sabato 30 giugno 2018

USA '68, Disordini e Sogni

Glauco Silvestri

Eccomi di nuovo a parlare del MAST, questa volta proiettando l'attenzione al 1968, un periodo a dir poco rivoluzionario e che... Be', è stato segnato da cose terribili, e da cose meravigliose.

In questo caso la Fondazione ha voluto omaggiare il fotogiornalismo di quegl'anni proponendo una esposizione che si divide tra 54 immagini, alcuni videogiornali dell'epoca, anche italiani, e un ciclorama a 360 gradi capace di proiettare lo spettatore nella psicadelia della cultura americana del '68.


Le foto sono a colori, è la grande rivoluzione di quegl'anni, assieme anche alla televisione, anch'essa a colori, e a film importanti come 2001 Odissea nello Spazio, Barbarella, e Il pianeta delle Scimmie.

Fotografie dell'assassinio di John e Bob Kennedy. Fotografie della vittoria presidenziale di Nixon. Foto di protesta a Selma, e il famoso discorso di Martin Luther King in cui inneggia al suo sogno. Immagini che testimoniano il movimento femministi, le pantere nere, la liberazione sessuale, ma anche la guerra in Vietnam, lo sbarco sulla Luna, e infine la cultura Pop, esplosa proprio in quegl'anni grazie ai Beatles, ai Rolling Stones, all'arte di Andy Warhol. Fotografie che immortalano momenti storici, sia politici, sia culturali. Fotografie di Jane Fonda sul set di Barbarella, di un giovanissimo Dylan seduto sul cofano di un'auto con la sua chitarra, del backstage di 2001 Odissea nello Spazio, di Muhammad Ali, che divenne un simbolo per gli afroamericani dell'epoca.
Immagini potenti, video che incollano gli occhi sul passato, musiche che mai sono tramontate e che ancora oggi si aggrappano con forza alle emozioni e al cuore delle persone.


Una piccola esposizione, forse, ma comunque un grande omaggio, e una bella retrospettiva immaginifica di ciò che furono le proteste di quegl'anni, le rivoluzioni, e i primi passi che hanno condotto il mondo verso ciò che oggi abbiamo attorno a noi. 

USA68 sarà aperta al pubblico fino al 30 settembre 2018, ed è gratuita.

Maggiori info: qui, qui e qui.



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venerdì 29 giugno 2018

Ghost, Fantasma - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Parlare di Ghost mi fa sentire vecchio. Di fatti lo sono! Ero poco più che un teenager quando, nel 1990, uscì questo film... Dovevo ancora diplomarmi, dovevo ancora andare nei militari, dovevo... 

Oddio! Anche Demi Moore era una ragazzina acqua e sapone, il suo visetto era dolcissimo, ve lo ricordate? E Patrick Swayze era ancora tra noi, giovanissimo pure lui, e in formissima!

Ma quanto è romantica la storia di Sam e Molly? Ve la ricordate? I due ragazzi che vanno a vivere assieme, a New York, la scena del vaso, la musica dolce... E poi il rapinatore, la morte di Sam, Molly in crisi, e Sam che si rianima sotto forma di fantasma.
E dietro tutto ciò ci sono degli affari sporchi, non è un caso che Sam venga ucciso. Tutto ruota attorno all'amico e collega, Carl, che sta sfruttando i capitali dell'azienda per cui lavorano per riciclare del denaro sporco. E se non fosse per una medium, Oda Mae Brown, e la testardaggine di Sam fantasma, tutto quanto non verrebbe a galla, e magari Molly finirebbe persino sedotta dalle attenzioni di Carl, che oltre a essere delinquente è pure marpione.

Ma son passati tanti anni e magari non lo avete neppure mai visto questo film... Per cui non posso spoilerare troppo. E se la trama - stringi stringi - non è così difficile da intuire, è il contenuto che affascina. La parte in cui Sam realizza di essere morto, di essere un fantasma, e degli strani incontri che fa in questo strano mondo ectoplasmatico. C'è un bel Thriller, circondato da una commedia amorosa, con un pizzico di brio e humor che non fanno mai male. Il mix è davvero perfetto e funziona a meraviglia. tanto che il film ha ottenuto ben due Oscar, uno per la miglior sceneggiatura, e l'altro per l'ottima interpretazione di Whoopy Goldberg, nei panni della medium.

E' Bellissimo, Punto! Guardatelo. Ok? Intanto io vado a placare la nostalgia dei bei tempi passati.




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giovedì 28 giugno 2018

Il Maratoneta - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Oggi vi parlo di un cult movie che ha davvero tanti anni sulle spalle... Si parla del 1977, e il film in questione è Il Maratoneta

Thomas è un giovane ebreo. E' uno studente di storia, e si sta preparando per la maratona di New York. Durante uno dei suoi allenamenti assiste all'incendio causato da un incidente stradale. In questo incidente muore il fratello di Christian Szell, un criminale nazista in fuga da ormai molti anni, che custodiva gelosamente parte del tesoro nazista in una cassetta di sicurezza. Credendo che il fratello abbia consegnato la chiave della cassetta al maratoneta, Szell decide di rapire il ragazzo per recuperare ciò che gli spetta. Solo che Thomas - come potrete immaginare  - non si lascia intimidire, prende la questione come un fatto personale, e decide di mettere i bastoni tra le ruote a questo temibile criminale...

E visto che un uccellino mi ha detto che non l'avete mai visto, questo film, non andrò oltre con la trama. Sappiate che Hoffman si è preso un bel David di Donatello per la sua interpretazione. Anche Laurence Olivier - nei panni di Szell si è guadagnato un Golden Globe, e Roy Scheider (n.d.r. agente CIA infiltrato che si occupa del caso, nonché fratello di Thomas). Tre personaggi tosti, davvero ben interpretati, e tutti e tre con una ossessione che li tormenta. Il primo è ossessionato dal suicidio del padre; il secondo vive da braccato, ed è continuamente preoccupato che qualcuno gli sottragga i diamanti, unica fonte di 'sicurezza' che gli è rimasta; e infine il fratello di Thomas, che vive costantemente tra due fuochi, con una doppia identità falsa, ossessionato dall'idea di essere sempre il migliore, e incapace di costruire legami duraturi con le persone perché è - ormai - abituato a sfruttarle per i propri interessi. 

Insomma, un film complesso, con una scena che fa venire i brividi, e per fortuna che è stata anche tagliata...

Ve lo consiglio.




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mercoledì 27 giugno 2018

the Gift - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ogni tanto vado a scavare nel passato. La lista di film da recensire si assottiglia, ed è forse un miracolo perché credevo non finisse più, e anche se ci vorrà ancora un po' di tempo, mi par di vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel... Ed è con The Gift che oggi faccio un ulteriore passettino avanti.

Il film è del 2002, un thriller sovrannaturale ben congegnato, anche se da raccontare risulta essere una storia complessa.

