sabato 30 maggio 2015

Prometheus - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Bisognerebbe radunarsi tutti a Hollywood e protestare - pacificamente - nei confronti della loro folle idea di rifare e/o proseguire saghe di successo, soprattutto non rispettandone gli aspetti che più sono amati dagli appassionati, che tra le altre cose, hanno fatto di esse il mito che sono.
Sì, bisognerebbe protestare. Prometheus è l'ennesimo scempio, tant'è che poi Ridley Scott ebbe persino il coraggio di rinnegare il fatto che esso fosse un prequel di Alien

Sulla carta niente da dire. La trama è verosimilmente, e adeguatamente, un prequel di Alien. Spiega le origini dell'alieno per antonomasia, e persino le nostre origini, anche se poi non ci viene detto perché i prometei ci vogliano eliminare (che abbiano paura di noi?). Poi, però, bisogna vederlo questo film... e qui casca l'asino.

Siamo nel 2089... 2089? Perché così presto? Ma vi rendete conto che nel 2015 abbiamo ancora difficoltà a raggiungere la luna? Perché ambientare Prometheus nel 2089? Alien non aveva specificato un anno, così come Aliens si limita a dire che è ambientato 57 anni avanti rispetto al primo film. Allora perché mettere un paletto così inverosimile? Primo stadio di Rabbia!

L'astronave... Avete presente l'astronave? Certo! Non c'è un computer di bordo pressoché senziente come Mather della Nostromo... ma avete presente la tecnologia solida, rustica, agé, della Nostromo? Avete presente la tecnologia dei marines spaziali in Aliens? Avete presente la nave scientifica di Alien - La Clonazione? Questi mezzi sono di un futuro secoli avanti rispetto a Prometheus, eppure la Prometheus sembra molto più sofisticata di ognuno di quei mezzi, così come anche gli abbigliamenti, le attrezzature per le EVA, le armi, eccetera eccetera eccetera. E che caspita! Che ci voleva a Ridley Scott per rispettare alcune nozioni basi dell'evoluzione tecnologica? Pure in Star Wars ci sono caduti, ma lì era la Disney che voleva tutto più giocattoloso e sbriluccicante! Schiumo dalla bocca per la Rabbia!

La trama... Ma quanto è debole la trama? Su Amazon scrivono: 
Un team di esploratori scopre un indizio che spiega le origini del genere umano sulla Terra. Questo indizio conduce gli esploratori in un viaggio verso gli angoli più oscuri dell'universo, a combattere una battaglia terribile per salvare il futuro della razza umana. 
Dico io... tre righe, quattro su questo blog. E spiegano benissimo cosa accade. Degli archeologi trovano un indizio, una mappa stellare riportata su scritti di più civiltà antiche. Grazie alle nuove tecnologie individuano un sistema solare identico a quella mappa. Si recano là e trovano una nave aliena. Ci entrano. C'è un 'alinenino' che sembra un serpentello. Pucci Pucci che bellino... e vengono attaccati. Ciò che accade dopo lo sappiamo, ma le telecamere non si concentrano sull'Alien, bensì sui Prometei, quelli che hanno creato noi, e che hanno creato l'Alien per ucciderci. Uno di loro è ancora vivo, e quando viene risvegliato, la prima cosa che fa è cominciare a uccidere tutti quelli che ha intorno. Poi tenta di decollare, ma viene fermato. Poi l'eroina di turno si appropria di un'altra nave aliena per raggiungere il pianeta dei prometei e regalare gli Alien... Così, giusto per gradire. Non si respirano le atmosfere che ci aveva regalato la saga originale. Qui è tutto esplicito, chiaro, prevedibile. E' un discreto film action di fantascienza (n.d.r. anche se questa fissa per i lanciafiamme proprio non la capisco...). 

Fosse stato fatto senza la consapevolezza di una eredità grande come quella della quadrilogia di Alien, be' neppure mi sarei indignato così tanto. E' piacevole, ben realizzato, con una fotografia mozzafiato, una CGI notevole, diverte, c'è la Theron che alza sempre l'asticella del gradimento generale... L'eroina è un po' deboluccia per la parte che interpreta, non per le capacità artistiche (n.d.r. in Millennium si è comportata molto meglio a mio parere) ma visto come un film a sé stante, si guarda volentieri. Però... Non si può ignorare l'esistenza degli altri film... No, proprio no!

Troppi, troppi, troppi errori, troppe leggerezze, troppo di tutto. Bello è bello, ma non ce la faccio proprio a promuoverlo.



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venerdì 29 maggio 2015

L'insulto meritato

Glauco Silvestri
L'unico modo grazioso per accettare un insulto è ignorarlo; se non lo puoi ignorare, coprilo; se non riesci a coprirlo, ridici sopra; se non riesci a riderci sopra, probabilmente è meritato.

Russell Lynes


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giovedì 28 maggio 2015

Ponyo sulla Scogliera - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Film delicato, Ponyo sulla Scogliera, che si discosta un pochino dalle altre pellicole di Hayao Miyazaki. Una favola per bambini, con trama semplice, e disegni - come al solito - perfetti.

Ponyo è un pesciolino rosso dal volto umano. E' figlia di una sirena e di un uomo che ha volontariamente perso la sua umanità ed è intento a cercare di salvare il mare dalle lordure prodotte dall'uomo. La piccola Ponyo è tenuta 'rinchiusa' all'interno dello strano vascello di suo padre, ma lei vuole vedere il mondo, è curiosa, e soprattutto vuole vedere cosa c'è al di là del mare.
In una delle sue fughe Ponyo entra in contatto con un bambino, Sosuke, cinque anni, che per qualche ora si prende cura di lei e ne conquista le simpatie. Poi i pesci di suo papà la recuperano e la riportano a casa. Ma Ponyo vuole tornare da Sosuke, e vuole diventare umana. La magia di questa piccola creatura si combina accidentalmente con il lavoro del padre, e scatena una specie di maremoto. Ponyo ne approfitta per fuggire, e nella sua fuga gli crescono braccia, mani e piedi. Corre dal piccolo Sosuke, e con lui impara a vivere con gli uomini. Ma la marea produce danni incredibili, e mette in pericolo tante persone, per cui la mamma di Ponyo interviene. La magia del piccolo pesciolino rosso deve essere interrotta per il bene di tutti, ma che ne sarà dell'amicizia tra lei e Sosuke?

