mercoledì 30 settembre 2015

L'esposizione (parte 2) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Esistono situazioni in cui l'esposimetro della fotocamera può essere tratto in inganno dall'ambiente. Fotografare un paesaggio coperto da neve o una sposa in bianco potrebbero facilmente ingannare la macchina e procurare un errore nell'esposizione della foto, producendo immagini buie. Se non si ha in dotazione un esposimetro esterno con cui effettuare una misura più accurata, è possibile comunque eseguire una compensazione in modo manuale, attraverso una opportuna funzione della macchina fotografica.

Tenendo premuto il pulsante ± sul retro della fotocamera, e ruotando la ghiera vicina al pulsante di scatto, potete andare a regolare la compensazione. L'indicatore graduato visibile sia all'interno del mirino, sia sul display, permette di controllare l'aggiustamento. 
E' possibile muoversi di 3 stop, sia in positivo, sia in negativo.
Per dare più luce a una foto è necessario correggere in positivo, viceversa per scurirle è necessario correggere in negativo. La correzione va intesa come un metodo per recuperare la luce desiderata.


Il paesaggio luminoso coperto di neve di cui si parlava all'inizio potrebbe richiedere fino a due stop di compensazione positiva, per la sposa in abito bianco potrebbe essere sufficiente una impostazione  positiva di uno stop. 
La compensazione dell'esposizione con valori negativi è usata per soggetti dai toni scuri, specialmente se riempiono l'inquadratura o vengono ripresi su sfondi scuri: fiori blu e viola con foglie verdi, per esempio, sono soggetti che possono richiedere una correzione.

Le foto che seguono mettono in evidenza cosa accade correggendo la stessa immagine prima di uno stop negativo, poi di uno stop positivo. Sono state scattate nell'auditorium del Vittoriale di D'Annunzio. Il velivolo è quello con cui il poeta sorvolò l'Austria per lanciare i volantini in cui si celebrava la vittoria dell'Italia.
Le tre immagini non necessitano di commenti ulteriori. La differente impostazione, rispetto all'originale, portano a una immagine più buia, o a una più luminosa, a seconda del tipo di correzione impostata.

F/4 ISO6400 1/30" -1STOP
F/4 ISO6400 1/30"
F/4 ISO6400 1/15" +1STOP









Questo tipo di correzione, in caso di dubbi, può essere delegata alla macchina grazie alla funzione Braketing (AEB: Automatic Exposure Braketing).
Attivando questa funzione la macchina eseguirà tre foto ogni volta che si preme il tasto di scatto. Una foto avrà l'esposizione così come identificata dalla macchina, una avrà una esposizione corretta con stop negativi, e una avrà invece una esposizione con stop positivi. 

La correzione può essere impostata premendo il tasto 'Menù' della macchina fotografica.


Selezionando Expo.comp./AEB è possibile impostare sia la correzione negativa, sia la correzione positiva semplicemente ruotando la ghiera vicina al pulsante di scatto. 


Una volta accettata l'impostazione premendo il tasto SET, la fotocamera farà tre scatti per ogni foto che vorrete realizzare. 


Osservando le immagini una volta scattate, potrete scegliere quella che più vi piace, o tenerle tutte quante, oppure ancora correggere le impostazioni di Braketing e poi rifare lo scatto.
Per disattivare il Braketing è sufficiente azzerare le impostazioni, oppure spegnere la fotocamera.
Molte fotocamere sfruttano il Braketing per creare fotografie HDR (High Dynamic Range). I sensori delle fotocamere hanno dei limiti nella quantità di gamma dinamica in una scena si tenta di catturare. Voler mettere in evidenza i dettagli delle parti chiare, come il cielo, potrebbe far perdere dettagli nelle zone in ombra. Regolando l'esposizione si è costretti a una scelta stringente dove qualcosa viene per forza sacrificato. L'effetto HDR si ottiene unendo più foto scattate con valori di esposizione differenti (n.d.r. solitamente uno scatto è sottoesposto di 2 stop, e l'altro è sovraesposto di 2 stop). 
Questa unione permette di ottenere fotografie in cui i dettagli delle zone chiare e quelli delle zone scure sono mostrati senza perdita di dettaglio.
Solitamente si ottiene una foto HDR unendo le immagini in fase di post-produzione, grazie al software fornito in dotazione con la fotocamera. E' però possibile che le macchine più recenti siano in grado di generare una immagine HDR direttamente al momento dello scatto (n.d.r. come la mia EOS700D).


