sabato 30 novembre 2019

Il paradiso del Diavolo - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
Visto che l'ecologia è tornata in auge in questo periodo, perché non ripescare un romanzo ispirato ai movimenti ecologisti di qualche decennio fa? L'autore è James Ballard, e il romanzo è Il Paradiso del Diavolo.

Siamo alle Hawaii. La dottoressa Barbara Rafferty, un medico radiato dall'albo per aver concesso la 'dolce morte' a dei malati terminali, si è riciclata come una battagliera ecologista, e la sua lotta forsennata è dedicata alla salvaguardia degli Albatros sull'isolotto di Saint Esprit, nel Pacifico, dove il governo francese sta conducendo esperimenti nucleari.
Il giovane Neil Dempsey si trova anche lui nell'arcipelago. Il suo sogno è quello di battere il record di distanza a nuoto in mare aperto, ma l'incontro fortuito con la dottoressa gli cambia la vita. Da sempre affascinato dalle donne più grandi di lui, e da sempre incuriosito sugli esperimenti nucleari (n.d.r. Visto che suo padre era uno scienziato, morto, per l'appunto, a causa degli esperimenti che stava conducendo), decide di sposare la causa ecologista e di unirsi allo sparuto gruppo della dottoressa.
E' durante un tentativo di forzare il blocco francese a Saint Esprit che Neil viene ferito da un colpo di pistola, ed è grazie a questo 'incidente', che Barbara Rafferty riesce a ottenere abbastanza interesse dai media per poter aspirare a una sortita in grande stile sull'isola francese.
E ci riesce. Riesce ad arrivare all'isola, a cacciare i francesi, a installare un piccolo avamposto per dedicare tutta la sua attenzione agli Albatros, e a molte altre specie a rischio di estinzione. Con lei, oltre a Neil, si aggregano altri ambientalisti attirati dalla fama, e dalla carica dirompente, della dottoressa.
Solo che il piccolo avamposto, piano piano, diventa una sorta di attrazione turistica. Arriva di tutto. Giornalisti, Hippy, ricconi in vacanza... Per ciò la dottoressa decide di distruggere la pista di atterraggio dei francesi, e di tenere lontane le imbarcazioni provenienti dal mare aperto.
Gli ambientalisti rimasti sull'isola, all'inizio paiono sgomenti dalla scelta della dottoressa, ma lentamente comprendono le sue motivazioni, e la appoggiano, solo che nessuno di loro ha compreso a pieno che la Rafferty non è più interessata a salvare gli Albatros, bensì ha un progetto molto differente, per salvare un'altra specie in pericolo... [Spoiler]La razza umana, e in particolare le donne. Sull'isola, a piccoli passi, gli uomini vengono messi in secondo piano, addirittura eliminati. Solo Neil sopravvive perché nei piani della dottoressa è necessario un maschio vigoroso per produrre figli, e figli, e ancora figli... Purché siano tutti femmine[Spoiler].

Affascinante. La narrazione è piuttosto classica, chi ha letto altri romanzi di Ballard riconoscerà il suo stile, ma la vicenda ha quel crescendo continuo che tiene incollati alle pagine. La mutevolezza della psiche umana, la capacità di amalgamarsi ai cambiamenti, di mantenere la fiducia verso chi funge da guida, è qui rappresentata e analizzata in modo schietto e, addirittura, feroce. Leggendo si ha la sensazione che ci sia qualcosa che non va, ma non lo si capisce, e si è costretti a seguire la narrazione, che avviene attraverso i pensieri, gli occhi, e la voce del giovane Neil.

Lo consiglio.





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venerdì 29 novembre 2019

Ferrari 312B - #Documentari #Recensione #F1

Glauco Silvestri
Io non ero ancora nato all'epoca. In quegl'anni la Formula 1 era qualcosa di differente dalle competizioni odierne, e nella mia piccola esperienza, di questo bel mondo ho potuto assaporare solamente gli ultimi colpi di coda, prima che tutto quanto finisse in mano alle case automobilistiche, alle major televisive, al mondo della pubblicità. In quegl'anni la sfida si faceva tra uomini con una passione. Erano i 'garagisti inglesi' contro gli 'artigiani italiani', e già alla fine degl'anni sessanta, e l'inizio del settanta, di 'artigiani italiani' ne era rimasto solo uno: Ferrari.
Anche la Ferrari non godeva di un buon momento, in quegl'anni turbolenti. Per lo meno fino a che non arrivò a Maranello un giovanissimo Mauro Forghieri, il quale ebbe la folle idea di usare un motore concepito per l'aviazione per le competizioni su pista. Nacque così la Ferrari 312. Tremila di cilindrata, 12 cilindri contrapposti, un motore a sogliola studiato per stare incapsulato nelle ali di un velivolo, applicato sul retro di una vettura nata per correre, e per vincere. Era l'unico motore 'piatto' a competere in un mare di motori boxer. Una vera rivoluzione tecnologica, per l'epoca.

Il documentario ci racconta la storia di questa vettura attraverso il restauro della 312B che portò Jacky Icks alla vittoria del mondiale di formula 1 del 1970. Restauro voluto da Paolo Barilla, un ex pilota di F1, e dalla passione dello stesso Forghieri, che si è speso non poco per risvegliare una vettura da corsa di ben 46 anni.
Il racconto di quegl'anni è offerto dallo stesso Icks, da Forghieri, da Lauda, da Jackie Stewart, da Berger, e anche da Damon Hill, capace - quest'ultimo - di raccontarci aneddoti sia della sua carriera, sia della carriera del padre.
Lo scopo è quello di far correre la 312B al Gran Premio di Montecarlo per auto storiche. E per ogni dettaglio della vettura riportato in vita, ecco che appaiono filmati e testimonianze indimenticabili, tra cui anche l'esordio di Clay Regazzoni in Formula 1 e la sua incredibile vittoria a Monza, per il gran premio d'Italia, davanti a una folla che - per la prima volta in assoluto - invase la pista per festeggiare il suo campione.

E mentre il documentario ci racconta del passato dell'auto, ecco che giunge il momento della gara. Ma la vettura è tutt'altro che pronta. Arriva in pista mai collaudata, e i problemi tecnici non si risolvono se non troppo tardi. Barilla farà un solo giro di pista, poi un cedimento meccanico... E la vettura si ferma interrompendo i sogni di gloria del V12 bialbero della vecchietta più famosa della formula 1.

Peccato? No! Assolutamente. Perché alla fine ce la faranno vedere, questa meravigliosa 312B, mentre affronta in solitaria il circuito di Monza... Immagini incredibili e allo stesso tempo nostalgiche. 

Da vedere assolutamente!