Quant'è delicato questo cartone animato. La trama è semplice e perfetta per i bambini. I disegni lo sono altrettanto, e non paiono i soliti lavori di Miyazaki. E' tutto gommoso, mellifluo, liquido e solido allo stesso tempo. I dialoghi sono minimi. Le azioni dominano su tutto. La fantasia deve colmare le lacune.

E' davvero molto carino!


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mercoledì 27 maggio 2015

Gestione delle Foto: Apple Foto - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Come gestire le fotografie, una volta riversate su computer?
C'è chi salva le foto su harddisk dividendole semplicemente in cartelle, magari divise per data e località. C'è chi usa software freeware come Picasa per tenerle in ordine, per ottenere delle slideshow da mostrare agli amici, per cercare una determinata immagine usando dei semplici sistemi di ricerca. C'è chi usa software costosi come Aperture, o il suo concorrente di Adobe Lightroom.
Io gestivo le mie foto con l'elefantiaco Apple iPhoto... 
Lo facevo più per pigrizia che per motivi specifici, visto che è (n.d.r. era) in bundle con i Mac acquistati, visto che aveva tutte le funzioni che mi servivano, visto che non avevo molta voglia, né tempo, per cercare delle alternative valide.
Le differenze tra iPhoto e Picasa sono minime, la principale - probabilmente - è che il secondo dei due segna le modifiche fatte a una foto su dei file xml, e quando la foto viene consultata, questa viene corretta automaticamente in base a quanto scritto sul file xml corrispondente. E' ottimo per risparmiare spazio su disco, meno ottimale nel caso si debba pubblicare le immagini su web, passarle a qualcuno con una chiavetta, o farle stampare, perché con il semplice 'trascina' si va a spostare il file originale, ovvero quello privo delle modifiche. E' quindi necessario fare uno sforzo mnemonico ed emotivo per superare l'immediatezza, selezionare la foto, andare nel menù esporta, indicare la destinazione, e salvare il file assicurandosi che sia attiva la voce: trasferisci con modifiche, e non trasferisci file originale (n.d.r. Parlo con esperienza su una versione di Picasa di qualche anno fa, magari ora funziona diversamente). iPhoto tiene una copia del file originale, e una copia del file modificato. Il click e trascina funziona. Ecco il motivo principe per cui son rimasto fedele a questo programma... Solo che, pochi mesi fa, Apple ha annunciato la dismissione di Aperture e di iPhoto, per dare spazio a un nuovo programma: Apple Foto.

Ho lasciato sbollire l'opinione pubblica prima di parlare di Apple Foto. Con questo programma Apple ha davvero scatenato la furia globale, anche perché esso va a sostituire sia iPhoto (ormai sparito e defunto), sia Aperture (ancora disponibile, ma non più sviluppato e - di conseguenza - destinato all'obsolescenza)... Che proprio non sono la stessa cosa. Io però non voglio riaccendere la fiamma della discordia. Voglio parlare di fotografia, e visto che su Mac organizzavo le mie foto con il vecchio - amatodiato - iPhoto, quando è giunto il momento di fare l'upgrade, come tutti, ho tentennato ma l'ho fatto.

Premesse fondamentali:
  1. Io non amo ritoccare le foto. Al massimo ne correggo un po' il contrasto, o l'esposizione, poco altro. E quando le metto su Flickr mi limito a ridurle di dimensioni (per un upload più rapido) e ad aggiungerci il logo.
  2. Ho deciso di passare ad Apple Foto nella speranza che fossero veritiere le voci che lo descrivevano più leggero e veloce.
Ed ecco le mie conclusioni. 

I Pro:
  • La libreria fotografica, dopo la conversione da iPhoto ad Apple Foto, si è ridotta di qualche gigabyte. Prima era attorno ai 97 Gb, ora mostra un 95 Gb di spazio occupato.
  • Sono spariti gli Eventi, che difatti ho sempre considerato un doppione degli Album. E' possibile vedere le foto organizzate come sul vecchio iPhoto, ma anche come 'Rullini'. Questi ultimi sono distinti dal programma in base alla data di upload. E' comodo.
  • I comandi di editing ci sono tutti, per lo meno quelli che già aveva iPhoto. Sono un po' più nascosti e gli utenti più pigri vedranno solo le funzioni automatiche (tipo la bacchetta magica e poco altro).
  • L'interfaccia è più pulita, semplice, snella.
I Contro:
  • Per quanto non noti rallentamenti fastidiosi, la ventola del mio vecchio Macbook Unibody frulla come una indemoniata. Vuol dire che Apple Foto mette sotto torchio il processore Core 2 Duo montato dal mio portatile. La Ram utilizzata sta attorno ai 3,75Gb sui 4 Gb montati a bordo. So che ad alcuni piacciono questo tipo di informazioni.
  • Il riconoscimento dei volti sembra confondersi meno, ma ancora non mi riconosce... Mai! Sarà colpa degli occhiali?
  • Vede la localizzazione delle foto scritta nei dati Exif, permette di visualizzare le foto in base alle località, ma non permette di inserire quei dati manualmente (iPhoto lo faceva). Visto che la mia macchina non ha il GPS integrato, e l'accessorio costa quasi 300 euro, ciò mi costringe a passare le foto attraverso questo programmetto gratuito.
I Pari-merito:
  • No, non è più veloce, ma non è neppure più lento.
Alla fine l'ho adottato volentieri. Anche se comprendo le lamentele dei più. E' evidente che Apple foto non può sostituire Aperture, ed è altrettanto evidente che Apple sta dismettendo tutti i suoi software professionali, così come le sue macchine professionali stiano diventando sempre meno professionali. 
Viene da chiedersi il perché, visto che l'azienda è sempre campata - specie negl'anni bui - grazie ai professionisti. Oggi la mela è un marchio cool, e probabilmente per questo l'azienda si è orientata verso la clientela consumer per cercare di rafforzare la propria immagine. E' per questo che sono spariti i server, che il Mac Pro attuale è l'ombra di sé stesso, e che è nato il nuovo Mac Book, magro come una topmodel, e incapace di fare più che qualche sfilata negli internet point delle grandi città. E' per questo che i programmi di videoediting e fotoediting sono stati abbandonati, o resi prosumer, favorendo così le software house concorrenti (prime tra tutte, ovviamente, Adobe e Corel). Mi domando se questa sia la politica giusta... 
Che accadrà il giorno in cui la mela diventerà un marchio stra-abusato, e perderà il suo stato di status-symbol? E' accaduto a Nokia, a Sony, a Commodore, a Motorola, ad Atari... la storia insegna che gli allori possono minare la base su cui poggia il castello.

