturina, e al contrasto forte dell'essere vivente che si aggrappa a una natura morta per sopravvivere.

Unidentified Growing Flower

Non conosco questo strano fiore. E' colorato di blu e punteggiato di giallo. Davvero peculiare, ma nel verde mi è venuta voglia di mettere in risalto più le sue forme che i suoi colori sgargianti, per cui anche qui ho scelto una deriva in bianco e nero, ma dai toni molto meno cupi.

Ape

Stesso fiore, ma ancora una volta ho preferito dare risalto a un secondo dettaglio, o a un soggetto più curioso, ovvero un'ape. Se ne vedono davvero poche in giro negli ultimi tempi... La cosa mi preoccupa!

Violette e Margherite

Torno sul bianco e nero per giocare con i contorni, con le luci, e per mettere in mostra i dettagli che spesso all'occhio nudo sfuggono. In primo piano potete vedere due piccole violette, con il loro stelo pelosetto, che crescono solitarie in un mare di erba, trifoglio, e margherite.

Red Dress Code

Colori belli carichi per questo papavero immortalato in un primo piano d'eccezione. Affascinante è la sua freschezza circondata da boccioli che attendono solamente di mostrare la bellezza dei fiori che ancora nascondono alla vista.

Into the Wild

I papaveri rimangono il mio soggetto, e seppure questa foto possa apparire molto 'banale' e simile a tantissime altre che si vedono in giro, la propongo perché sono rimasto attratto dalle diagonali. Gli steli dei fiori che si alzano piegando verso destra, e i tronchi degli alberi invece piegati sulla sinistra.

Papaveri

E ancora un'ultima foto dedicata ai papaveri. Qui il fiore è nascosto tra steli di piante più alte, qualche radicchio selvatico, e - soprattutto - è contornato da una miriade di boccioli che sembrano avere in testa una piccola corona di gemme brillanti.

Con questo è tutto per oggi. Come mio solito, tle foto sono visibili anche sul mio account flickr, che potete raggiungere cliccando qui.




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mercoledì 24 maggio 2017

Non ce la posso fa...

Glauco Silvestri
Perdonate il momento di outing ma: e che caspita!



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martedì 23 maggio 2017

L'aspetto fisico

Glauco Silvestri
A volte mi chiedo addirittura se l'aspetto fisico non stia alla base della maggior parte delle amicizie femminili: c'è la bella ragazza che ne frequenta una meno bella per rafforzare il suo ego, oppure c'è la ragazza attraente che (avendo imparato la lezione) si cerca amiche attraenti per non avere a che fare con l'inconsulta gelosia di un'altra. Dopotutto, è più facile gestire le proprie insicurezze. Quelle degli altri sono difficili da individuare, impossibili da domare e perciò altamente pericolose.




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lunedì 22 maggio 2017

Ricchi premi e cotillons…? No, #sconti ed #ebook #gratis

Glauco Silvestri
Di recente ho sistemato un po' la mia libreria.

Probabilmente lo avrete già notato - per lo meno se mi seguite con costanza - perché ho aggiunto ben 13 pubblicazioni su carta nate direttamente dagli omonimi ebook già esistenti sul mercato. Ciò mi ha spinto a dare un'occhiata anche ai prezzi, e visto che di recente Amazon ha offerto la possibilità di inserire valori direttamente in euro piuttosto che in dollaroni americani, ho pensato di sistemare anche questa cosa così da evitare, in futuro, la consultazione del cambio euro-dollaro. E' una cosa che viene comoda soprattutto a me che devo gestire un parco-libri già grandino, e che ho sempre meno tempo libero da dedicare a questo genere di burocrazia.

In pratica: I prezzi degli ebook sono leggermente cambiati (n.d.r. Gli ebook più corti sono calati di prezzo, quelli medi sono leggermente aumentati, quelli lunghi sono rimasti uguali... Sempre e comunque senza mai andare sopra ai 3,5 euro), e si sono aggiunti dei titoli stampati su carta. 

E cosa succede quando i prezzi dei miei ebook vengono ritoccati? C'è un bel periodo di sconti, offerte, e promozioni gratuite.

Così anche in questo caso mi sono adoperato in questa direzione. Gli sconti toccheranno tutte le mie pubblicazioni elettroniche, non quelle cartacee (n.d.r. Rimane valida la possibilità di avere l'ebook a prezzo scontato se si acquista il libro stampato). 
Il periodo in cui appariranno copre un lasso temporale che va dal 23 Maggio 2017 al 19 Giugno 2017.
La maggior parte delle promozioni sarà raccolta alla fine di maggio, mentre alcune, per motivi arcani su cui non ho voluto investigare, Amazon le ha volute diluire a cavallo della metà di giugno.

Segnatevi queste date, se avete intenzione di leggere un mio ebook, perché sarà una buona occasione per spendere qualche cent in meno, o addirittura per avere quell'ebook senza dover tirare fuori la carta di credito.

Buona Lettura!

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sabato 20 maggio 2017

Angeli e Demoni - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Prosegue la mia carrellata cinematografica dedicata a Dan Brown. Ok. Io non sono mai stato un grande appassionato di questo autore, ma i film mi sono capitati per le mani, e di conseguenza non possono esimermi dal recensirli, visti i miei 'scopi originari' che ha dato vita a questa serie interminabile di recensioni.

Parliamo di Angeli e Demoni. Film ambientato nella nostra Roma.

