lunedì 31 agosto 2020

L'albero dei Corvi (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
Sono le quattro e mezza del mattino. Ovviamente non riesco a dormire. Frate Tac ha preparato assieme agl'altri cervelloni un piano di battaglia. Io mi domando che razza di piano di battaglia si possa preparare in questa situazione... Perdonatemi... Del cazzo!
Loro dovranno solo 'intrattenere' i vampiri mentre io andrò alle radici abbrustolite dell'Albero dei Corvi per sgozzarmi con la Lama Arrugginita. Mi guardo allo specchio, con un intimo improponibile ai minori, le gambe secche, le braccia insulse, un fisico da tavola da surf, sodo, con muscoli ben torniti ma non esuberanti. Potrei fare la modella. Dicono che ho un volto significativo... Dicono... Ma chi cazzo è che lo dice davvero? So che piacevo ad Alex, che piacevo a Jake, che piaccio ad Angel e... Forse anche a Tommy. Ma al resto del mondo faccio ribrezzo!
Non so cosa mettermi. Dovrei passare da Marisa per farmi i capelli? Già! Anche lei è diventata una vampira del Primo.
Ho rivoltato l'armadio. Tutta la roba è sparsa sul pavimento, sul letto. La calpesto mentre osservo quegli insulsi indumenti. Se fuori non facesse meno tre gradi, uscirei così come sono. Con un perizoma color carne e un reggiseno a pois che mi ha regalato Meddy al mio quindicesimo compleanno.
Scelgo la tuta da motociclista di Alex. Non l'avevo mai indossata prima. Ha ancora il suo odore. È scura come la notte, con cuciture verdi, proprio come la Ninja. Io e Alex avevamo più o meno la stessa corporatura. Mi calza a pennello.
Mi guardo allo specchio. Io non riesco più ad aspettare.
Infilo gli anfibi. Ora esco e vado al campo. So perfettamente che loro sono già là ad aspettarmi. Li sento. Mi chiamano. Non ha senso che metta in pericolo i miei unici amici. Li affronterò da sola. Tanto che possono farmi di male? Uccidermi?
Se tutto andrà come deve andare non scriverò mai più su questo blog. Se tutto andrà come deve andare io morirò e il mondo sarà salvo. Però non dimenticatevi di queste pagine. Sono la mia vita. Sono l'unica testimonianza della mia esistenza su questo sporco mondo. Mi sacrifico per voi, cazzo! Per cui mi dovete qualcosa. Continuate a leggere queste pagine, ad ascoltare le canzoni che sono le mie canzoni.
Poi... Se le cose dovessero andare in modo differente, chissà, tra qualche giorno potrei essere di nuovo qui a scrivere stronzate.
Vi lascio con When Tomorrow comes, degli Eurythmics. Sono le cinque del mattino. Io esco a fare il mio dovere. Voi dovete soltanto rimanere sintonizzati...

*

Walmer aprì gli occhi di scatto. La stanza buia lo circondava silenziosamente mentre un abbraccio di inquietudine lo aveva costretto a svegliarsi.
Osservava il soffitto invisibile. Ombre su ombre. Gli occhi stentavano ad abituarsi a tale mancanza di luce. Doveva essere molto tardi, o troppo presto. L’uomo giaceva nel letto senza osare muoversi più del minimo necessario. Contava i propri respiri, continuava a chiedersi cosa lo tormentasse così tanto.
Lo sapeva, in realtà. Ma non voleva ammettere che il motivo fosse proprio quello.
Si alzò lentamente, appoggiò la schiena alla spalliera del letto. Rimase a contemplare l’assenza di luce, a misurare il proprio respiro.
Dunque era quello il giorno.
Sbuffò. 





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martedì 25 agosto 2020

Non solo un vezzo da miliardario...

Glauco Silvestri
Si trasferisce a Londra e acquista la squadra calcistica inglese del Chelsea Football Club, compagine della Premier League e tra le più famose al mondo. Non solo un vezzo da miliardario ma un «gioiello» che gli concede grande evidenza mediatica e – secondo alcuni – lo mette al riparo da brutte sorprese.