Annie è vedova. Vive in una piccola cittadina di provincia con i suoi tre figli, e sbarca il lunario leggendo le carte agli insicuri, a chi ha bisogno di capire che svolta avrà la loro vita in futuro. Da molti è tacciata per una impostora, altri credono nel suo 'dono'. Lei - ovviamente - crede nelle proprie capacità e non smette perché è convinta di fare del bene alla piccola comunità che le sta attorno, soprattutto a Buddy, un ragazzo con dei problemi e un passato torbido, che fa il meccanico in paese, e che grazie ad Annie vede uno spiraglio di luce per il proprio futuro. Poi c'è Donnie, che la crede una strega, che vorrebbe allontanarla dalla città, e la minaccia in continuazione, non risparmiando neppure i suoi tre figli.
In questo contesto scompare Jessica, una ragazza molto amata in paese, che doveva sposarsi con il preside della scuola locale, Wayne, il quale chiede ad Annie di aiutare i poliziotti, le cui indagini sono arrivate a un punto morto. E' Annie a visualizzare il corpo di Jessica sul fondo di uno stagno... E sfortunatamente nel terreno di Donnie c'è uno stagno. Dragando le acque di questo stagno viene rinvenuto il corpo della ragazza, Donnie viene accusato di omicidio, processato, e condannato. Ma è stato davvero lui? 
Stremata, Annie, si chiude in sé stessa, e Buddy - privato della propria guida spirituale - finisce per accanirsi con il vecchio padre, che da piccolo lo aveva stuprato. Per questo Buddy finisce in prigione... Ma ad Annie non viene concesso tempo per raccapezzarsi, una nuova visione, Donnie non è stato l'assassino di Jessica. Il vero colpevole è... 

E' complicato! Film davvero complicato. Uno di quei film che forse non si trovano - quasi - più visto che il pubblico odierno ha bisogno di emozioni forti, storie semplici, e tanti tanti effetti speciali. Sarà che la vita è troppo grama per andare a vedere storie grame, ma thriller così si contano davvero sulla punta delle dita, oggi. Tornando a bomba, la fotografia di questa pellicola è davvero meravigliosa, immagini rurali, chiari-scuri, illuminazione cupa quando è necessario... E i personaggi hanno uno spessore davvero tangibile. Tanti personaggi, ognuno di essi capace di essere protagonista della propria parte di vicenda. Cate Blanchett è il fulcro perfetto attorno a cui ruotano tante vite, il suo personaggio è una sorta di parafulmine, sia nel bene, sia nel male, e questa storia finisce per essere una sorta di tormento personale, di dramma intimo, oltre che ha un caso di omicidio difficile da risolvere.

Davvero un grande film.


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martedì 26 giugno 2018

Un effetto collaterale...

Glauco Silvestri
Lui non rispose. Si sentiva stronzo e nobile allo stesso tempo, ma in fondo era quello che la gente faceva tutti i giorni, ferire qualcuno a fin di bene. Un effetto collaterale.


La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)

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domenica 24 giugno 2018

Festa Medievale dell'Abbazia di Monteveglio

Glauco Silvestri
Solo qualche giorno fa vi parlavo della M3, ed eccomi già a proporvi qualche scatto ufficiale di questa fotocamera. L'occasione è stata la Festa Medievale dell'Abbazia di Monteveglio, in provincia di Bologna. L'evento è programmato ogni anno agli inizi di giugno, ed è sempre una bella occasione per immergersi nella natura, nel passato, e nelle tradizioni gastronomiche della zona.

Abbazia
L'abbazia vista dal basso...
Noi ci siamo recati a Monteveglio il sabato pomeriggio. Dopo un breve giro tra le bancarelle in paese, qualche chiacchiera con chi segue il parco naturale che sorge attorno all'abbazia, abbiamo deciso di salire là dove tutto stava avvenendo per davvero. L'abbazia è sulla vetta di una collina. La Pro Loco ha ovviamente organizzato un sistema di pullman per portare le persone in cima, visto che la strada è chiusa al traffico, ma noi - pur non essendo vestiti per un trekking - abbiamo deciso di salire a piedi, non seguendo la strada, bensì seguendo in sentieri (n.d.r. fango permettendo...).

Albero
Un bell'albero con parecchi anni sulle spalle...
I Fanghi
Una sorgente di fanghi
Margherita
Una margherita che deve ancora sbocciare...
Il percorso è interessante, segue un torrente che scende a valle proprio dalla collinetta dove si erge l'abbazia. Lungo il percorso è possibile godere di un bel paesaggio, di piccoli scampoli della natura locale, della vista dei calanchi... e se si è molto silenziosi - ma non certo in occasione di una festa di paese - anche incontri con cerbiatti e altri animali selvatici.

Luci e Ombre
Una bella veduta sulla valle, e sui calanchi
Sfortunatamente la nostra scelta ci ha impedito di essere all'abbazia in tempo per i combattimenti con le spade. Però ci ha permesso di fare quattro passi nella natura, e nel piccolo borgo fortificato che conduce all'abbazia vera e propria.
Nel nostro passeggiare abbiamo anche incontrato uno strano angelo burlone, con buffe ali di legno, che augurava - nel suo stravagante modo - una buona serata ai viandanti.

Condannato
Questo signore deve aver fatto qualcosa di male...
Parlando con gli Angeli
Un angelo gira tra i tavoli e intrattiene i commensali
Armature
Alcune componenti di una Armatura
C'è giusto il tempo di cenare, e il cielo si scurisce a sufficienza per consentire agli artisti di esprimersi lungo le strade, e arriva anche chi ama giocare, e soprattutto danzare, col fuoco...

Fiamme e Ballerini 

Cerchi di fuoco 

Cerchi in movimento

Come avviene in tutte le situazioni, alla fine l'ora si fa tarda, ed è giunto il momento di tornare verso casa. Anche in questo caso abbiamo deciso di muoverci a piedi, nell'oscurità, seguendo la strada asfaltata, godendo delle lucciole, della volta stellata, e di Bologna illuminata all'orizzonte.

Per vedere altre foto relative a questo evento, potete cliccare qui e qui, nei due album Flickr dedicati a Monteveglio e alla sola Festa. Negli anni a venire i due album saranno arricchiti ogni qualvolta avrò foto dedicate a questi argomenti... Per cui, come sempre, state sintonizzati.

Ricordo inoltre che, se mi voleste seguire 'fotograficamente' al di fuori di ciò che pubblico qui sul blog, potete tenere da conto questo link, che è il link all'album delle mie foto più recenti. Qui troverete sempre e solamente gli scatti più recenti che ho reso pubblici su Flickr.



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sabato 23 giugno 2018

La Banda degli Onesti - #Libro #Recensione

Glauco Silvestri
Tempo fa ho scritto qualche riga al riguardo del film Noi e la Giulia, e in quell'occasione, probabilmente, non ho detto che la pellicola si era ispirata liberamente a un libro, Giulia 1300, scritto da Fabio Bartolomei. In effetti... Io non avevo mai letto nulla di Bartolomei finché - per Natale - mi è stato regalato La banda degli Invisibili (n.d.r. Libro che da tempo era presente nella mia wish list), libro che ho letto nei giorni scorsi e di cui vi voglio parlare oggi.