Il mondo è in lutto per la scomparsa del Santo Padre. Il mondo non sa nulla del furto di un campione di antimateria in seguito ad un esperimento al CERN di Ginevra. Mentre la Città del Vaticano si appresta ad eleggere una nuova guida spirituale una oscura minaccia grava su tutti quanti: gli Illuminati sono tornati, e pretendono vendetta nei confronti della Chiesa, per tutto ciò che hanno dovuto subire nei secoli a causa dell'oscurantismo religioso. E la minaccia è terribile, visto che si vuole fare dell'antimateria una bomba con cui far scomparire l'intera Città del Vaticano in una esplosione senza eguali. Ma prima devono essere eliminati, con un rituale ben preciso, i quattro pretendenti al papato. E visto che le Guardie Svizzere non sanno che fare, che la polizia annaspa, allora il collegio cardinalizio assolda Robert Langdon per dipanare la minaccia e salvare il mondo cristiano senza che - ovviamente - nessuno se ne accorga.

L'immagine che si fa del nostro paese, delle nostre istituzioni, è sempre rasente alla macchietta napoletana delle commedie anni sessanta. Gli americani proprio non ce la fanno proprio a vedere l'Italia per ciò che è. E idem per la Chiesa, che è dipinta come una istituzione medievale dove la calma e la fede prevalgono su tutto, e dove ci si arrende al proprio destino con stoico amore per Dio e la cristianità tutta. Per di più questa pellicola è una banale caccia al tesoro, che, diciamocelo, potrebbe essere interessante se non fosse esagerata, surreale, al cardiopalma, in pratica sullo stile di 24. Se poi si pensa a come va a finire, all'inutile complicazione delle macchinazioni del camerlengo... va be'. 
L'interpretazione di Favino è buonina, mentre Hanks continuo a vederlo fuori posto nei panni di Langdon. 

Il film comunque non è da buttare via. La regia e la fotografia è ottima. Con un bel secchio di pop-corn e il cervello spento si riesce a guardare.


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venerdì 19 maggio 2017

La Forza delle Immagini - #Mostra #Fotografia

Glauco Silvestri

Era parecchio che volevo visitare il MAST (n.d.r. Acronimo di Manifattura di Arti, Scienze, e Tecnologia). Si trova non lontano da casa mia e, come avviene spesso in questi casi, visto che è comodo, si rimanda sempre per dare la precedenza ad altre cose più lontane e 'scomode'.

A ogni modo questo weekend sono riuscito a ritagliare un pomeriggio per andare a visitare questa 'manifattura' sorta dalle ceneri di un ex stabilimento industriale. Il motore di questa visita è stata una mostra fotografica dedicata al mondo industriale. E' un genere di fotografia affascinante, la fotografia industriale, perché se da un lato è interconnessa alle attività umane, da altri punti di vista ci mostra il mondo in cui viviamo attraverso immagini che non sono consuete alla maggioranza di noi. Ovvio che, lavorando in un ambito industriale, per quanto non metallurgico, ho ritrovato nelle immagini esposte una parte del mio mondo, ma la collezione completa è comunque una sorta di illuminazione complessiva del rapporto che esiste tra il lavoro, l'uomo, l'ambiente, e la natura in generale.

Il percorso offerto dal MAST è garantito da un centinaio di immagini. Gli autori sono tutti nomi importanti, non starò ad elencarli perché mi pare una perdita di tempo, visto che il messaggio dell'esposizione dovrebbe essere un altro, ovvero portare alla consapevolezza di ciò che siamo in grado di fare, delle conseguenze di ciò che facciamo, e di come potremmo/dovremmo muoverci per un futuro più radioso.

Ed è percorrendo le gallerie del MAST che si possono studiare i volti degli operai al lavoro, che siano camionisti, saldatori, sarte, infermiere o semplici facchini. Si possono studiare le architetture complesse dei macchinari. Si possono studiare i laboratori scientifici, gli uffici che tanto non si discostano da quelli in cui lavoro io, e i laboratori dove si fanno test sulle componenti elettroniche. Si possono anche ammirare paesaggi industriali complessi, ma pure osservare le conseguenze di una esplosione nucleare, o ancora, immagini sconvolgenti delle discariche a cielo aperto del Bangladesh, o di siti industriali obsoleti ormai lasciati al loro destino.

Fotografie d'impatto, potenti, affascinanti, e inquietanti.
Immagini che fanno riflettere e che aiutano a comprendere il percorso intrapreso da noi esseri umani, le nostre capacità, le nostre idiosincrasie, le nostre potenzialità, e le nostre debolezze. Nel bene e nel male, queste immagini fanno parte della nostra storia, della nostra evoluzione, e sono rappresentanti dell'era industriale, del nostro cammino arduo, della nostra evoluzione da creatura che subiva passivamente agli eventi naturali, a creatura capace di costruire il proprio destino (n.d.r. Qualunque esso sia).

La mostra è gratuita, per è una occasione d'oro da non perdere. 

Sarà disponibile fino al 24 di settembre prossimo. 
Assieme all'ingresso viene fornito anche un piccolo catalogo delle immagini esposte, cosa gradita visto che all'interno non è possibile fare fotografie. E prima di visitare l'esposizione vera e propria, è possibile anche 'giocare' con alcuni apparecchi didattici che permettono di vedere come funzionano alcuni sistemi meccanici, da semplici macchine per avvolgere nella carta i cioccolatini, a un cambio di tipo motociclistico, fino a giungere a un vero tavolo da disegno dove poter progettare qualche elemento meccanico di biciclette, elicotteri, chitarre, e perfino di un'auto di formula 1.

In pratica, questa esposizione è un 'must' da non perdere, per cui andate al MAST, e perdonate il mio pietoso gioco di parole.

Maggiori info: qui, qui e qui.