Per attivare questa funzione è sufficiente selezionare la voce Scene sulla rotella delle impostazioni di scatto della macchina fotografica. 
Cliccare sul tasto Quick Control, e cercare la voce HDR ruotando la ghiera vicina al tasto di scatto.
Una volta impostata questa modalità premendo il tasto SET, la macchina eseguirà scatti in formato HDR mettendo in risalto ogni dettaglio dell'immagine. L'unica accortezza, in questo caso, sarà quello di tenere la macchina perfettamente ferma durante l'esecuzione di tutti e tre gli scatti, pena una immagine mossa, e da buttare.


Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


mercoledì 23 settembre 2015

L'esposizione (parte 1) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Per ottenere una foto, il sensore della macchina fotografica deve essere esposto alla luce per il tempo necessario.
Se il tempo è troppo breve le foto verranno buie, se il tempo è troppo lungo le foto verranno troppo luminose.
Per regolare l'esposizione possiamo agire, come già abbiamo affrontato nelle precedenti lezioni, sull'apertura relativa, sul valore ISO, e sulla velocità di scatto. La macchina fotografica è dotata di un dispositivo in grado di aiutarci in questa scelta, ovvero l'esposimetro. Grazie alle indicazioni dell'esposimetro è possibile regolare i vari parametri che già conosciamo, e scattare la foto così come la desideriamo.

Ma come funziona l'esposimetro?

Questo dispositivo misura la luce che colpisce il sensore. La misurazione può avvenire in quattro differenti modalità, che possono essere scelte a seconda delle necessità, attraverso i menù della macchina fotografica.
Qui a fianco potete osservare le quattro opzioni offerte dalla macchina.


Valutativa
La modalità standard è quella valutativa. E' detta anche Matrix perché divide l'area in tante piccole zone, e rileva la luce su ognuna di esse, per poi farne una valutazione complessiva. Si tratta di un modo di misurazione generico e adatto a molte situazioni che si possono presentare nella quotidianità.


Parziale
La misurazione parziale effettua la lettura dall'area centrale del mirino (dal 6 al 10%, a seconda del modello di fotocamera). 
Questa modalità può essere utile quando lo sfondo è molto più luminoso del soggetto, come in caso di uno scatto contro-sole, o in situazioni in cui alle spalle del soggetto sia presente una sorgente luminosa.



Spot
La misurazione spot è una variante più stringente della misurazione parziale. Viene utile quando si desidera misurare un'area specifica del soggetto o della scena (dall'1,5 al 4% del mirino, a seconda del modello di fotocamera).




Media Pesata
La misurazione a media pesata al centro è una sorta di via di mezzo tra la valutativa e la parziale. In pratica la fotocamera tiene in maggiore considerazione l'area centrale del mirino, impostando la misurazione al centro, ma poi calcola un valore medio in base all'illuminazione dell'intera scena.