Per un caso strano, nel giro di poco tempo, ho letto due libri che raccontano vicende vissute da delle persone anziane (n.d.r. Ricordate Un Calcio in Bocca fa Miracoli?). Due libri molto diversi tra loro nonostante trattino dello stesso argomento. Il primo era spumeggiante, questo ha un ritmo più rilassato, ponderato, meno brioso. 
A ogni modo, La banda degli Invisibili ha dei numeri da tenere da conto. La voce narrante è quella di Angelo, ottantasette anni, ex partigiano, che vive la sua vecchiaia un po' come tutti quanti possiamo immaginare la vita di un pensionato. Centro anziani, cantieri, passeggiate al parco, rarissime visite dei figli, partite a carte con gli amici, visite mediche praticamente un giorno sì e l'altro pure, pochi soldi in tasca... Solo che Angelo e i suoi amici non accettano passivamente questa situazione. In loro brilla ancora una fiamma, e soprattutto, non ci stanno ad accettare che tutti i loro sacrifici fatti durante la seconda guerra mondiale siano stati sprecati per ottenere una Italia che, be', è quella che conosciamo tutti.
Il piccolo gruppo è - di conseguenza - sempre in guerra con le brutture del nostro paese. Perseguita i vip che portano il cane a fare i bisognini e non li raccolgono (n.d.r. Ci pensano loro, e li rispediscono, in un bel pacchetto, per posta, all'indirizzo degli interessati). Bloccano le auto blu nelle corsie preferenziali fingendo malori mentre attraversano la strada, e il progetto dei progetti, sono intenzionati a rapire il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi in persona, con lo scopo di estorcergli le scuse istituzionali per tutto ciò che nel paese non funziona.

Detta così, il romanzo potrebbe essere un testo carico di umorismo e pieno di gag. E in effetti i protagonisti di questa storia non lesinano da questo punto di vista. Ma la narrazione è, come ho già detto, molto lontana alla narrazione tipica di una commedia divertente. I personaggi sono tipi tosti, ma ci raccontano la loro quotidianità, le difficoltà fisiche, le delusioni da parte dei parenti che non vanno mai a trovarli, la solitudine, la - quasi povertà - in cui si trovano per via della pensione minima dopo che hanno donato tutta la vita - considerando anche gli anni di guerra - allo stato. Un testo che prima di tutto fa riflettere, e che alla fine non viene ricordato per le battute o le scene divertenti.

E' un bel libro, interessante, a tratti profondo, a tratti leggero. Forse non perfettamente equilibrato, ma che sa intrattenere quanto basta.



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venerdì 22 giugno 2018

Pittsburg, ritratto di una città industriale - W. Eugene Smith

Glauco Silvestri

A volte la fotografia sa sorprendere anche l'osservatore più scafato. Credo fermamente che la bellezza di uno scatto non sempre dipenda - solo - dalla sua qualità tecnica; ma che esso acquisti maggior valore grazie alla storia che gli orbita attorno, la storia del servizio fotografico, la storia della località o di chi è stato immortalato, e infine, anche grazie alla storia del fotografo, e di come egli abbia vissuto il suo lavoro.

Pittsburg è una città fortemente industrializzata. Era la capitale dell'acciaio negli Stati Uniti degli anni 50, e forse lo è ancora. W. Eugene Smith era un astro nascente della fotografia. Aveva collaborato a lungo con Life, ma aveva un carattere tutto suo, e alla fine il rapporto tra la famosa rivista e il fotografo non poté che rompersi. Ci pensò Magnum a mettere in contatto Pittsburg e Smith. Fu un contatto, come dire, dirompente.


Se Smith liquidò velocemente il suo primo incarico da freelance commissionatogli dalla nota agenzia per il bicentenario della città, ciò non separò il fotografo dal luogo che aveva visitato.
Nella mente di Eugene Smith nacque il desiderio di rappresentare veramente la città, di entrare nel suo corpo, di scovare la sua anima, e di raccontare tutto ciò in un volume che fu definito come Pittsburg Project.
E così Smith rimase tre anni a Pittsburg. Scattò più di ventimila foto. Ne stampò circa 2000, e proseguì ancora nella sua ricerca senza mai riuscire ad accorpare tutto il suo lavoro in un progetto finito.
Andò in rovina in tutti i sensi, sia economico, sia psicologico, sia... Perse proprio tutto. Pittsburg divenne la sua ossessione, e alla fine morì giovane (n.d.r. 60 anni) senza riuscire a tagliare il traguardo che si era prefissato.

E' con tutto ciò in mente che, mentre osservo i suoi scatti al MAST, ri-scopro che la fotografia è più che altro anima e passione, più che tecnica e perfezione.

Sono solo 170 scatti, una piccola parte di quei 600 conservati al Carnegie Museum di Pittsburgh. Giusto un piccolo assaggio di ciò che Smith voleva realizzare e... Diciamocelo tra noi che siamo appassionati di fotografia: Questo è un vero reportage capolavoro, un prodotto eccezionale, ed è un vero peccato che non abbia mai visto la luce nella sua pienezza, ma è altrettanto vero che quello che è stato il suo destino, diventa parte del capolavoro, e ne amplifica il valore.

170 scatti uno più affascinante del precedente. Non c'è un tema portante, perché il tema è Pittsburg. I toni cupi del fotografo, i bianchi e neri che di rado vedono il bianco, e che spesso mostrano la città in ombra sotto i fumi delle acciaierie, hanno un potere visivo che ipnotizza. Vedere il volto di un operaio sui cui occhiali di protezione è proiettata la fiamma di un altoforno, o sostare davanti all'immagine di un gruppo di bambini che gioca in strada, o semplicemente gustando un panorama notturno del centro cittadino, è una emozione davvero intensa.

Trovare ulteriori parole per descrivere questa esposizione non è facile. In effetti ci si potrebbe dilungare a lungo, sia sulla vita di W. Eugene Smith, sia su Pittsburg, sia su questo reportage che mai ha avuto una degna conclusione. Eppure l'istinto mi spinge a intrattenermi su questo argomento, a sottolineare il bianco e nero che ben si sposa con il mondo metallurgico, con il sudore, il calore, il fumo, il carbone, l'acciaio, le miniere, e l'industria propriamente detta.
L'insieme di tutto ciò è contornato giustamente dalla popolazione che vive di quanto già descritto: gli operai, le loro famiglie, i lavoratori dell'indotto, i bambini di queste famiglie... Pittsburg è un microcosmo nel mondo, ma è a sua volta un macrocosmo contenente vari mondi più piccoli ma comunque significativi.

Tutto ciò è visitabile al MAST di Bologna, gratuitamente. L'esposizione sarà disponibile fino al 16 settembre e... Ve la consiglio vivamente.

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giovedì 21 giugno 2018

Revenant, redivivo - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
No! Nonostante il titolo, Revenant non è un film di zombie. Anche se bisogna dire che la storia narrata - alla fine - si traduce in una vicenda di pura rivalsa, seppur tratta da una storia vera, be', rimane sempre una gran bella storia da guardare.

Hugh Glass è un esploratore. Siamo agli inizi del 1800. Il suo gruppo sta mappando le terre vergini americane e, durante una sosta, viene attaccato brutalmente da un orso. In fin di vita, il gruppo con cui era in viaggio lo ritiene ormai spacciato, visto poi che non è trasportabile per la gravità delle ferite. Per questo motivo decidono di partire senza di lui, lasciandolo nella foresta in compagnia del figlio Hawk, del premuroso Bridger, e del cacciatore Fitzgerald, i quali debbono vegliarlo fino alla fine, per poi dargli degna sepoltura e tornare a casa.
Solo che Fitzgerald è l'unico a non avere una sorta di morale. Rimane a vegliare il moribondo solo per la ricompensa offerta dal capo gruppo, e visto che Glass non ne vuole sapere di morire, e ha fretta di incassare il denaro, in un momento in cui si trova da solo con il moribondo, tenta di soffocarlo. Ovviamente le cose non vanno come Fitzgerald viene scoperto da Hawk, che ovviamente reagisce all'aggressione. Nella colluttazione Hawk viene accoltellato davanti agli occhi del padre impotente.
Una volta ucciso Hawk, Fitzgerald decide di accelerare i tempi e di andare a cercare Bridger. Quest'ultimo è particolarmente ingenuo, e si lascia ingannare facilmente quando Fitzgerald accenna a un gruppo di indiani a cavallo nelle vicinanze del loro accampamento.
Glass viene quindi abbandonato... E a farlo sopravvivere è la sua incredibile tempra, l'amore per la sua famiglia, l'aiuto di un indiano Pawnee, e il desiderio di vendetta nei confronti di Fitzgerald.
Potete immaginare come va a finire... E be' sul finale avrete addirittura una sorpresa interessante, che non vi svelo.