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mercoledì 27 novembre 2019

Soldado - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Soldado è il seguito di Sicario, un film di qualche anno fa che - per la sua crudezza e schiettezza - si meritò diverse candidature agli Oscar, e facente parte di una trilogia che dovrebbe raccontare le realtà nascoste del confine tra Messico e Stati Uniti.

In questo secondo capitolo della saga torniamo dai vecchi personaggi, l'ex banchiere Alejandro e l'agente Matt Graver, ma le tematiche sono cambiate bruscamente. Il mercato della droga non è più così redditizio per i cartelli sud americani, ed è per questo che ora si dedicano maggiormente al traffico di esseri umani. I migranti pagano molto, non fanno domande, e accettano qualunque condizione pur di arrivare negli Stati Uniti. Per di più, se si viene beccati, la legislazione è molto meno severa di quella del mercato della droga.
Il vero problema nasce quando il governo americano subisce un attentato terroristico in un supermercato in Texas. Si scopre che gli attentatori sono entrati negli Stati Uniti attraverso il traffico di migranti e... Diventa guerra contro i cartelli Sud Americani. 
Visto che il governo americano non può lavorare sotto la luce dei riflettori, viene incaricato Matt Graver, il quale mette su una Task Force per seminare zizzania tra i vari boss così che il problema si possa risolvere con una guerra fratricida, e senza che gli USA si debbano sporcare le mani.
Sfortuna vuole che Alejandro decide di vendicare gli antichi torti sfruttando questa occasione. Pur rimanendo fedele alle richieste di Matt Graver, decide di andare oltre ogni limite, fa rapire la figlia di colui che uccise la sua famiglia, e da quel momento l'escalation diventa inarrestabile. La polizia messicana, corrotta fino al midollo, si scontra con un gruppo di paramilitari americani. Lo scontro diventa un problema diplomatico, e gli USA non possono ufficialmente continuare ad appoggiare ciò che avevano inizialmente orchestrato. Bisogna fare pulizia, e nonostante i rimorsi, l'agente Matt Graver si prende carico di eliminare tutti coloro che sono coinvolti, compresa la ragazza, compreso il suo amico Alejandro...

Sempre crudo, sempre ben costruito, sempre d'impatto. Recitazione perfetta. Ambientazioni coinvolgenti. Buona colonna sonora. Ottima regia. Il film si guarda volentieri ma si annusa sin da subito che è 'l'episodio di mezzo'. Difatti, se Sicario di guardava volentieri anche 'da solo', qui c'è bisogno di conoscere il primo film per comprendere tutte le sottotrame che vengono proposte. Altrimenti si perde il meglio della vicenda. E il finale aperto non aiuta proprio, perché è vero che sin dalla prima pellicola era noto si trattasse di una trilogia, ma visto che i film escono quasi a un decennio l'uno dall'altro, poteva essere meglio pensata la connessione, e far sì che ogni episodio potesse avere vita a sé stante.

Pazienza. Se vi incuriosisce, vi consiglio di guardare prima Sicario. Buona visione.



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martedì 26 novembre 2019

È proprio vero che con il passare del tempo il cervello tende a cancellare

Glauco Silvestri
È proprio vero che con il passare del tempo il cervello tende a cancellare tutti i fatti di poco conto e a depennare i nomi delle persone che non hanno lasciato traccia nelle nostre vite. La memoria vive proiettata nel futuro, pensa a tutto quello che dovremo apprendere e immagazzinare domani e fa spazio nell’attesa di nuove scoperte. O forse sono solo un po’ smemorata.

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lunedì 25 novembre 2019

Due parole su uno dei miei #ebook #Amazon

Glauco Silvestri
Un giorno l’economia dell'intera galassia dipenderà da La Confederazione E.L.I.T.E
Disponibile in ebook.

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domenica 24 novembre 2019

Tito e gli Alieni - #film #Recensione

Glauco Silvestri
Ecco un Incontri Ravvicinati del terzo Tipo all'italiana, un bel film di fantascienza, una sorta di commedia sentimentale, in cui si strizza l'occhio a Spielberg per ricostruire una vicenda davvero carina.

Tito e gli Alieni probabilmente è ispirato al programma SETI
Il Professore viene da Napoli, studia da anni, assieme a sua moglie, un sistema per rilevare e meglio comprendere gli eventuali segnali provenienti dallo spazio. In pratica dà la caccia agli alieni. Lavora per l'esercito, e il suo sito di studio è in una zona isolata del Nevada, accanto all'Area 51. Il Professore ottiene qualcosa di strabiliante dopo tanti fallimenti quando si verifica una particolare congiunzione planetaria. Un segnale inviato nello spazio riceve una risposta coerente. E' qualcosa di incredibile, ma l'occasione viene persa perché in quel momento il Professore sta assistendo agli ultimi attimi di vita della moglie, che sta morendo per un tumore incurabile.
Dopo quel terribile giorno, le ricerche procedono, ma la congiunzione non si verifica più, e lo stesso Professore ha perso le energie, l'entusiasmo, la passione... Tutto è volato via con la morte della moglie.
E proprio quando l'esercito decide di chiudere baracca e burattini, ecco che da Napoli arrivano i due nipoti del professore: Anita, 16 anni, e Tito, 7 anni. Il fratello del Professore gli affida i figli poco prima di morire. Ovviamente i ragazzi si aspettano di andare a vivere 'IN AMERICA' e invece si ritrovano nel deserto del Nevada. Non è proprio la stessa cosa, vero?
Eppure l'arrivo dei due ragazzi cambia qualcosa. Tito, soprattutto, ancora sofferente per la dipartita del padre, chiede al Professore di parlare con lui. Di usare i suoi strumenti per farlo parlare con lui. E pur di placare le pressioni del piccolo, Il Professore lo farà diventare suo assistente, e riprenderà le sue ricerche, scoprendo che... La congiunzione planetaria si è ripresentata, e che è possibile inviare un segnale, e magari, ricevere persino una risposta.

Che strano film... Eppure è una pellicola che sa appassionare. Il cast è limitato al minimo, e si vede che il budget non è certo uno di quelli hollywoodiani ma, tutto funziona in maniera egregia. C'è pathos. Mastandrea interpreta il Professore come se lo fosse veramente, e c'è divertimento, grazie ai due ragazzi che non vogliono saperne mezza di vivere nel deserto, e dei quattro squinternati che vivono vicino all'Area 51 perché son convinti che lì ci siano gli alieni.

Bello e divertente. Ve lo consiglio.


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sabato 23 novembre 2019

Il Primo da Uccidere

Glauco Silvestri
Una bella lettura per l'estate, e in effetti ho letto Il primo da uccidere durante le ferie estive. Se lo recensisco solo ora è solo perché la programmazzione del blog era già piuttosto pienotta, e non avevo voglia di rimescolare le carte in tavola... Va be', diciamo che questo libro può essere una bella lettura anche per il periodo invernale, visto che siamo quasi a dicembre.

