sabato 31 marzo 2018

Monster & Co. - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Monster & Co. è un film che guardo sempre volentieri (n.d.r. Ma non il suo seguito). L'idea è originale e i personaggi hanno un carisma unico. E' uno dei prodotti più fantasiosi che Pixar abbia mai realizzato, con le porte che aprendosi conducono in un qualunque punto del pianeta, con i mostri che temono i bambini, ma devono comunque affrontarli per 'produrre energia',  E poi c'è la storia... Sulley, Boo e Mike sono personaggi davvero unici. 

Detta in breve, la trama è questa: Sulley e Mike sono i migliori a strappare energia dalle urla dei bambini. Sono in continua competizione con tutti gli altri, ma l'unico che può superarli è Randall, che tra le altre cose ha una ambizione incontenibile, ed è disposto a tutto per ottenere il primato. A complicare la faccenda è l'incidente che accade a Sulley e Mike: durante una loro sessione di lavoro, la bimba che devono spaventare li segue, ed entra a Mostropoli. Se la cosa si venisse a sapere i due verrebbero travolti dai guai per ciò, decidono di provare a sistemare le cose da soli... Ma ovviamente la faccenda è piuttosto complicata, e Randall ne approfitta immediatamente, esiliando i due mostri sull'Hymalaya.
E nel dubbio che non abbiate mai visto il film, mi fermo qui e non vi dico oltre.

Diciamocelo! E' un film perfetto da ogni punto di vista. E' forse il più bel Pixar in assoluto, davvero. E anche il corto, Pennuti Spennati, è forse il più bello che abbia mai visto.

Ve lo consiglio.


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venerdì 30 marzo 2018

Seven Sisters - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Siamo in un futuro non troppo prossimo. E' il 2075 e la popolazione mondiale ha toccato i 10 miliardi di individui. La Terra è ormai allo stremo e i sistemi agricoli convenzionali non sono in grado di sostenere una popolazione così numerosa, senza contare l'aumento del tasso di inquinamento, i cambiamenti climatici, eccetera eccetera. L'uomo si trova di fronte a una apocalisse annunciata, e per far fronte all'emergenza, decide di abbandonare ogni remora sugli OGM (così da aumentare la produttività delle piante), di limitare allo stremo l'uso dei combustibili fossili, e di limitare le nascite a un solo figlio per coppia.
Ma che succede se la natura gioca dei brutti scherzi? Nessuno sa il motivo, forse è causa del cibo, forse dell'elevato tasso di inquinamento, forse per l'uso indiscriminato del nucleare per produrre energia, forse perché è semplicemente destino, il tasso di nascite plurigemellari comincia a raddoppiare di anno in anno, fino a diventare una cosa comune, e portando la nascita di un singolo individuo a un evento sporadico e piuttosto raro.
Al governo c'è Nicolette Cayman. Vista la situazione sempre più critica, la donna decide di inasprire ancora di più la legge sul singolo figlio per famiglia, costringendo queste ultime a scegliere uno solo dei bimbi nati da un parto gemellare, per condurre gli altri in centri di raccolta dove vengono ibernati in attesa di tempi migliori.

Questo è il contesto di Seven Sisters, e pare interessante, non trovate anche voi? Una bella storia su un futuro distopico che richiama - per certi versi - un passato nefasto.

La storia si concentra poi su sette gemelle, nate da un parto che provoca la morte alla madre, e figlie di un uomo benestante di nome Terrence, il quale non riesce a mettere il loro futuro nelle mani del Child Allocation Bureau. Le sette sorelle vengono chiamate con i nomi della settimana, e allevate in gran segreto, spendendo tutto il patrimonio del padre, che le alleva e istruisce in modo che tutte quante assumano l'identità di Karen Settman, e possano vivere la vita di Karen un solo giorno della settimana, quello corrispondente al loro nome, così che tutte possano uscire di casa almeno un giorno a settimana.
Tutto pare andare a meraviglia finché, da adulte, vengono improvvisamente scoperte... E inizia una caccia sfrenata per la loro eliminazione.

La prima parte della pellicola è interessante, intrigante, ma poi tutto degenera in un film action un po' surreale, e quando tutto l'arcano viene svelato - sinceramente - si rimane un po' basiti.

Boh! Una regia onesta, una più che discreta interpretazione per Noomi Rapace nei panni delle sette sorelle, poco convincente Glenn Close, e proprio una piccola particina al bravo e poco sfruttato Willem Dafoe.


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giovedì 29 marzo 2018

Electric Dreams - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
E' da poco che ho terminato di vedere la serie Electric Dreams, su Amazon Prime Video, basata su una antologia di racconti brevi di Philip K. Dick (n.d.r. Questa).

Si tratta di una serie con episodi autoconclusivi, di fantascienza, con trame che variano tra il distopico, l'utopistico, il surreale, l'onirico... In pratica tutti i classici temi cari a Dick. Storie della durata di un'oretta che potrebbero, per certi versi, ricordare la serie Ai confini della Realtà, e forse fare diretta concorrenza a Black Mirror.

E' evidente che non tutti i racconti possano avere lo stesso effetto. Ho apprezzato tantissimo Il fabbricante di cappucci e Autofac. Il primo racconta di un mondo dove gli esseri umani convivono con dei telepati, i quali sono ovviamente discriminati a causa del loro potere, e allo stesso tempo sfruttati per lo stesso motivo. Nella vicenda abbiamo un detective - normale - e una telepate che collaborano in una contorta indagine nei confronti dei ribelli all'ordine costituito. Nel secondo siamo in un futuro lontano, post atomico, dove un piccolo gruppo di sopravvissuti fatica è minacciato dall'inquinamento prodotto da una fabbrica interamente automatizzata, scampata alla guerra, e perfettamente funzionante, che spedisce loro una quantità inimmaginabile di prodotti inutili, inquinando fatalmente un ambiente già in condizioni critiche.

Ma queste sono solo solo due delle tante storie raccontate in questa serie. Sono racconti complessi, sofisticati, tutti di ottima qualità. Davvero un'ottima produzione, che vi consiglio.


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mercoledì 28 marzo 2018

Brutti e Cattivi - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Anche in Italia si possono fare ottimi film. Brutti e Cattivi ne è un ottimo esempio, grazie alla sua trama particolare e intricata, grazie all'ottima interpretazione degli attori, grazie a una regia di primissima qualità, e anche grazie a una fotografia che non ha nulla da invidiare alle pellicole più costose.