Ai posteri l'ardua sentenza!



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martedì 26 maggio 2015

La Bibbia

Glauco Silvestri
La Bibbia è solo un libro, non prendetela come se fosse la Bibbia.

Iddiozie & Diavolerie (@lddio e @Dlavolo)
Evidenziazione Pos. 148-49


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lunedì 25 maggio 2015

Captain America, The winter Soldier - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Meglio, molto meglio questo secondo episodio della saga di Capitan America. The Winter Soldier ci porta ai giorni nostri, ma i nemici rimangono quelli di sempre, ovvero l'Idra. Si pensa infatti che essa sia stata battuta, sconfitta, eliminata per sempre. Lo Shield ora si occupa di altro, e tutto sembra andare per il verso giusto. Un progetto segretissimo sta tessendo le fila per il controllo globale della situazione, così da impedire al terrorismo di compiere nefandezze, ma c'è chi trama nell'ombra.
Nel frattempo il nostro Steve sta cercando di adattarsi al nuovo mondo. Ha una lista di cose che si è perso e che meritano di essere prese in considerazione (guardate con attenzione cosa compare in lista...), ha nuovi amici, e la Vedova Nera sta persino tentando di trovargli una ragazza.
Sembra un momento tranquillo della vita di Rogers, ma non durerà a lungo. Un attentato a Fury travolge il soldato in una spirale di eventi negativi. Le ultime parole di Fury prima di morire? Non ti fidare di nessuno. In realtà Rogers finirà per fidarsi della Vedova Nera, e farà bene. Il complotto difatti nasce dall'interno, e spinge per usare le forze dello Shield per dominare il mondo. A far da spalla ai complottisti è Il Soldato d'Inverno, il cui volto - lo si scopre in un momento topico del film - è quello del miglior amico di Rogers, Barry, morto durante una missione contro l'Idra nel primo film.

Aumenta lo spessore dei personaggi, in questa seconda pellicola, e finalmente Rogers sembra avere una personalità complessa, per quanto mirata alla purezza di spirito. Molto carino il nuovo taglio di Scarlet Johansson per questa versione mielosa della Vedova Nera (che dire poi di come diverrà nel secondo Avengers?), ove prova in tutti i modi di trovare una ragazza al nostro soldato invulnerabile. Lo stesso Rogers non è tutto dovere e rigidezza militare. Ora ha degli amici, per quanto particolari, e si lascia un po' andare. Ascolta musica, guarda le ragazze, fa battutine, riesce persino ad andare contro all'organizzazione che lo ha salvato dai ghiacci. Ma soprattutto, si risveglia il lato umano del soldato, quando rivede l'amico, quando - in alcuni momenti - ripensa al passato.

Insomma, ci si trova davanti a un film meglio costruito, e un po' più complesso, meno lineare, con un po' di intelligence tra un combattimento e l'altro. Sì, molto meglio. E ancora una volta si dimostra che le Air Carrier non servono proprio a nulla.


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sabato 23 maggio 2015

The Descent - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Non so voi... Ma a me The Descent fa saltare dalla sedia. Sarà che son sempre stato attratto dalle grotte, ma la mia immaginazione non mi ci ha mai fatto inoltrare più di tanto, sarà che l'intero film è costruito in modo da apparire claustrofobico, sarà che in mezzo ci hanno messo un po' di paranoie umane, oltre all'elemento 'terrore puro', però io salto dalla sedia di quando in quando, quando lo vedo.

Trama: Un gruppo di amiche ama fare sport estremi. L'ultima occasione è una discesa tra le rapide di non so quale fiume, ma alla fine dell'avventura, sulla via del ritorno, un incidente stradale fa perdere la vita a marito e figlia di una delle donne. Passa un anno. La donna, Sarah, non si è ancora ripresa completamente dal lutto, ha incubi terribili, anche a occhi aperti. Le amiche di sempre decidono di organizzare una esplorazione in grotta, e la chiamano pensando che ciò possa aiutarla a superare il trauma. Dovrebbe essere una cosa facile, di secondo livello. I monti Appalachi sono famosi per offrire divertimento con rischio minimo. Ma chi organizza decide di fare il colpo gobbo, e invece di condurre le amiche nella grotta decisa di comune accordo, le porta in una mai esplorata... Ovviamente di nascosto. Le carte si svelano quando una improvvisa frana blocca loro la via del ritorno. Panico, ma sono professioniste, e sanno come comportarsi in questo tipo di occasioni... Solo che la rabbia è difficile da placare perché l'escursione doveva essere un'occasione di ritrovo, e non un rischio. A ogni modo, le ragazze avanzano nella grotta, sperando di trovare un'altra uscita. E invece incontrano... qualcosa di molto pericoloso.