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lunedì 24 agosto 2020

Il Cacciatore di Uomini (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
Mercurio osservava le onde. Il Sole aveva appena fatto capolino oltre la linea dell’orizzonte. L’acqua schiumava impaziente, spingeva contro i frangiflutti, ruggiva in saluto della nuova giornata, nebulizzandosi nell’aria per cadere tra i suoi capelli. Era appena giunto sull’isola. Indeciso, attendeva il momento buono per fare una telefonata. 
Ancora non era convinto di fare la cosa giusta. Chiudere con il lavoro, fuggire con Nadia, esporre i suoi pochi amici al pericolo di una ritorsione. Eppure ciò che un tempo amava era diventato ingombrante, difficile da gestire, un peso di cui sbarazzarsi a ogni costo.
Voleva fuggire, ma non poteva fare a meno di tornare a pensare al passato. Alla sua primissima missione, nell’ormai lontano 1995, quando appena sapeva maneggiare qualche arma automatica.
Era in Toscana, perso tra i boschi secchi e allo stesso tempo seducenti della Garfagnana. Una missione congiunta, una caccia al fuggitivo organizzata da un canile privato, dove però si faceva di tutto tranne che portare assistenza ai cani abbandonati. I bersagli erano due uomini di colore, nigeriani, immigrati clandestini, entrambi impiegati in nero nel canile, e non solo.
Il canile era la facciata di una attività ben differente, e soprattutto illegale: scommesse su combattimenti clandestini tra cani e uomini. I fuggitivi erano due ‘gladiatori’. Entrambi malconci, feriti dai denti aguzzi degli avversari che erano stati costretti ad affrontare notte dopo notte.
Ovviamente, il cliente non voleva che la notizia trapelasse. I due gladiatori non dovevano raggiungere i centri abitati e contattare le autorità; lo status quo andava rispettato a ogni costo. Se era possibile, dovevano riportarli indietro vivi. Altrimenti dovevano perire.
La posse era divisa in due gruppi. Sei uomini in tutto.
Quattro battevano le tracce fresche come segugi. Erano armati con fucili narcotizzanti. Il loro compito era spingerli a fuggire verso zone prive di abitazioni, fermarli con le buone e riportarli all’ovile.
Due erano i ‘Cacciatori di Uomini’, la risorsa estrema. Invece che inseguire, erano disposti in modo strategico davanti alle prede, così da impedire che prendessero contatto con la civiltà. Erano armati con fucili di precisione. Dovevano terminare la corsa dei fuggitivi, a qualunque costo.
Mercurio era uno dei cacciatori. Era appostato dietro alcune rocce, al di là dell’arteria principale che conduceva a Castelnuovo di Garfagnana. L’altro cacciatore, che conosceva solo di fama, era invece piazzato in modo tale da coprire i collegamenti per San Carlo, Pianacce e Monterotondo. 
I cani abbaiavano, i predatori spingevano i gladiatori verso le canne dei loro fucili. Se non fossero riusciti a fermarli per tempo, lui, o l’altro cacciatore, avrebbero avuto il compito di far cessare in maniera definitiva quella fuga.
Ricordava la paura. Gli tremavano le mani. Non aveva mai ucciso un uomo prima di allora. Si era allenato sparando a dei bersagli, aveva fatto pratica con gli animali, e con finti appostamenti in città, ma mai si era spinto a tal punto da sparare veramente a un essere umano. Era consapevole che sarebbe dovuto succedere prima o poi. Tutti temevano quel momento. Era il momento fatidico, quello che avrebbe decretato l’inizio di una carriera, o la propria morte. 
Non poteva assolutamente lasciar passare la sua preda. Per certi versi sperava che i due nigeriani si fossero diretti verso i paesi più piccoli, lasciando quindi tranquilla la sua posizione. Se non avesse avuto il coraggio di fare fuoco, o se avesse fallito il bersaglio, allora la condanna sarebbe caduta sulla sua testa. Sapeva troppo, e se non riusciva ad assolvere il proprio compito per questioni di coscienza, o di carattere, allora sarebbe stato un inutile spreco di tempo e denaro, e l’avrebbero eliminato senza indugiare oltre.
Per cui era una questione in stile squisitamente americano: o lui, o loro. Ed era meglio che cadessero loro sotto i suoi proiettili, che lui sotto il fuoco di un altro novellino della caccia all’uomo.
Per cui, quando sentì i primi passi, il respiro affannato, e l’afrore della paura proveniente dal bosco, si concentrò sulla propria arma. Controllò l’allineamento del dispositivo di mira, verificò che la sicura fosse tolta, inspirò per tranquillizzare le sue mani nervose, e attese che gli occhi pallidi e terrorizzati dei suoi bersagli comparissero dai cespugli di fronte a sé.
Non ci volle molto. Il primo sbucò nello stesso istante in cui il primo proiettile fuggì dalla canna del suo fucile.





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Armi, Acciaio e Malattie - #libri #recensione

Glauco Silvestri
Armi, Acciaio e Malattie era in attesa di lettura già da un po' di tempo, e visto che avevo trascorso il periodo di #lockdown per svuotare la cesta dei libri, specie i vecchi Urania, lasciando da parte testi presi più di recente, ho pensato di dedicare parte del mio tempo alla sua lettura durante le ferie estive.

Il saggio parte da una domanda radicale: Perché gli europei dominano il mondo? Se guardiamo il nostro pianeta, oggi, scopriamo che le civiltà più progredite, quelle che dettano il passo, sono tutte di origine 'europea'. Anche gli Stati Uniti hanno origini europee, mentre gli altri popoli sono costretti a seguire la scia, anche se magari hanno tecnologia e cultura tali da poter percorrere una strada tutta loro. 
Del resto sono gli europei che hanno scoperto le americhe, che hanno colonizzato l'Africa, le Indie, e per ultima anche l'Australia.
Perché nel 1492 furono tre caravelle spagnole a raggiungere il continente americano e non, invece, tre imbarcazioni inca o azteche? Perché i cinesi - dalle cui terre si ebbe il primo salto tecnologico della storia - non furono i primi ad esplorare gli oceani?