La storia catturerà la vostra simpatia sin da subito. Due fratelli nati in un circo, deformi, senza le gambe, hanno destini molto differenti. Se uno si costruisce una vita onesta, in Svizzera, abbandonando per sempre il vecchio ambiente, l'altro è rimasto a Roma, vive di sussistenza, e anche grazie allo stipendio della sua donna, che lavora in polizia come interprete. Questi ultimi sono Papero e Ballerina. I due convivono con Il Merda - un tossico che assiste Papero durante il giorno - e Plissé, un nano che sogna di diventare un Rapper Famoso. Questi quattro personaggi si improvvisano rapinatori. Grazie alle intercettazioni tradotte da Ballerina, scoprono che un ufficio postale poco distante ricicla danaro sporco per la mafia cinese. Decidono di inscenare una rapina, prelevare il danaro sporco e l'incasso  regolare, farsi arrestare, restituire il maltolto regolare, farsi qualche mese in prigione - vista la loro condizione - e all'uscita dal gabbio, dividersi il malloppo vero e darsi alla bella vita.
Tutto sembra andare come programma finché le carte non si mescolano. In realtà Ballerina complotta contro il Papero. Convince Merda a fare fuori Papero, e a vivere con lei spartendosi una quota più grande. Merda obbedisce, e tra i due sembra andare tutto come dovrebbe... Finché non arriva la polizia ad arrestarli, come da programma. Usciti di prigione ecco che il complotto si infittisce. Ballerina convince Plissé a uccidere Merda per poi dividere la refurtiva in due, e poi - colpo di scena - la polizia arresta Plissé per via di una soffiata anonima. E il complotto si infittisce perché altri personaggi entrano in scena, e alcuni dati per morti ricompaiono...

Intricato, divertente, tosto, abbastanza Pulp da piacere anche agli stomaci più esigenti. Davvero una bella pellicola.




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martedì 27 marzo 2018

Non era questione di ambizioni, ma di come funziona il mondo

Glauco Silvestri
Avrebbe viaggiato per un paio d’anni. Poi si sarebbe messo in proprio. Non era questione di ambizioni, ma di come funziona il mondo. Uno sa dove vuole arrivare, pianifica il percorso e parte. Non capiva perché tanta gente scazzasse tutto alla grande.

La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)

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domenica 25 marzo 2018

La fuga di Logan - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ero un ragazzino quando vidi questo film per l'ultima volta. Una pellicola del 1976, La fuga di Logan, che racconta di un mondo distopico nato in seguito a un olocausto tale da portare la nostra specie quasi all'estinzione.

E' l'anno 2274. Alcune migliaia di esseri umani sopravvissuti all'olocausto nucleare vivono in una città biologicamente bilanciata, e chiusa sotto una cupola. Tutto è automatizzato e controllato da un super computer incaricato di preservare la specie, e visto che le risorse sono poche, il numero di abitanti è fisso: la loro vita è regolata in base ai loro compiti, tra cui la manutenzione della città stessa, e la sicurezza; la loro vita è regolata da un cristallo che viene inserito nella mano al momento della nascita, cristallo che scandisce la vita della persona, e che ne dichiara il momento 'di rinnovamento' una volta giunti all'età di 30 anni. Gli umani che vivono sotto la cupola sono creati attraverso la clonazione, non esistono più valori come la famiglia, e i piccoli non hanno neppure i genitori. La vita di tutti quanti è assolutamente agiata e priva di difficoltà, ma c'è comunque qualcuno che si rifiuta di venire rigenerato quando arriva il suo tempo. Questi tentano di fuggire, sognando un luogo libero, il santuario, di cui però nessuno conosce l'esatta ubicazione. Logan 5, una delle guardie più in gamba della città, viene incaricata di fingersi ribelle, di voler fuggire, così da scoprire l'ubicazione del santuario e distruggerlo. Ma nella 'fuga' accade qualcosa di imprevisto e da guardia in incognito, Logan diventa un vero fuggitivo.

E' un grande classico, un esempio di fantascienza di qualità realizzata prima dell'avvento degli effetti speciali. Qui tutto è costruito per creare inquietudine nello spettatore. La vicenda si ispira al romanzo omonimo del 1967, scritto a quattro mani da William Francis Nolan e George Clayton Johnson. Ovviamente si tratta di una pellicola datata, e di conseguenza è necessario non fare troppa attenzione alla recitazione (che poi è buona, ma un po' teatrale), e alle ricostruzioni futuristiche che risente a dir poco dell'età che porta sulle spalle.

E' comunque un buon film, un grande classico, e si guarda molto volentieri. Lo consiglio.



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sabato 24 marzo 2018

Ride The Arcade Mix

Glauco Silvestri
E' raro che io parli di musica su questo blog. E' capitato di rado, in occasioni particolari, per raccontare storie di album che hanno segnato il mio percorso, artisti a cui sono affezionato, e... be' oggi torno su questo argomento per parlare di Ride The Arcade Mix.

No! Non troverete un album con questo titolo, non nei negozi di musica, e neppure sugli store online. E' un mix inventato per essere la colonna sonora di un libro, Armada, di cui vi ho parlato qualche tempo fa. 

Per farvi comprendere meglio di cosa si tratta, vi riproporrò un breve riassunto del libro, che è di fantascienza, ed è ambientato ai giorni nostri. Il protagonista è un teenager orfano di padre. Il padre era un appassionato di videogame arcade degli anni ottanta, e quando ci giocava, ascoltava sempre un mix di brani Rock/Metal di quel periodo storico. Per farla breve, il ragazzino rende sua la passione del padre e, pur giocando a videogame moderni, continua ad ascoltare i mix preparati dal padre quando ancora era un ragazzo, e che - ovviamente - ha miracolosamente trovato in soffitta durante una delle sue scorribande tra i ricordi che la madre ha reso off-limits.

Tornando a Ride The Arcade Mix (n.d.r. Nell'immagine troverete i titoli dei vari brani, ben indicati nell'ultima pagina del romanzo. Cliccando sull'immagine si dovrebbe ingrandire), mi è venuta la folle idea di ricrearla come playlist su iTunes. Voi non ci crederete ma, l'ottanta percento dei brani presenti nel Mix erano già nella mia collezione musicale... L'altro venti percento me lo sono comprato appositamente.

E detta tra noi... E' una gran bella playlist. Ho riscoperto gli Scorpions... Che non ascoltavo dall'adolescenza. Ho gustato quel pizzico di Top Gun che non guasta mai (n.d.r. Un film che adoravo in quegl'anni, e che mi aveva persino spinto a pensare a un mio futuro come pilota dell'aeronautica), mi son stupito nel ricordare ancora la sfida tra un Cessna scassato e una moto da Cross visto quasi trent'anni fa nel film Aquila d'Acciaio... Se scorrete i titoli troverete delle chicche davvero indimenticabili, brani che non invecchiano, e soprattutto, come Bonus Track, Snoopy vs The Red Baron,... Il gran finale che sarebbe mancato a un Mix di questo tenore.


Nel caso foste curiosi, e aveste un account Spotify, ho scoperto che non sono il solo ad aver avuto l'idea di ricostruire quella Playlist. La trovate qui, bella e fatta, pronta per essere ascoltata. E proprio stamattina, l'ho trovata anche su youtube, qui. Buon ascolto!