Lui, Nathan BcBride è un ex agente CIA. Ora vive svolgendo compiti di sicurezza privata, e aiutando gli amici nei guai, ma ogni tanto i servizi americani fanno ancora uso della sua esperienza, e soprattutto, delle sue capacità.
In questa occasione c'è da recuperare un grosso quantitativo di esplosivi. Non è una missione contro dei terroristi, ma comunque i criminali da stanare sono particolarmente pericolosi. E McBride interviene nel modo migliore, sventando una trappola in cui gli altri agenti stavano per cadere, e uccidendo un cecchino. Questa missione è ovviamente un favore a Frank Ortega, ex direttore FBI, il cui nipote è finito prigioniero di questi criminali. La missione - quindi - non è solo legata all'esplosivo, ma è anche un tentativo di salvare l'agente FBI prigioniero. Sfortunatamente il nipote di Ortega viene trovato morto, e ancora più sfortunatamente, il cecchino ucciso da McBride è il fratello minore di una famiglia dedita al crimine. La vendetta e la contro-vendetta diventano quindi il motore di questo libro, il quale evolve in una escalation di esplosioni, violenza, eccetera eccetera, dove nulla è proprio chiaro, limpido, e pulito.

Se la trama è abbastanza prevedibile, non lo sono altrettanto i complotti che vengono rivelati in corso d'opera. Peccato che questi complotti non vadano poi a complicare il flusso narrativo, nel quale il nostro eroe si troverà in uno scontro tra titani con il leader dei criminali. Ma è quanto ci si aspetta sempre da questo tipo di letture, no? E il finale delude persino un pochino, perché arriva di botto, ed è veloce, come se l'autore avesse fretta di concludere.

Bello, non troppo impegnativo, scritto bene. Non è certo un capolavoro, ma è una lettura che si fa apprezzare.




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venerdì 22 novembre 2019

Il Primo Re - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Continua l'elenco dei film che mi sono perso quando sono usciti al cinema. Il Primo Re è una pellicola particolare, di produzione italiana, e di indole italiana, e anche... Be', ha tanti ingredienti capaci di renderlo iconico, non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo.

Ed eccoci in Lazio, molti ma molti anni fa. E' il 753 Avanti Cristo. Romolo e Remo sono superstiti di una esondazione del Tevere. Si ritrovano svenuti sul territorio di Alba Longa, e vengono raccolti dalla popolazione di questa città per tramutarli in schiavi. Ovviamente, prima, bisogna superare il rito del fuoco, ove gli schiavi vengono messi l'uno contro l'altro, e solo i sopravvissuti possono sperare in un futuro tra gli albani. Però Romolo e Remo riescono a ribellarsi, e a convincere un pugno di schiavi a lottare, e a fuggire dal giogo dei loro oppressori. Con loro, in qualità di ostaggio, viene condotta anche la sacerdotessa, e ovviamente la sua fiamma sacra.
Durante la fuga, il pugno di uomini si trova costretto a entrare nelle foreste adiacenti al fiume. Si narrano brutte storie riguardo alla foresta. Spiriti, mostri... Chi vi entra difficilmente ne esce. Ma loro hanno poche opzioni tra cui pescare, e la foresta è l'unica via di fuga, l'unica via che può condurre a un punto in cui il Tevere è guadabile, l'unica speranza di salvezza dalla vendetta di Alba.
E' all'interno della foresta che Remo riesce ad acquisire il titolo di capo. Prima sfidando tutti cercando di mantenere in vita il fratello ferito, poi andando a caccia in solitaria e portando ai suoi uomini del cibo con cui sfamarsi. Ma è quando vengono attaccati da un villaggio locale che le sorti di Romolo e Remo vengono decise. La sacerdotessa annuncia che gli Dei sono a favore di un grande Re, un Re che fonderà un impero accogliendo a sé tutti gli sbandati e i fuggitivi dalle altre città. Annuncia che questo impero durerà nei secoli, e verrà ricordato come il più grande e potente di sempre. Affinché tutto ciò possa avvenire, però, il Re dovrà uccidere il proprio fratello... E Remo non riesce a compiere questo gesto. Tutt'altro. Finisce per rinnegare gli Dei, per uccidere gli uomini religiosi del villaggio, per legare la sacerdotessa a un albero facendo sì che la foresta mettesse in pratica il suo destino, e... E alla fine distrugge persino il villaggio. Ma quando il fratello, Romolo, decide di non seguire l'esempio del fratello, e di continuare a credere negli Dei, ecco che i due fratelli sono costretti a separarsi... La separazione non durerà a lungo, il destino, i soldati di Alba, farà sì che i due fratelli torneranno a combattere assieme, e torneranno nuovamente a scontrarsi tra loro per via delle convinzioni religiose... E Roma vedrà la luce.

Ben fatto, ben recitato, con ambientazioni davvero notevoli. Tutto il film è parlato in latino arcaico, e in ciò segue l'esempio di due meravigliosi film di Mel Gibson, The Passion e Apocalypto, ve li ricordate? La ricostruzione storica è avvenuta con l'aiuto di archeologi e... E' davvero un gran bel film. Ve lo consiglio. E' da guardare assolutamente.





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giovedì 21 novembre 2019

Chernobyl - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Aprile 1986. Io ero un ragazzino. Il mondo fu traumatizzato da un incidente che nessuno avrebbe mai pensato potesse accadere. Era il 26 Aprile quando il reattore numero 4 dell'impianto nucleare di Chernobyl esplose.

La serie televisiva di cui vi parlo oggi ci riporta a quei giorni. Ci racconta l'accaduto, ci racconta il dramma di chi viveva lì vicino, ci racconta il dramma di chi ha lavorato per estinguere quel problema, ci racconta di come la politica sovietica gestì il problema, ci racconta fatti che tutti quanti noi abbiamo conosciuto attraverso la cronaca, attraverso gli approfondimenti, attraverso i documentari... Ora vediamo tutto con gli occhi di attori che impersonano coloro che lì furono, che morirono a causa di quanto accadde, e... Che altro dire?

Oggi sappiamo che il disastro accadde per ambizione del direttore dell'impianto. Sappiamo che accadde per l'inesperienza del personale in sala controllo dell'impianto. Sappiamo che accadde perché la centrale fu costruita al risparmio, prendendo qualche rischio, e non pensando troppo alle conseguenze. Oggi sappiamo più o meno tutto quanto. Ma questa serie ci proietta nel bel mezzo di ciò che accadde, e vedere non è come sapere. Vivere quelle esperienze non è come leggerne i resoconti.

Va vista! Punto!