La scelta tra un sistema e l'altro è legata a ciò che si desidera fotografare, e soprattutto a come lo si desidera riprendere.
Quando abbiamo affrontato la modalità a priorità di tempi, se vi ricordate, per ottenere un effetto filamentoso dallo scorrere dell'acqua in una fontana, vi avevo fatto impostare la misurazione spot, così che i tempi lunghi non andassero a sovraesporre l'immagine durante la ripresa. Questa può essere una buona motivazione per scostarsi dal sistema di misurazione standard, così come può venire utile in situazioni in cui abbiamo sorgenti luminose in posizioni scomode, e non possiamo spostarci per eseguire lo scatto in tutta serenità. 
Ogni foto ha le sue esigenze.
Però va tenuta in considerazione questa opportunità anche in proiezione di fotografie che si discostino dalla realtà, e si avvicinino a una sorta di prodotto creativo. Esattamente come negli esperimenti fotografici che vi ho proposto in agosto, dove vi consigliavo di usare il tele per creare effetti prospettici, e le foto panoramiche per ritrarsi più volte nella stessa immagine.

La scelta della modalità di esposizione ci può venire incontro per una di queste applicazioni creative. In questo caso vi mostro un paio di foto scattate a un fiore nel parco del Vittoriale, sul Lago di Garda. 

L'immagine che segue è esplicitamente sovraesposta. Per ottenerla ho impostato l'esposizione parziale, e fatto la lettura puntando sullo sfondo, per poi bloccarla tenendo il tasto mezzo premuto, e ricostruire l'inquadratura senza perdere i valori di luminosità letti in precedenza. L'ho realizzata in questo modo per mettere in evidenza i filamenti rivolti al cielo, in contrasto con la normalità delle foglie. L'effetto è interessante. Sembra che il fiore sia una fonte di luce autonoma.

F/11 ISO100 1/15" 80mm
Qui di seguito, invece, lo stesso scatto, fatto con una lettura valutativa. L'inquadratura è differente, giusto per non annoiare chi guarda le mie foto, ma l'effetto è quello che ci si aspetterebbe da una foto a un fiore. Da notare come è cambiata anche la profondità di campo, ove appaiono sfuocate sia le foglie in primissimo piano, sia sullo sfondo. Questo per ricordarvi che ogni parametro legato alla messa a fuoco è vincolato alla luce, sempre.

F/8 ISO100 1/30" 80mm



Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


venerdì 18 settembre 2015

Che cos'ho nel frigo?

Glauco Silvestri
Qual'è il mio livello di privacy? Leggevo questo interessante post di Alex e il dubbio mi è sembrato lecito. E' difficile che io nasconda qualcosa, o che mi atteggi come fossi qualcuno, nella mia vita 'social' in rete; però è ovvio che non dico tutto ciò che penso (n.d.r. Tranne quando mi si tappa la vena, ma son momenti rari, e di solito in quei casi perdo sempre qualche follower...).

Qui, online, io mi presento da anni come uno che scrive, uno che fa foto, uno che fa digital painting (n.d.r. Mi definisco 'uno che' perché ho scoperto che molti professionisti del settore si scaldano parecchio quando vedono un amatore che usa quello che sarebbe il termine più corretto, ovvero scrittore, fotografo, eccetera eccetera... Ne va della loro professionalità, dicono!), un blogger. 

Non manco di esprimere opinioni, che siano politiche, filosofiche, umorali, esprimo il mio modo di pensare, di solito su Twitter, meno spesso in questo mio spazio. 

I miei gusti sono abbastanza chiari a tutti. E' sufficiente vedere quali libri recensisco, quali film recensisco, quali acquisti faccio e poi recensisco su Amazon, quali luoghi visito e recensisco su Tripadvisor, quali ristoranti frequento e recensisco su Tripadvisor, quali mostre d'arte visito e recensisco...

A volte mi comporto anche come l'utente social medio, scattando selfie con la mia morosa, facendo food porn nei ristoranti, ma anche nella mia cucina, e ultimamente capita spesso quando faccio il pane... Una cosa che mi dà una soddisfazione incredibile, vederlo crescere poco a poco... Dovete provare.
Questa roba la trovate sul mio profilo Facebook. Mi è scappata in bacheca anche qualche foto di gattini, lo ammetto, ma è più facile che troviate dei pappagalli...

Nelle cose molto personali che voglio esternare, di solito, uso un linguaggio criptico... E c'è persino chi ci clicca sopra mi piace.