Ci sono tutti gli ingredienti per convincere tutti a non entrare nelle grotte, e soprattutto, a non farlo con amici esperti che amano l'adrenalina e non badano al rischio. Nel film capita di tutto. Prima la frana. Poi una ragazza si fa male a una mano. Poi un'altra si rompe una gamba. Poi... arrivano strane creature umanoidi perfettamente adattate al buio, e carnivore - ma soprattutto affamate. E' strage. E' paura pura, è rabbia, è spirito di sopravvivenza. Le ragazze diventano improvvisamente spietate. L'amicizia scompare, prevale il desiderio di salvarsi, e così tutte faranno - prima o poi - il medesimo pensiero al sentire le grida delle compagne: se mangiano lei, io posso allontanarmi quatta quatta... Ma la grotta ha una via d'uscita? Questo è il mistero. Sembra più una trappola, e neppure si può tornare indietro per via della frana. Ve lo dico... Fa paura. Ottime le interpretazioni, ma soprattutto è ottima la regia, che non lascia spazio al relax. E' angosciante, claustrofobico, capace di risvegliare le paure ataviche che si nascondono in ognuno di noi. Cosa c'è di peggio di rimanere bloccati in un cunicolo sotto terra? Che le batterie si scarichino e ci lascino al buio? O che ci sia qualche creatura pronta a nutrirsi delle nostre carni? E in quel buio senza vie di scampo, quali pensieri possono affiorare dal nostro intimo?

E' davvero un film che fa venire uno 'smalvino'. I cardiopatici è meglio che lo evitino. Però è un must imperdibile. Lo consiglio.




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venerdì 22 maggio 2015

Il Volto Umano

Glauco Silvestri
Il volto umano non mente mai: è l'unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto.



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giovedì 21 maggio 2015

Battaglia, La figlia del capo - #Comics #Recensione

Glauco Silvestri
Ho conosciuto Recchioni attraverso Asso, e attraverso il suo blog. Sono incappato in Battaglia per caso, il primo numero della miniserie, e mi son detto: Prendiamolo!
Il formato è quello dei fumetti noir all'italiana alla Diabolik. Premesso che non sapevo nulla, mi aspettavo un fumetto noir. E invece ecco che scopro di aver di fronte un vampiro. Va be', andiamo avanti con la lettura, e... eccovi la trama.

Siamo negli Anni Trenta, la seconda guerra mondiale è alle porte, ma Mussolini ha una preoccupazione più personale: trovare qualcuno che guardi le spalle a sua figlia Edda, appena sposata a Galeazzo Ciano, console italiano in Cina. L'unico di cui il Duce si fidi è Pietro Battaglia, il vampiro mercenario di cui si è servito per salire al potere, l'unico che non abbassi lo sguardo in sua presenza. Quest'ultimo non è una baby sitter, accetta solo dietro lauto compenso, e mai immaginerebbe di invaghirsi della bella e annoiata Edda. E' la Cina a spingere la ragazza tra le braccia di Battaglia, mentre il marito è impegnato in questioni diplomatiche importanti, lei si perde nell'oppio, e il gigante nerboruto la salva appena in tempo, proprio quando il Giappone rompe gli indugi e invade il territorio cinese...

Ammetto che l'essere vampiro non è che porti la storia a livelli più intriganti. Abbiamo una ragazza viziata e annoiata. Un marito assente. Una guardia del corpo che fa 'troppo' bene il suo lavoro. Storia abbastanza prevedibile, no? E quando Ciano viene condannato a morte che succede? Qui la trama si complica un briciolino per giustificare la presenza del vampiro, che da questo momento ne fa di cotte e di crude per accontentare la sua bella, sbagliando e ri-sbagliando, fino a comprendere che niente la farà contenta, perché è impossibile accontentare donne viziate e volubili come Edda.
Trama da racconto rosa, in una ambientazione di guerra, con blande sfumature noir, e personaggi da horror. Un mix che temo non accontenti nessuno. I disegni sono minimalisti, un bianco e nero vecchio stile che, se all'inizio lascia un po' basiti, poi piace, e permette di concentrarsi sulla vicenda. Il personaggio principale ha tutte le carte in regola per essere un bel personaggio ma non raggiunge mai l'apice che meriterebbe. Alla fine tutto ruota attorno alla passione tra Battaglia e Edda, una storia di tradimenti, di frustrazioni, di mariti e amanti delusi... e forse non solo i personaggi del fumetto rimangono delusi nella lettura. Lettura breve, comunque, che non si abbandona perché c'è quel minimo di scintilla che spinge avanti pagina dopo pagina. L'ambientazione storica è sfiziosa, ma alla fine non dà molto alla vicenda. Insomma, non stupisce, ma si legge...

...e si legge veloce! E' una storia carina, confido in un crescendo nei prossimi tre numeri; per ora, però, merita giusto la sufficienza.

Note a margine: Scrivendo questa recensione ho scoperto che esiste anche un numero zero, questo.


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mercoledì 20 maggio 2015

Fotografare la Luna - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
L'astrofotografia non è roba da fotografi alle prime armi. Ci vuole una attrezzatura decente, ci vuole pazienza, ci vuole un ambiente non inquinato dall'illuminazione artificiale. Io ho sempre voluto fare qualche foto agli astri, ma non mi sono mai dedicato a questo tipo di fotografia a causa dei costi, e del fatto che 'ci vuole il manico' per riuscire a ottenere qualcosa di veramente bello.

In primis... avevo comprato il cavalletto sbagliato. E' leggerissimo e portabilissimo. Proprio per questo non serve a nulla. Vibra troppo. Anche col telecomando, basta un refolo di vento, basta una piccola regolazione dell'obiettivo, e lui si muove, oscilla, a volte mi fa perdere anche il soggetto. E' per questo che fino a oggi non mi ero speso in questo tipo di fotografia, se non per la luna, e magari un eclisse.

Tornare alla reflex ha riacceso la passione. Ho preso da parte qualche soldino, e grazie ad Amazon - roba che ai tempi della pellicola neppure esisteva - son riuscito a procacciarmi un bell'obiettivo senza spendere un botto. E tra poco mi arriva pure il cavalletto nuovo! L'inseguitore... oddio, quello costa troppo. Per cui dovrò rimanere sotto i 20 secondi, meglio 15, per evitare di fotografare delle strisce luminose.