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mercoledì 20 novembre 2019

The Boys - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri

The Boys? Bellissima Serie! Ma sono di parte, vero? Visto che adoro il lavoro di Garth Ennis non potevo lasciarmi scappare questa serie, e visto poi che ancora non ho letto nessun numero del fumetto omonimo (n.d.r. Aspetto gli omnibus per motivi di spazzio in casa...), eccomi qui a parlarne nonostante il caldo, l'afa.. E lo so che state leggendo questo post in novembre, ma il mio blog è già parecchio intasato, ma per me è ancora il primo agosto del 2019.

Siamo in una realtà alternativa alla nostra. Il mondo è quello che conosciamo, ma esistono i supereroi. Questi supereroi sono abbastanza comuni, vivono tra noi, ogni tanto ne nasce qualcuno e... C'è chi fa il proprio mestiere in privato, e c'è chi invece riesce a entrare nella Vought, una società che gestisce i supereroi sia dal punto di vista del marketing, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista nel loro intervento contro il crimine.
La Vought ovviamente guadagna molto ad amministrare i supereroi, ma allo stesso tempo fa sì che questi siano più organizzati ed efficienti nel combattere il crimine. E poco male se i supereroi non sono perfetti, se sono banali umani con superpoteri, e se ogni tanto sbagliano e ci scappa qualche danno collaterale. Nell'insieme è una situazione davvero efficiente, e in caso di problemi, gli avvocati della Vought risolvono il problema.
Ma... A-Train investe una ragazza mentre corre non si sa dove, e la uccide. Starlighyt, una nuova eroina entrata alla Vought viene stuprata da The Deep, uno degli eroi principali della corporation, e... E poi ci sono i Boyyys, un gruppo sparuto di uomini che lottano per far sì che le nefandezze dei supereroi emergano, un po' per vendicare i torti subiti, un po' per evitare che questi riescano ad entrare nell'esercito, un po' per fare la cosa giusta!

Bello! Splatter! Irriverente! Esplicito! Senzza mezzi termini. Fedele allo spirito delle opere di Garth Ennis. Addirittura meglio di The Preatcher. E con questo penso di aver detto tutto, no? Ok, la regia è davvero ben fatta, i personaggi sono ben costruiti e interpretati. Io me la sono pappata in tre serate. 
Guardatela!




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martedì 19 novembre 2019

La tranquillità non dura

Glauco Silvestri
Ma la tranquillità non dura ed è bene abituarsi fin da subito a incassare i colpi che la vita ci riserva.


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lunedì 18 novembre 2019

Due parole su uno dei miei #ebook #Amazon

Glauco Silvestri
Una ragazzina incastrata nel giro della Prostituzione. In Catene.
Disponibile in formato ebook e Paperback.

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domenica 17 novembre 2019

Il Castello Manzoli

Glauco Silvestri
Novembre si è finalmente scatenato. E per volare con i Droni è necessario approfittare di qualunque spiraglio di sole la natura offra, tra una pioggia e l'altra. In uno di questi spiragli ho voluto recarmi al Castello dei Manzoli. Ve ne avevo già parlato in passato, su questo blog, e vi avevo già mostrato alcune foto di questa meravigliosa costruzione (n.d.r. Qui trovate il mio album Flickr dedicato al castello).

Il castello è avvolto da una antica leggenda, una storia di fantasmi. Ormai diversi secoli fa, il proprietario del castello fu ucciso nei boschi limitrofi mentre ritornava a 'casa'. In seguito fu uccisa tutta la sua servitù, e la proprietà fu requisita da questi criminali... Ma non ebbero vita facile, visto che ogni anno, il giorno dell'omicidio, il primo di dicembre, il fantasma della vittima si ripresenta alle porte del castello per pretendere la restituzione dei suoi averi.
Chissà se i proprietari di oggi vengono ancora visitati dal fantasma... 

Nel video che segue potrete ammirarlo da un punto di vista diverso dal solito, ovviamente ottenute grazie al mio Parrot Anafi.



Come sempre, e come vi suggerisco anche nella presentazione del video, se vi piacciono i miei video, il consiglio è quello di registrarsi al canale (n.d.r. Basta un account Google), e cliccare sulla campanella per rimanere aggiornati sulle nuove pubblicazioni con una innocua notifica sulla App Youtube installata sui vostri dispositivi elettronici.


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sabato 16 novembre 2019

I Medici - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Dopo l'ultima nostra escursione in Toscana - avvenuta ormai un bel po' di tempo fa - visto che eravamo andati a visitare proprio le location in cui la Fiction italiana era stata girata, ed aver incrociato per caso i set per le riprese della nuova stagione, io e la mia morosa abbiamo deciso di guardare i Medici, per rivivere le nostre esperienze vacanziere, e... Per vedere se era un bel prodotto.

E in effetti questa serie, che è disponibile su Prime Video (n.d.r. qui), è capace di catturare l'attenzione dello spettatore, e da tenerlo legato alle vicende dal primo all'ultimo episodio.
Certo, come tutte le serie, I Medici ha pregi e difetti, ma prevalgono i primi sui secondi, e alla fine, si può dire che come prodotto italiano, finalmente, è stato fatto qualcosa capace di competere con le serie straniere.

Siamo ovviamente a Firenze, è il 1429, il duomo non è ancora stato completato, e Giovanni de' Medici, grazie ai suoi accordi stipulati con il Papato, ha trasformato la sua banca in una grande potenza economica, e la sua famiglia in una delle più influenti all'interno della Signoria. Ovviamente Giovanni de' Medici, con il suo operato, si è lasciato molti nemici alle spalle, e ha creato anche malumori all'interno della famiglia, allontanando le donne di cui erano innamorati i due figli (n.d.r. Lorenzo e Cosimo) perché non degne di far parte della famiglia stessa. E' uno di questi nemici che lo uccide, avvelenando la vigna da cui Giovanni era solito strappare qualche grappolo d'uva per assaggiarne i frutti.
Morto lui, la banca passa in mano a Cosimo, che - appena sposatosi forzosamente con Contessina De Bardi - si trova costretto ad abbandonare il suo amore per l'arte e diventare banchiere a tutto tondo. 
Passano gli anni, e i rivali dei Medici non calano di sicuro, per cui Cosimo si trova ad affrontare una miriade di difficoltà, e allo stesso tempo, cerca di risolvere l'enigma ancora insoluto dell'assassinio di suo padre.  Questo sarà ovviamente il filo conduttore dell'intera vicenda, e sarà svelato solo alla fine, in modo velato, e senza lieto fine disneyano...

I fatti narrati sono pressoché legati a eventi storici realmente accaduti, ma dentro sono stati inseriti parecchie deviazioni necessarie alla fiction. A grandi linee la vicenda appassiona. Nel dettaglio fa sorridere l'estrema volubilità del popolo, che è in grado di cambiare completamente bandiera (n.d.r. Pro o contro i Medici) passando da una scena alla successiva della fiction. E' ovvio che i tempi televisivi costringono a una compressione dei tempi, e che alcune scritte in sovraimpressione ci indicano lo scorrere dei mesi tra una scena e l'altra, ma alla fine, queste situazioni non si fanno digerire benissimo da chi guarda la televisione.