Insomma, il mio livello di privacy, in rete, è piuttosto bassino. 

Volendo, potete scoprire più o meno tutto su di me, online. Ma unendo i pezzi, otterreste un ritratto calzante di me stesso? Ne dubito. 

E' una cosa che si impara in cucina. Non basta avere tutti gli ingredienti per ottenere un'ottima torta. Non è una questione meccanica, l'elemento umano è fondamentale per raggiungere il risultato. Per cui, mettendo tutti gli ingredienti sopra indicati, ma mescolandoli nel modo 'sbagliato' potreste ottenere un profilo molto distante da quello che potrei essere veramente. 

La stessa cosa, probabilmente, è valida per ogni altro individuo presente in rete.

Pero i fan, gli appassionati, i follower, vogliono/credono/sperano/desiderano conoscere l'autore delle storie che amano. Il web dà loro la percezione che ciò sia possibile, ma è un qualcosa di artificioso, un costrutto individuale che i fan costruiscono attraverso le molte, ma comunque parziali, informazioni che gli autori sono disposti a fornire. 
E' un gioco a due, dove per rimanere in auge non bisogna mostrare sé stessi, bensì ciò che i follower immaginano che tu sia. 
E così nascono i personaggi pubblici, che hanno sì più spessore dei cartonati che ritraggono autori/attori/musicisti posti fuori dalle librerie, ai concerti, e dai cinema, ma che neppure sfiorano la complessità intima di un individuo. Personaggi costruiti ad hoc dagli agenti per piacere a 'quel target di pubblico', ma anche costruiti ad hoc dagli stessi artisti per mostrare ciò che vorrebbero essere, magari in un mondo perfetto, limando quelle imperfezioni, quei dettagli, che potrebbero far cadere il castello di carte che sostiene lo show business.

Bill Cosby è l'esempio ideale di quanto sopra detto. Quanti di noi potevano immaginare che dietro al volto del simpatico papà della famiglia Robinson si nascondesse codesta persona?

Ma tornando a noi piccoli esseri umani, ricalcando le parole di Alex:
...se non parlate, se non comunicate, nessuno vi si fila, nemmeno se siete più bravi di Umberto Eco o di Bruce Springsteen. Il che è ingiusto e anche demenziale, ma purtroppo è così.
Bene... Concludo ricordandovi un film che mostra tutti i rischi di una vita pubblica troppo pubblica: The Fan (n.d.r. Titolo italiano: Il mito).


Anzi no... Devo ancora rispondere alla domanda fondamentale, e per riuscirci ieri sera ho persino fatto la spesa.

Che cosa ho nel frigo? Eccovi la foto:




Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Medium / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


mercoledì 16 settembre 2015

Nomade Pastoralis - #ebook #Amazon #Kindle

Glauco Silvestri
Correva l'anno 2011, vi ricordate? Pubblicai su questo blog un racconto a puntate, 20 puntate, dal titolo Nomade Pastoralis. Il titolo non significa nulla, mi venne così, e mi parve calzare bene con la storia, storia - anch'essa, che aveva origini piuttosto nebulose.
Era l'anno in cui decisi di cambiare macchina. Il cambio di vettura, il giorno in cui dovevo consegnare la vecchia per avere la nuova, mi si presentò con diversi inconvenienti. Niente di grave, ma rimasi senza auto per due o tre giorni, complice la neve, uno sciopero, eccetera eccetera. A quell'epoca scrissi un post di sfogo, lo scrissi in modo un po' fuori dalle righe, quasi romanzato, o forse addirittura troppo romanzato. 

Ebbene... Quel post fu scambiato per l'incipit di un racconto.