Ma torniamo a bomba: La Luna.

Nel 2011, con la Panasonic e i suoi 600mm di obiettivo, avevo scattato questa foto (F/5,2 - 1/500s - ISO 320). Una bella 'luna rossa', o quasi rossa.
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A marzo di quest'anno, con la EOS 700D e lo zoom 80-200mm, scattai quest'altra (F/5,6 - 1/250s - ISO 500). In questo caso il 200mm diventa 320mm per via delle dimensioni del sensore APS-C.
Click per ingrandire

Ad aprile di quest'anno, con la EOS 700D e il Samyang 500mm (e aggiunta di duplicatore di focale 1X2, sempre Samyang, per un equivalente 1000mm), ho scattato la foto sottostante (F/8 - 1/30s - ISO 200).
Click per ingrandire
Tutte le foto sono state scattate dal terrazzo di casa, tutte su cavalletto. Gli scatti sono avvenuti a orari differenti della sera, lo dimostra il colore del cielo. Se non ricordo male la prima è stata scattata dopo le dieci di sera, la seconda è stata presa poco dopo le sette (non a caso si vedono anche alcune nuvole circostanti) e l'ultima intorno alle otto e mezza. 
La prima e l'ultima sono state ottenute con il cavallettone da 160cm traballoso. Quella di mezzo con il Gorilla Pod per SRL-Zoom (che regge fino a 3kg senza problemi). L'ultima, a guardarci bene bene, mostra un pochino di micromosso dovuto alle oscillazioni del cavalletto... Peccato che il Gorilla Pod non fosse in grado sorreggere la macchina fotografica con il Samyang montato. Del resto la macchina fotografica, con adattatore a T, duplicatore, e obiettivo, pesa quasi quattro chili.

La cosa più affascinante è che il Samyang è un obiettivo da utilizzare solo in manuale, per cui l'ultima delle foto che vi ho mostrato è stata pensata, e per ottenerla ho dovuto fare quattro o cinque tentativi. Il bello del digitale è che non devo preoccuparmi del costo della pellicola, e posso sbizzarrirmi a volontà nelle mie prove. E chissà cosa riuscirò a fare quando mi arriverà il nuovo cavalletto...




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martedì 19 maggio 2015

3 livelli di spavento

Glauco Silvestri
Esistono 3 livelli di spavento: La Paura; Il Panico; Il tuo smartphone che cade.

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lunedì 18 maggio 2015

Trappola in Alto Mare - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ok! Magari un giorno i film di Segal saranno rivalutati così come è accaduto per quelli in cui compare Alvaro Vitali. Però ce n'è uno che già oggi - a mio modesto parere - merita di essere visto. Si tratta di Trappola in Alto Mare

Il film ha già parecchi anni sulle spalle, ma regge bene la sua età anche perché è legato a un contesto storico di cui ancora oggi si parla, ovvero la prima guerra nel golfo. E poi c'è la Missouri, la più potente delle corazzate, oramai in pensione e divenuta museo, ma che nel film ci racconta il suo ultimo giorno di navigazione prima di essere tolta dal servizio attivo. E' il compleanno dell'ammiraglio. Il comandante sta organizzando una festa a sorpresa per lui, e per questo il suo comportamento va un po' fuori dai regolamenti militari imposti su un mezzo dotato di armi nucleari... Ma dài, stanno per mandare in pensione la nave, è il compleanno dell'ufficiale più alto in grado, siamo in acqua territoriali americane, su una nave da guerra, cosa potrà mai accadere? 
Faccio un esempio? Che la nave sia assaltata da dei mercenari intenzionati a impossessarsi dei 32 missili nucleari presenti a bordo? Già! Fortuna che il capo cuoco della nave è un ex-Seals con la passione della cucina e il volto marmoreo di Stephen Segal.

I pro:  
Erika Eleniak. Avete presente Baywatch, la bionda prorompente dagli occhi di ghiaccio? Lei! La Missouri. Certo qui viene maltrattata, ma è sempre un gran bel vascello, e in questo film possiamo vivere al suo interno per qualche ora. Tommy Lee Jones con i capelli lunghi e vestito da rockettaro. Dopo averlo visto così, l'algido Men in Black non sarà più lo stesso. Neppure lo scanzonato cowboy di Tremors era riuscito a cambiare l'immagine dell'attore tanto come in questa pellicola.

I contro:
E' il solito film action dove decine e decine di uomini addestrati a uccidere non possono nulla di fronte a un solo uomo. Ok, è un Seals in pensione. Ok, è pure un cuoco. Mi domando se Ramsey sarebbe in grado di salvare la Missouri... Non vorrai mica che Muoro! E' un bel mappazzone di spari, coltelli che volano, pallottole che colpiscono solo i gregari, e scene epiche. L'ambientazione però è davvero interessante. L'oceano, gli spazi angusti delle navi militari, la spogliarellista che sa caricare un'arma automatica quando invece il marine - che lavora in lavanderia e con gli occhi puntati costantemente sul davanzale di Erika - non ne è capace. Scene divertenti, scene concitate, il faccione quadrato di Segal in divisa poco prima dei titoli di coda. 

Oddio... Non ho la febbre ma, a me questo film è sempre piaciuto, e piace ancora!



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sabato 16 maggio 2015

Interstellar - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ho già parlato di Interstellar (qui). Ho scritto parecchio su questo film. Ho voluto rivederlo l'altra sera per vedere cosa succede alla seconda visione. E devo dire che il film, senza più quel tam-tam che lo spingeva a essere il 'nuovo' 2001 Odissea Nello Spazio, si guarda molto meglio. Già! Perché le grandi ambizioni, le grandi aspettative, poi finiscono per tradire lo spettatore, che non guarda più il film per quello che è, ma lo guarda per quello che dovrebbe essere.

