E' uscito su Netflix a giugno di quest'anno, ma solo ora riesco a parlarvi di
I am Mother. Una pellicola distotica, basata su idee che - diciamocelo - ormai le abbiamo viste rimescolate in ogni modo possibile. L'idea delle macchine che allevano embrioni umani per salvare la specie dall'estinzione l'abbiamo già sentita. L'idea che in realtà siano state le macchine stesse a... Oddio, ma sto spoilerando? Vediamo di andare per gradi. Eccovi la trama:
Siamo in un futuro prossimo, all'interno di un bunker controllato da un robot chiamato Mother. Il bunker protegge ben 16000 embrioni umani (n.d.r. Non sono un po' pochi per ripopolare il pianeta?), Mother li deve allevare, far crescere, e proteggere dall'ambiente esterno, che è poi il nostro pianeta, avvelenato, distrutto, intossicato dalle nostre guerre, dal nostro modo insensato di vivere. In effetti, la nostra specie è estinta. C'è solo Mother, e ci sono solo 16000 embrioni.
Ed ecco che un embrione viene scongelato, viene fatto nascere, ed è una bambina. Una bambina davvero in gamba, che cresce bene, ed è coccolata e istruita da Mother proprio come fosse una vera madre.
Ma... L'adolescenza è una brutta bestia. Ciò che Mother racconta alla figlia (
n.d.r. Interpretata dalla giovane
Clara Rugaard) non basta. Lei vuole vedere il mondo esterno, e quando un semplice topolino riesce a entrare nel bunker, a rosicchiare qualche filo elettrico, e a farsi catturare... Be', questa curiosità diventa irrefrenabile.
Ed è in questo momento, mentre la figlia sta per uscire dal bunker per esplorare i dintorni, che alla 'porta' bussa una donna. E' ferita. Racconta di essere stata ferita da un robot assassino, e non appena la figlia apre la porta, questa si butta all'interno cercando riparo.
Ma non sa che c'è un robot all'interno del bunker.
Forse!
A ogni modo, dopo l'incontro fortuito con la donna (
n.d.r. Bravissima
Hilary Swank), molti misteri vengono chiariti, e vengono chiariti in maniera non lineare, giusto perché altrimenti il film sarebbe finito subito. Vale la regola del sospetto, di tutti contro tutti, e così c'è la fuga, c'è il pentimento, c'è il ritorno a casa, e c'è un fratellino che aspetta.
Ben realizzato, ben interpretato, e con una idea di base che è sempre legato alle A.I., a quelle intelligenze artificiali che si ribellano all'uomo per il suo bene. Ho visto parecchi film di questo tipo, anche se su due piedi non saprei citarne neppure uno (n.d.r. Molti li ho recensiti sul mio vecchio blog, ormai scomparso, altri potrebbero essere nell'archivio di questo), e l'idea che le macchine resettino tutto quanto per poi far ricominciare tutto dall'inizio non è per nulla nuova. E qui c'è persino la sensazione che quanto ci viene raccontato è solo uno dei tanti tentativi di Mother, che i precedenti sono falliti, e che la Swank sia frutto di uno di questi fallimenti. Del resto... Non avete notato anche voi una certa somiglianza tra la ragazzina e la Swank, che siano cloni?
Ed eccoci quindi alla folle idea di Adamo ed Eva. Visto che Mother non ha risvegliato tutti i bimbi per ripopolare il pianeta, ma solo un maschio e una femmina. O forse il robot li alleva un po' alla volta per evitare di non dare abbastanza attenzioni ai nuovi nati, visto che spera di allevarli e di educarli in modo che siano migliori dei loro predecessori. O forse ancora... Ma il film, per quanto offra mille interpretazioni, non convince al cento per cento, è pieno di buchi, di argomentazioni che non stanno né in cielo né in terra.
Bello è bello! Ma non ha la profondità di un
Moon, non ha l'epicità di un
Matrix (
n.d.r. Il primo), non possiede la tenerezza di
A.I., è freddo, come fredde sono le macchine, e non offre neppure il tempo di affezionarsi né alla ragazzina, né alla donna adulta. E questa freddezza è il prodotto di una mente artificiale, che neppure offre un nome alla propria figlia, e... Immagino abbiate capito ciò che intendo.
Da guardare? Si. Però è sempre più spesso un trauma, vedere che buone idee sci-fi vengono tradotte in pellicole che non riescono a interpretarle a pieno. E' come se non ci si sforzi più a ragionare sull'insieme. Si ha l'idea, si butta giù una bozza, e si gira il film il più in fretta possibile senza costruire contesti profondi, interessanti, perché l'importante è stupire, è fare buoni effetti speciali, e chissenefrega di quanto rimane fuori. Se penso che i film di fantascienza degli anni cinquanta, degli anni sessanta, e degli anni settanta, che ancora non potevano avere gli effetti speciali da offrire al pubblico, possedevano storie incredibilmente complesse e affascinanti, tanto da diventare film cult, ed essere visti e rivisti ancora oggi, mi domando: film come I am Mother potrebbe essere, in futuro, un film cult? Non credo!
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