Mi era già capitato, anni prima, credo fosse il 2007, con un altro post che divenne l'incipit di Sogno di Capitano. Così decisi di seguire le orme di quella esperienza, e scrissi un intero racconto basato sull'incipit pubblicato sul blog. Pubblicai il racconto settimanalmente, mantenendo la lunghezza di ogni capitolo uguale a quella dell'incipit, usando lo stesso stile, e cercando di orientare quel percorso narrativo verso un'idea un po' mistica che mi frullava in testa da parecchio tempo.
Nomade Pastoralis fu ciò che venne fuori, e oggi, dopo tanti anni, il racconto ha una seconda rinascita. E' stato editato, ripulito, rimpaginato, e dotato di una copertina verbosa così come verboso è lo stile narrativo di questa particolare vicenda.

Di cosa parla? Alcuni di voi forse ricorderanno la vicenda per averla già letta, altri invece la vedranno come una novità assoluta. Per rinfrescare le idee, vi rimando alla sinossi che ho preparato per Amazon, ovvero la seguente:
Perdere il proprio gregge, e con esso l'onore, il rispetto, la reputazione. Venire cacciati dalla famiglia. Essere costretti a una vita nomade, di città in città, di nazione in nazione, commerciando, vendendo i tappeti realizzati dalla propria famiglia, con l'obbligo di restare in esilio finché il gregge non è riformato, e l'onore della famiglia ripristinato.
Nomade Pastoralis percorre una odissea personale, dall'Asia fino ai confini dell'occidente, confidando solo nella benevolenza di un emiro, e cercando di fuggire dalle fumose minacce di un demone, un demone reale, o forse solamente interiore, che lo tormenta, sempre, con la stessa domanda: dov'è il tuo gregge?
Nomade Pastoralis è un viaggio, una avventura, un percorso fisico e spirituale, ricco di domande non risposte, e di risposte in cerca della giusta domanda...  

Bene. Se siete curiosi, il nuovo ebook è disponibile qui.

Come al solito ho impostato la pubblicazione in modo che fosse priva di DRM, per cui vi dovrebbe essere facile la conversione in ePub nel caso non aveste un Kindle.

Al termine della lettura, come sempre, vi esorto a lasciare un commento, positivo o negativo che sia... è importante per uno scrittore ricevere dei feedback dai propri lettori. Potete farlo su questo post, via mail, su uno dei social network che frequento, oppure su Amazon.
Volendo, se proprio il racconto vi è piaciuto davvero tanto, e volete collaborare al mantenimento delle attività dello scrittore che l'ha creato, non posso che suggerirvi di andare alla pagina delle donazioni per lasciare un segno tangibile del vostro supporto.

Buona Lettura!





Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Medium / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


Fotografare il Sole - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
In passato ho parlato di fotografie fatte alla Luna. Vi ho descritto le tecniche da utilizzare, vi ho mostrato alcuni miei scatti, e immagino che probabilmente avrete fatto i vostri esperimenti in base a quanto avevo esposto.

Fotografare il Sole è un discorso un po' differente. Non si può puntare la macchina fotografica verso il sole e sperare di farla franca. 
La luce del sole può creare gravi danni agli occhi, e allo stesso tempo può creare danni anche al sensore della vostra macchina fotografica.
E' necessario dotarsi di un filtro apposito che, per gli apparecchi fotografici, è chiamato Astrosolar. Si tratta di una pellicola sottilissima. Di solito è venduta in fogli formato A4. Chi la acquista deve costruirsi un supporto ad hoc per l'obiettivo che dovrà accoglierla. E' sufficiente usare cartoncino e scotch per realizzare un buon filtro, bisogna avere solo un minimo di manualità, ed essere sicuri che il filtro aderisca bene all'ottica, e non faccia passare luce da alcun pertugio.
E' importante che il filtro non abbia danni di alcun tipo. Basta un fiorellino microscopico per mettere a rischio i propri occhi, e il sensore della macchina.
Ma come si fa a costruire un supporto? 