Bravi gli interpreti, forse in certi momenti un po' teatrali, ma comunque capaci di sostenere il personaggio che caratterizzano, e di proporlo in modo credibile. Strano ma vero, è Dustin Hoffman quello più a disagio nei panni di Giovanni de' Medici. E' vero che muore subito, ma la sua figura ricompare spesso in forma di ricordi e flashback, per cui il ruolo è importante ma non ben rappresentato.
In generale, ambientazione e regia convincono, e la fiction funziona bene dall'inizio alla fine.

E funziona davvero bene... Perché mi è venuta voglia di andare a rivangare i miei studi di storia, per ricostruire le vicende dei Medici. E' una bella cosa, perché oltre al divertimento, si regala allo spettatore un po' di curiosità verso il nostro passato... E che passato!



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venerdì 15 novembre 2019

Fino a prova contraria - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Torniamo a parlare di Clint Eastwood. Tratto dal romanzo di Andrew Klavan (n.d.r. Prima di Mezzanotte), Fino a Prova Contraria ci racconta le vicende di un condannato a morte per un omicidio. Siamo ormai a tiro dell'esecuzione, e il cronista Steve Everett - appena uscito dall'alcolismo - si ritrova a dover scrivere un articolo sull'esecuzione, visto che la cronista incaricata è improvvisamente morta in un incidente stradale.
Il condannato a morte è Frank Beechum, un uomo di colore di trent'anni accusato di aver ucciso una donna bianca. Il giornalista, nel raccogliere informazioni sul condannato per scrivere l'articolo, scopre che la polizia ha eseguito indagini piuttosto superficiali, che sul luogo del delitto era presente un altro giovane, bianco, e che questo non è mai stato preso in esame. Scava e scava, ecco comparire il ragionevole dubbio, e mentre la vita del giornalista va a rotoli per via della sua nuova ossessione, ecco spuntare le prove che Beechum è innocente.
A quel punto Everett tenta di salvare la vita all'uomo di colore, si rivolge addirittura al Governatore, e...

Ecco un altro bel film, buona regia, tema non delicato, e dramma interiore. I personaggi tormentati sono una sorta di tormentone per il nostro regista dagli occhi di ghiaccio, e il tormento assume molti risvolti. Dal desiderio che sia fatta giustizia, che una vita sia salvata, alla lotta contro l'alcool, a una famiglia disastrata sull'orlo del divorzio... Fino alla voglia di riscattarsi anche nel mondo del lavoro, dove Everett è ormai considerato un peso morto.
E il riscatto arriverà... Ma la vita non è un film Disney, per ciò questo riscatto lascerà comunque molte vittime sul suo cammino, e molta sofferenza.
E' una pellicola onesta, ben fatta, e ben raccontata. Forse non il miglior film del regista, visto che la storia è tutt'altro che originale, e nel magazzino dei miei ricordi confusi emerge qualche déja vù di troppo con altri film (n.d.r. Che ammetto di non saper citare, proprio perché i miei ricordi sono confusi...), ma è comunque tratto da un romanzo, da un testo bello corposo, e per questo motivo dimostra solidità, e si fa guardare bene.




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giovedì 14 novembre 2019

Segreto di Famiglia - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
"Libro dell'Anno"
"Best Seller Svedese diventato un caso mondiale"
"Thriller al quale si rimane inchiodati dalla prima all'ultima riga"
"Un altro romanzo come questo non c'è"

Bei titoloni altisonanti, vero? Son tutti nella quarta di copertina, o nella fascetta, o nella pagina di presentazione negli store online, di Segreto di Famiglia, romanzo - thriller - scritto da Mikaela Bley, scrittrice di Stoccolma. Peccato che, a mio parere, questi titoloni non sono poi così meritati. 

Il libro è ambientato a Stoccolma. Fa freddo nonostante sia maggio. La piccola Lycke, otto anni d'età, viene lasciata dai genitori davanti al tennis club dove lei fa un corso per imparare a giocare. Solo che il tennis club è chiuso per restauri, e la bambina scompare.
Ovviamente la famiglia va nel panico. La polizia indaga. E anche la TV indaga. A TV4 è l'inviata di cronaca nera Ellen Tamm ad occuparsene. Le domande sono tante. La famiglia di Lycke è tutt'altro che una famiglia perfetta, e sia il padre, sia la madre, sia la matrigna, sia la tata, tutti hanno qualcosa da nascondere. Lycke è un bimba solitaria, silenziosa, intelligente. Sfortuna vuole che i suoi genitori sono separati. Separazione dovuta al fatto che ognuno di loro pensa troppo a sé stesso. Lui ha trovato una ragazza più giovane con cui stare, e con cui avere un altro figlio. Lei è troppo impegnata nel suo lavoro immobiliare. La bimba è quasi un optional scomodo, che solo con la tata trova un attimo di gioia, visto che anche a scuola nessuno se la fila.
Ma chi può essere stato a fare del male alla bimba? Un maniaco? Il maestro di Tennis di Lycke calza bene questo ruolo, ma forse è solo un pavido, viscido, ragazzo privo di talento e incapace di qualunque gesto, sia esso lodevole, sia esso deplorevole.
Eppure la polizia, per quanto faccia sforzi 'notevoli', appare sempre fuori strada. E' Ellen a seguire le tracce giuste, e il suo capo Jimmy la sprona per avere sempre notizie fresche, per mantenere il proprio canale sulla cresta dell'onda, e in cima alle classifiche dell'audience svedese.
Però anche Ellen ha un passato burrascoso. La sorella gemella morta affogata, una famiglia con cui riesce solo a litigare, pochissimi amici e tutti conosciuti nell'ambiente di lavoro, e una travagliata storia sentimentale col suo capo...

Ce n'è di carne al fuoco, eh? Peccato che il romanzo rimanga sempre concentrato sulle questioni personali di Ellen Tamm, e soprattutto, sul rapporto sentimentale col suo capo. Il thriller, la scomparsa della bimba, il caso da svelare, sono sempre in secondo piano. Ci sono interviste fatte ai genitori, alla tata, al maestro di tennis. Tutte svolte da Ellen, ovviamente. E poi ancora il poliziotto che passa notizie alla giornalista. E poi pagine, e pagine, e pagine sulla sorella gemella di Ellen, e ancora sui litigi con la madre, e sul padre assente, e il mantra che la giornalista ripete continuamente: morte, morte, morte... Che pare gli serva a superare le crisi psicologiche a cui spesso e volentieri cede le redini a causa di tutti i suoi problemi personali. Non mancano banalità imbarazzanti, come le mail 'anonime' provenienti da account Gmail sempre diversi, ma scritte tutte dalla stessa persona... Va be', forse la scrittrice avrebbe dovuto approfondire un po' le proprie conoscenze informatiche, e soprattutto i metodi - anche quelli più banali, per quelli basta googlare un pochino - per rendere anonime le email. E il caso di Lycke è tanto interessante che il focus finisce per concentrarsi sulle minacce ricevute alla giornalista, sui propri problemi, che spesso saltano fuori anche mentre si parla direttamente della povera bimba di otto anni, che per la cronaca, non rivedrà mai la luce del sole. Ma poco importa, perché il destino di questa piccola è solo un pretesto per parlare di Ellen Tamm, e di conseguenza, oltre che a essere stata poco amata dai genitori, a non aver avuto amici, a non aver avuto attenzioni da nessuno... Non le riceve neppure da chi dovrebbe scrivere un romanzo sulla sua scomparsa.