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venerdì 23 marzo 2018

Il Pianeta Verde - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Film del 1996, francese, in cui si usa l'ironia per raccontare i problemi del nostro mondo, del consumismo sfrenato, dell'abuso delle risorse naturali, l'inquinamento, la frenesia, e di una politica in cui si abusa del potere ad essa affidata, e che raramente risolve veramente i problemi della popolazione che l'ha eletta.

E' un film di fantascienza. Il titolo è Il Pianeta Verde, e non è poi così facile da trovare.

Siamo su un pianeta molto lontano dalla nostra Terra. E' un luogo dove la natura è incontaminata, e dove la specie senziente - umani molto simili a noi - vive in perfetta armonia con ciò che li circonda. Ovviamente nella loro storia c'è stato anche un periodo industriale molto simile al nostro - loro lo chiamano preistoria - ma ora si sono lasciati tutto alle spalle. Ogni anno, sul pianeta viene convocata una sorta di assemblea plenaria, l'ordine del giorno è mandare qualcuno sulla Terra per controllare a che punto sia il nostro processo evolutivo. I racconti degli anziani - sul Pianeta Verde si vive più di 250 anni - parlano dell'era napoleonica, delle guerre, della vita misera dei popoli a favore di pochi ricchi che hanno il potere nelle loro mani, ed è per questo che nessuno si offre volontario per andare sulla Terra a vedere cosa sta succedendo. Tutti vogliono andare su altri pianeti, quelli dove l'evoluzione ha portato i suoi frutti, e dove le cose vanno di bene in meglio a ogni missione esplorativa.
Ma la Terra? Alla fine un volontario c'è. E' Mila, e se lo fa è più che altro per interesse personale perché, sua madre era una terrestre. La sua proposta viene accettata e così viene mandata nella Parigi di metà anni novanta. Ovviamente è disorientata. Tutto è mutato, e gli abiti che le hanno fornito sono completamente fuori luogo. Impiegherà un po' di tempo per riuscire a integrarsi e a iniziare le osservazioni. Scoprirà qual'è stato il destino di alcuni suoi predecessori mai tornati indietro (Gesù e Bach) e finirà per innamorarsi di un terrestre (Vincent) la cui vita matrimoniale è infelice.
Nel frattempo, vedendo che Mila non torna più indietro dalla sua missione, spaventati da ciò che potrebbe esserle accaduto, i suoi due figli decidono di partire a loro volta per cercarla, ma sbagliano zona del pianeta, e arrivano in Australia, dove prenderanno contatto con degli aborigeni, e si faranno un'idea molto diversa di quanto invece sta sperimentando Mila.
Riusciranno, però, i figli a ritrovare la loro madre?

E' un film che fa riflettere su molte cose, e per quanto siano passati molti anni da quel 1996, i temi che affronta sono attualissimi e ancora molto, ma molto, validi. Ve lo consiglio!


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giovedì 22 marzo 2018

Mozart in the Jungle - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Mozart in the Jungle mi ha sorpreso. Devo dire che la prima puntata di questa serie mi è capitata davanti agli occhi solo per caso. Mi ha incuriosito l'idea, e il fatto che fosse liberamente ispirata a un libro in cui viene raccontata una esperienza vera all'interno della New York Philarmonic, scritta dall'oboista Blair Tindall nel 2005.

Difatti in questa serie il personaggio attorno a cui ruota tutto è una giovane oboista, Hailey, entrata come sostituta alla New York Philarmonic, e per uno strano motivo, diventata compagna/amica/amante del giovane Rodrigo, un passionale e - ammettiamolo - un po' sciroccato, direttore d'orchestra. Poi è evidente che il direttore d'orchestra diventa il focus di tutto quanto, perché è lui che dirige l'orchestra, che decide il palinsesto, che dirige i musicisti, e che è il cuore indomito dell'intera vicenda.

La serie appare leggerina, e sicuramente i suoi contenuti non vanno oltre al semplice intrattenimento, ma i personaggi sono davvero ben costruiti, hanno spessore, ed offrono colore e passione a chi guarda la serie. Non dispiace la musica, di alta qualità, e una narrazione semplificata di come debba essere gestita una orchestra filarmonica che, ammettiamolo, per sopravvivere ha bisogno di sovvenzioni visto che questo tipo di musica non attira istintivamente le giovani generazioni.
Eppure le giovani generazioni potrebbero essere incantati da questo genere di musica, di interpretazione, di viaggio emozionale. Dietro a ogni brano c'è una storia, un significato, una emozione, e con il giusto instradamento - e in questa serie c'è un tentativo di questo genere - le cose potrebbero cambiare.

Lo ammetto. Mi sono divorato le tre serie disponibili senza avere alcuna sosta. E attendo che la quarta si accessibile anche qui, nel nostro bel paese.

Ve la consiglio.


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mercoledì 21 marzo 2018

Un tirchio quasi perfetto - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Le somiglianze tra Francois Gautier e una persona che conosco sono molte, anche se ovviamente ne Un Tirchio quasi Perfetto tutto ciò viene esasperato in modo tale da alzare i toni da commedia divertente. 

Lui è cresciuto in una famiglia con poche risorse, dove bisogna contare il centesimo per arrivare a fine mese. Ciò l'ha condizionato a tal punto da proseguire nella 'via del risparmio' nonostante abbia una buona carriera e il suo conto in banca sia lievitato in modo molto soddisfacente. Ormai Francois è prigioniero di sé stesso, per lui è una gioia risparmiare, e per quanto sia consapevole che questa sua ossessione lo stia isolando dal resto del mondo, non ne può proprio fare a meno. Poi... La vita, come voi sapete, è imprevedibile. Incontra una donna, e questa donna pare essere attratta da lui. Lui violinista, le violoncellista, entrambi suonano nella medesima orchestra sinfonica, scocca la scintilla... Ma il vento gelido della sua avarizia rischia di far crollare il castello di carte di questo fragile amore. E a tutto ciò si aggiunge anche un secondo evento inimmaginabile. Alla sua porta suona il campanello una ragazza che dice di essere sua figlia. Ebbene, lui ha fatto - ehm - certe cose solo una volta, usando un preservativo scaduto. Il suo rapporto con la donna con cui ebbe una relazione finì come da copione a causa del suo problema e... Possibile che abbia una figlia?
Tra un nuovo amore nascente, con inviti a cena, spese, eccetera, e una figlia adolescente che lascia la luce accesa in casa in ogni ambiente, e fa docce eterne... Be', Francois scopre l'inferno, e allo stesso tempo trova una via d'uscita dalla sua prigione.

Film che strappa diversi sorrisi, ma non è una commedia brillante. Anzi, sotto sotto ha un che di drammatico che lentamente emerge. I problemi sociali di Francois, quelli di sua figlia, e della donna innamorata di lui diventano un elemento principale della narrazione, elemento che emerge e domina su tutto, cancellando la parte divertente, e facendo dimenticare che il film vuole essere qualcosa di divertente, e non qualcosa di triste. 