Ma riassumiamo un attimino la trama. In un futuro prossimo venturo, parassita ha colpito duramente l'agricoltura. Questo piccolo esserino vorace si nutre di granoturco, di mais, di qualunque vegetale necessario alla vita umana. Respira monossido di carbonio, per cui modifica l'atmosfera del pianeta, che perde ossigeno di anno in anno a causa della moria di vegetali. Meno vegetali, terreni più sterili, alla fine provocano anche una terribile siccità. I terreni diventano aridi... insomma, la razza umana è condannata all'estinzione. L'unica speranza sono tre pianeti, in una galassia lontana raggiungibile solamente attraverso un wormhole. C'è solo una occasione per riuscire a salvare la specie, un gruppo di astronauti temerari, due piani possibili per la salvezza! Il primo prevede il ritorno sul pianeta Terra e il successivo esodo verso il pianeta prescelto. Il secondo è quello di creare una colonia usando una banca dati genetica contenuta sull'astronave pronta a partire. 

Il film è interessante. Non cadrò nelle medesime osservazioni fatte in passato. Per lo meno non cadrò in quelle osservazioni tranne una... Perché il film funziona, funziona dannatamente bene, funziona finché i tre astronauti, indecisi su quale pianeta da visitare dopo il primo fiasco, cadono su una disquisizione sull'amore. L'amore visto come una forza tangibile, come la forza di gravità, come una componente 'fisica' del nostro universo, capace di far compiere alle persone le scelte giuste. E così tutto cade sul fantasentimentalistico e la fantascienza va in vacanza. E' l'amore di un padre per la figlia che salverà la razza umana. E' l'amore di una astronauta per un altro astronauta che permetterà di trovare il pianeta giusto. E' l'amore di uno scienziato per la razza umana che convincerà le 'persone giuste' a fare i 'giusti sacrifici' per poter giungere alla salvezza del pianeta. Ed è in quel momento che crolla persino il castello di carte ove, sul pianeta Terra, si rinnegano persino le scoperte scientifiche del passato pur di convincere tutti a coltivare i terreni, produrre cibo, e chiudere gli occhi di fronte a un destino ormai segnato.

E a quel punto addio... Sarà per questo che lo paragonano a 2001 Odissea Nello Spazio, visto che quest'ultimo voleva creare un dialogo tra uomo e Dio. Però la riflessione sull'amore proprio non la reggo. Uffa!

Ma facciamo finta di rimanere sul fantascientifico. Ben fatto. La ricostruzione del wormhole è probabilmente la più fedele possibile alle teorie della fisica attuale. Gli effetti speciali, la costruzione delle ambientazioni, le astronavi. Buone anche le interpretazioni degli attori, convincenti quasi sempre.

Dài, è bello. Si guarda volentieri. 



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venerdì 15 maggio 2015

Fotografare

Glauco Silvestri
Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.

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giovedì 14 maggio 2015

Captain America - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Vi dirò che, a mio modesto parere, il cinema si sta affollando un po' troppo di eroi Marvel e DC Comics. Sono un po' stanco e ormai gli argomenti son triti e ritriti. Il cinema action-scifi-fantasy sta diventando un fumetto a puntate senza fine, e ciò mi annoia perché, o stai sempre sul pezzo, o finisce che perdi qualche pezzo in giro e finisci per non capirci più nulla.

Ecco Captain America è uno di quei tasselli che avevo perso - parlo del mondo Avenger - sia al cinema, che alla tele. E' un personaggio di quelli che proprio non mi ha mai detto nulla. Fa parte della cultura americana, tutta basata sul bianco e nero, o sei eroe, o sei cattivo. Non a caso il mondo è pieno di eroi americani, e di uomini di altri paesi che fanno il loro dovere. Va be', polemica gratuita che va off-topic. Visto però che negli Avengers c'è questo tizio a strisce bianche rosse e blu, e che i film sugli Avengers li fa Joss Whedon, che idolatro sin dai tempi di Buffy e Firefly (devo recuperare Dollhouse, non sono riuscito a seguirlo bene quando lo diedero alla tele), mi son detto di scoprire di più su questo personaggio.

Ed eccomi qui col primo film dell'eroe americano per antonomasia.

E' il 1941, il mondo è lacerato dalla Seconda Guerra Mondiale. La Germania sembra inarrestabile, anche grazie alle scoperte scientifiche del reparto di ricerche tedesco conosciuto come Idra. Negli States si cercano volontari per combattere. Steve Rogers vorrebbe arruolarsi, e fa di tutto per farlo, ma non riesce perché troppo gracile. E nonostante il suo migliore amico, Barry, già sottufficiale, tenti di farlo desistere, il ragazzo trova una via per riuscire nei suoi intenti. Il suo cuore impavido lo spinge ad accettare di diventare cavia per la creazione di un super-soldato... e gli esperimenti riescono. Steve diventa un uomo nuovo, col metabolismo 4 volte più veloce di una persona normale, più forte, veloce, alto, muscoloso, pressoché invulnerabile, ma... Invece che mandarlo a combattere, diventa l'uomo simbolo per finanziare la campagna di guerra. A causa di un attentato dell'Idra nel laboratorio segreto USA - che porta alla morte dello scienziato e alla perdita di tutti i dati relativi all'esperimento - Steve Rogers è l'unico super soldato americano, e paradossalmente ciò lo mette in una situazione in cui non lo si può perdere in battaglia, per lo meno finché non si sia ritrovata la formula segreta per crearne altri.
Ma lo sappiamo come vanno le cose, no? E' difficile tenere un soldato lontano dalla guerra, e in breve Steve Rogers diventa Captain America, e soprattutto diventa la spina nel fianco dell'Idra, i cui progetti vanno ben al di là dei sogni di conquista di Hitler.