I motivi sono piuttosto complessi e non sono sicuramente legati alla 'razza'... Visto che l'essere umano è uguale a prescindere dal colore della pelle. Motivi legati alla geografia, al territorio, e anche alla cultura dei popoli. Diamond esprime la propria teoria partendo da 13000 anni fa, quando ancora l'homo sapiens compiva i primi passi nel mondo, quando ancora era un cacciatore-raccoglitore. Ci racconta della nascita dell'agricoltura, che avvenne e si sviluppò in modo strettamente legato all'ambiente, e non - ovviamente - alla maggiore intelligenza, al maggiore ingegno, di certi gruppi di umani rispetto ad altri.
Ci spiega come cominciò la nascita dei primi gruppi sociali allargati, delle prime comunità in cui fosse possibile dedicarsi ad altre attività che non fossero il solo procacciarsi il cibo per sopravvivere. Per valutare l'evoluzione dei vari insediamenti umani, prende in esame non solo la geografia, e la storia dei popoli, ma anche la lingua, l'evoluzione linguistica dei vari gruppi di umani stanziali, e la nascita della scrittura.

La capacità di divulgatore di Diamond è potente, anche se ogni tanto ci costringe a ragionare su tabelle, numeri, e dati statistici. Come potrebbe essere altrimenti? Uno studio attento delle informazioni può portare il ragionamento verso una risposta plausibile senza cadere nei pregiudizi, e senza scegliere il sentiero più comodo.

Quindi? Qual è la risposta alla domanda che ci eravamo posti all'inizio della lettura di questo libro? Io non ve la svelo. Cliccate qui per scoprirla da soli. Buona lettura.






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venerdì 21 agosto 2020

Il rientro alla solita routine...

Glauco Silvestri
Eccoci qui, dopo un lungo periodo di silenzio, a scrivere sul blog. Le ferie stanno finendo rapidamente nonostante siano state intense, dure, ricche di nuove esperienze, e con alti e bassi non trascurabili.
Del resto... In questo 2020 tanto diverso dagli anni vissuti in precedenza, cosa potevo aspettarmi?

E' stata la prima vacanza con la minaccia di una pandemia 'mortale'. Siamo rimasti in regione per evitare eventuali #lockdown, o eventuali #quarantene, o chissà cos'altro.
E' stata la prima vacanza sui colli modenesi, che già conoscevo per le gitarelle in giornata, ma in cui - mai - avevo soggiornato per più di una notte.
E' stata la prima vacanza con Sansone... Ed è stata una vacanza impegnativa, stressante, divertente, avvilente... Non ricordo quante volte ho desiderato tornare a casa; non ricordo quante volte sono stato fiero del comportamento del mio piccolo bassotto; non ricordo quante volte ho provato frustrazione, rabbia, stanchezza, e al contempo gioia, sorpresa, meraviglia...
E' stata una vacanza in cui ho preso l'acqua, e grandine, durante le escursioni nei boschi... Non mi capitava da quasi un decennio. E' stata la prima vacanza in montagna durante la quale non ho visto alcun animale selvatico... Ed è colpa di Sansone, che abbaiava e scacciava ogni creatura del bosco, e poi si incontrava qualcuno sul sentiero e la prima cosa che diceva: Avete visto il capriolo?
E' stata la vacanza delle mascherine, di chi seguiva le regole con attenzione, di chi lo faceva con sufficienza, di chi non ci provava neppure, e di chi neppure aveva con sé la mascherina.

E' stata la vacanza in cui ho cominciato a prendere un poco le distanze dai social, a tagliare qualche amicizia, ad allontanarmi dalle polemiche, dalle discussioni infinite, da quei dibattiti sterili in cui non esiste scambio di opinione bensì imposizione di opinione, da chi vive per assiomi, da chi ha la ricetta corretta, dagli haters, da chi non si riconosce come haters ma si comporta come tale, da chi... improvvisamente è diventato insostenibile.