La regia è semplice, lineare, e funziona bene. Gli interpreti sono convincenti. L'imprinting francese di questa pellicola è evidente, e sapete che di rado io apprezzo l'arte d'oltralpe, eppure tutto funziona a dovere. E' un buon film, ma non aspettatevi qualcosa in stile Checco Zalone.



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martedì 20 marzo 2018

Solo quella secca...

Glauco Silvestri
Alex si guardò alle spalle e vide Daisy e Benjy che si tiravano pezzi di cacca di pecora. – Solo quella secca, – gridò Daisy.

La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)

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domenica 18 marzo 2018

La mano - #Film

Glauco Silvestri
Ecco un bel cult movie che non dovete perdere: La mano. E' una pellicola del 1981, con effetti speciali preparati da Rambaldi, regia di Oliver Stone, e un giovane Michael Caine nei panni di John Lansdale.

Lui è un cartoonist di successo. Ha una vita piena di soddisfazioni, una bella moglie, una bella casa, nessun problema, fino a che non accade una fatalità: in un incidente d'auto gli viene recisa la mano con cui solitamente disegna.
Lentamente, dopo la convalescenza, John prova a riprendersi, a tornare al vecchio lavoro, ma la sua manualità non è più quella di una volta, e improvvisamente tutto diventa fosco, insopportabile, inaccettabile. Comincia ad accusare dei propri problemi tutti coloro che lo circondano, diventa intrattabile... Ma finché fosse solo quello, sarebbe comprensibile. Il problema è che le persone che lui accusa, finiscono per morire in modo violento. E più aumenta l'aggressività, più accadono 'incidenti' a coloro con cui se la prende. John scoprirà a sue spese che questi crimini sono perpetrati dalla sua mano, andata perduta durante l'incidente, ma ancora capace di realizzare le fantasie dell'uomo a cui era attaccata.

Film tosto, pieno di tensione, capace - ancora oggi - di sorprendere. Gli effetti speciali son tutti realizzati alla vecchia maniera, da un genio in questo campo, e be'... Non voglio rovinarvi la sorpresa. Dovete vederlo.


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sabato 17 marzo 2018

Magic - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
Ero curioso, e una grande quantità di recensioni era piuttosto positiva. E' per questo che Magic è finito nella mia wish list. In passato leggevo parecchi fantasy, e riuscivo ad appassionarmi a queste storie proprio perché mi proiettavano in mondi differenti da quello in cui vivo ma...

Diciamo che il contesto è davvero interessante. Immaginate degli universi paralleli connessi tra loro dalla magia, e in particolare quattro universi, quattro Londra del tutto simili tra loro, ma differenti. Immaginate una Londra Grigia, dove la magia è pressoché assente, molto simile alla nostra, dove l'uomo si è fatto da sé, col suo ingegno, senza aiuti da parte delle arti magiche. Immaginate una Londra Rossa, dove la magia è percepibile ovunque, e tutti quanti ne possono fare sfoggio. Immaginare una Londra Bianca, anch'essa permeata di magia, ma dove essa è sfruttata per ottenere il controllo. Immaginate una Londra Nera, dove è la magia che controlla tutto, compresi gli uomini. Pensate alla magia come a un essere vivente, a un qualcosa di impalpabile ma dotato di intelletto al pari di noi. 
Ecco... Questo è il contesto. 
Ora immaginate che gli uomini dotati di magia possano viaggiare da una Londra all'altra. Loro sono detti Antari, e sono speciali perché la magia risiede naturalmente in loro, nel loro sangue, e per questo motivo possono parlare alla magia, possono usarla, ci convivono, la comprendono come nessun'altro.
Immaginate ora un conflitto tra i mondi, o meglio, tra la Londra Nera e le altre Londra. Un conflitto dove Londra Nera viene sconfitta, e il passaggio al suo universo chiuso per sempre. Immaginate che questo conflitto sia una sorta di 'guerra mondiale', e che la maggior parte del peso di questa guerra sia gravato su Londra Bianca, la Londra più vicina alla Nera, come confini. E infine, immaginate che a causa del conflitto, quella degli Antari sia una razza in via di estinzione, e che per paura di ulteriori conflitti magici, il passaggio da un mondo all'altro sia stato precluso a tutti, tranne a pochi messaggeri, a cui è concesso viaggiare giusto per mantenere i legami diplomatici tra i vari universi sopravvissuti.
Ecco... Qui comincia la nostra storia.
Kell è uno dei due Antari sopravvissuti. E' l'ambasciatore di Londra Rossa. Holland è l'altro Antari sopravvissuto, ed è ambasciatore - e schiavo - di Londra Bianca. Kell ha un piccolo vizio che spesso lo mette in difficoltà con la famiglia reale di Londra Rossa: ama collezionare cimeli degli altri universi, e se li procura di volta in volta mercanteggiando, quando è in missione diplomatica per i suoi sovrani. E' in questo modo che nelle mani di Kell arriva qualcosa di molto pericoloso, un piccolo frammento di pietra proveniente da Londra Nera, un frammento carico di magia, che tutti desiderano, e pretendono. Da quel momento Kell si trova perseguitato da predoni provenienti da Londra Bianca, perché quel frammento potrebbe ridare lustro a un impero in decadenza, perché quel frammento potrebbe dare sufficiente potere a Londra Bianca per impadronirsi di Londra Rossa. Kell ne è consapevole, e desidera rispedire il frammento a Londra Nera... Per farlo, però dovrà affrontare mille insidie, e soprattutto, legare con Delilah, una ladra di Londra Grigia, che rimescolerà le carte in gioco più e più volte.

Stile narrativo semplice, perfetto per una letteratura Young Adult. Il romanzo si divide in due parti non proprio ben equilibrate. La descrizione dei mondi, e la costruzione dei personaggi occupa tre quarti della narrazione, e non è un male vista la complessità del contesto, ma poi nell'ultimo quarto le vicende si dipanano un po' troppo in fretta, in modo lineare, senza sorprese, senza colpi di scena, e con un lieto fine più che prevedibile. 

E' divertente, e si legge volentieri. Però è un peccato per la conclusione che, a parer mio, è un po' troppo frettolosa. Però all'autrice va un grande merito: Questa vicenda non è diventata una saga composta da un numero di pubblicazioni interminabile.



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venerdì 16 marzo 2018

L'esercito delle 12 Scimmie - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Parlai de L'esercito delle 12 Scimmie quando il mio blog aveva una veste differente, temi differenti, una vita differente. Quei post sono andati perduti nella ristrutturazione di questo strano ecosistema e, per recuperare parte di quanto già detto, eccomi qui di nuovo a parlare di questo film.

Si tratta di una pellicola interessante, originale, che difficilmente stanca, ma con il solito difetto: Vista una volta, a finale ormai noto, non sorprende più. 