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giovedì 18 maggio 2017

Il Codice da Vinci - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ancora mi chiedo come abbiano fatto a costruire la piramide di cristallo del Louvre senza che nessuno si accorgesse del fatto che, sotto di essa, veniva nascosta la tomba di Maria Maddalena... Ma soprattutto: Come facevano a trasportare un sarcofago in pietra scolpita da un posto all'altro senza che nessuno se ne accorgesse, e ancora, senza che se ne accorgesse chi da secoli la stava cercando per distruggerla? Misteri che solo Dan Brown potrebbe svelare, se non fosse che stiamo parlando di narrativa, o meglio, di un film, il primo di una trilogia, Il Codice da Vinci.

Ok, ho fatto un po' di spoiler ma ormai suppongo che tutti abbiano letto il libro, o per lo meno visto il film di Ron Howard. Un'opera che devo dire non mi ha mai conquistato, nonostante il suo successo globale, e che anche a distanza di tempo, quando gli offro una opportunità di redimermi, mi lascia sempre con l'amaro in bocca.

Cosa non mi piace? Che tutto avvenga per successione di eventi. Non ci sono incroci. E' come un vecchio videogame dove, seguendo un percorso, bisogna cogliere gli elementi giusti per poter andare avanti. E' uno schema lineare che di solito viene tradito da un singolo elemento fuori posto, che di solito è l'elemento chiave per il colpo di scena finale. E toh... Chi è Sophie se non la figlia di Gesù e Maria Maddalena? Colpo di Scena! Peccato che con un briciolo di intuito mi è sempre parso evidente che fosse lei la chiave di tutta la faccenda, e non appena rivelato al pubblico che tutto gira attorno al'umanità di Gesù, e al fatto che abbia avuto moglie e figli... Il cerchio mi si è chiuso a metà film.
Ops! Mi sa che ho fatto un secondo spoiler...
Cosa mi piace? Le ambientazioni, il ritmo, le interpretazioni. Funziona tutto abbastanza bene e posso dire che le uniche due parti che non mi hanno conquistato sono quelle interpretate da Tom Hanks, forse un po' troppo imbalsamato e inespressivo, e da Audrey Tautou (n.d.r. Già vista ne Il favoloso mondo di Amelie), che mi ha ricordato le tristi interpretazioni delle attrici de noialtri nelle serie televisive italiane a basso budget.

Quindi? Il film intrattiene bene, ma non c'è Thrilling vero, non c'è Sorpresa vera, non c'è Spessore che meriti. Va bene per una serata di pioggia, per divertirsi a cervello spento, o poco più.


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mercoledì 17 maggio 2017

Arrival - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Arrival mi ha ricordato piacevolmente Contact. Lo schema è il medesimo, e se nel primo gli alieni si fanno vivi fisicamente mentre nel secondo è un semplice messaggio proveniente da un pianeta lontano, il percorso della trama non vira di molto, e c'è persino il 'sabotaggio' in entrambi i casi!

Detta in soldoni: Gli alieni arrivano sul nostro pianeta. Dodici navi si avvicinano al suolo in diversi punti della Terra e concedono un primo contatto con i terrestri. Le specie aliene sono molto differenti da noi, sembrano amichevoli, ma è difficile comunicare. Però qualcosa salta fuori, e quando le informazioni diventano comprensibili, tutti si spaventano perché - sembra - gli alieni stanno fornendo gli elementi per costruire un'arma. Solo che viene dato un pezzo a ogni singola nazione. L'idea di base è quella di spingere i popoli a collaborare per costruire l'arma, ma i popoli diventano sospettosi e chiudono le comunicazioni per paura che qualcuno ci arrivi prima e usi l'arma per avere il controllo sugl'altri. A far da paciere sarà una traduttrice, perché in fondo c'è stata una grossa incomprensione tra terrestri e alieni. L'arma è in realtà... Non ve lo dico.

Ecco, questo è un film di cui è difficile parlare senza fare spoiler. Il problema è sempre quello dei paradossi temporali, che però in questo caso vengono risolti in modo elegante, per quanto discutibile, eliminando il libero arbitrio. 
Non so... La cosa mi rende perplesso.
A ogni modo il film si guarda volentieri per quanto non sia un capolavoro. E' ben costruito e i personaggi interpretano in modo convincente il loro ruolo. Nessuno che spicchi, tutti bravini, tutto gira come una ruota ben oliata. Buoni gli effetti speciali...  

Però è meglio Contact.



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martedì 16 maggio 2017

Dieta

Glauco Silvestri
Lei è vegetariano? - Anche.

Anche Gianni Fantoni nel suo piccolo s'incazza (Italian Edition) (Fantoni, Gianni)


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lunedì 15 maggio 2017

Monolith, il #Film - #Recensione

Glauco Silvestri
Io non ce la facevo più! Mi ero perso l'anteprima avvenuta il 12 maggio dell'anno scorso, sapevo che era già uscito negli States, e in Italia ancora niente... Eppure la storia è scritta da un italiano (Roberto Recchioni), la vicenda è pubblicata da Bonelli, e la produzione è di Sky Cinema... Perché Monolith non è ancora uscito nel nostro bel paese? Immagino che debba attendere l'uscita del secondo volume del fumetto, immagino... Che stress!