E' stata una vacanza in cui ho scoperto le mie fragilità, e ho scoperto che non ha senso cercare sempre la mediazione, il mantenimento di un legame, quando è il legame stesso che tira da tutte le parti per slegarsi. Era già capitato ai tempi in cui scrivevo, ai tempi in cui questo blog era frequentato da tanta gente, forse per gli argomenti, forse per i miei racconti, forse per motivi che non ho mai appreso pienamente. Ricapita ora, non sul blog, ma sui social... Che poi i social mostrano sempre il peggio delle persone, perché davanti a uno schermo, con una emoticon e poche parole scritte, è difficile mostrare tutto ciò che un essere umano esprime, parlando, con il volto e con la gestualità. 
Però mi son reso conto di ciò che salta fuori dalle righe dei social, e di rado ciò che salta fuori mi piace. Tutti radicali, tutti estremisti, tutti chiusi nel loro orticello di convinzioni, tutti chiusi in un credo assoluto, un assioma che è tutto loro... Mi sono reso conto che si perde troppo tempo a discutere a distanza su un social network, commento su commento, ove mai si trova il compromesso... E mi sono reso conto che sui social si perde solo tempo. L'informazione è superficiale quando va bene, fake quando va male. I rapporti sono limitati a like, cuoricini, risate, lacrime, o faccine rosse di rabbia. 
Che senso ha tutto ciò? I social erano nati per stabilire un contatto... Oggi generano per lo più scontri, cyberbullismo, disinformazione, e allontanano le persone che, pur abitando vicine, ormai non si vedono più dal vivo perché tanto son sempre in contatto online. 
E così, nome dopo nome, si taglia la lista di amici. Non perché non si è più amici, ma forse come stimolo affinché quell'amicizia risorga davvero. Amici di penna con cui non scrivo più perché c'è Facebook... Ma poi su Facebook non ci si sente mai. Amici di quartiere che la vita ha allontanato e che ora si vedono solo nei video in cui fanno la spesa in diretta streaming. Amici che credevo attaccatissimi, ma che forse così attaccati erano solo nelle mie fantasie...
Fragilità che ho scoperto... Ora dovrò trovare il modo di combatterle, o trovare il modo con cui conviverci.
Io mi rimetto spesso in discussione. A volte, per non fare scelte davvero drastiche e importanti, taglio altre cose minori, sperando di avere più spazio per muovermi. A volte invece lotto con i miei fantasmi, una lotta impari, che mai termina, e che mai terminerà perché la vita non permette certi lussi. E così ci si barcamena tra gioie, dolori, stress, voglia di fuggire, leccate improvvise del vostro cane, e abbracci... La vita è questo, no? Il resto è solo un modo per far scorrere il tempo che intercorre tra nascita e morte, come lo scrivere queste stesse righe su un blog che non riceve commenti da anni, ormai, a parte qualche ritardatario su post di film o telefilm pubblicati ormai diversi anni fa.
Non è detto che ci saranno cambiamenti - di nuovo - per creare lo spazio di cui parlavo qui sopra. Flickr lo abbandono di sicuro, forse ve l'avevo già accennato. Potrei chiudere, o riformulare, gli altri miei social... Che già frequento molto poco, e che tengo ormai solo per fare da eco al blog, e al mio canale youtube.
Ma sono stanco di passare ore e ore del mio tempo libero al computer, e mi sto domandando a che servono le centinaia di foto che scatto, i video che riprendo durante le mie passeggiate, i video girati con i miei droni, e persino i miei tutorial... A che serve passare tanto tempo a ritoccare le foto, editare i video, pubblicare il tutto... A che servono delle passioni che sembrano diventare sempre più ingombranti e sempre meno appassionanti? Perché tutto deve essere così pesante? 
Ci sto pensando... Forse sono solo i 50 anni che si avvicinano, forse è la mia testa che dice: Oh! Non sei più un ragazzino... Rallenta!

Ora sono di nuovo in città. Tempo di sistemare i filmati, che vi proporrò a settembre, quando saranno pronti. Tempo di riorganizzare le foto, anche queste le vedrete a settembre. Tempo di rivedere i parenti, di portare qualche regalino, di far rivedere Sansone ai 'nonni', e di scambiare due chiacchiere con qualche amico, mascherine permettendo.

Tempo di ritrovare i vecchi ritmi... E già mi mancano le colazioni nel cortile dell'albergo, con Sansone che gioca con gli altri cani ospitati, e noi che chiacchieriamo con i vicini di tavola. Nel frattempo si sistema casa, si pensa alla prossima gitarella per il weekend, e fatidicamente al rientro al lavoro... Un po' anticipato rispetto alle previsioni e alle programmazioni aziendali, perché c'è bisogno.

Un rientro con delle sorprese, come il monitor che sto guardando mentre vi scrivo, nuovo di zecca, acquistato a giugno, e che al rientro dalle vacanze mi ha mostrato una bella linea di pixel spenti! Tempo per fare il resto scaduto, e la garanzia europea in tempo di covid che promette - nel caso decida di mandarlo in riparazione - tempi lunghi. E non avendo un muletto con cui sostituirlo, me lo tengo così, almeno per ora! 
Un rientro placido, al caldo... E se già era caldo in montagna, non mi sarei aspettato di trovare ancora più caldo qui, in città, ma era ovvio che sarebbe stato così.
Un rientro anche per la mia allergia... E' quasi settembre, eppure non molla. In montagna - ovvio - prendevo la mia pillolina tutti i giorni. Ma in città pensavo di essere salvo... E invece occhi arrossati, gola irritata, ghiandole ingrossate, naso che cola... E' da marzo che mi da fastidio, e solitamente ci sono pure abituato, ma quest'anno, con le mascherine, con la gente che ti guarda come un untore se solo fai uno starnuto, è una agonia stressante.

Che altro? A breve avrete i primi resoconti delle mie vacanze. Stay Tuned!



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martedì 18 agosto 2020

Il consolidamento del potere statale

Glauco Silvestri
Perché il consolidamento del potere statale sarebbe passato inevitabilmente per il ridimensionamento drastico del potere degli oligarchi.





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lunedì 17 agosto 2020

Professione: Assassino (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
18/11/2005 09.38am

Sono stato contattato ieri pomeriggio tramite i soliti canali ufficiali. L'inserzione sul giornale era chiara:

A.A.A. Marta riceve solo il giovedì dalle 23. Concordare telefonicamente per un appuntamento.