Siamo nel 2035. L'umanità è ridotto a uno scampolo di rifugiati che si rintana in bunker nel sottosuolo per difendersi da un virus mortale, che ha sterminato oltre 5 miliardi di persone. Non c'è ancora modo di debellare questo virus, che è estremamente selettivo e colpisce solo la razza umana, per cui, se da un lato si mandano 'volontari' (in realtà criminali a cui è stata promessa la grazia) in superficie per cercare indizi - grazie alla tecnologia - si tenta anche di tornare indietro a quel lontano 1997 per capire cosa successe, chi diffuse il virus, e magari sperare di poterlo fermare in tempo.
Il problema è che i viaggiatori del tempo - forse anche perché criminali che improvvisamente si riscoprono liberi, e soprattutto liberi di vivere all'aria aperta, tendono a dimenticare il loro scopo, a perdere il proprio equilibrio psicologico, a non voler più completare la missione, addirittura a non voler più tornare indietro.
Per questo gli scienziati diventano sempre più sospettosi con 'i viaggiatori', fino a che non ne trovano uno che forse... Ma come al solito non è facile. Rintracciare chi ha condannato l'umanità è un lavoro complesso e non sempre il passato è comprensibile per uno che arriva dal 2035. Sembra che tutto sia legato a un gruppo ecologista chiamato - per l'appunto - Esercito delle 12 Scimmie... Ma in realtà il complotto è più complesso, e un mal funzionamento della macchina ci si mette pure in mezzo, inviando il viaggiatore prima nel 1990, poi nel quinquennio della prima guerra mondiale, poi finalmente a pochi mesi dal contagio... 

Film complesso, davvero, e affascinante, con una fotografia unica, un plot intricato, e degli interpreti che danno davvero il meglio di sé. Bravissimo ovviamente Pitt, così come Willis, così come anche la bella Stowe. Ottima anche la regia di Terry Gilliam... Adoro questo film, e il finale ha un che di poetico.

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giovedì 15 marzo 2018

Alberi, Neve e Nebbia

Glauco Silvestri
Arrivo forse un po' in ritardo per mostrare delle fotografie immerse nella neve. Il clima - lentamente - tenta di volgere verso una primavera come deve essere e gli ultimi scampoli di neve si stanno sciogliendo anche dalle cime dei colli Bolognesi. Sì, ogni tanto piove, il clima non è ancora perfetto, e le temperature stentano a salire come ci si aspetterebbe... Ma forse sto divagando, perché è di neve e alberi che vi voglio parlare quest'oggi, o meglio, è di neve e alberi che parleranno le foto che vi voglio mostrare.

Sono foto scattate un paio di weekend fa, dalle finestre di casa mia, una domenica mattina. Incredibilmente c'era una temperatura decente. Il giardino sotto casa era innevato. Gli alberi erano avvolti da una lieve nebbiolina brillante. Sapevo che non sarebbe durato a lungo quell'effetto 'magico', per cui prima ancora di fare colazione, di darmi una rinfrescata, di sistemarmi un pochino, ho preso subito la reflex e ho fatto una decina di scatti. 
Qui di seguito vi mostro solo alcune di queste foto, quelle che preferisco, e che ho caricato - come mio solito - su Flickr.

Comincio con un bel bianco e nero, che evoca gli inverni del passato... Quelli che conservo nei miei ricordi di bambino, e che ho potuto rivedere solo nell'unica volta in cui sono andato a trovare degli amici in montagna nei mesi invernali.

Snow, Mist and Trees

Due scatti simili, a colori, ricordano che l'inverno non è fatto solo di grigiume, ma che può regalare anche inaspettate sfumature di colore.

Snow, Mist and Trees

Snow, Mist and Trees

E voi? Voi avete fatto qualche bella foto quest'inverno? Se volete potete linkarle nei commenti.


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mercoledì 14 marzo 2018

Vivan Maier, la fotografa ritrovata - #Mostra #Recensione

Glauco Silvestri

Il weekend scorso - finalmente - sono riuscito ad andare a visitare una esposizione dedicata a Vivian Maier... E fortuna vuole che questa esposizione fosse nella mia Bologna, a Palazzo Pallavicini.

Vivian Maier è 'davvero' una fotografa ritrovata. La sua storia è piuttosto peculiare, così come la sua fotografia, che per certi versi è davvero unica nel suo genere. Già! Perché il lavoro di questa fotografa fu scoperto per caso, nel 2007, quando il figlio di un rigattiere - John Maloof -  acquista un box all'asta (n.d.r. Avete presente Affari al Buio) e dentro ci trova tutti i possedimenti di Vivian, dai propri effetti personali, fino a una cassa con più di 120000 tra negativi e rullini fotografici ancora da sviluppare.
Dopo averne stampati alcuni e mostrati in giro, Maloof si rende conto di cosa ha per le mani, per cui decide di divulgare il lavoro immane di Vivian in modo che esso venga valorizzato. Nel frattempo cerca anche di contattare la fotografa, ma sfortunatamente non farà in tempo a incontrarla dal vivo.
Di Vivian rimangono solo le testimonianze delle poche persone che ha frequentato. Era una donna schiva, solida, solitaria che faceva la bambinaia con grande passione. Visse tra Chicago e New York, passando da una famiglia benestante a un'altra, e la sua unica grande passione fu la fotografia.
Tutto il suo tempo libero lo dedicava alla Street Photography. Possedeva una Rolleiflex, e amava tantissimo il bianco e nero. I suoi soggetti erano per lo più umani. Non sempre spontanei, ma comunque sempre ritratti nel loro contesto naturale. Amava farsi dei 'selfie', spesso e volentieri riflessa in specchi, vetrine, e in qualunque tipo di materiale riflettente. Fotografava la gente comune, di cui aveva un grande rispetto, e i bambini, che amava con tutto il cuore. 
Fotografava anche i ricchi, ma con questi ultimi era spesso sgarbata, li urtava a posta per ottenere una loro reazione, per mostrare l'arroganza, per far risaltare il loro vero 'io'.
Con il colore ebbe invece un approccio differente. Usò una Leica per le sue foto a colori, e vi si avvicinò molto più tardi nella sua 'carriera' fotografica. Nel caso del colore amava sperimentare i giochi cromatici, studiare un tipo di immagine molto differente da quello che solitamente cercava attraverso il bianco e nero.

Vivian fu una fotografa straordinaria, per la sua genuinità, per la sua passione, per la schiettezza delle sue immagini, che spesso ritraevano l'anima delle persone, e non solo. Visse a lungo, dal 1926 al 2009. Nella vecchiaia cadde in ristrettezze economiche, tanto che gli ultimi anni li dovette passare in una casa non sufficientemente grande per contenere tutto il suo lavoro. Per questo fu costretta ad affittare un box, ma quando non fu più in grado di pagare la retta... Andò tutto all'asta. Poi la vecchiaia e la malattia se la sono portata via prima che il successo la raggiungesse.