Fortuna che esiste la rete, e così me lo sono visto in streaming, in lingua inglese, e mi è piaciuto parecchio. Certo, tra fumetto e film c'è qualche differenza. Del fumetto ho letto solo la prima parte - la seconda parte dovrebbe uscire a breve - ma già si notano le differenze. La trama è comunque quella. Un'auto super sicura, super tecnologica, super protettiva, diventa una super trappola per una mamma e un bambino. O meglio, una trappola per il bambino, mentre la mamma rimane chiusa fuori senza riuscire a far nulla per liberare il piccolo dall'abitacolo indistruttibile della Monolith.
Per certi versi ricorda pellicole come Adrift e Open Water, storie senza via di scampo che raccontano più che altro le emozioni, la disperazione, e non danno grandi speranze per un finale con lieto fine, Ovviamente qui siamo sulla terra ferma, ma siamo nel bel mezzo di un deserto... E sono gli Stati Uniti, e non l'Italia, dove basta camminare per un'oretta in una qualunque direzione per trovare una casa. Là c'è parecchio spazio vuoto tra un centro abitato e un altro. Per cui...

A ogni modo, senza fare spoiler - al massimo potete recuperare la mia recensione al primo capitolo del fumetto Bonelli (qui) - il film mi è piaciuto molto. Non è lunghissimo, ma è intenso, e i colpi di scena non mancano. 

Qui di seguito vi lascio il trailer, giusto per stuzzicare l'appetito!





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domenica 14 maggio 2017

Pirata dei Caraibi, Oltre i confini del mare - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Se il terzo capitolo della saga doveva essere anche il capitolo conclusivo dell'intera vicenda (n.d.r. Nonostante le scene dopo i titoli di coda preannunciavano un possibile proseguimento), la Disney si è comunque fatta convincere a realizzare un quarto capitolo, basandosi su una storia nuova, con un budget - per lo meno in teoria - limitato, in cui Will ed Elizabeth non sarebbero comparsi.
Oltre i confini del Mare vede infatti apparire una nuova donzella, Angelica, ex fiamma di Jack, e figlia del pirata Barbanera, nelle vesti di figura femminile controversa da mettere a confronto con Sparrow. Ad impersonarla è la bellissima Penelope Cruz, qui davvero conturbante, per quanto mai davvero convincente nel ruolo che gli è stato affidato.
La storia è legata alla ricerca della fonte della giovinezza. Jack Sparrow è di nuovo senza la Perla Nera, eppure per le vie di Londra si narra che lui abbia una nave e che stia reclutando marinai per una nuova impresa. Barbossa non è più un pirata, bensì è un Corsaro al soldo del regno. Ha persino perso la nave di Jack, in battaglia contro Barbarossa, nel tentativo di rubare le carte che portano alla famosa fonte.
Jack si trova in mezzo a questi eventi suo malgrado. E' a Londra solo per salvare il suo fido nostromo dalla forca, ma nella confusione viene a scoprire che chi usa il suo nome per avere una ciurma è niente meno una sua vecchia fiamma, la bella, pericolosa, e vendicativa Angelica. Dopo un incontro/scontro con la ragazza Jack viene arruolato di forza sulla nave di Barbarossa, e si ritrova costretto a navigare nuovamente per cercare un tesoro mistico. Per sfruttare la fonte della giovinezza dovrà infatti recuperare due calici magici, una sirena - di cui servirà una lacrima - e... Non posso mica raccontarvi tutto, no?

Il film è meno efficace rispetto alla precedente trilogia. Non è certo colpa degli interpreti - per quanto la Cruz non mi è mai parsa calzare perfettamente i panni di Angelica, forse anche a causa del fatto che in quel periodo era in dolce attesa (n.d.r. Tanto che in alcune scene è stata sostituita dalla sorella Monica) -  o degli effetti speciali, bensì di una confusione di fondo nella narrazione, che mi è parsa più orientata a cercare lo stupore piuttosto che a raccontare una bella storia d'avventura.
Ci si diverte, assolutamente, come anche ci si era divertiti con i tre film precedenti, ma in questo caso, con i titoli di coda, non si ha neppure voglia di attendere la scenetta finale, che c'è, e non ve la rivelo.

Il dubbio è: C'era proprio bisogno di questo quarto capitolo della saga?

Lo scopriremo con il quinto capitolo, che se non sbaglio, arriverà nelle sale a Luglio di quest'anno


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sabato 13 maggio 2017

Pirati dei Caraibi: Ai confini del Mondo - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Pirati dei Caraibi ai Confini del Mondo è la giusta conclusione della saga dedicata ai Pirati dei Caraibi, e avrebbe dovuto essere il 'Gran Finale', con 2 ore e tre quarti di durata... Ma come ben sappiamo c'è stato un quarto episodio, e a breve dovrebbe giungere nelle sale il quinto. Pazienza! Noi, oggi, dobbiamo parlare del terzo capitolo della saga e... Di carne al fuoco ne abbiamo tanta.

Sparrow è morto, ma la sua ciurma non si è arresa all'evidenza. Sono disposti ad andare fino alla Fine del Mondo per recuperarlo, perché solo lui può fare qualcosa per fermare Davie Jones, perché solo la Perla Nera può rivaleggiare con la nave fantasma, perché ci vogliono tutti e nove i comandanti dei pirati affinché possa essere riunita la Fratellanza e sconfiggere l'odioso Lord Beckett e l'Olandese Volante. Solo che non è facile andare nell'aldilà, e tornare sani e salvi. Per di più la lealtà non è sicuramente di moda tra i pirati, e per quanto tutti quanti vogliano eliminare la tirannia di Beckett, questo viaggio è tutt'altro che una odissea per un desiderio comune. Will vuole salvare il padre ed è disposto a vendere Jack a Davie per riaverlo. Elizabeth vuole ripulire i suoi sensi di colpa per aver ammanettato Jack all'albero maestro della Perla Nera quando il Kracken stava per distruggerla. Barbossa rivuole il comando della Perla Nera... Un bel gruppetto di filibustieri, no? Eppure, per quanto ognuno tiri l'acqua al proprio mulino, alla fine lo scopo di ognuno di loro convergerà verso il giusto epilogo.
La Perla Nera sfiderà L'Olandese volante, i destini dei Mari dei Caraibi, della Compagnia delle Indie, della Fratellanza dei Pirati, il destino di tutti sarà legato ancora una volta alla sfida tra Jack Sparrow e Davie Jones, e sarà uno scontro epico e senza pari.

