Diario di Bordo.
Nome del Vascello: Nave da ricerca “Magellano”
Ufficiale redattore: Ing. Civile Di Maria Stefano
Data Terrestre: Sconosciuta
Ora solare: 15,30
Alle ore 12,00 odierne, l’intero organico della nave è stato risvegliato dalla stasi criogenica a causa di alcune anomalie riscontrate dell’elaboratore centrale CC-1001.
Secondo i dati registrati dai sensori ambientali, il vascello ha attraversato un potente campo elettromagnetico che, per motivi non ancora ben definiti, ha destabilizzato le celle di contenimento del propulsore.
La perdita del campo di contenimento ha contribuito al decesso di tutte le coltivazioni bioenergetiche. I licheni hanno subito notevoli sollecitazioni e hanno cessato la loro attività nelle due ore successive all’evento cosmologico. Inutili sono stati tutti i tentativi di rivitalizzare le celle immagazzinate nei campi di contenimento ausiliari.
L’attuale potenza motrice della nave è ridotta al minimo. La spinta massima ottenibile dal propulsore di servizio, alimentato a energia atomica, non è sufficiente al raggiungimento del pianeta Terra in un periodo di tempo accettabile.
L’equipaggio ha il morale alto, ma le possibilità di tornare a casa sono praticamente nulle...
End of Data.
*
Amia era sdraiata fuori dalle mura della città. Si era scelta un grosso macigno levigato, simile per la forma a una sdraio anatomica. Osservava il cielo, silenziosa, mentre Antares, il suo cavallo, brucava qua e là piccoli ciuffi d'erba.
Agl'occhi di Amia il cielo di Torkan non era mai stato così bello. L'azzurro candido di quando era bambina si era mischiato con i gas tossici che la città aveva scaricato indisciplinatamente nell'aria. Ora, grazie a questi gas, gli occhi della ragazza potevano vedere uno spettacolo tale che nemmeno un proiettore laser avrebbe potuto disegnare in cielo.
L'aurora era uno spettacolo stupefacente. Milioni di colori mescolati tra loro, brillanti e accesi, spinti dalle correnti d’aria come fossero le acque di un grosso fiume. Erano corpi che si abbracciano in una sinfonia lenta, piena di agonia, come se facessero l'amore, come se fossero disperati, come se fosse l'ultima volta, per loro.
In realtà, quello era solo l'inizio. Un nuovo inizio per il pianeta, oltraggiato per decine di secoli dalla pazzia dell'uomo, incapace di lottare contro il genio della razza umana. Ora Torkan si prendeva la sua rivincita donando alla specie umana un ambiente invivibile, e per sua gioia, condannandola all'estinzione.
Con la mano ambrata Amia si teneva i capelli dietro la nuca. Amava sentire il soffio del vento sulla pelle, il calore dei raggi solari, e quando fuggiva dalla città per rimanere sola, si liberava da tutto ciò che poteva impedire il contatto con la natura morente.
Lei faceva parte di Torkan. Era nata su quella terra sterile e non voleva andarsene. Non sarebbe mai salita su uno di quei razzi che venivano sparati nello spazio a ritmi regolari. Là fuori non c'era nulla. Quella gente partiva con la speranza di trovare una nuova casa, e invece, non si rendeva conto di cambiare solo il tipo di bara in cui trascorrere l'eternità.
*
Lei voleva essere sepolta vicino a quella roccia.
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