Non avevo mai letto questa saga di
Clarke. Ho amato l'epopea di Rama, ho letto alcuni romanzi singoli dell'autore, ma...
Odissea nello Spazio, e i suoi seguiti, non sono mai stati al centro della mia attenzione.
Solo di recente, e per il fatto che i quattro libri mi son stati regalati, ho cominciato a leggerla e, oggi, vi parlo del primo libro, quello famoso, quello da cui fu tratto
il famigerato film di
Kubrick, il romanzo da cui ha avuto tutto inizio.
Va ricordato, in primis, che questo libro fu scritto tra il 1964 e il 1968. Che in parallelo era in preparazione anche il film, con la collaborazione stretta tra Kubrick e Clarke, e che l'uomo non aveva ancora messo piede sulla Luna... Fatto accaduto nel luglio del 1969. Gli astronauti delle missioni Apollo, in pratica, videro il film di Kubrick, ed ebbero occasione di leggere il libro di Clarke, prima di decollare con il Saturn V. Era un periodo strano, e - ci ho fatto caso solo ora, leggendo la prefazione del romanzo, che questi astronauti hanno usato, durante le missioni, alcune espressioni scritte nel libro (
n.d.r. La più famosa avvenne con
Apollo 13: Houston abbiamo un problema!). Anni fantastici in cui non esistevano ancora i personal computer, e le calcolatrici erano ancora la forma più sofisticata dei sistemi di calcolo aperti al pubblico, mentre i computer veri e propri si contavano sulle dita di una mano ed erano grandi quanto stanze intere di un appartamento.
Eppure... Eppure in questo libro troviamo una descrizione sommaria di Internet, quando i personaggi del romanzo leggono le informazioni in tempo reale provenienti dalla Terra su uno schermo. Troviamo una stazione orbitante con soluzioni che poi, alla NASA, sperimentarono sullo Skylab, e che portarono alla nascita della ISS.
La parte tecnica della Discovery non si discosta tanto da ciò che si potrebbe realmente fare per viaggiare fino a Saturno (
n.d.r. Nel film, per semplificare, si scelse Giove), e forse ci si è concessi solo un po' di licenza romanzesca con l'intelligenza artificiale, HAL che va in contraddizione per le direttive impostegli, ovvero quella di non rivelare la vera ragione della sua missione, e finisce per cadere in una crisi emotiva che lo porterà a uccidere l'equipaggio.
Rimane la parte filosofica da affrontare, quella che nel film è raccontata faticosamente perché il romanzo non lasciava tanto spazio agli spiegoni... Diciamo che chi si è approcciato al film pensando a uno sci-fi tradizionale, be', si è schiantato sulle immagini, le scene oniriche, le rappresentazioni didascaliche, e ha infine bollato il film come incomprensibile e noioso. Ma chi proviene da una sci-fi più riflessiva ha visto nel film, ma soprattutto nel libro, un concetto travolgente... L'inizio dell'Universo connesso alla rinascita dell'Uomo, un legame inscindibile tra coscienza e materia, tra energia e pensiero, e senza bisogno di spiegazioni. Clarke è stato abile nel creare questo legame... Un po' meno lo è stato Kubrick, per forza di cose, perché la settima arte pretende di tradurre in immagini ogni tipo di concetto, ma con quelli astratti, non sempre si riesce a trasmettere il giusto messaggio.
E così siamo giunti alla fine della recensione del libro, citando anche il film, e senza raccontarvi neppure della trama, ma tutti sappiamo cosa fosse il monolite, vero? Leggetevi il libro, riguardatevi il film, e dopo le vacanze, partirò con la lettura del secondo romanzo della saga. Mentre sarò in viaggio mi dedicherò ad altre letture, per creare alternanza, e perché la lista di libri "sul comodino" è davvero troppo ampia. Per un po' non regalatemi libri, vi prego!
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