Film magistrale. DiCaprio supera sé stesso in questo film, ma bisogna dire che tutti sono ottimi interpreti. La storia è davvero avvincente, cruda, tosta, e non fatta per i cuori deboli. La violenza e la impietosa sequenza di eventi non lascia respiro, e tutto ciò nonostante il ritmo della narrazione sia tutt'altro che veloce. In effetti è un film bello lungo, quasi tre ore di tensione. Ma con una fotografia mozzafiato, una trama che lascia incollati alla sedia, e una regia pressoché perfetta... Che cosa si può volere di più? Ovviamente il tanto agognato Oscar per DiCaprio.

Note a margine ce ne sono? Sì! Sulla vera storia di Glass fu fatto un altro film, nel lontano 1971, ovvero Uomo bianco, va' col tuo dio.

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mercoledì 20 giugno 2018

Black Spot - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Che strana serie... Black Spot! Devo dire che ha lati intriganti, e lati che mi spingerebbero a starne lontano come la peste. E' di origine canadese, il suo titolo originale è Zone Blanche, e l'ambientazione è davvero particolare.

Siamo in una comunità che vive in una 'zona bianca' ovvero in un luogo dove le comunicazioni, l'elettronica in generale, soffre di strani malfunzionamenti. Colpa del terreno, della foresta, della posizione così isolata... Fatto sta che tutto ciò che è cablato non ha problemi, tutto ciò che funziona via radio invece va molto male, a meno delle radio a onde corte, ovviamente, le quali paiono immuni dai disturbi.
In questa comunità avvengono molti crimini, 37 omicidi irrisolti, una media da metropoli, e la polizia - che alla fine sono in quattro - fa un po' fatica a tenere dietro a tutto ciò. Del resto la posizione così isolata porta spesso le persone a perdere un po' il senno, e certi comportamenti finiscono per... avere un epilogo tragico.
Tutto inizia con la scomparsa della figlia del sindaco. E' già qualche settimana che si son perse le tracce. La polizia brancola nel buio, ma il comandante - il maggiore Lauréne Weiss non molla, anche perché lei stessa, molti anni prima, era stata data per dispersa nel bosco, e poi ritrovata fortuitamente senza due dita e in fin di vita. Cosa le è successo è un mistero, ovviamente, e lei stessa non ricorda nulla di quanto è avvenuto, anche se alcuni flashback le rammentano di una prigionia, di una 'entità' che l'ha catturata e... Ma non può essere certa di nulla.

Insomma, mentre Laurène batte il territorio metro dopo metro in cerca della ragazza, gli omicidi continuano ad accadere in questa strana cittadina, senza contare di una guerra sotterranea contro le politiche del sindaco - anche proprietario della locale segheria - e senza contare dell'arrivo di un nuovo supervisore, il magistrato della zona, che visti i record negativi della cittadina, ha deciso di recarsi sul luogo per capire come stanno veramente le cose.

Bella l'aria di mistero. E' una serie poliziesca ma c'è aria di mistico, e l'ambiente così isolato spinge a ritmi blandi, rapporti molto stretti tra buoni e cattivi, mix di caratteri tutti sull'orlo di una crisi, doppi giochi, complotti... I personaggi sono complessi, e si svelano solo un pochino alla volta. C'è anche la crudezza degli ambienti, e la crudezza delle immagini. Il realismo fa da padrone in questo telefilm.
Tutti questi elementi mi piacciono e, nonostante i ritmi non siano proprio incalzanti, il desiderio di scoprire cos'è accaduto alla figlia del sindaco, e a Lauréne, mi ha tenuto incollato davanti allo schermo. E' una sorta di Twin Peaks alla francese... Sempre che mi concediate il paragone.

Però c'è la parte mistica... E qui traballano tutte le mie certezze. Soprattutto sul finale, quando ormai si ha la convinzione che non vi sia nulla di sovrannaturale, e [Spoiler] uno dei personaggi principali si risveglia bello fresco e guarito dopo aver subito tre colpi di pistola al petto, ed essere stato abbandonato nel bosco. Certo... Nessuna spiegazione all'evento, se non che si deve produrre una seconda stagione e c'è bisogno di questo personaggio per proseguire ma...  [Spoiler] Diciamo che questo tipo di cose mi fanno storcere il naso, e abbandonare la barca prima che affondi... E' ciò che ho fatto con Lost non appena ho visto un paraplegico alzarsi in piedi miracolosamente dopo l'incidente. E' ciò che ho fatto con Game of Thrones dopo che - dopo il tanto decantato realismo della serie - mi son trovato di fronte a personaggi che paiono essere appena usciti da una beauty farm nonostante vivano praticamente in pieno medioevo... No grazie, son cose che proprio non riesco ad accettare.


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martedì 19 giugno 2018

Rosso e Grigio

Glauco Silvestri
Com’è grigio il mondo. Tante parole per dire rosso. Carminio, scarlatto, rubino, bordeaux, ciliegia, vermiglio. Ma grigio?

La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)


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domenica 17 giugno 2018

Star Wars VIII, Gli ultimi Jedi - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ci son due cose che proprio non ho sopportato di Star Wars VIII: La scena iniziale, dove avviene il teatrino tra il pilota del X-wing e il generale del Nuovo Ordine, e un piccolo - ammetto buffo - intermezzo in un momento di tensione che rovina tutto, ovvero la scena della stireria imperiale.

Detto, ciò, immaginando che qualcuno ancora non abbia visto il film, ecco che ritorno nei ranghi e vi riassumo la trama del penultimo film ufficiale della saga (n.d.r. Almeno così dovrebbe essere, o sbaglio?).

Eravamo rimasti a Rey che raggiunge Luke Skywalker su un pianeta remotissimo della Galassia, dove si era auto-esiliato in seguito al suo fallimento nell'addestrare Ben Solo al cavalierato Jedi, e al suo conseguente passaggio al lato oscuro.
La narrazione si svolge su due piani paralleli: Rey che cerca di convincere Luke a ritornare in campo, e ad addestrarla per diventare un cavaliere Jedi; e la fuga senza speranza dell'ultimo pulviscolo di resistenza di fronte alle armate del Nuovo Ordine. Entrambe le situazioni paiono senza speranza, soprattutto la seconda, visto che un folle pilota di X-wing, con le sue strategie strampalate, finisce per far distruggere tutta la flotta della resistenza (n.d.r. Per abbattere un singolo incrociatore), e mette in serio pericolo l'intero piano di salvezza del piccolo pugno di uomini e donne rimasti a combattere.
E mentre Rey scopre i pregi e i difetti della forza, mentre flirta con Kylo Ren/Ben Solo a distanza grazie a una connessione 'mentale', mentre la flotta ribelle in fuga perde pezzi a ogni metro percorso nella sua inutile fuga, Finn e una addetta alla sicurezza dei gusci di salvataggio improvvisano un viaggetto - indisturbato e non notato - verso un pianeta bisca per trovare qualcuno che gli permetta di bucare i codici della nave imperiale e disattivare i loro sensori per il tempo necessario a un ultimo tentativo di fuga attraverso l'iperspazio.
E diciamocelo: per fortuna che c'è Luke Skywalker perché altrimenti la resistenza - o l'ombra di ciò che era stato quando fu sconfitto l'Impero - ovvero un manipolo di inetti capace solamente di mettere a repentaglio la propria vita, privo di organizzazione, di senso tattico, di possibilità di vittoria, e bravissimo a sprecare le proprie risorse in scontri armati senza speranza, sarebbe spacciata.