Film interessante. Ben costruito. I personaggi sono piattini, stanno dentro lo stereotipo dei loro ruoli e sembrano sagomati a posta per un fumetto. Sono poco... Tridimensionali. Ciò non toglie che la pellicola diverta e sia fatta dannatamente bene. Effetti speciali, costumi, show, angoli divertenti, angoli drammatici (no, quelli non riescono granché!), e un papà Stark che sembra la fotocopia di Tony. Si guarda bene, ci si diverte nel guardarlo. Non ci si affeziona al personaggio, no. Però non è così grave perché la trama è complessa e tiene catturati fino alla fine del film senza annoiare. Promosso quindi... Ma sarei curioso di scoprire se in America ha suscitato emozioni forti, risvegliato il patriottismo, o semplicemente, fatto venire i lacrimoni... In fondo Captain America è il loro eroe nazionale, no?



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mercoledì 13 maggio 2015

Priorità di Tempo - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
L'uso di una Bridge per una decina d'anni mi ha impigrito parecchio. Se è vero che anche le Bridge sono in grado di lavorare in manuale, è pur vero che per cambiare la focale si usa una levetta, si attiva un motorino, non si agisce direttamente sull'obiettivo, e ciò... Be', per lo meno a me, mi ha spinto a usare gli automatismi, e a non tentare un uso più professionale della macchina. Devo ammettere che con la Fuji ancora mi dilettavo, era una Bridge davvero eccezionale, dove l'obiettivo si manovrava manualmente proprio come sulle reflex. La Panasonic, però era diversa, e se per certi versi godeva di incredibili vantaggi, dall'altro perdeva qualcosa di non irrimediabile, ma significativo.

A ogni modo, tornato nel mondo delle reflex, ho pensato bene di ricominciare a giocare con la fotografia, di dimenticare gli automatismi, e di riprendere un po' di manualità. Ho deciso di andare per gradi. Giusto per sgranchire le articolazioni e non correre troppo. 

Come primo passo ho scelto la modalità 'Priorità di tempo'. 

Per i non addicted, la Priorità di  Tempo è una impostazione della macchina fotografica in cui il fotografo impone manualmente, e in base alle proprie personali scelte, il tempo di scatto della foto. Ciò implica che la macchina si occupa in automatico solo della scelta dell'Apertura del Diaframma, della sensibilità ISO, e della Messa a Fuoco.
Il motivo di questa scelta è presto detto: l'acqua. Io adoro fotografare l'acqua. Giocare sulla velocità degli scatti mi permette di congelare l'istante, inquadrare e immortalare le singole gocce, oppure di mantenere il movimento, perdere il dettaglio ma immortalare il flusso.

In questo post potete osservare due foto in cui sfrutto questa strategia. 

Non sono foto eccezionali. Le uso giusto come esempio. Si tratta di scatti fatti subito dopo aver ricevuto la Canon, giusto per collaudare la macchina fotografica e verificare che tutto funzionasse a dovere. Lasciate perdere il soggetto, una delle tante fontane presenti nelle ville della zona 'bene' di Bologna. Si tratta di una foto scattata da una certa distanza, attraverso una ringhiera, in un giorno con tempo variabile, e se non ricordo male, dopo le sei di sera. E' buietta perché ho cercato di non far apparire la rete della ringhiera; ci son riuscito... Ma ho perso in luminosità. Avrei potuto correggerla in post produzione, o al momento dello scatto, avrei potuto sovraesporre di uno spot... Non è importante ora. Non cercavo lo scatto perfetto. Concentratevi sull'acqua che è ciò di cui sto parlando in questo momento.

La prima foto congela l'istante. E' stata scattata con il tempo settato 1/1000 di secondo, F/5.6, e con un 80mm. Se cliccate sull'immagine si ingrandisce. Potete vedere le singole goccioline che seguono l'arco e cadono una a una nella vasca. 
La seconda foto, invece, mostra il movimento. E' stata scattata con un tempo pari a 1/2 secondo, F/16, e la medesima lunghezza focale della foto precedente, ovvero 80mm. Anche qui, cliccando sull'immagine, la potete vedere ingrandita. In questo caso le goccioline sono indistinguibili. L'acqua è diventata un filamento indistinto, un flusso in movimento.

Un piccolo dettaglio. Oltre alla correzione dei tempi fatta manualmente, ho impostato la macchina per far sì che l'autofocus misurasse l'esposizione in un solo punto. L'uso di una misurazione a matrice, o della misurazione valutativa, nel caso della seconda foto, non porterebbe al risultato sperato, e produrrebbe una immagine eccessivamente sovraesposta e inutilizzabile.
Perché usare questa 'tecnica'? Per scattare foto originali ai corsi d'acqua, alle cascate, specie quando si fa dell'outdoor, che sia una passeggiata o un trekking non importa. Per lo meno è in questi casi che io la utilizzo, ma non disdegno anche altri soggetti, come nelle foto d'esempio di questo post, dove ho immortalato una fontana.

Note Pratiche: Fotografare l'acqua con questa tecnica pretende un ambiente poco illuminato. L'eccesso di luce, combinato con tempi di scatto molto lunghi, produce immagini estremamente sovraesposte, e ovviamente non accettabili. Nel caso si volesse comunque scattare una foto di questo tipo pur essendo in situazioni di forte luminosità, allora bisogna dotarsi di un filtro ND. Questi sono filtri che solitamente vengono utilizzati per assorbire la luce, ottimi quindi per fotografare l'acqua con tempi lunghi, ma anche per fotografare una piazza in modo tale che non compaiano le persone in movimento. Attenzione però: Nel caso foste intenzionati ad acquistare un kit di filtri ND, controllate prima il diametro dell'obiettivo su cui vorrete montarli, e acquistate quelli con diametro equivalente.


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martedì 12 maggio 2015

La stretta di mano

Glauco Silvestri
Era stato Orval che gli aveva insegnato come doveva essere una stretta di mano quando Teasle era ancora piccolo. Ferma e decisa, gli aveva detto Orval. La tua stretta di mano deve valere la tua parola. Dev'essere ferma e decisa.