Marta è un nome abbastanza comune per contattare chi fa il mio mestiere. È un gioco di parole. È sufficiente cambiare una vocale. la ‘a’, con altre due differenti lettere e si ottiene la parola ‘Morte’. Il numero di telefono è in realtà il riferimento a un Access Point remoto per computer. È sufficiente chiamare quel numero con un modem analogico, un'ora prima di quella indicata dall'inserzione, per accedere a una rete protetta da cui poi è possibile ottenere le informazioni necessarie alla risoluzione del contratto.
In questo caso, l'obiettivo era un uomo di mezz'età: volto anonimo, vita anonima, abitudinario. La classica persona che ha qualcosa da nascondere e che, di conseguenza, si comporta in modo tale da non essere notata. 
Il suo file era pieno zeppo di dettagli. Dai locali che solitamente frequenta, l'indirizzo del suo appartamento, con annesse diverse foto prese da angolazioni differenti; foto di parenti e amici; foto dei colleghi di lavoro con cui si relaziona più spesso; persino la cartella clinica.
Dopo aver analizzato accuratamente quei dati, ho deciso che l'operazione poteva essere fatta subito, il giorno stesso.
L'obiettivo era abituato ad andare al cinema il giovedì. Andava in un multisala non molto lontano da casa sua, uno di quelli che fanno dei tesseramenti e offrono condizioni speciali ai clienti affezionati. 
Avevo differenti possibilità di scelta: preparare una trappola davanti al cinema, con un alto rischio a causa del via vai di clienti all’ingresso; oppure un appostamento sul tetto del palazzo di fronte a casa sua, sicuramente un lavoro molto più pulito, con meno rischi di incorrere in incidenti.
Decisi per la seconda opzione.
Ovviamente dovevo essere sicuro che tutto filasse per il verso giusto e così, ho cominciato a pedinare il soggetto non appena uscito dal lavoro. Mi sono assicurato che rientrasse a casa e che, come sua abitudine, uscisse nuovamente per andare a vedere lo spettacolo delle dieci. Lo osservai prendere il biglietto, andare al bar interno del multisala, bere un caffé in attesa che la sala fosse accessibile, ed entrare.
A quel punto potevo abbandonare il cinema. Avevo tutto il tempo per tornare al suo domicilio, entrare nel palazzo di fronte e approntare un accogliente punto d'osservazione.
Tre ore più tardi ecco la sua macchina arrivare. Una vecchia ford Escort verde pisello. Auto anonima per una persona anonima. Ho preparato il fucile, una carabina Argo della Benelli. Un'arma nuova e dalle prestazioni eccezionali, precisa, silenziosa, di grande potenza. Un acquisto recente, che desideravo da tempo utilizzare sul lavoro, piuttosto che ai soliti poligoni di tiro. Quando l'obiettivo è sceso dall'auto ho preso la mira, ho controllato la cima degl'alberi per stimare la direzione del vento, la sua forza, e correggere la traiettoria del proiettile.
Ho inspirato, trattenuto il respiro, premuto il grilletto, espirato. Tutto in pochi istanti.
L'obiettivo si è accasciato a terra lentamente, strisciando sulla superficie metallica della sua auto.
Ho atteso qualche istante per verificare che il colpo fosse andato veramente a segno, che il soggetto fosse realmente stato terminato. Poi ho smontato il fucile, l'ho messo nella sua custodia, ho raccolto il panno che avevo steso sul pavimento per non lasciare tracce e con calma, serenamente, sono disceso in strada da cui mi sono allontanato a piedi.

Un lavoretto pulito.





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martedì 11 agosto 2020

Più rigoroso è lo Stato, più libero è l’individuo

Glauco Silvestri
«Più rigoroso è lo Stato, più libero è l’individuo. In uno Stato senza governo l’individuo è indifeso e non libero. In una democrazia i diritti vostri e miei trovano un limite nei diritti di altri cittadini. È nel riconoscimento di questa semplice, elementare verità che si basa la legge, la legge condivisa e rispettata da tutti.»




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lunedì 10 agosto 2020

Elah (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
Un demone spazzino razzolava rumorosamente tra le carcasse di anime già depredate. Le sue zampe artigliate scavavano tra ossa e organi fumanti. Un forte odore di zolfo proveniva dalle sue membra ambrate, coperte da un liquido viscoso simile alla bava delle lumache. Scavava, affamato, delirante, speranzoso. Ansimava come un cane in preda agli spasmi della fame, ma il terreno era arido, privo di frutti, privo di qualunque forma di cibo, e lui continuava a scavare, inutilmente.
Gli occhi a palla del demone controllavano tutta l’area. Il riverbero proveniente dal Padre illuminava tutta la valle. Non c’erano pericoli, al momento, nessun predatore si aggirava nella zona.
Le braccia artigliate si muovevano rapide. Dita sottili afferravano la melma fumante e la sottraevano al suolo per portarla in prossimità delle larghe narici del demone. L’odore dolciastro era sinonimo di veleno. Le dita lanciavano allora il brandello oltre la schiena e riprendevano a cercare. 
La coda oscillava nell’aria. Centinaia di ricettori saggiavano l’etere in cerca di ogni possibile pericolo, ma anche di qualche potenziale preda. 
Ogni tanto il demone interrompeva il proprio lavoro, sollevava lo sguardo, studiava l’ambiente. Poi tornava a scavare, a cercare, ad ansimare. 
Attorno a lui, in un’area vasta quanto un campo da calcio, altri piccoli demoni spazzini perlustravano la loro fetta di terra. Tutti quanti erano devastati dai morsi della fame. Cercavano spiriti freschi, appena giunti, ancora incapaci di difendersi in quel terribile mondo alieno e poco accogliente. Erano ormai mesi che non arrivavano più anime fresche e i demoni cominciavano a essere impazienti, aggressivi, intolleranti.
Il piccolo demone spazzino, forse l’ultimo tassello della catena evolutiva dei demoni, aveva il pregio di non demordere mai. Era immortale, come tutti i demoni. Era affamato, come tutti i demoni. La sua unica speranza di placare i dolori provenienti dal suo stomaco veniva dalla scoperta di un seppur piccolo brandello di cibo.
Alcuni suoi simili avevano persino tentato di attaccare demoni più grandi e potenti. Alcuni si erano alleati in branchi e avevano cominciato a cacciare ciò che sino a qualche tempo prima li aveva intimoriti. La fame era il motore più potente che poteva esistere. La fame rendeva temeraria anche la creatura più pavida.
Il piccolo demone continuava a scavare, a sperare, a sognare di trovare anche solo un piccolo filamento di cibo, ma la ricerca non stava portando da nessuna parte.