Per l'amor di Dio... Il libro è scritto molto bene, è scorrevole, e le emozioni femminili sono ben caratterizzate, mentre forse gli uomini sono poco più che manichini mossi dall'autrice nelle scene dove una figura maschile era necessaria. Questi sono pochi, marginali, e quasi evanescenti per quanto siano di poco spessore. Tutto ruota attorno alla Tamm, punto!

Quindi? No! Non è un Thriller. No! Non è un giallo. No! Non è un romanzo che parla della scomparsa di una bambina di otto anni. E' la storia di una giornalista di cronaca nera con grossi problemi di famiglia, e grossi problemi sentimentali. Punto.





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mercoledì 13 novembre 2019

Walter Breveglieri, fotografo - #mostre #fotografia

Glauco Silvestri
In questi giorni, a Palazzo d'Accursio, è allestita una interessante mostra fotografica dedicata a Walter Breveglieri, un fotografo, che fu anche operatore della RAI, ma anche collaboratore con Il Resto del Carlino, ma soprattutto la memoria storica della nostra città.

L'esposizione ci porta alcuni tra i migliori scatti dell'autore, che ci ha lasciati di recente, nel 2000, ed è divisa in quattro tematiche principali, così da coprire i temi principali che il fotografo ha sempre amato rappresentare con i suoi bianco e neri davvero efficaci.

Parliamo di personaggi famosi, attori, registi, personaggi politici... Persino Hitchcock, che venne nella nostra bella città ad ammirare la collezione Etrusca conservata nel museo medievale.

Parliamo anche di sport, e ovviamente, tra le corse motociclistiche, i ritratti di Agostini, i grandi successi di Ferrari e Lamborghini, l'eterna competizione tra Coppi e Bartali non può mancare.

La cronaca, la politica cittadina, ma anche del nostro paese, ha sempre visto il fotografo nelle prime file degli eventi.

Infine, Bologna e la sua provincia sono ovviamente il soggetto principale degli scatti di questo bravissimo fotografo. La città è immortalata durante le politiche dei primi anni cinquanta, durante le grandi nevicate, le alluvioni, e anche in normali attimi quotidiani, come un semplice viaggio a San Luca, in funivia.

Gli scatti coprono un periodo che va dal 1944 al 1972. E' un lungo viaggio nella memoria, e un lungo viaggio tra immagini significative e appassionanti.


L'esposizione è gratuita, e sarà accessibile al pubblico fino al 29 novembre prossimo. Se passate per Bologna, ve la consiglio vivamente.

Maggiori informazioni, qui e qui.




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martedì 12 novembre 2019

Non solo abbiamo inventato un creatore

Glauco Silvestri
Non solo abbiamo inventato un creatore che vive nei cieli, ma pecchiamo talmente tanto di presunzione da avergli dato la nostra faccia.


Nove vite come i gatti (Hack Margherita)



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lunedì 11 novembre 2019

Due parole su uno dei miei #ebook #Amazon

Glauco Silvestri
Due crimini a metà tra reale e paranormale… Ciclo Alex Volpi.
Disponibile in ebook.

Maggiori info: qui.



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domenica 10 novembre 2019

Palazzo Albergati

Glauco Silvestri
Palazzo Albergati si trova non molto lontano dal centro storico di Bologna, in un area rurale dal suggestivo paesaggio, proprio sul confine di Zola Predosa, ed è considerato una delle più importanti e originali opere architettoniche del Barocco Europeo. 
Costruito nel XVII secolo, il palazzo fu centro vivissimo di vita mondana e culturale, tanto che vi furono ospiti innumerevoli personaggi illustri, tra cui Carlo Goldoni (n.d.r. Che per il teatro della villa scrisse sei commedie), Voltaire, Juan Carlos di Spagna, e più recentemente, anche Luciano Pavarotti. Del palazzo sono da ammirare soprattutto gli affreschi, gli arredi originali, i mobili, i quadri, tutto quanto capace di raccontare i gusti, la cultura, e la vita segreta di chi lo ha abitato. 
Oggi il palazzo è centro di eventi culturali, e di convegni espositivi importanti. Un paio di volte ci sono persino andato... E una volta o l'altra avrei voglia di partecipare a uno dei loro brunch, e magari visitare più approfonditamente il palazzo, che - ve lo assicuro - è più bello dentro che fuori.

Maggiori informazioni sul palazzo e sugli eventi che organizza sono disponibili a questo indirizzo.

E dopo le canoniche chiacchiere, potete godervi il mio sorvolo del palazzo, ovviamente col mio caro Parrot Anafi, cliccando su play nel video sottostante.


Come sempre, se vi piacciono i miei video, vi suggerisco di iscrivervi al mio canale youtube (n.d.r. Basta un account Google) e cliccare sulla campanella per rimanere aggiornati sulle mie pubblicazioni.



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sabato 9 novembre 2019

NOS4A2 - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Parliamo di NOS4A2. tratto dai romanzi di Joe Hill, questa serie mi ha catturato sin dal primo episodio... Anche se devo ammettere che, prima di convincermi a dargli una occasione, ci ho messo parecchio tempo.

Era presentata come l'ennesima variante di film di vampiri... Ma non è una vampire story. E' evidente che i 'mostri' con i denti a punta, con le unghie lunghe, praticamente immortali, che vestono un po' démodé... Sì, ammetto che si può fare un po' di confusione.
Del resto la vicenda non brilla per l'immaginazione, e molti sono gli elementi colti dal passato, strizzando l'occhio a Stephen King, e forse non solo a lui. Però la narrazione è solida, i personaggi hanno spessore da vendere, e il ritmo è incalzante, ben pensato, magnetico.