Primo Sangue (David Morrell)
Evidenziazione Pos. 832-34


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lunedì 11 maggio 2015

Il Patto dei Lupi - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Mi piace? Non mi piace? Di sicuro questo film ha degli elementi che mi hanno spinto ad averlo nella mia collezione privata. Il Patto dei Lupi è un film francese un po' atipico. Ci proietta in un'epoca vittoriana, ma in un ambiente rupestre e selvaggio. Abbiamo la nobiltà, il volgo, un mistero... C'è la morte, il sesso, la crudezza, e allo stesso tempo il manierismo degli aristocratici. Un mix interessante che funziona, ma il ritmo della pellicola è altalenante, e tende a distrarre chi non è ben predisposto alla visione.

La storia è basata su una vicenda vera che risale al regno di Luigi XV. Si tratta di una leggenda francese, quella della Bestia di Gévaudan, responsabile dell' uccisione in circostanze misteriose di oltre 100 persone. E' il 1766, le campagne sono infestate da questa misteriosa Bestia. Essa uccide donne e bambini, li fa a pezzi e strappa loro la faccia. I contadini sono in preda al terrore e organizzano delle squadre per seguire le sue tracce, ma purtroppo tutto è inutile. La Bestia pare scomparire nel nulla, e riapparire solo per compiere le sue stragi. Ben presto il re decide di inviare Gregoire de Fronsac (Samuel Le Bihan), uno scienziato illuminista, a indagare su quegli omicidi; è accompagnato da Mani (Mark Dacascos), un indiano d'America, suo taciturno compagno di avventure. Fronsac inizia ostinatamente le sue ricerche: la Bestia esiste, è un fatto ma qual è la sua vera natura? Qualcuno guida le sue azioni? Chi trae vantaggio dalle sue violenze? È una maledizione o una spietata macchinazione? Per svelare il mistero Fronsac può contare sull' aiuto del giovane marchese d' Apcher (Jeremie Renier), di Sylvia (Monica Bellucci), una giovane incantevole cortigiana italiana e di Marianne (Emilie Dequenne), la ragazza che gli ha rubato il cuore.

E' orrore? E' complotto? E' semplice macchinazione? E' un modo per tenere sotto il giogo del potere una popolazione ormai prossima alla ribellione? Come ho detto il film ha molte facce da studiare. C'è l'amore tra Emilie e Gregoire. C'è il personaggio di Mani, che da solo regge l'intera componente mistica del film. C'è Monica Bellucci, che nonostante tutto fa il suo dovere di meretrice, confonde le acque, e allo stesso tempo le dipana. Vincent Cassell è bravo nel suo ruolo di nobile malato ed estremamente protettivo nei confronti della bella Emilie. Ci si chiede, in questo contesto nebuloso, come si possa fare chiarezza. L'insieme funziona, come ho detto, ma ha alti e bassi nel ritmo narrativo. Forse è colpa di una regia che cerca di raffigurare l'epoca storica, dove gli aristocratici erano 'lenti' in ogni loro decisione, in ogni loro azione... un pregio che però può non essere compreso da chi è abituato a film che non permettono neppure di respirare.
Però il mistero della Bestia cattura. E per essere svelato, bisogna sacrificare qualcosa, che sia una vita, una amicizia, un amore... E bisogna attendere il gran finale per capire, e chiarire, e comprendere, che nessuno è malvagio, ma tutti sono malvagi... forse.

Da vedere.


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domenica 10 maggio 2015

Emissione delle parole

Glauco Silvestri
La pura e semplice emissione delle parole per dare sostanza ai pensieri è una... specie di emissione sessuale, che non ti svuota mai.


Gli dei invisibili di Marte (Ian Watson)
Evidenziazione Pos. 3012-13


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sabato 9 maggio 2015

Il castello Errante di Howl - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Torno a parlare di Miyazaki. Lo faccio con un film che ormai è un classico della sua produzione, ovvero Il Castello Errante di Howl. Non un capolavoro (n.d.r. meglio di questo sono Porco Rosso - già recensito - e Laputa - di cui parlerò prossimamente), ma davvero ben fatto e piacevole da guardare.

Siamo nel nord Europa. Lo si capisce dalle tipiche costruzioni a graticcio che appaiono in quasi tutte le inquadrature. La giovane Sophie ha diciotto anni e lavora instancabilmente nel negozio di cappelli che apparteneva a suo padre, ormai defunto. In una delle sue rare uscite, viene importunata da alcuni soldati e salvata dal Mago Howl, uno stregone di rara bellezza e grande fascino. La perfida Strega delle Lande, che è invaghita dello stregone e desidera possederne il cuore, gelosa di Sophie la trasforma in una rugosa novantenne. A Sophie non resta che scappare di casa e iniziare a vagare senza meta per terre desolate alla ricerca di chi possa spezzare il maleficio di cui è vittima... e grazie all'aiuto insperato di uno spaventapasseri con la testa di rapa, trova riparo proprio nel Castello mobile di Howl.Grazie al suo carattere duro riesce a farsi accettare come donna delle pulizie, e in breve a farsi amare da tutti. Nel frattempo la guerra esplode e devasta l'intero paese. Howl fa tutto ciò che può per difendere il suo principio di libertà e pace, attaccando entrambe le fazioni, e condannando sé stesso a diventare un demone a causa di un patto fatto con Calcifer molti anni prima. Sarà Sophie a cambiare le carte in tavola. Ma riuscirà a tornare giovane e a farsi amare dal mago?

Disegni davvero stupefacenti. I personaggi sono complessi, divertenti, pieni di sfaccettature. La storia è davvero profonda. E' difficile trovare difetti se non per il fatto che Miyazaki si faccia sempre prendere un po' troppo la mano con gli incantesimi, i voli pindarici, e scene poetiche che però possono solo confondere. E' interessante l'uso di porte magiche per passare da una città a un'altra. Si è già vista in Monster Inc (Pixar), e non credo che sia una novità assoluta nel mondo della magia. Il film incanta, diverte, distende, rilassa, e alla fine piace. La storia non è complessissima, e tutto sta in piedi grazie ai personaggi che davvero hanno un carattere tosto. Se penso che sto parlando di personaggi di un cartoon... Oddio: bravo Miyazaki!


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