Rimane la speranza, e l'ultimo capitolo della saga, dove nuovamente - immagino - Rey e Kylo dovranno sfidarsi per chiudere il cerchio. E nessuno mi toglie dalla testa che i due ragazzi siano in realtà fratello e sorella, così come lo erano Luke e Leia... L'odore di saga famigliare è nell'aria sin dai primissimi episodi della saga, non lo credete anche voi?

Ma tornando al film, è divertente, ricco di effetti speciali, molto disney, con tanta azione, poco dramma, e dove non ci sono 'veri malvagi'... Kylo Ren non è sicuramente all'altezza del suo predecessore, né per carisma, né per interpretazione, così come Rey è tutt'altro che convincente come Jedi. Ma tornando su Kylo Ren, che poveretto ha un peso enorme da sostenere sulle spalle, credo che gli sceneggiatori abbiano fatto di tutto per fare in modo che non possa reggere il confronto. Difatti è un cattivo poco credibile, troppo fragile emotivamente, e con un aspetto che non 'mi' convince. Il suo casco è una pessima imitazione di quello di Vader, e il solo fatto che a volte venga chiamato Ben Solo, e altre Kylo Ren, be' fa più confusione che altro... Sembra che gli sceneggiatori non abbiano fiducia nel pubblico, e ogni tanto debbano ricordare che Kylo Ren è figlio di Ian Solo e della principessa Leia... Bah!

E' un bel blockbuster ma... No, non regge il confronto con gli episodi classici, e a mio parere neppure con i primi tre del nuovo corso.




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sabato 16 giugno 2018

Presente vs Futuro? Vediamo la Canon EOS M3

Glauco Silvestri
Oggi parliamo di attrezzatura fotografica. Questo argomento è stato affrontato diverse volte nel mio modesto corso di fotografia, è però necessario tenere sempre d'occhio cosa accade nel mercato, per capire in quale direzione si spinge la tecnologia, quali scelte fanno le case fotografiche, e magari comprendere meglio ciò che più si adatta alle nostre esigenze... E, come più volte ho scritto nel corso, sempre stando attenti a non farsi prendere dalla malattia della corsa al prodotto più moderno e recente.
Esigenze! Questa è la parola magica. 
La Canon EOS 700D
Come ben sapete io possiedo una Canon EOS 700D, una reflex prosumer (n.d.r. Uno step sopra ai consumer, uno step sotto agli amatori, due step sotto ai professionisti) con già qualche annetto sulle spalle ma che ancora è capace di darmi parecchie soddisfazioni. E visto che mi da parecchie soddisfazioni, non ho proprio proprio il bisogno di comprare un nuovo corpo macchina ma... Le reflex sono macchine ingombranti, pesantucce, e sulla mia ho persino inserito il Battery Grip, per cui è ancora più ingombrante e pesantuccia. Da qui è nata la mia esigenza, ovvero di avere un qualcosa di leggero, più piccolo, e trasportabile, da usare nelle situazioni occasionali, dove magari ci scappa qualche foto, ma non è che proprio si va con l'idea di fare foto...
Ci ho pensato a lungo, davvero, e ho pensato persino che in quelle situazioni poteva bastarmi il cellulare... Ma no, lo smartphone, per quanto sia in grado di fare buone foto in situazioni di luce decenti, non soddisfa sempre e comunque ciò che 'cerco' in una fotografia. Ed è per questo che, alla fine, son caduto su una Mirrorless.

Le Mirrorless - concedetemi la semplificazione - sono l'evoluzione delle fotocamere Bridge, e hanno l'ambizione di mandare in pensione le Reflex.

La Canon EOS M3
L'idea alla base delle Mirrorless è quella di mantenere lo stesso sensore di una Reflex, mantenere la possibilità di cambiare le lenti, di eliminare tutto il sistema di puntamento ottico (n.d.r. Specchio basculante, prisma, eccetera eccetera) per ridurre peso e dimensioni del corpo macchina, e utilizzare un sistema di puntamento digitale. Molte Mirrorless si appoggiano al solo display per 'mirare', altre hanno un piccolo mirino, al cui interno è comunque presente un display, proprio come avviene sulle fotocamere Bridge (n.d.r. Le quali però hanno l'ottica non intercambiabile e sensori meno performanti). 

Ovvio che le Mirrorless non costano poco, anzi, il loro prezzo è analogo alle Reflex di pari livello, e come le Reflex si dividono nelle quattro categorie che ho già citato in precedenza (n.d.r. Consumer, Prosumer, Amatori, Professionisti). In questo caso, come del resto allo stesso modo mi ero comportato con l'acquisto della Reflex, per risparmiare qualche euro ho pensato bene di comprare un 'vecchio' modello, e non quello più recente.

E' per questo che ho acquistato una Canon EOS M3. E' un vecchio modello, ma comunque è una fotocamera più recente rispetto alla mia cara e ingombrante EOS 700D.

Descrizione: 
L'aspetto della M3 è quello di una compatta senza obiettivo. Come ho già detto, gli obiettivi sono intercambiabili. Canon non offre un parco obiettivi molto ampio, ma con un apposito adattatore (n.d.r. Che ho preso per sfruttare tutte le mie ottiche), è possibile applicare tutto il parco ottiche pensato per le Reflex, e allora l'offerta si amplia notevolmente.
La parte fotografica non ha nulla da invidiare a una Reflex di pari livello. Il sensore è il medesimo (APS-C Canon), la tecnologia a bordo è analoga, i comandi sono ben disposti e facilmente raggiungibili, eccetera eccetera. Non c'è bisogno di stare a dilungarsi, del resto potete trovare online decine di siti (n.d.r. Qui la M3, qui la 700D) e non c'è bisogno di replicare nuovamente quanto già espresso da altri.

Un confronto tra le due fotocamere con lo stesso obiettivo montato
(sulla M3 è montato anche l'adattatore)
Andando al sodo, dopo qualche test sul campo, qui di seguito trovate una sintesi del mio giudizio.

Pregi: 
Lo vedete dalla foto soprastante (n.d.r. Ottenuta sovrapponendo due scatti) dove compaiono entrambe le fotocamere con il medesimo obiettivo montato. Il corpo macchina è assolutamente più piccolo, portabile, leggero. 
Il corpo macchina della EOS M3 pesa 366g, quello della EOS 700D - senza battery grip - è di 580g.
Ovvio che se ci si monta un supertele come il Sigma 18-250mm presente nella foto, l'ingombro è comunque importante, ma ci si guadagna comunque parecchio (n.d.r. Io, poi, conto di usare obiettivi più compatti, come il pankake 24mm).