Tutto ruota attorno a un caso di bambini scomparsi. Tutto ruota attorno a una poco più che adolescente - Vic McQueen - che vive in un sobborgo, da una famiglia povera, separata, con un talento artistico incredibile, ma impossibilitata a seguire i propri sogni per via della sua condizione sociale.
Il fatto è che Vic ha un talento nascosto, oltre a quello dell'arte. Riesce a creare un ponte, una sorta di connessione, che gli permette di trovare sempre ciò che cerca. Questo suo potere fa sì che Vic venga identificata da Charlie Manx, il colpevole dei rapimenti di bambini, altrettanto dotato di poteri speciali, che però alimenta proprio con le anime dei bambini che sequestra.
Ovviamente, Vic rimane coinvolta, e i suoi poteri diventano la chiave per poter trovare i bambini, per poter trovare Manx, per poter chiudere una vicenda che dura troppo a lungo.
Ma non è così facile... Manx è pressoché immortale, e la sua vita è strettamente legata al destino di una rarissima Rolls Royce Spettro, che lui guida e cura maniacalmente (n.d.r. E chi mai potrebbe dargli torto?)

A tenere in piedi la solita caccia al mostro, la solita storia di immortali, di mostri, e di paladini problematici, è la capacità degli interpreti a tenere alta la tensione, la passione, l'hype, tutto! Sono i personaggi a mandare avanti la vicenda. Ognuno con la sua storia, con i suoi drammi, con le sue speranze... Lo stesso Manx, bravissimo Zachary Quinto a vestire i suoi panni, per quanto 'mostro', ha un suo trascorso drammatico, e un suo lato che potrebbe indurre alla... Comprensione.

Una bella serie. Si sviluppa bene, e finisce con qualche porticina aperta per il futuro. Ma temo che venga annacquata tirando troppo a lungo l'intera narrazione. Speriamo bene. Nel frattempo... Ve la consiglio.




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venerdì 8 novembre 2019

Brisighella

Glauco Silvestri
Brisighella è, per me, una meta fissa. La conosco sin da teenager, quando con gli amici sognavo di poter trascorrere qualche giorno tra le sue mura durante la famosa festa medievale (n.d.r. Che all'epoca durava due settimane, mentre oggi occupa giusto un weekend, proprio come tante altre sagre di queste zone). E' sugli Appennini romagnoli, a circa 115 metri sul livello del mare, ed è caratterizzata da tre pinnacoli rocciosi che la contornano e la proteggono. Su ognuno di essi c'è una costruzione caratteristica. La Rocca Manfrediana (del XIV secolo), il santuario del Monticino (XVIII secolo) e la torre dell'Orologio, ricostruita nell'ottocento sulle rovine di un precedente insediamento difensivo del XII secolo. 

E' un luogo meraviglioso, che già ho fotografato più e più volte (n.d.r. Qui potete trovare il mio album Flickr dedicato a Bridighella), e in questa occasione ho voluto sorvolarlo con il mio Anafi. Sfortuna ha voluto che io non abbia tenuto conto del cambio di orario, e sia stato sorpreso dal tramonto. 

Visti gli ISO alti tenuti dall'Anafi (n.d.r. Ammetto di non aver avuto la prontezza di riflessi, mentre ero in volo, di andare a correggere manualmente i parametri della fotocamera), per attenuare un pochino il rumore nelle immagini, ho applicato un filtro 'notturno' in fase di post-produzione, per cui - a voi che guardare - vi parrà che ho volato al buio... Ma non è così!

Bando alle chiacchiere, eccovi il video.


Nel caso il video vi sia piaciuto, vi suggerisco di iscrivervi al mio canale (n.d.r. Basta un account Google), e di cliccare sulla campanella per rimanere aggiornati sulle novità.


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giovedì 7 novembre 2019

Potere Assoluto - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Oggi vi voglio parlare di una pellicola che - all'epoca - mi piacque particolarmente. Il cast è di prim'ordine. Abbiamo ovviamente Eastwood, come protagonista e regista; abbiamo un ottimo Gene Hackman nei panni del Presidente degli Stati Uniti, e infine abbiamo Ed Harris nei panni di... Ma vi devo svelare tutto? Ebbene, forse dovrei dirvi almeno qualcosa al riguardo della trama di Potere Assoluto!

Luther è un ladro professionista. Vuole ritirarsi dalla professione, ma prima di dire addio alla propria attività, decide di compiere un ultimo grande colpo... Giusto per chiudere la propria 'carriera' in bellezza. Accade però l'imprevedibile. Dopo tutta la preparazione del caso, Luther non può immaginare che la padrona della villa che ha deciso di svaligiare abbia deciso di non partire assieme al marito per il weekend.
In pratica viene 'colto sul fatto', e per evitare di essere notato, il ladro rimane nascosto nel caveau della villa, a cui si accede attraverso un finto specchio nella camera da letto, in attesa che si presenti una buona occasione per battersela.
Solo che Luther non può immaginare che la donna - Christy Sullivan - abbia una storia di passione con il Presidente degli Stati Uniti d'America. Chiuso nel caveau, il ladro assiste al rapporto amoroso tra i due, assiste allo sfociare di una violenta lite, e infine assiste all'omicidio della donna - per mano degli uomini di scorta al presidente - quando questa tenta di accoltellare l'uomo con un tagliacarte.
Sconvolto, ma freddo come un iceberg, Luther rimane chiuso nel caveau finché gli uomini della sicurezza non abbiano ripulito alla perfezione la stanza. Poi, finalmente rimasto solo, esce dal caveau e tenta la fuga, non prima di raccogliere il tagliacarte dalla stanza, dimenticato per sbaglio da uno degli agenti di sicurezza.
La sua fuga dura poco, visto che viene scoperto dagli stessi agenti che erano tornati a prendere il tagliacarte. Riesce a scamparla ma... Da quel momento diventa un bersaglio mobile, nonché l'unico testimone di un crimine commesso dall'uomo più importante degli Stati Uniti.

E di nuovo... Qui smetto di raccontare la trama perché altrimenti perdereste il gusto di vedere la pellicola. Pellicola che è tratta dall'omonimo romanzo di David Baldacci, e che ha diviso parecchio la critica quando fu presentata. Di sicuro la regia è all'altezza della reputazione di Eastwood, e allo stesso modo lo sono le performance degli attori che si occupano di vestire i panni dei personaggi principali. Qualche dubbio potrebbe nascere dall'incongruenza con l'età degli attori, e l'età che dovrebbero avere i personaggi, ma ciò non dovrebbe sconvolgere più di tanto, visto che è fiction, e visto che il prodotto è comunque di buon livello e sa intrattenere senza cadute di tensione e/o stile.

A me è sempre piaciuto. Voi l'avete visto, lo conoscete? Ditemi la vostra. 




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mercoledì 6 novembre 2019

Botero - #Mostre #Recensione

Glauco Silvestri
Botero arriva finalmente a Bologna. Palazzo Pallavicini ospita 50 opere, un mix interessante di disegni realizzati a tecnica mista e di alcuni acquerelli a colori su tela. I lavori dell'artista sono divisi per tematica, seguendo anche la vita dell'uomo, la sua formazione (n.d.r. Quanto è evidente l'influenza di Piero della Francesca nelle sue opere, e soprattutto, nelle opere esposte), ma soprattutto le argomentazioni a lui più care.