Fronte
Retro
Io ho usato del cartoncino. Ho creato un'anello del diametro dell'obiettivo. Mi è bastato ritagliare una striscia di cartone e avvolgerla attorno all'obiettivo, poi l'ho fissata con del nastro adesivo. A quel punto ho preso un quadrato di cartone, l'ho forato al centro... Ovviamente il foro deve avere il diametro dell'obiettivo. Poi vi ho applicato sopra il foglio Astrosolar. Ho fissato tutto con abbondante nastro adesivo, e il risultato è quello che potete osservare nelle foto qui a lato.
In Seguito mi son creato un paio di coperchi, sempre in cartoncino, uno per la parte superiore e uno per la parte inferiore, da applicare quando non uso il filtro, così da proteggerlo da eventuali maltrattamenti, e non rischiare che si danneggi durante spostamenti o semplicemente nel maneggiarlo.
Non vi preoccupate. Nella confezione ci sono istruzioni molto chiare su come lavorare... Benché esse siano in tedesco.
La mia Canon con l'Astrosolar
montato sull'obiettivo
I miei occhiali con Astrosolar
al posto delle lenti
Per scattare la foto al sole bisogna munirsi di un cavalletto, di un telecomando, e ovviamente del filtro. Io ho applicato il filtro sul solito Samyang 500mm, che ho applicato alla mia macchina fotografica col solito adattatore a T, e il duplicatore di focale.

Cercare il sole non è facile. Per quanto sia un astro molto grande, il filtro oscura completamente l'obiettivo, non lasciando punti di riferimento. E' quindi necessario, con un po' di accortezza, e magari un paio di occhiali dotati di filtro astrosolar.

Io li ho realizzati usando la montatura di un paio di occhiali da cinema per il 3D, eliminando le lenti originali, e mettendo al loro posto due rettangoli sagomati di filtro Astrosolar.

Ma torniamo al problema.

Una volta indossati gli occhialini, è necessario cercare il sole a vista, orientare più o meno la fotocamera nella sua direzione, e di seguito tentare di collimare l'immagine nel mirino della macchina fotografica con il disco bianco dell'astro.
Una volta inquadrato il sole, mettete a fuoco, controllate l'esposizione, e scattate la foto. 
Se ne avete la possibilità, impostate la macchina in modo che vi crei sia il file Raw, sia il file Jpeg. 
Noterete che la differenza tra le due immagini, una volta sistemato il file Raw, sarà notevole. Qui di seguito potete osservare il Jpeg ottenuto dalla macchina fotografica.

Jpeg da Canon EOS700D: F/00 1/50" ISO100
Se cliccare sull'immagine potrete osservarla nelle sue dimensioni reali. Potrete scorgere delle tenui macchie all'interno del disco. Sono macchie solari. La qualità dell'immagine è però compromessa dalla compressione dovuta al formato Jpeg.
L'immagine che segue è invece ottenuta dall'elaborazione del file Raw (n.d.r. Per la cronaca, questa è la primissima volta che scatto una foto in questo formato).

Elaborazione Raw da Canon EOS700D: F/00 1/50" ISO100
Premesso che ho impiegato al massimo una decina di minuti per elaborare l'immagine (n.d.r. visto che era la prima volta, ho dovuto anche capire come era organizzata l'interfaccia del software in dotazione con la mia macchina fotografica), in questo caso, le macchie solari sono molto più evidenti.

Ciò che non si riesce a vedere, invece, sono le eruzioni solari. Per poterle immortalare è necessario avere un telescopio solare, o un filtro Alfa-H, ma i prezzi si alzano parecchio, e se non siete veri appassionati, forse il gioco non vale la candela... Per lo meno finché si è alle prime armi.



Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


mercoledì 9 settembre 2015

Cambio di Look (nuovamente)

Glauco Silvestri
Sono un po' inquieto, lo so. E' da poco che avevo aggiornato il Template del Blog, e già eccomi a fare cambiamenti, e per certi versi, a tornare sui miei passi.
Lo potete notare con i vostri occhi. Tutto torna bianco, leggero, minimalista. Un solo post visibile, quello del giorno. In primo piano ho messo l'elenco delle etichette, più in basso tutte le 'robe' classiche che i blog mostrano sulla spalla destra, o sinistra, a fianco dei post.
Manca da sistemare solo il bannerone che funge da testata. Per ora rimane quello che già conoscete, ma a breve comparirà una sua versione più lunga e adatta al template.
Rimarrà la scritta "Stretto in un Angolo"? Forse no. Da quando anche il link del mio sito punta direttamente al blog, credo sia meglio far comparire il mio nome.