Stupendo. Il perfetto epilogo, con la chiusura di ogni cerchio, con un finale sorprendente e che rende tutti felici, più o meno. Tutti bravi in questa pellicola, che da il meglio di sé grazie a una fotografia eccezionale, ad ambientazioni mozzafiato, a musiche perfette, e a interpretazioni di primissimo ordine.

Davvero un bel film. Da vedere tutto d'un fiato.


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venerdì 12 maggio 2017

Revelation Space - #Libro #Recensione

Glauco Silvestri
Dopo aver letto per caso Absolution Gap, lo ammetto, ho scoperto un nuovo autore di fantascienza capace di affascinarmi. Era parecchio che non accadeva, se non con Swanwick e Vinge, entrambi di recente scoperta pure loro. E in questo caso è stato amore a prima vista per Alastair Reynolds, che mi ha proiettato in una Space Opera davvero originale. 
Revelation Space è il primo capitolo del trittico che si conclude con Absolution Gap. Si parla di un futuro lontano dove la razza umana ha ormai colonizzato l'intera galassia, e in cui - durante la colonizzazione - non ha mai avuto incontri con altre vite intelligenti, se non vedendo e studiando i resti di altre civiltà ormai scomparse, tutte spazzate via quasi all'improvviso. Ma è sugli Amarantidi che gli studi si concentrano, perché molto simili per certi versi a noi, e perché nei loro resti si nasconde un mistero, simile a quello che in passato affascinava gli archeologi per l'Antico Egitto. Solo che questo mistero è legato alla loro scomparsa, che non appare naturale, e ovunque si leggono segnali di pericolo, di allerta, che risultano per lo più incomprensibili finché il destino di Dan Sylveste, il principale studioso di questa civiltà, viene raccolto da una nave Ultra (n.d.r. Si definiscono Ultra una variante dell'homo sapiens potenziata tecnologicamente) per scopi che esulano dalle ricerche degli Amarantidi. Difatti Sylveste è anche un medico, e già in passato aveva curato il capitano di questa nave da una piaga che l'aveva colpito, una sorta di virus spaziale capace di fondere a livello molecolare il biologico con il meccanico. L'equipaggio della nave vuole in effetti che Sylveste curi nuovamente il Capitano, ricaduto nella malattia, ma quest'ultimo riesce a ricattare gli Ultra, e a ottenere da loro un passaggio verso una vicina pulsar che gli Amarantidi temevano più di ogni altra cosa.

E fu così che la curiosità uccise il gatto. Già perché la pulsar è qualcos'altro, e se avete letto la mia recensione di Absolution Gap potete già intuire dove si andrà a parare. A ogni modo il romanzo è affascinante anche letto da solo, e lo sarebbe ancora di più non conoscendo già l'epilogo della vicenda, ma vi assicuro che è piacevole da leggere anche così. E per di più, leggere in inglese una storia del genere, diventa l'odissea nell'odissea, perché i primi passi sono metodicamente lenti, bisogna entrare nella terminologia dello scrittore, nel suo stile espressivo, e poi solo dopo lasciarsi trascinare dalla corrente.
E' piacevole rivedere vecchi personaggi, è affascinante l'Universo creato, le tecnologie, la struttura sociale... E la vicenda è ricca di mistero, sia per le storie personali dei personaggi, sia per le 'macro-strutture' e gli intrecci, i complotti, le ambizioni personali... Davvero un bel romanzo.



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giovedì 11 maggio 2017

La Collina dei Papaveri - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Lo Studio Ghibli è un sorta di Pixar in stile orientale. Ogni sua produzione è un mondo a sé; ogni sua produzione è un piccolo capolavoro di animazione; ogni sua produzione è un piccolo gioiellino. E un piccolo gioiellino è La Collina dei Papaveri, un film delicato e dai ritmi rilassati, che racconta di una storia d'amore, di un campus da salvare, di amicizie lontane, e di due famiglie spezzate che sopravvivono come possono.

E' il 1963. Tutto il Giappone è animato dal desiderio di risvegliarsi dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale e le olimpiadi del 1964 sono l'occasione ideale per un vero e proprio riscatto. Ma la storia è ambientata a Yokohama, città di mare, dove Umi e Shun vivono e studiano. Umi è orfana di padre - morto in guerra - e vive dalla nonna, che per sbarcare il lunario ha affittato le camere libere di casa sua in forma di pensioncina a gestione famigliare. Umi, sin dalla dipartita del padre, innalza una bandiera davanti a casa, tutte le mattine, per salutare il mare, e nell'ingenua speranza che il papà un giorno ritorni. Sua mamma è in America, lei è un medico, ed è la per un corso di aggiornamento. Shun è uno studente, anche lui orfano, e vive con la famiglia di un vecchio compagno di guerra del padre. Shun è anche un attivista nel liceo locale, e si sta battendo per mantenere in piedi una vecchia costruzione, il Quartier Latin. Si tratta di una vecchia palazzina ormai traballante dove hanno sede i club scolastici di astronomia e filosofia, ed è il simbolo di intere generazioni di studenti appassionati di queste discipline. Peccato che la direzione di Yokohama sia intenzionata ad abbattere l'edificio per costruire un nuovo campus più moderno e attrezzato.
Umi e Shin si conoscono durante le lotte studentesche per difendere il vecchio Quartier Latin, e si innamorano. Peccato che, dopo un breve periodo di frequentazione, i due ragazzi scoprono di essere figli dello stesso uomo. I loro sogni d'amore si infrangono in modo catastrofico, ma tutto ciò che sanno sul loro passato non è del tutto vero e... Il resto non ve lo racconto.