Difetti:
Non c'è un mirino, per lo meno su questo modello, e comunque, anche se ci fosse, comunque il sistema non è ottico. Questo significa che il dispositivo di 'mira' consuma energia. L'autonomia della fotocamera ne soffre. 
Sono circa 250 scatti per carica di batteria sulla M3, mentre la 700D ne fa circa 440.
Il sistema di messa a fuoco è basato sul live-view, e di conseguenza è un briciolo più lento rispetto a quello tradizionale. Nulla di trascendentale, eh... Ma va detto. Inoltre... 
Dovendo mettere a fuoco attraverso il display, in condizioni di molta luce si possono avere delle difficoltà a visualizzare le immagini.

Altre note:
L'ergonomia della fotocamera risente del fatto che è molto più piccola. Va impugnata in modo differente rispetto a una reflex tradizionale, e bisogna farci l'abitudine. In più, se la si usa con zoom importanti, può diventare complicato manovrare l'obiettivo e tenere ferma la fotocamera nello stesso tempo. Ci vuole un po' di pratica.

Conclusioni:
E' vero che alcuni concorrenti di Canon sono più avanti nel mondo delle Mirrorless, ed è anche vero che Canon sta imparando dai suoi 'errori' mettendo sul mercato fotocamere come la M5 e la M50, che risolvono in parte i problemi di ergonomia della fotocamera, e che appaiono più appetibili da molti punti di vista. Ma forse è ancora presto per abbandonare il sistema ottico Reflex. 
Diciamo che le Mirrorless devono ancora fare un po' di strada, soprattutto se si pensa all'autonomia, e ai sistemi di messa a fuoco.
Per quanto riguarda me, invece, la M3 mi soddisfa parecchio, e sono sicuro che avrò molte occasioni in cui non mancherò di usarla nelle mie uscite occasionali. 




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venerdì 15 giugno 2018

Un Calcio in Bocca Fa Miracoli - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
Geniale! Un calcio in bocca fa miracoli è un romanzo geniale! Non conoscevo Marco Presta come autore, ma la lettura di questo libro mi ha davvero aperto un mondo. E' un libro ironico, con un retrogusto nostalgico, crudo al punto giusto, nonché cinico, ma allo stesso tempo romantico. Possibile? Sì.

La voce narrante è quella di un vecchio di quelli brutti. Ruba penne senza motivo, sbava dietro alla portinaia. Fa scherzi da bulletto di periferia al barista che flirta con la portinaia (n.d.r. Quasi fosse un adolescente), è cinico al punto da non credere più nel prossimo, è divorziato, e non sente sua figlia da una vita.
Ecco, un tipo così ha un amico, l'Armando, che ha una implacabile fiducia nella vita, che è rimasto vedovo da poco, ma non ha smesso di sorridere, di essere ottimista, di credere nel futuro e nel prossimo, al punto da voler lasciare qualcosa di positivo prima di morire, un amore, e ha già adocchiato i due giovani, che paiono fatti l'uno per l'altra, anche se ancora non si conoscono.
E così Armando coinvolge il suo amico in questo 'progetto', e per quanto l'amico faccia di tutto per far desistere Armando dal voler mettere assieme Giacomo e Chiara, alla fine finisce sempre per assecondarlo.
E in fondo l'amicizia tra questi due vecchietti è tanto solida da far intrecciare i loro caratteri in modo indissolubile. Loro sono lo Yin e lo Yang della terza età, e dalla loro collaborazione può nascere qualcosa di davvero buono.

Romanzo dalla scrittura diretta, pulita, efficace. Contiene un mondo di perle di saggezza, fa sorridere, ridere, e incuriosire. Diverte dalla prima pagina all'ultima, ma non è un testo leggero con cui passare una bella serata e poi dimenticare. Qui si parla di vecchiaia, di amicizia, di amore, di famiglia, e si riflette sul passato, sulla vita vissuta, e si ragiona persino sul futuro, per quanto - alla fine del nostri giorni - il futuro non sia mai così lungo da non vederne una linea terminale.
Eppure leggendo il libro si riesce a pensare a come affrontare determinati temi. Il personaggio narrante è uno che ha sempre lottato per evitare che gli altri si affidassero a lui, un cinico bastardo, per certi versi. Eppure tutti si rivolgono a lui... E tutti lo vedono in modo molto differente da come lui stesso si vede. E' per questo che la figlia Anna, in difficoltà col marito Sergio, si rifugia dal padre invece che dalla madre, e tutto ciò nonostante i due non si parlino da tanto tanto tempo. Ed è per questo che la ex moglie Orietta, nonostante se ne sia andata da tempo, continua a gironzolare attorno a lui... Magari sperando che il suo atteggiamento cambi, o che nella vecchiaia i vecchi dissapori si appianino per lasciare spazio ai sentimenti che li avevano uniti in gioventù.

E' un romanzo che va letto su più livelli, che ha differenti chiavi di lettura, che è superficiale e profondo allo stesso tempo, e che fa riflettere sulla nostra - quella di noi lettori - vita di tutti i giorni.

Era tanto tempo che non leggevo un libro capace di entusiasmarmi così tanto.






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giovedì 14 giugno 2018

The Terror - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Tratto dal romanzo omonimo di Dan Simmons. Produzione seguita da Ridley Scott. Devo aggiungere altro? The Terror è una serie televisiva che si avvicina molto al Thriller Psicologico.

Siamo nel XIX secolo. Due navi della marina inglese si apprestano a una missione esplorativa nell'Artico, alla ricerca di una via che possa collegare i due mondi (n.d.r. Europa e Americhe) in modo più rapido, nonché scoprire nuove terre che possano essere sfruttate. Tutto è ispirato a fatti veri. La HMS Terror e la HMS Erebus partitono alla volta dei ghiacci, e vi rimasero bloccate, congelate, isolate. Da qui ha inizio una coraggiosa resistenza da parte degli equipaggi delle due navi, nella speranza che con l'arrivo dell'estate si riesca ad aprire un varco nei ghiacci... Ma il tempo passa, le scorte calano, e lo scorbuto comincia a minacciare la salute dei marinai. In più, saltuariamente, i gruppi di fanti di marina mandati in esplorazione, e a caccia, vengono ripetutamente attaccati da una strana creatura che le popolazioni idolatrano quasi come fosse una divinità. 
Quando ormai risulta evidente che le navi sono spacciate, prima di rimanere senza rifornimenti, l'equipaggio decide di affrontare una lunga marcia verso sud, più di 800 km a piedi, trascinando con sé cibo, attrezzature, e soprattutto, le scialuppe che permetteranno loro di affrontare il mare e raggiungere le rotte commerciali della marina, nella speranza di avere soccorso da una nave di passaggio.

La serie è inquietante. Ha ritmi lenti, pressanti, estenuanti. Lo stress psicologico subito dai marinai sembra proiettarsi verso lo spettatore, e i brividi di freddo presto arrivano anche a chi sta comodamente seduto sul divano a guardare la serie. I personaggi sono costruiti magistralmente. La regia è perfetta, così come la fotografia, che aiuta a immaginare l'ambiente alieno a cui i personaggi sono costretti. Non ci sono davvero difetti, per quanto l'azione non sia mai al centro della vicenda, non mancano momenti concitati, crudi, violenti, e privi di pietà.
A tutto ciò la malattia fisica, le allucinazioni, i vaneggiamenti, e la carne in scatola avariata, e inquinata da piombo... Davvero una vicenda terribile da vivere, da raccontare, da ascoltare.

Mi è piaciuta tanto questa storia... Tanto da mettere il libro in wish list, e chissà, in un futuro me lo leggerò tutto d'un fiato!