*

«Non vedo la cancellata».
Adamo appariva confuso. Eva, al suo fianco, lo osservava divertita. Erano tornati sul confine, nella speranza di percepire la presenza di loro figlio, ma qualcosa di diverso e incredibile si stava mostrando ai loro occhi. Il confine si era completamente dissolto.
«Credo che non ci siano più limiti invalicabili», commentò Eva osservando l’incredibile vastità che si mostrava al suo sguardo. Sabbia color oro, appiattita sull’intero orizzonte, brillava alla luce del Sole al tramonto. Davanti ad Adamo ed Eva c’era solo sabbia. Entrambi la vedevano. Entrambi la sfioravano con i propri piedi nudi.
«Che cosa significa?».
«Non lo so». 
Adamo si chinò al suolo e immerse le dita in quel tessuto impalpabile «Sembra tutto così artificiale», commentò lasciando filtrare i granelli dorati tra le dita aguzze «è... strano».
Eva annuì «Come dovrebbe essere, secondo te?».
Adamo chiuse gli occhi. Cercò Elah in profondità ma non trovò alcun segno della sua essenza «Tu lo senti?», chiese alla propria compagna.
Lei fece un cenno negativo.
«Non è come viene descritto...». Adamo rifletteva su come avrebbe dovuto essere quel luogo. I testi sacri avevano rappresentato molto fedelmente gli inferi. 





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mercoledì 5 agosto 2020

Rupe di Campotrera

Glauco Silvestri
Qualche giorno fa vi ho portati a visitare il borgo di Rossena e la sua Rocca. In quella occasione vi avevo raccontato della 'passeggiata' nel Parco Naturale della Rupe di Campotrera e, vi avevo anticipato che sarebbe giunto anche questo post.


Eccomi quindi a parlarvi di questa mia escursione... Un viaggio iniziato come una passeggiata di famiglia, e tramutatosi in un vero e proprio trek. Per fortuna che avevo con me la fascia per il ginocchio... Altrimenti non ce l'avrei mai fatta ad arrivare in fondo.



Tutto inizia dall'agriturismo Melograno. Il percorso inizia proprio da lì. E' uno sterrato ampio, ricco di cartelli, di informazioni sul territorio, la conformazione del terreno, delle piante, degli animali. Si scende dolcemente verso valle, è normale, per circumnavigare la rupe. E noi non stiamo nella pelle per poterla ammirare, tanto che a ogni apertura della vegetazione, puntiamo subito la fotocamera verso il costone di roccia per immortalarlo da ogni angolazione.




Il percorso, però, muta drasticamente. Non al primo bivio, che condurrebbe a un percorso geologico, bensì al secondo, quando il nostro 'anello' viene raggiunto da un sentiero che arriva dal paese a valle, in riva al fiume Enza.
Da qui il sentiero si fa impervio, stretto, invaso dalle piante, e disseminato di sassi, piccoli e grandi. Fortuna che - almeno - avevo gli scarponi ai piedi... Ma le mie gambe nude hanno sofferto parecchio per colpa di sterpi e vegetazione bassa irta di spine.



Si prosegue, mai tornare indietro! Ed eccola la rupe, in tutta la sua magnificenza. E di sicuro, nonostante il caldo, il percorso difficile, e un Sansone irrequieto e per la prima volta in difficoltà, arrivare in quel punto ne era valsa la pena in tutto e per tutto.
La parete è enorme, imponente, e il solo pensare che poco prima eravamo là sopra, fa venire i brividi. E poi è roccia basaltica, lava raffreddata, il suo colore incute timore.




Proseguiamo e torniamo nel bosco. Per lo meno il sole non ci aggredisce più, e tra le piante giunge un discreto refrigerio. Anche il sentiero si fa un po' più facile, o per lo meno, nei punti più ostici offre qualche appiglio, anche artificiale.
La rupe è sempre al nostro fianco, e se guardiamo 'di sotto', ci rendiamo conto che non siamo proprio sul fondo vero e proprio. 


Poi... Ecco che si apre davanti a noi un vero e proprio anfiteatro roccioso. Una paretona verticale a forma d'arco. Noi, siamo lì, piccoli piccoli, ad ammirarla. E dobbiamo stare attenti anche agli inghiottitoi, che sono segnalati, ma non si sa mai.