I disegni sono curati, dal tratto delicato, e un po' vecchia scuola. Niente grafica moderna iperrealistica. Qui siamo di fronte a un capolavoro di animazione dal tratto delicato, quasi acquerellato, tipico delle produzioni di questo studio. La vicenda viene raccontata senza preamboli e senza troppe spiegazioni, così come il titolo è tutto da interpretare. E' una vicenda delicata e armoniosa, lenta, piacevole, senza contrasti eccessivi, senza effetti speciali, molto ma molto romantica. Eppure i colpi di scena ci sono, ma anche questi non giungono come fulmine al ciel sereno, bensì come un'avvisaglia di temporale lontano, un sollevarsi di vento freddo, il calo di luce, nuvole basse, e infine la pioggia, calda, estiva, quasi confortante, C'è il lieto fine, ovviamente, perché è giusto che ci sia, ma tutto avviene in modo inaspettato e piacevole.

Molto bello!



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mercoledì 10 maggio 2017

The Duel - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ogni tanto ho nostalgia dei Western. Ogni tanto scopro persino che ne sono stati fatti di nuovi, e che mi sono proprio sfuggiti al cinema (n.d.r. Ultimamente mi sfuggono parecchi film, ahimè!), sempre che siano poi usciti, e non siano andati direttamente nel mercato home video. E' per questo che, quando ho scoperto The Duel, ho voluto subito guardarlo.

Le premesse c'erano tutte per una bella pellicola. Attori di primo piano, una storia che - per una volta - non ha niente a che fare con Yuma, con l'OK Corrall, e tutti gli altri temi triti e ritriti che hollywood continua sfruttare a forza di remake. 

Siamo nel 1880, e in una particolare ansa di un torrente a pochi passi dai confini col Messico, si fermano in continuazione cadaveri di messicani, tra cui anche un nipote del presidente messicano. Per evitare incidenti diplomatici viene mandato un texas ranger a investigare in incognito.
E' David Kingston a seguire quest'incarico; un giovane e capace ranger sposato con una donna messicana, che decide di spostarsi in incognito in una piccola cittadina vicino al confine per investigare sul suo governatore, Abrham Brant, detto anche il predicatore.
Tra Kingston e Brant esiste però un vecchio legame: quest'ultimo uccise il padre del Ranger durante un duello nella città di Helena, in California, quando ancora Kingston era un bambino.
L'indagine ha vita breve. Il Ranger scopre che Brant organizza delle battute di caccia all'uomo usando i messicani come prede, e facoltosi turisti come cacciatori. Solo che i cadaveri dei messicani, invece che venire seppelliti (n.d.r. Come ordinato da Brant), vengono gettati nel fiume dal figlio sfaticato dello stesso Brant, ed è per ciò che i suoi traffici vengono scoperti. Il problema è che Brant sembra già conoscere gli scopi tenuti nascosti da Kingston. E se all'inizio fa finta di nulla, poi lo costringe in una trappola che lo porterà a perdere la moglie, affrontare in duello il figlio di Brant, e infine, scontrarsi direttamente con Brant stesso... Trappola i cui esiti sono tutt'altro che scontati.

Film intenso, dai ritmi lenti e misurati, come doveva essere realmente la vita del vecchio West, e molto distante dalle pellicole ricche d'azione e sparatorie che Hollywood normalmente propina al suo pubblico. Per chi ama i ritmi concitati questo film apparirà noioso, mentre a tutti gli altri potrebbe davvero piacere, perché non solo c'è un confronto tra due persone che hanno qualcosa in sospeso tra loro, c'è anche lo strano rapporto tra il ranger e la moglie, e ancora l'indagine sugli omicidi, e ancora la strana vita di una cittadina sulla linea di confine, dove la legge è fatta dalle gesta delle persone, e non dal diritto civile deciso dal governo. Non mancano elementi mistici, e una trama che si discosta parecchio dagli stereotipi da classico western. Forse ciò farà storcere il naso agli appassionati del genere tradizionale, ma per chi cerca qualcosa un po' fuori dai soliti canoni, può essere una storia interessante.

In pratica gli ingredienti sono tanti, e gli attori sanno fare il loro mestiere. Non è un capolavoro, ma è comunque un bel film. Lo consiglio.



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martedì 9 maggio 2017

Uomini e ideali

Glauco Silvestri
Io non posso sopportare che un uomo, magari di cuore nobilissimo e di mente elevata, cominci con l’ideale della Madonna e finisca con l’ideale di Sodoma.




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lunedì 8 maggio 2017

Pirati dei Caraibi: La maledizione del forziere fantasma

Glauco Silvestri
Il secondo Film dedicato alla saga di successo Disney in cui Johnny Depp impersona l'improbabile pirata Jack Sparrow, ovvero La Maledizione del Forziere Fantasma, non è altro che un proseguo naturale del precedente film, dove ci eravamo lasciati con un probabile 'e vissero tutti felici e contenti', solo che poi ciò non avviene.