La mostra è interessante. Sono 120 immagini che ripercorrono la storia della fotografa, partendo da Chicago e andando a New York. Dividendo il suo lavoro attraverso le tematiche che le stettero a cuore, e di cui vi ho anticipato in precedenza. I bambini sono una figura costante. Ma anche la gente comune. I ricchi hanno anche loro un loro posto in questa esposizione, ove appaiono sempre imbronciati, minacciosi, offesi. Ma soprattutto è interessante l'immagine delle grandi metropoli americane di quegl'anni (n.d.r. Si va dagli anni cinquanta alla fine degli anni settanta). Immagini potenti, interessanti, mai banali.

L'esposizione è aperta al pubblico dal 3 Marzo scorso, fino al 27 Maggio.

Maggiori informazioni le potete trovare qui, e qui.

Qui di seguito potete assistere a una breve presentazione dell'esposizione.




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martedì 13 marzo 2018

Erano due settimane che aspettava quel momento.

Glauco Silvestri
Erano due settimane che aspettava quel momento. Una città di libri. Tutto quel sapere accumulato e messo in offerta. Rovistare, curiosare, sfogliare. Ma adesso era lí fermo nelle viscere del Cinema Bookshop. Quell’odore. Che cos’era, esattamente? Colla? Carta? Le spore di qualche lichene bibliofilo? Catacombe di carta che andava ingiallendo. I libri che nessuno voleva, venduti per due soldi o trasportati via dalle case dei morti. Battersea Books Home. Gli autori non guadagnavano niente dall’operazione. Salari inferiori a quelli degli spazzini, aveva letto da qualche parte. Pensò alle loro vite. Niente colleghi, niente orari, nessuna sicurezza, il richiamo costante della Tv durante il giorno. L’idea di quella vita informe, come di gente che va a lavorare in vestaglia, gli diede un vago senso di nausea.

La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)


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domenica 11 marzo 2018

Soldati, 365 all'alba - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Correva l'anno 1992, era settembre, era sera... E la mattina successiva sarei partito per Arezzo, per il mio anno di Naja. Potete immaginare quanti pensieri affollassero nella mia mente. Ero in cucina, mi ero messo 'alla solita maniera', davanti al tv piccolo. I miei, in sala, stavano guardando la tv grande... Io però avevo bisogno di stare un po' per i fatti miei, lo potete immaginare, e stavo lì con la scusa che volevo vedere qualcosa di diverso da quello che guardavano loro.
Ecco... Faccio un po' di zapping... All'epoca i canali televisivi si contavano sulle dita di due mani, per lo meno quelli che facevano qualcosa di serio e non solamente soap-opera e televendite. Cado su un canale mediaset, rimango ipnotizzato dalla pellicola che sta per avere inizio, è Soldati, 365 all'alba.

La storia è semplice. Claudio deve partire per la naja. Lascia gli amici, la morosa, tutto, per andare in una caserma piena di ragazzi come lui, tutti impauriti, e per ciò, molti dei quali aggressivi. Il solito nonnismo, le solite vite da camerata, ma il giovane soldato deve soprattutto affrontare gli ufficiali, e in particolare, un tenente che - non voglio svelare troppo - ritiene di aver perso una promozione proprio a causa sua. La guerra tra il ragazzo e il tenente sarà, psicologica, fisica, interminabile... Ma il soldato di leva non si farà piegare.

E' un film del lontano 1987, regia di Risi, con un Massimo Dapporto davvero perfetto, e un Amendola che calza perfettamente i panni del soldato di leva 'preso di mira'. E' una commedia dai toni drammatici, una vicenda che conquista e che dipinge la naja obbligatoria come poteva essere in quegl'anni. Non posso dire che quel film mi preparò a quanto ho vissuto nei miei 365 giorni da soldato... Ma mi preparò ad affrontare un mondo molto diverso da quello che avevo sempre conosciuto, per certi versi, diciamocelo, mi ha anche aiutato a crescere, a uscire dal nido, a stare in piedi con le mie forze.

Ve lo consiglio!


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sabato 10 marzo 2018

Un Poliziotto alle Elementari - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Arnold Schwarzenegger è sempre stato un attore capace di prendersi in giro. Il suo ruolo da super uomo, da Conan a Commando, passando per Terminator, fino alle sue pellicole più recenti, non l'ha mai precluso dal tentare percorsi alternativi, sfruttando la sua mole, la sua espressività fuori dal comune, così da proporsi in commedie sorprendenti capaci di strappare sempre un bel sorriso a chi le guarda.

Un Poliziotto alle Elementari è uno di questi film. Qui veste i panni di John Kimble, un poliziotto sulle tracce di un narcotrafficante, Cullen Crisp, davvero difficile da acchiappare. L'unico punto debole di Crisp è la sua famiglia, visto che moglie e figlio sono fuggiti da lui e si sono resi introvabili. Per questo motivo John Kimble e una sua collega decidono di recarsi ad Astoria per tenere sotto controllo la famiglia di Crisp, e attendere che lui si faccia vivo per catturarlo. Destino vuole che non appena arrivati ad Astoria, la collega che avrebbe dovuto infiltrarsi nella scuola come insegnante si sente male... Per ciò tocca a John questo compito nonostante egli sia completamente impreparato a gestire il gruppo di bambini indisciplinati che gli viene affidato.

Il film è un perfetto equilibrio tra poliziesco, commedia romantica, e commedia divertente. Il rapporto tra John e la madre di Crisp è dolce. Il rapporto tra John e i bambini provoca grasse risate. La caccia a Cullen Crisp regala invece quel pizzico di tensione necessaria a un poliziesco fatto come si deve.
Ovvio che non è un capolavoro, ma è un film piacevole che, in certe serate, si guarda sempre volentieri. Se poi, guardandolo, lo vedete un po' datato, allora vi consiglio quest'altra pellicola. Buona visione.



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venerdì 9 marzo 2018

Basic Instinct - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Quando uscì Basic Instinct mi trovavo a Roma, alla Cecchignola, e stavo facendo un corso di specializzazione durante il mio periodo di leva. E' passato parecchio tempo da allora, ma ricordo bene che, con i miei compagni di camerata, andammo a vederlo un paio di volte, per capire se in quella famigerata scena dell'accavallamento di gambe, lei, avesse o meno le...

Ok, erano altri tempi, ma Basic Instinct rimane tutt'ora una pellicola intrigante. La trama regge lo scorrere del tempo e i personaggi sono ben costruiti. La giovane Sharon Stone è intrigante più che mai, e Michael Douglas è davvero bravo nel disegnare un investigatore pressoché inerme nei confronti del fascino di quella donna.