Botero nasce a Medellìn nel lontano 1932. La sua formazione è quella del torero. Inizia a 12 anni, e per due anni studia per dedicarsi a questa attività, finché la vocazione artistica non prevale, e abbandona la scuola per dedicarsi completamente alla pittura.
E' ancora adolescente, ma già dipinge ispirandosi all'arte precolombiana. Dopo il trasferimento a Bogotà l'artista apre gli occhi su un mondo ancora più vasto. Migliora e diventa davvero bravo. Un premio in danaro ricevuto per una sua opera gli permette di venire in Europa, di studiare i più grandi artisti europei, e italiani. E' in questa occasione che scopre Piero della Francesca, ed è in Italia che impara a dipingere con la tecnica della pittura 'a fresco'. Siamo negli anni cinquanta, e Botero comincia finalmente a sperimentare la dilatazione dei corpi, e ad acquisire quello stile che lo renderà noto in tutto il mondo.
Nel 1960 torna in America, a New York. La sua arte comincia ad affermarsi. Viaggerà spesso, tra la Colombia, l'Europa, e la sua New York. Ma andrà anche oltre, persino in Giappone e in Russia, tanto che già dagli anni ottanta il suo stile diventa un simbolo, e l'autore diventa uno dei principali rappresentanti artistici della contemporaneità.

La mostra conduce in un percorso che segue idealmente lo sviluppo dell'artista, ci propone quindi, per primi, i suoi primi disegni. Un mendicante che chiede denaro per strada, due cantautori con la chitarra, una ragazzina su un cavallo a dondolo. Prosegue con il suo desiderio di rappresentare la sacralità, e di conseguenza troviamo immagini di suore, preti, e vescovi.


Poi si salta al nudo, un salto violento, forse, ma necessario, perché i nudi di Botero non sconvolgono, bensì avvolgono, con le loro forme, la loro grazia sgraziata. E poi l'ambientazione circense, le nature morte, e persino i toreri.


Quando però si giunge al bookshop si rimane delusi, perché cinquanta opere paiono poche, e soprattutto, le stanze appaiono particolarmente spoglie. Non c'è un accenno artistico alla scultura, quando invece, questa è un elemento importante della sua vita, e della sua evoluzione, artistica. Scoperta negli anni ottanta, o forse già novanta, la scultura è diventata un elemento preponderante dell'attività dell'artista. Ma qui, nell'esposizione, manca completamente. E forse appaiono troppi disegni, e poche opere di grandi dimensioni, per cui il senso di delusione viene sottolineato dalla velocità con cui si passa tra una sala e l'altra.


L'artista non viene raccontato in toto, e per quanto la visita all'esposizione sia un evento da non perdere, è comunque un evento che non soddisfa la sete di chi paga 13 euro (n.d.r. più il costo dell'app da scaricare sullo smartphone e che funge da audioguida) per poter assistere all'allestimento. Un vero peccato, perché l'esposizione è interessante, ma lascia una sensazione di vuoto.  





Maggiori informazioni le potete trovare cliccando qui.




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martedì 5 novembre 2019

Gran parte della nostra vita è fondata su un brutto vizio

Glauco Silvestri
Gran parte della nostra vita è fondata su un brutto vizio: la presunzione.


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lunedì 4 novembre 2019

Due parole su uno dei miei #ebook #Amazon

Glauco Silvestri
Un agente segreto dalle capacità discutibili: Gli Uomini in Bianco.
Disponibile in ebook.

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domenica 3 novembre 2019

Bronco Billy - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Dopo aver parlato di tre western memorabili, sempre seguendo la scia della collezione 'Clint Eastwood', è giunta l'ora di citare Bronco Billy. Forse non il più fortunato tra i film prodotti nella lunga carriera dell'attore regista, ma è presente nel mega cofanetto, per cui, l'ho visto, e ora eccoci qui a raccontarne le vicende.

E' un western moderno, una sorta di operazione nostalgia che però funziona il giusto. La trama non è molto originale. Mi ha ricordato un vecchio film sulla storia di Buffalo Bill, del suo lavoro in un circo a inscenare le lotte contro gli indiani per raccontare l'epopea della conquista a chi non l'aveva mai vissuta. Mi ha ricordato - per certi versi - anche le vicende di Carabina Quigley, o quelle di Hidalgo. E di altri film simili ce ne sono sicuramente in giro, perché, come già ho detto, il déjà-vu è assicurato.

Siamo negli anni ottanta. La vicenda ruota attorno al Bronco Billy Wild West Show, una sorta di piccolo circo ambulante in cui si esibisce uno spericolato, cavallerizzo, sedicente cowboy, nonché pistolero, da quattro soldi. Lui è Bronco Billy, e la sua assistente è una ragazza che continuamente si lamenta di dover fare da bersaglio a un cowboy dalla mira piuttosto imprecisa. Dopo l'ennesimo errore, la ragazza abbandona il circo, e lo show ha bisogno di una nuova stella da mostrare al pubblico.
L'occasione arriva quando il circo si piazza poco fuori dall'ennesima città dove lo show attirerà i soliti quattro spettatori svogliati. Mentre Bronco Billy cerca di ottenere i permessi per esibirsi, poco distante dal circo, la giovane Antoinette Lilly alloggia in un motel assieme al suo futuro marito, John Arlington. Per quanto questa non sia convintissima di sposare l'uomo, lo deve fare perché - per via di una clausola sulla sua eredità - lei potrà avere il patrimonio di famiglia solo se si sposa prima dei trent'anni.
I due si sposano, e poco dopo il matrimonio, il marito fugge con tutti i soldi della ragazza, lasciandola senza neppure i soldi per tornare a casa con la coda tra le gambe. Ma dall'altro lato della strada c'è il circo, e il circo sta cercando una nuova soubrette... 

Ciò che più piace di questa storia è il rapporto tra Bronco Billy e Antoinette Lilly. Quest'ultima è una ragazza selvatica, non obbedisce, fa di testa sua, e il cowboy è un uomo burbero, dal passato travagliato, e con la mente sempre annebbiata dall'alcool. Le scintille che producono questa coppia sono il motore del film. Il loro rapporto è raccontato con maestria, e Clint è sempre stato un asso nel mostrare caratteri complicati, nel far immedesimare gli spettatori in questa tipologia di personaggi. Per cui gira tutto attorno a questo. Il resto è banale, qualcosa di già visto più e più volte. E in effetti il film non ebbe un grande successo. Però c'è chi dice che dietro a Bronco Billy ci sia molto del vero Clint Eastwood. Chissà...





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