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mercoledì 13 giugno 2018

Addio Fottuti Musi Verdi - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Tempo fa seguivo abbastanza fedelmente il canale youtube dei The Jackal. Devo dire che erano spassosi, e i corti di questi ragazzi sapevano sempre sorprendermi... Ovvio che non erano gli unici a cui facevo riferimento quando avevo bisogno di dieci minuti di spasso in pillole, i The Pills erano dei concorrenti temibilissimi, ma è per questo ho voluto vedere Addio Fottuti Musi Verdi, un film - vero - realizzato da The Jackal, che per di più è pure di fantascienza!

La trama è semplicissima - si fa per dire, eh? Ciro ha trent'anni. Vive da solo, nell'appartamento di fronte a quello di mamma, sfruttandone la connessione internet perché non riesce a trovare un lavoro che gli permetta di mantenersi autonomamente. Difatti, per quanto sia un grafico pubblicitario, a parte qualche lavoretto per una agenzia matrimoniale gestita da un amico, non ha mai trovato lavori che potessero valorizzarlo. Ed è per questo che il suo vero mestiere è quello del pizzaiolo in una pizzeria gestita da cinesi.
La vita di Ciro si consuma assieme ai suoi due più grandi amici: Fabio, che gestisce l'agenzia matrimoniale, e Matilda, amica d'infanzia di cui Ciro è segretamente innamorato.
Addio Fottuti Musi Verdi è il titolo di una serie di film trash di fantascienza di cui Fabio è appassionato. E' lo stesso Fabio che chiede a Ciro di realizzare un breve video da inviare alla casa produttrice del film in occasione dell'uscita del terzo film della saga, video che verranno inviati nello spazio per... Motivi promozionali? A ogni modo, il video vincente darebbe a Fabio i biglietti per la prima del film con possibilità di incontrare gli attori etc etc. Per errore Ciro invia il proprio curriculum lavorativo al posto del video fatto per Fabio e... Qualcuno risponde! Solo che non si tratta della casa produttrice del film, si tratta di alieni, alieni avanzati tecnologicamente ma... Che hanno bisogno di un creativo per il nuovo logo della loro attività (n.d.r. Forniscono energia ai sistemi stellari).

Il film diverte abbastanza. Non si discosta da quello che i The Jackal producono solitamente per il web, una sorta di sottile, e per certi versi superficiale, ma efficace, satira sull'Italia di oggi (n.d.r. Lavoro, società, politica). In questo caso ovviamente tutto avviene nell'arco delle due ore di durata della pellicola (n.d.r. Circa). I personaggi non vengono costruiti in profondità, e allo spettatore è richiesta una cerca conoscenza della loro web serie per poter comprendere meglio le figure che rappresentano. Gli alieni mi ricordano molto Galaxy Quest, mentre la sottile - mica tanto - minaccia al pianeta Terra mi porta a ricordare Guida Galattica per Autostoppisti.

Insomma... Demenziale ma Divertente! Niente di nuovo, e forse anche niente di memorabile, ma divertente.



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martedì 12 giugno 2018

Banane e Mosche

Glauco Silvestri
– Possiamo mangiare qualcosa? – disse Benjy. – Puoi mangiare una banana. – Ma è solo frutta. – Alle scimmie piace. – Le scimmie mangiano le mosche.

La casa rossa (Supercoralli) (Italian Edition) (Haddon, Mark)


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domenica 10 giugno 2018

Black Mirror - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Cos'era? Il 2011? Luca scrisse un articolo sul suo blog al riguardo di una nuova serie inglese, solo tre episodi, che ricalcava l'idea de Ai confini della Realtà. Una serie distopica, fantascientifica, inquietante, in cui veniva rappresentato un futuro, o un presente distorto, per certi versi amaro, della nostra società. Tre episodi sconnessi tra loro, tre storie differenti, tre "mini film". 
Da quei primi tre episodi a oggi è trascorso molto tempo. Ci fu una seconda stagione, altri tre episodi più uno speciale per Natale (n.d.r. Bellissimo), e poi l'avvicendamento con Netflix, e le successive due stagioni, di sei episodi ciascuna. E se la terza è stata interessante, ma meno coraggiosa, la quarta - a parte qualche sprazzo di genio - ha deluso parecchio.

Nella prima stagione devo dire che mi ha colpito molto il secondo episodio, dove è dipinto un mondo molto differente da quello che oggi conosciamo, e dove l'energia è ottenuta dalla fatica di una classe di umani che passa tutte le sue giornate a pedalare su delle cyclette. Una storia in cui anche l'animo umano più puro viene spezzato dalla conformità, e da qualche agio in più.

Nella seconda stagione, ve l'ho già accennato, ho amato lo speciale di Natale. Una vicenda contorta in cui per estorcere una confessione da un criminale... be', si fanno cose incredibili.

Con la terza stagione punterei l'attenzione sul primo episodio, in cui ci viene raccontato un futuro prossimo dove tutto gira attorno ai like, e più like hai, più vivi nel benessere e vieni apprezzato da tutti.

Le prime due stagioni, con lo speciale, le trovate cliccando qui, e ve le consiglio vivamente. La terza stagione è qui, e ancora ve la consiglio, anche se la troverete un po' differente dalle esperienze precedenti.

La quarta stagione, be', che dire? Ottimo il primo episodio. Strizza l'occhio a Star Trek, e ai videogame di nuova generazione, ma la tematica si sposta in fretta alle devianze della psiche umana, a un genio del computer che nella vita reale è calpestato da tutti, mentre nel suo mondo virtuale è un tiranno assoluto. Certo, l'episodio è ricco più di humor che di cupezza (n.d.r. Cosa che invece abbonda nelle prime due serie) Meno interessanti gli altri episodi, che potrei definire senza capo ne coda, con l'eccezione dell'ultimo, ove si visita un museo degli orrori molto particolare.

Più in generale, la qualità visiva è davvero eccezionale, la fotografia è ottima, così come gli effetti speciali. La regia degli episodi è affidata a più mani, tra cui anche Jodie Foster (n.d.r. Arkangel, il secondo episodio della quarta stagione), e solitamente di alto livello, tanto che in alcuni casi appare anche parecchio originale. 

Nel complesso è un gran bel vedere. C'è coraggio in questa produzione, e anche se non sempre si fa centro con la freccetta, Black Mirror rimane un esempio da seguire.


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sabato 9 giugno 2018

Frost-Nixon. Il duello - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Torno a parlare di eventi storici, di una storia tutta americana che ha segnato un'epoca, e che ha svelato al mondo che non sempre la politica agisce per un bene superiore. E' vero che noi italiani siamo abituati a queste cose e non ci meravigliamo di nulla ma, gli americani erano fatti di una pasta differente, e il caso Watergate li sconvolse davvero nel profondo.

Frost-Nixon fu un duello storico. Un presentatore televisivo, conduttore di talk-show e quiz, contro il politico più scaltro della storia americana. Nixon fu costretto a lasciare la Casa Bianca prima del tempo, ma mai ammise la sua collusione con fatti illegali, mai ammise di aver commesso un abuso di potere, e forse mai nessuno avrebbe ottenuto una confessione piena da quest'uomo, specie quando il suo successore, Ford, lo assolse da qualunque accusa. Però c'era Frost, un uomo che era stato allontanato dalla TV americana e che sognava di tornarci. Un uomo ambizioso, piacioso, donnaiolo, di successo, che al momento delle dimissioni di Nixon fu accecato dall'idea di intervistare quest'uomo, e magari, di convincerlo a confessare davanti alle telecamere. 
Frost mollò tutto per questo progetto. E quasi finì sul lastrico per esso. Fino ad allora nessun network era disposto a pagare per un lavoro svolto da un free-lance. Frost riuscì in una impresa che nessuno prima di lui era riuscito a compiere... E per di più, in una sessione di 4 interviste da 2 ore l'una, riuscì a sconfiggere Nixon là dove nessuno lo aveva mai battuto.