Lei è Catherine Tramell, una scrittrice di Thriller, e si trova nei guai perché un ex divo del Rock viene ucciso esattamente come descritto in uno dei suoi romanzi, e soprattutto perché lei è l'ultima a essere stata vista in compagnia del divo. Lui è Nick Curran, un poliziotto dal grilletto facile, noto come 'giustiziere'. Ovviamente Catherine nega ogni coinvolgimento nella vicenda ma il detective non può certo chiudere un occhio. Viene a scoprire che altri cadaveri seguono la scia della Tramell, compreso un suo ex insegnante, trovato morto in condizioni molto simili al divo del Rock. Sfortunatamente, però, orbitare troppo vicini a questa donna provoca strani effetti a Nick, che lentamente se ne innamora al punto da non riuscire più ad avere una visione distaccata del caso che sta seguendo...

E ancora oggi ci chiediamo: E' stata lei? Oppure ciò che ci viene raccontato nel film corrisponde a realtà dei fatti? Il dubbio rimane fino alla scena finale, vero? Quando il punteruolo ricompare magicamente e...

Davvero un bel Thriller.



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giovedì 8 marzo 2018

Resistance, La battaglia di Sebastopoli - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Chissà per quale motivo, in Italia, spesso i titoli dei film vengono cambiati senza alcuna coscienza. Il titolo originale di Resistance, La battaglia di Sebastopoli, è Red Sniper. E' una storia vera, ovviamente romanzata, che racconta le vicende del miglior cecchino sovietico durante la Seconda Guerra Mondiale. Sì, Sebastopoli è presente in questo film, ma solo nelle scene finali, e si vede poco della lotta per la difesa della città... Per cui mi domando chi abbia deciso di ribattezzare la pellicola, se questo tizio abbia visto il film, se l'abbia capito, e magari vorrei persino comprendere il cortocircuito mentale che abbia portato a un titolo tanto forviante.

Va be', lasciamo ai posteri questi sterili discorsi, e torniamo al film, una pellicola toccante, e molto interessante, che ci racconta le vicende di Lyudmila Pavlichenko, una ragazza universitaria che per cercare di conquistare l'affetto del padre (n.d.r. Un maggiore dell'esercito) decide di servire il proprio paese, e grazie alla sua infallibile mira, e alla sua sicurezza, diventa un cecchino della 25° divisione.
La ragazza verrà assorbita dal conflitto al punto da vedere nel fucile il suo unico compagno di vita. Pochi sono gli amici che la seguono nel suo cammino, e l'amore sarà per lei solo frutto di terribili sofferenze, con la perdita sul campo di tutti gli uomini che - nel tempo - hanno provato sentimenti per lei.

La storia viene narrata dalla voce di una anziana Eleanor Roosvelt, in visita a Mosca per incontrare Chruščёv, ma che decide di recarsi prima all'abitazione di Lyudmila. L'occasione di questa deviazione offre alla voce narrante di raccontare le vicende di questa ragazzina, che a 25 anni aveva già ucciso 309 soldati nazisti, tra cui molti ufficiali, e aveva - per certi versi - conquistato anche l'opinione pubblica americana convincendo gli Stati Uniti a entrare nel conflitto mondiale per dare una mano non solo economicamente a chi si era fatto carico del conflitto.
Una storia potente, toccante, ben raccontata e con un buon ritmo. Si rimane un po' spiazzati nella prima parte del film, dove viene narrata la giovinezza della ragazza, ove tutti vestono di bianco, e l'immagine del paese sembra quasi una sorta di artefatto poco realistico che vuole strizzare l'occhiolino all'occidente e mostrare la Russia con immagini che ricordano molto gli anni quaranta e cinquanta statunitensi... Ma chissà, magari era proprio così. 

Il film è davvero molto bello, ve lo consiglio.


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mercoledì 7 marzo 2018

Star trek Enterprise - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Per me è la serie meglio riuscita dopo quella classica: Star Trek Enterprise ci racconta l'inizio dell'esplorazione della galassia, dal primo incontro con i Klingon, ai problemi 'politici' tra Vulcaniani e Andoriani, ai conflitti tra Tellariti e Andoriani, alla strana società che governa Orione, fino ai confini più estremi, non solo nello spazio, ma anche nel tempo, con la minaccia Xindi e Denobulana, ma soprattutto, il coinvolgimento in una guerra temporale dove si cerca in tutti i modi di impedire alla Terra di creare la Federazione.

Tutto è ambientato un secolo prima alla serie classica che tutti conosciamo. Archer è figlio dell'ingegnere che ha sviluppato il motore a curvatura 5, ed è capitano della prima nave dotata di questo motore, l'Enterprise. E' contro il desiderio dei vulcaniani che Archer riesce ad avviare la missione esplorativa della sua nave. A bordo ha un equipaggio eccezionale, per lo più composto da persone fidate, amici, come Trip, Malcom e Oshi. Ma c'è anche una vulcaniana come primo ufficiale, e come 'osservatore'. E poi c'è l'Enterprise, una nave ancora in via di sviluppo, neppure completata al cento per cento, con tante tecnologie nuove a cui ancora non si da troppo affidamento. Il teletrasporto esiste, ma in pochi si fidano ad usarlo per trasportare esseri umani, però è un ottimo montacarichi! E i sistemi di difesa sono rudimentali, spesso inefficaci... Niente raggio traente, niente scudi di energia, e là fuori c'è chi ha tecnologie migliori. Però l'Enterprise non è una nave da guerra, e per quanto le capiterà di dover dirimere dei conflitti violenti, in un modo o nell'altro ne uscirà sempre vincitrice.

Si tratta di una serie davvero interessante, più istintiva, e divertente. Lo spirito d'avventura è ben rappresentato, e anche la passione per lo spazio, per la fantascienza, e per tutto ciò che ci gravita attorno non tradisce le aspettative. Certo... Ci sono degli alti e dei bassi, in una serie di 4 stagioni non si può pretendere che tutto vada alla perfezione, e l'ultima stagione zoppica un pochino per via del suo immane compito di dover raccontare alcune parti della 'storia' in modo forse un po' troppo frettoloso. Però non delude, in special modo con i due episodi 'Oltre lo Specchio', dove la conquista dello spazio è raccontata in modo differente, dove la Federazione muta in un Impero, e dove la Terra governa la galassia con la forza bruta, e persino sulla Enterprise la violenza è all'ordine del giorno, così come i tradimenti, gli ammutinamenti, gli omicidi e gli avvelenamenti.

L'avete capito: E' la mia serie preferita, e poi ha una sigla ineguagliata... Fa venire i brividi lungo la schiena per l'emozione.



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martedì 6 marzo 2018

Io, io, io...

Glauco Silvestri
La bellezza continuava a scivolarle tra le dita. Il mondo era cosí lontano e la mente continuava a ripetere «Io, io, io».