Il tempo passa e il sentiero ci riconduce verso la cima. Di nuovo il paesaggio cambia, si sale velocemente, e si attraversa un prato incredibile. All'orizzonte, ecco l'agriturismo che ci attende. Peccato solo che fosse tutto prenotato. Per cui... Per cenare, ci tocca abbandonare il parco e scendere nell'abitato, dove comunque saremo ricompensati lautamente delle fatica.


Il video qui sopra vi immergerà nel viaggio che vi ho appena raccontato. Se invece cercate maggiori informazioni, potete partire da qui.

Se cercate altre escursioni di questo tipo, vi consiglio di consultare la mappa che ho preparato, cliccando qui.



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martedì 4 agosto 2020

Come vi sentite nelle tenebre?

Glauco Silvestri
«Come vi sentite nelle tenebre?» aveva urlato Putin. «Possiamo resistere, e lei come si sente?» aveva risposto qualcuno. «Siamo abituati alle tenebre» aveva concluso il presidente.




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lunedì 3 agosto 2020

Eva (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
«Così, è questo il confine». Adamo osservava stupito lo spettacolo che appariva dipinto di fronte ai suoi occhi cremisi.
Eva annuì sorridente. Teneva per mano il suo compagno e guardava avanti a sé, silenziosa, inspirando ed espirando lentamente, gustandosi quel sapore strano dell’aria, così diverso da tutto ciò che aveva provato sino a quel momento.
«Non avrei mai creduto possibile che fosse proprio come me lo immaginavo», commentò il demone rivolgendosi alla propria amante «Sembra...».
«Come lo vedi?», chiese incuriosita Eva interrompendolo.
«Una cancellata d’oro, altissima. Somiglia per certi versi a quella di Buckingham Palace», disse non trovando le parole esatte per descrivere ciò che ammiravano i suoi occhi «Sembra invalicabile».
Eva annuì «Io vedo una semplice catena brunita», disse.
«Com’è possibile?», domandò stupito Adamo «Si tratta di una allucinazione, sicuramente. Non è possibile che il confine abbia aspetti differenti ai nostri occhi».
Eva scoppiò in una risata incontenibile. Adamo la osservava senza comprendere. Guardava la cancellata, poi Eva, un brivido lo percorse lungo tutta la schiena. Cosa stava accadendo?
Fu la donna a rispondere «Dimentico sempre che tu non hai avuto l’istruzione che meritavi. Tuo padre ti ha...», la testa di Eva tornò a guardare la catena brunita tesa di fronte a lei «Non esiste un confine fisico», spiegò lentamente «Il limite appare ai nostri occhi così come noi vogliamo vederlo. Così accade anche per il Paradiso, e per l’Inferno».
Adamo appariva turbato «Stai dicendo che quel cancello non esiste?».
«No», disse Eva «il cancello esiste perché tu immagini che così deve essere il confine. Così come esiste la catena che io vedo», spiegò «Si tratta di una realtà individuale. Tuo padre vedrebbe qualcosa di ancora differente. Gli uomini, probabilmente, avrebbero una visione condivisa, a causa delle imposizioni culturali, delle religioni che per millenni hanno condizionato il loro modo di immaginare ciò che potrebbe esistere dopo la morte».
Adamo fissò Eva in silenzio; le prese entrambe le mani e si concentrò profondamente sui segnali che lei era in grado di comunicargli. Chiuse gli occhi per qualche istante, quindi tornò a osservare il confine. Vide la catena. Brunita e tesa senza essere fissata ad alcun paletto o sostegno. Annuì soddisfatto e si rivolse nuovamente alla compagna «Ora la vedo anche io», disse «Voglio provare a toccarla».
Eva lo lasciò fare. Adamo fece qualche passo in direzione della catena ma questa si allontanò da lui così da mantenere la medesima distanza tra loro. Eva avanzò assieme a lui «È comunque un ostacolo invalicabile, Adamo. Non è possibile neppure toccarlo».
Adamo annuì «Lo sapevo. Ma volevo comunque provare».
«Credi che riusciremo a fare ciò che ci chiede tuo padre?».
Adamo cercò di elaborare una risposta plausibile «Non direttamente. Noi siamo solo il primo passo. Sarà il nostro erede a superare quel confine».
«Come fai a esserne tanto sicuro?».
Adamo sfiorò il ventre rotondo di Eva e sorrise benevolo «Perché così è scritto».
Lei lo guardò interrogativa ma lui non diede spiegazioni. Volse le spalle al confine e cominciò ad allontanarsi. Eva lo seguì lentamente, senza voltarsi , mentre la catena brunita cominciava a dissolversi sempre più velocemente dopo ogni suo passo.
Adamo camminava lentamente, senza fretta «Dimmi una cosa...», esordì attendendo che la sua compagna tornasse al suo fianco «Casa nostra è come il Paradiso?».
Eva non rispose immediatamente; dovette scavare in profondità per trovare le informazioni che chiedeva Adamo «Intendi l’Inferno?».
Adamo annuì.
«Sì. Per quanto non abbiamo conferme al riguardo. Vivendoci, alcune convenzioni generalizzate lo rendono omogeneo agl’occhi di tutti».
«Non ne sono così sicuro».