La regia è perfetta, del resto Ron Howard è maestro in questo caso. La storia potrebbe apparire noiosa sulla carta, visto che si parla della costruzione di una intervista storica, ma non lo è per nulla. C'è tensione, verve, musica, scontri infuocati, dibattito al fil di lama, emozione. Abbiamo un ottimo Frank Langella nei panni di Nixon, e bravissimo è stato Michael Sheen nei panni di Frost. Anche la figura di Bacon è interessante e di primo piano. 

Difficile trovare delle note stonate in questa pellicola, davvero, ed è per questo motivo che ve la consiglio.



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venerdì 8 giugno 2018

Fontanellato

Glauco Silvestri
Non è trascorso molto tempo dalla mia precedente visita a questo paese, vi ricordate? All'epoca andai a visitare il Labirinto della Masone, e verso sera mi trovavo vicino alla Rocca San Vitale per trovare un posticino dove cenare, e godere dell'aria di festa di questo paesino vicino a Parma, ove si tengono 140 mercati all'anno, e se non erro è il centro abitato dove si tengono più mercati in assoluto in Italia (n.d.r. O forse solo in Emilia? Boh!).

Ebbene... Quel sopralluogo in paese fece promettere a me e alla mia morosa di tornare... E il weekend scorso ecco che siamo andati a Fontanellato, ed ora vi tocca sorbirvi una breve carrellata di fotografie che ho scattato in quel piccolo, splendido, angolo di Emilia.

Portici

Settemila abitanti. Noto come 'città del buon vivere e della buona tavola', Fontanellato profuma in effetti di luogo dove si sta bene. Al suo centro domina - ovviamente - la Rocca San Vitale - ma la caratteristica principale del centro storico sono i portici, le case colorate, e la sensazione di sentirsi protetti.

Mura sul fossato

Terrazzi

La Rocca è quasi in perfetta forma. Ha ovviamente risentito degli ultimi terremoti ma - vista dall'esterno - non sembra proprio. Visitandola si potranno vedere sostegni alle porte, qualche trave crepata, muri non proprio perfetti... Ma i lavori sono in corso, e i locali sono comunque agibili, e davvero poco danneggiati.
Sfortunatamente all'interno della Rocca non era possibile scattare foto. La visita dura circa un'ora, costa 8 euro, ed è guidata. Esiste anche una 'mini visita' che si concentra sui piani bassi, non mostrando quindi il piano nobile, ma... Bisogna vederla tutta questa Rocca.
Al piano terra rimarrete esterrefatti dalla piccola stanza interamente affrescata dal Parmigianino. La stanza servì a compiangere la morte del primogenito della dinastia, un luogo pensato per la preghiera, con una meravigliosa rappresentazione di un mito della Dea Diana. 
Ma non vi voglio certo svelare tutto, dovrete andare a visitare questo splendido luogo per conoscere i dettagli, nel frattempo, dopo aver visto le stanze del pian terreno, potrete addentrarvi nel giardino della Rocca.

Giardino

In fondo a questo giardino è presente una piccola torre, e questa torre nasconde una Camera Ottica perfettamente funzionante. Il principio è lo stesso delle fotocamere reflex. Una volta all'interno della torre, chiudendo la porta, è possibile vedere cosa accade nelle piazzette antistanti alla rocca. Tutto grazie a un paio di specchi e a un prisma. Le immagini sono proiettate su degli schermi che un tempo erano di tela, oggi sono di plexiglass opaco. Un modo ingegnoso per essere voyeur, non trovate anche voi?

Fontana

Proprio davanti all'ingresso della Camera Ottica è presente una piccola fontana circolare, con pesci rossi all'interno, e una specie di serpente che sputa acqua in aria... Certo, i pesci presenti nel fossato che circonda le mura della Rocca sono di tutt'altra misura, eh!

Big Fish

Tornando al giardino... I fiori la fanno - ovviamente - da padrone.

Kissed by the Sun 

Abbraccio in rosa

Per quanto riguarda il piano nobile della Rocca, posso dirvi solamente che potrete osservare delle stanze arredate di tutto punto. La stanza delle armi vi mostrerà oggetti provenienti da vari secoli, compreso un forziere davvero unico nel suo genere. La sala della musica attirerà la vostra attenzione grazie al Clavicembalo di origini Bolognesi. La stanza da letto vi sorprenderà per il lusso. La stanza da pranzo e quella dei giochi (n.d.r. Con il suo biliardo di dimensioni mastodontiche) attireranno la vostra attenzione per via delle immense tele di nature morte - cibo - disegnate da Felice Boselli, noto anche come Felix perché nei suoi lavori metteva sempre un gatto. Il percorso vi porterà infine alla sala dedicata al ballo, una sala davvero grande, al cui interno, appesi alle pareti, potrete osservare i volti di ogni rappresentante della dinastia San Vitale (dal quattrocento fino a metà del novecento, quando il castello passò nelle mani del comune di Fontanellato).
All'interno della Rocca potrete anche ammirare lo stendardo della Beata Vergine del Rosario, pensato per essere issato su una nave, ma che probabilmente non ha mai salpato le ancore.
E ancora - se sarete fortunati, visto che viene aperto solo in occasioni speciali - potrete visitare anche il piccolo oratorio costruito all'interno dell'ingresso originale della Rocca.
Ma, vi domanderete, oltre alla Rocca c'è qualcos'altro da vedere? 
Certo! Ma non vi posso dire proprio tutto quanto, altrimenti non vi godereste la visita. Per cui mi concentro sul Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario.

Finita la messa

Si tratta di un Santuario costruito dai Domenicani attorno al 1500, il luogo è il medesimo dove sorgeva un piccolo oratorio risalente alla fine del 1300. La sua facciata è neobarocca, imponente, e affascinante. All'interno sono presenti notevoli opere di pregio, ma è evidente che il fulcro dell'intera struttura è la Madonna del Rosario, di cui è presente un dipinto alle spalle dell'altare maggiore, e una sua statua - del 1615 - che oggetto di grande devozione.

Momento di preghiera

Questo luogo va visitato e ammirato con attenzione, ma a un certo punto vi catturerà una porticina a lato dell'altare maggiore. Da lì si accede a un lungo corridoio pieno di ex voto.

Ex voto

E con questo ultimo scatto si chiude questa breve carrellata di immagini scattate a Fontanellato. Per una volta non ho usato la mia cara vecchia Canon EOS 700D, bensì una nuova e fiammante Canon EOS M3. Ve ne parlerò in futuro... Per ora la sto mettendo sotto torchio per capirne pregi e difetti.

Nel frattempo, se volete vedere altre foto di questa bella escursione nella provincia di Parma, potete cliccare qui, sull'album dedicato a Fontanellato. Qui trovate invece l'album dedicato al Labirinto della Masone, e qui è invece raggiungibile il sito del Turismo di Fontanellato. Consultatelo prima di partire, vi darà spunti interessanti da cui partire per organizzare la vostra gita.




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