Già dall'inizio scopriamo che ci sono problemi: Elizabeth è in ginocchio davanti all'altare e piange; Will è in manette;  e Jack si trova a dover fare i conti con Davey Jones, che reclama siano rispettati i patti che il pirata fece con lui tredici anni or sono. A ciò si aggiunge Lord Cutler Beckett, potente e spietato capo della Compagnia Inglese delle Indie Orientali, che si sostituisce al governatore della colonia, e pretende di avere tra le sue mani la bussola di Jack Sparrow, per suoi scopi personali.
Così, mentre tutti danno la caccia a Jack, lui si trova a lottare con antichi fantasmi, e soprattutto con il Kraken, sguinzagliato sulle sue tracce da Davey Jones.

Seconda avventura rocambolesca del pirata Jack Sparrow, in cui lo si vedrà a capo di una tribù cannibale, alle prese con mostri marini, e insolitamente pavido e sfuggente. Più coraggiosi saranno Will ed Elizabeth, desiderosi di veder coronato il loro desiderio di matrimonio, ma impossibilitati a causa delle condanne a morte pendenti sulle loro teste per aver aiutato Sparrow a sfuggire alla giustizia inglese. Si complica la faccenda con la comparsa del decaduto Commodoro Norrington, desideroso di riguadagnare la propria posizione e recuperare la fiducia della flotta. Rocambolesca perché si tratta alla fine dell'ennesima caccia al tesoro, perché alla fine tutti saranno condotti di fronte al 'forziere fantasma' contenente il cuore di Davey Jones, e di conseguenza il vero potere sui mari caraibici. 
Seconda avventura che però conduce a un finale deludente... Perché il film non finisce, e rimanda alla pellicola successiva, di cui parlerò più avanti. 
Un finale davvero aperto, apertissimo, che trasforma questa pellicola in un banale collegamento, e non in un film godibile a sé stante. 
Un vero peccato perché gli interpreti sono più brillanti che mai, perché gli effetti speciali sono davvero ottimi (a parte qualche impuntamento nelle inquadrature durante la schermaglia con le spade nella ruota del mulino mentre questa corre a 'ruota libera' verso la spiaggia)... Già! Un vero peccato.



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domenica 7 maggio 2017

Pirata dei Caraibi, la maledizione della prima luna - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Quand'ero bambino rimanevo affascinato al guardare in televisione le funamboliche avventure del Corsaro Nero. Dopo tantissimi anni, ormai da adulto, ecco che la Disney ci prova nuovamente, con storie aggiornare ai gusti odierni, con effetti speciali davvero notevoli, e con un cast di primissimo livello.
E devo dire che La maledizione della Prima Luna è un film che per certi versi ha reso vitale un filone ormai stanco e poco seguito, sia dal pubblico, sia dall'industria cinematografica. Per di più è qualcosa di originale, non nasce dai fumetti, non è un remake, vive di vita propria. Apprezzo tantissimo questa scelta per il film in questione, perché con questo film ha avuto inizio una saga completamente originale... E non è poco, credetemi!

La storia è quella di Jack Sparrow, pirata in disgrazia, senza una propria nave, che - sopravvissuto all'ammutinamento del proprio equipaggio - è intenzionato a riprendersi il maltolto. Destino vuole che nel suo strambo tentativo di recuperare la Perla Nera, ovvero il suo vascello, si ritrova coinvolto nelle vicende amorose della bella Elizabeth, contesa in amore dal fabbro Will Turner e dal Commodoro James Norrington. Ma non è un caso che Sparrow sia coinvolto in questa faccenda, visto che Will Turner è figlio di un pirata, ed è responsabile del trafugamento del tesoro Inca dato in dono a Cortez per fermare il suo sterminio, e maledetto perché il conquistatore non seppe placare la sua sete di oro e fece tabula rasa della popolazione Inca.
L'equipaggio ammutinato della Perla Nera, difatti, una volta trovato e scialaquato il tesoro del pirata Turner, fu colpito dalla maledizione Inca, e da quel momento fu costretto a vagare nei mari dei Caraibi, come spettri, assetati e affamati senza mai riuscire a placare i propri desideri terreni. L'unica soluzione è recuperare tutto il tesoro di Turner, ma manca un solo doblone, e il sangue di colui che scatenò la maledizione, che ahimè sono ignari di quanto stia accadendo loro attorno.

Devo dire che il personaggio di Jack Sparrow è forse uno dei migliori mai creati nel mondo fantastico di Hollywood. E' folle, determinato, con una sua logica, indomito, e mai preda della paura. Grazie a questo personaggio - bravissimo è Depp nell'interpretarlo - la pellicola assume connotati divertenti quando invece l'intera narrazione è seria e avventurosa. In ciò sono fondamentali Orlando Bloom e la bella Keira Knightley, che calzano perfettamente i ruoli del giovane fabbro Will Turner, e della innamorata figlia del governatore Elizabeth Swan. 

E' un film perfetto in ogni dettaglio, divertente e ammaliante, senza sbavature, con ottimi effetti speciali. Da vedere.


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sabato 6 maggio 2017

Signor Mardi-Gras Delleceneri

Glauco Silvestri
Il primo volume
Il Signor Mardì-Gras Delleceneri (n.d.r. Qui il volume 1, e qui il volume 2) è uno dei tanti volumi che abbiamo acquistato alla fiera del fumetto, qualche settimana fa, perché colpiti da una storia surreale ambientata nel purgatorio, e perché il caffè è un elemento fondamentale nella vicenda.

In Purgatorio le cose non sono proprio come ce le immagineremmo noi vivi; il signor Mardì-Gras Delleceneri, chiamato così perché morto tra la notte del Martedì grasso e il mattino del giorno delle Ceneri, mentre era in bagno, essendo scivolato su un giocattolo del figlio, è il personaggio che scatena una serie di eventi atti a riportare tutto come dovrebbe essere, o per lo meno come ce lo si aspetterebbe. 