La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)


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domenica 4 marzo 2018

American Beauty - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Non so se sia politically correct, o etico, parlare di un film in cui compare un attore attualmente caduto in disgrazia per via di una accusa di molestie eccetera eccetera. Il fatto è che American Beauty è ancora più controverso perché in questa pellicola, l'attore in questione, impersona un uomo adulto con una cotta per una adolescente, amica di sua figlia, per giunta. Ecco, probabilmente, in questo periodo non è proprio il momento di parlare di American Beauty
Già! 
Eppure ne sto parlando perché in tempi non sospetti era considerato un vero e proprio capolavoro, lo specchio di una società decadente dove i sentimenti sono schiacciati da conformismo, religione, e da regole civili che a volte incatenano parecchio la vita delle persone. American Beauty parla di omosessualità, di frustrazione sul lavoro, di rapporti di coppia logori, di teenager allo sbando, e... Di una gran voglia di rompere le mille catene che ci costringono a vivere in una apparente libertà, che poi è una schiavitù reale.

Lester Burnham è lo specchio di questo tipo di vita. Quarantenne da poco, ogni giorno vive la sua routine. Va al lavoro ogni giorno, dove fa il pubblicitario. Sua moglie fa l'agente immobiliare senza grande successo. Sua figlia è in una fase delicata, l'adolescenza, che la trasforma in una sorta di aliena nei confronti di chi l'ha allevata. Una vita talmente imbrigliata dalla routine che a cena, quando la famiglia è riunita, basta poco per far scoccare un litigio. E l'urlo di ribellione di Lester avviene quando viene avvisato che presto sarà licenziato. E' il momento in cui scatta una molla nella sua testa, e da quel momento decide di riprendere le redini della sua vita, e tutto ciò scatenerà una sorta di eventi che...

Interessante la regia, che ci racconta questa vicenda partendo da una voce fuoricampo che ci racconta cosa è accaduto, senza mostrarci veramente da dove parte questa sorta di flashback. Nel finale tutto diventa più chiaro, e alla prima visione del film, ovviamente, sorprende. E' uno di quei film che la prima volta offre l'effetto wow, e che poi, in seguito, piace senza più stupire. Però tutto è perfetto, ben raccontato, ottimamente recitato, e davvero piacevole alla visione.

Un film che fa riflettere sulla società moderna, sulla vita di tutti noi, sulla nostra quotidianità. Un film che va visto, scandali o meno di questi giorni, e su cui bisognerebbe soffermarsi per capire che stiamo facendo, e dove stiamo andando.



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sabato 3 marzo 2018

Una donna in Carriera - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Sono molto affezionato a Una donna in Carriera. E' una pellicola con molti anni sulle spalle, una commedia, e allo stesso tempo un film capace di raccontare il mondo del lavoro dal punto di vista femminile, e per una volta, gli uomini non sono al centro dei loro problemi... Anzi, saranno la soluz... Ehm, ho spoilerato?

Tess è una ragazza arrembante, dal carattere forte, e molto intelligente. Sfortunatamente a New York, una donna così, è piuttosto scomoda, viste poi le sue umili origini, così riesce a trovare solo un lavoro come segretaria. Il suo capo e Katharine Parker, una dirigente di una grossa società di borsa, e quest'ultima è facile alle promesse per un futuro radioso nei confronti di Tess, mentre ne sfrutta le capacità per i propri scopi. La situazione è complessa. Tess avrebbe un affare da proporre a un industriale - Oren Trask - interessato ad acquistare una stazione televisiva. Tess vorrebbe invece proporgli una stazione radio, e ovviamente questa idea la mette contro a quanto invece è intenzionata a fare il suo capo. Solo che Katharine - durante una vacanza - è vittima di un incidente e si trova costretta a stare lontana dall'ufficio per molto tempo, ed essendo preoccupata che l'affare salti, incarica la segretaria di seguire il tutto, di fare rapporti esaurienti giorno per giorno, e di non andare fuori dai binari... Solo che Tess vuole emergere, e così, al primo tentennamento di Trask, decide di seguire il proprio intuito e di spingerlo ad acquistare la stazione radio locale, solo che per farlo ha bisogno di un intermediario, Jack Trainer, un esperto affarista che già si occupa della transazione, così che il miliardario non sappia che sta trattando un affare con una semplice segretaria.
Ma nulla è semplice in questa vicenda. Oltre a quanto già raccontato, accade che tra Jack e Tess scocchi una scintilla d'amore, solo che Jack ha già una relazione con Katharine e...
E qui mi fermo. 
Ero un teenager quando questo film apparve nelle sale, e per quanto avessi sempre avuto un debole per la Weaver, ecco scoprii di essermi infatuato di Tess (n.d.r. Del personaggio), della sua energia, della sua intraprendenza. La commedia è brillante, con battute divertenti, e anche con scene che sfiorano il dramma. C'è anche una trama di spessore, una storia da raccontare che tiene incollati allo schermo, per cui l'insieme è piuttosto corposo, visto che si affrontano i sentimenti, il lavoro, l'emancipazione femminile, il rapporto tra donne nell'ambiente di lavoro e... Chi più ne ha, più ne metta. E' una pellicola dalle mille sfaccettature che non rischia di annoiare, e che - nonostante gli anni - regge benissimo il confronto con pellicole più recenti (n.d.r. Ma peggio riuscite).

Ve lo consiglio.


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venerdì 2 marzo 2018

Io, Daniel Blake - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
E' una commedia drammatica consigliatami da una collega. "Io, Daniel Blake" racconta la storia di un carpentiere - vedovo - che, in seguito a un infarto, si trova costretto a casa, e costretto a lottare con le istituzioni per avere gli indennizzi a cui ha diritto. Anziano, abilissimo con le mani ma incapace davanti a un computer, si sente rispondere che deve compilare moduli di richiesta online, oppure usare un numero per l'assistenza telefonica, che trova online. Si vede rifiutato l'indennizzo, e addirittura considerato abile al lavoro, nonostante i medici gli vietino severamente di lavorare. Ciò lo costringe a chiedere l'assegno di disoccupazione, che però può percepire solo se dimostra che sta cercando un lavoro, se consegna curriculum, se cerca su internet; e ovviamente, quando qualcuno accetta la sua richiesta di lavoro, lui deve rifiutare perché è pericoloso per la sua salute.
Una guerra contro una macchina fatta per umiliare le persone, che lo porta a scontrarsi con realtà che non avrebbe mai immaginato di vivere... Di frequentare la mensa dei poveri, di dover vendere ogni proprio bene personale... E tutto ciò però non lo abbatte mai completamente, perché Daniel Blake riesce persino ad aiutare una giovane donna in difficoltà, facendo da nonno ai suoi due figli, facendo da padre a lei, aiutandola a sistemare una casa fatiscente che sta crollando a pezzi...
E' un gran bel film.
E' delicato, ben costruito, complesso, e potente. La regia è semplice ma funziona a meraviglia. Gli interpreti sono convincenti. Funziona tutto come un meccanismo ben oliato.

Ve lo consiglio, vale la pena vederlo e conservarlo nella propria collezione di film.




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