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domenica 2 agosto 2020

L'uomo dal Cuore di Ferro - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Cerco di mettermi in pari con i film della stagione scorsa che avrei voluto vedere, ma che non ho visto per motivi vari ed eventuali.

L'uomo dal Cuore di Ferro è uno di questi. Film dedicato a Reinhard Heydrich, il Reich Protector, e noto a tutti come Il "Macellaio di Praga", o la "Bestia Bionda".
La storia di quest'uomo, per certi versi squilibrato, per altri freddo come il ghiaccio, è strettamente legata alla storia degli ebrei, e all'olocausto. Lui si occupò della pulizia etnica, e lui ideò il folle progetto dei lager, e dello sterminio di massa.
Appassionato di violino, dedito alla scherma, Heydrich arrivava dalla marina militare. Congedato con disonore per aver approfittato dei sentimenti della figlia di un suo superiore, trova la sua 'vera' strada grazie a Lina von Osten, che poi sposerà nel 1931.
Heydrich entra nelle SS, e grazie alla propria spietatezza e alla sua freddezza di spirito, nel 1934 viene posto al comando della Gestapo. Da qui la sua carriera non ha fine, e a terminare la sua folle corsa verso lo sterminio della razza ebraica, sarà un attentato 'andato male'.
Heydrich, ferito durante l'attentato, invece di attendere i soccorsi, insegue i fuggiaschi determinato a non lasciargli scampo. Ciò fa aggravare la ferita fino a renderla irrecuperabile.

Il film segue passo dopo passo il percorso di questo uomo, spesso con gli occhi delle donne che frequenta, a volte con lo sguardo di chi viene perseguitato da lui, altre volte dagli stessi occhi fieri del personaggio, che è veramente ben rappresentato da un bravissimo Jason Clark. Menzione d'onore va a Rosamund Pike, che davvero entra nel personaggio della moglie Lina. Buona la regia di Cédric Jimenez, che non sorprende, ma porta a casa il risultato in modo ottimo.

Nel complesso è un buon film. Forse non da Oscar, ma capace di raccontare un uomo non semplice, e con un bel fardello di responsabilità sulle spalle.



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sabato 1 agosto 2020

Castello di Rossena

Glauco Silvestri
Eccoci in una nuova avventura. Questa occasione vale doppio, perché oltre alla visita del borgo medievale di Rossena, della sua Rocca, e della Torre di Rossenella, in questo viaggio ci siamo anche cimentati in una bella passeggiata attorno alla Rupe di Campotrera, che si trova proprio poco distante alla Torre di Rossenella, che spesso apparirà sullo sfondo delle foto scattate alla Rupe.


Però, visto che vale doppio, parlerò di questa escursione in due puntate. Oggi mi concentrerò sulla rocca e la torre, e al prossimo post parleremo invece della passeggiata attorno alla rupe. 
Il motivo è semplice e duplice:

  • C'è tanto da mostrare e di cui parlare;
  • Ho pronto il video solo del Castello di Rossena!
Ma bando alle ciance. Siamo nelle terre di Matilde di Canossa, un personaggio che ha fatto storia e che ha fatto la storia. Tra Reggio e Parma non si può che parlare di lei, e difatti esiste persino un percorso a piedi, lungo circa 80 km, che porta il suo nome.




Rossena è un piccolo borgo medievale che sorge alle spalle della sua Rocca, e si trova vicino al fiume Enza, che abbiamo avuto modo di ammirare, anche se solo per qualche minuto, visto che proprio non c'era verso di parcheggiare lungo la sua riva, visto che col caldo estivo, è una meta ambita dagli abitanti della zona per cercare una 'spiaggia', acqua fresca, e soprattutto un po' di refrigerio.



Il borgo è ben tenuto, e per certi versi, anche un po' troppo moderno. E' comunque affascinante, e farci due passi all'interno, sull'unica strada che lo attraversa, ci permette di ammirare le casette colorate, i fiori, le madonnine, e l'incombente forza della rocca, che sorge sulla cima di un colle proprio a ridosso delle case.



La Rocca è una vera e propria fortezza. Eretta attorno al 950 sulle 'ceneri' di fortezze precedenti, possiede un triplo bastione, ed è conservato in modo eccellente. Peccato solo che a causa del Corona Virus non fosse accessibile. Mi sono dovuto accontentare di volarci sopra, e di ammirarlo, o dal basso, o dall'alto (n.d.r. Grazie Parrot Anafi)!


Lo scopo di questa costruzione, ovviamente, era quello di difendere Canossa e la reggia/castello dove viveva Matilde. E in aiuto alla Rocca, veniva anche la Torre di Rossenella, questa costruita forse ancora prima della rocca stessa, con lo scopo di divenire un punto di osservazione privilegiato sulle valli circostanti.


E il paesaggio è davvero incredibile, con i calanchi, e questi picchi dove sembra sorgere una costruzione sulla cima di ognuno. Il verde è rigoglioso, e non è un caso che vicino a Rossena sia presente un Parco Naturale.
Ma di questo parco parleremo alla prossima occasione.

Per maggiori informazioni: qui e qui.

Se cercate altre escursioni di questo tipo, vi consiglio di consultare la mappa che ho preparato, cliccando qui.




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