Il Purgatorio è un luogo dove albergano le anime che non meritano di finire all'Iuferno, ma che comunque devono espiare delle colpe prima di poter accedere al paradiso. Si tratta di un luogo ben organizzato, sito sul suolo del pianeta più distante del nostro sistema solare. Mardì-Gras Delleceneri era un cartografo nella vita umana, ma qui è uno scheletro, un numero, e il suo destino è quello di rimanere intrappolato in una città estremamente organizzata da cui nessuno - a parte qualche eccezione - se ne è mai andato perché, più che luogo di espiazione, è un luogo di 'perdizione'. Il fatto è che Mardì-Gras è una persona che non accetta le cose come stanno, e comincia a fare domande, partendo dalla richiesta di un banale caffè al banco di un bar... Domanda che scatena un putiferio, perché in purgatorio si bevono acidi, veleni, sostanze tossiche... Il caffè è una bevanda rarissima e capace di dare visioni celestiali a chi ha la fortuna di assaporarla. 
Il secondo volume
A ogni modo le sue proteste scatenano una mezza rivolta, e per ciò viene condotto alle carceri della città. E' durante questo tragitto che scopre l'esistenza di gruppi di rivoluzionari contro l'autorità costituita. In Purgatorio c'è chi crede che all'inizio dei tempi fosse esistito solo Inferno e Paradiso, e che il Purgatorio sia una sorta di creazione umana per addolcire la fatalità dei comportamenti umani, ed è per questo che esso non è amministrato dal divino, e neppure dal demoniaco, bensì da un piccolo gruppo di uomini, forse i primi a essere giunti in quel luogo. E questi rivoluzionari hanno bisogno di Mardì-Gras, perché è loro desiderio mappare il purgatorio, scoprire esattamente cosa sia, e magari - grazie a queste informazioni - ristabilire il volere originale del creatore.

In pratica Mardì-Gras è un novello Dante Alighieri, senza però il suo Virgilio, e senza speranza di tornare sano e salvo nel mondo dei vivi. Il cartografo si trova in una situazione inimmaginabile, surreale, e solo grazie alla sua indole e alla sua curiosità innata, riesce a non essere intrappolato dalle maglie del sistema. Anzi, il suo viaggio lungo le acque del fiume Lete, attraversando le profondità di Plutone e i cerchi di espiazione del Purgatorio, riesce a scardinare equilibri totalmente umani.
Il fumetto è curioso, ben realizzato, con disegni affascinanti, e ricco di uno strano humor nero capace di tenere sempre alta la concentrazione del lettore. 
Devo dire che solamente il lettering non è all'altezza della situazione, a volte è difficile leggere il contenuto dei baloon, il font è piccolo, e l'uso in certi momenti di uno stile gotico non aiuta. 

In generale è però un ottimo fumetto. Lo consiglio.

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venerdì 5 maggio 2017

Animali fantastici e dove trovarli - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Sulla scia del successo di Harry Potter, Animali Fantastici e Dove Trovarli è una side-story, che in realtà non ha nulla a che vedere con la storia del maghetto con la cicatrice sulla fronte, se non per il fatto che Albus Silente è citato un paio di volte, e che il personaggio principale di questa vicenda - ambientata a New York - sia stato cacciato da Hogwarts.

Ma chi è Newt Scamander? Si tratta di un mago amante delle razze animali fantastiche. Il suo scopo è quello di scrivere una sorta di enciclopedia degli animali fantastici, il cui titolo è proprio Animali Fantastici e Dove Trovarli. Per questo motivo Scamander ha girato l'intero pianeta, portando con sé una sola valigia misteriosa. Arrivato negli Stati Uniti, a New York, si scontra subito con la comunità locale dei maghi, che vive nell'ombra, e che teme il conflitto aperto con gli umani. 
Quando, per un caso di pura sfortuna, la valigia di Scamander viene scambiata con quella di Jacob, un umano che sogna di aprire una pasticceria, si scatena un vero e proprio inferno. Alcuni animali fantastici nascosti nella valigia di Scamander vengono liberati dall'ignaro Jacob. Questi cominciano a combinare guai per tutta Manhattan, e mettono il mago in cattiva luce nei confronti degli Auror locali. Ciò che Scamander non sa è che a New York c'è un'altra creatura che sta facendo danni ben più gravi. Un mostro, una creatura sconosciuta, che nessuno riesce a fermare.
Sarà proprio Scamander a fare chiarezza su di essa, con l'aiuto di Jacob, e di due maghe che incrociano la strada del mago e dell'uomo quasi per caso.

Storiella carina, che grazie a una CGI all'altezza della situazione intrattiene volentieri. Il cast è ottimo, e la figura di Colin Farrell  nei panni di Percival Graves è sicuramente quella più riuscita e meglio interpretata tra tutte. Ma non va dimenticato Eddie Redmayne, nei panni di Scamander, volto che di sicuro ricorderete nel meraviglioso The Danish Girl, che qui costruisce un personaggio a metà tra l'impacciato e l'eroe. 

In generale un bel prodotto, che però non mi ha entusiasmato al centopercento. Forse è affrettato, forse c'è troppa carne al fuoco per una singola pellicola, o forse i personaggi avrebbero dovuto aver più spazio per potersi mostrare al meglio di sé. A ogni modo il film si guarda volentieri a cervello spento, magari in bella compagnia, ed è adatto a tutti, grandi, ma soprattutto piccini.


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