A breve, quindi, l'ennesimo ritocchino nell'estetica...


Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Medium / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


Modalità Manuale - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Dopo aver esaminato i vantaggi nell'utilizzo delle modalità in Priorità dei Tempi, e Priorità d'Apertura, è giunto il momento di affrontare la fotografia in modalità completamente Manuale. Questa opzione permette di agire completamente sulla macchina fotografica, di escludere gli automatismi, e di fare - veramente - ciò che si vuole, sfruttando le potenzialità - questa volta in contemporanea - che già abbiamo analizzato nelle due modalità semi automatiche sopra citate.
La prima cosa da fare è impostare la ghiera delle modalità di scatto su M, e di settare l'apposito deviatore sull'obiettivo su MF.
A questo punto ci troveremo a dover regolare diversi parametri:
  • La Sensibilità ISO. Abbiamo già affrontato questo parametro. Più è bassa, meglio è. I valori bassi sono adatti a soggetti bene illuminati, mentre i valori alti sono adatti a situazioni buie.
  • L'Apertura relativa del diaframma. Anche questo parametro è già stato studiato. Sappiamo che più ampio è il diaframma (valori bassi di F) più luce arriva al sensore, e di conseguenza più basso può essere il valore di ISO da impostare. Sappiamo inoltre che questo parametro è strettamente legato all'obiettivo che stiamo usando, ed è limitato dalle sue caratteristiche. Infine, sappiamo che giocando con l'apertura del diaframma possiamo regolare la profondità di campo, e scegliere quella che sarà la nostra inquadratura ideale.
  • Il Tempo di scatto. Altro argomento già preso in esame. La durata dello scatto ci vincola sul tipo di fotografia che vogliamo realizzare. Più è breve, più è facile fotografare soggetti in movimento. Allo stesso tempo, però, più è breve e meno luce entra nell'obiettivo, e di conseguenza è necessario agire sull'apertura (o sugli ISO) per compensare questo fattore.
Questi tre parametri sono legati tra loro come fossero i vertici di un triangolo. Ognuno di essi è fondamentale per tenere sotto controllo i tre aspetti principali di una fotografia, ovvero la profondità di campo, il movimento del soggetto, e il rumore di fondo dovuto ai limiti tecnologici della macchina fotografica.
Lo schema qui a fianco riassume in modo chiaro il legame tra i tre parametri, e ne mostra i principali vantaggi e limiti. Se in modalità automatica tutte le scelte vengono fatte dal microprocessore della reflex, in modalità manuale è il fotografo, in base alla sua esperienza, a dover decidere come regolare la macchina in ogni suo dettaglio.
L'esperienza è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale riuscire a misurare la quantità di luce che va a colpire il sensore. E' per questo motivo che le macchine fotografiche sono dotate di un dispositivo chiamato esposimetro
Tralasciando i dettagli su come funziona questo strumento, argomento che verrà affrontato con un articolo dedicato, è grazie alle sue indicazioni che il fotografo riesce a giostrare sapientemente l'impostazione ISO, l'apertura relativa, e il tempo di scatto. La misurazione della luce avviene ogni qual volta si preme a metà corsa il pulsante di scatto, e viene mostrata al fotografo in modo che lui possa eseguire le correzioni del caso.

La macchina fotografica mostra tale misurazione su un semplice indicatore, raffigurato qui sopra (n.d.r. Questo indicatore ha altre funzioni quando la reflex lavora in AF, ci permette di effettuare cambiamenti sull'esposizione andando a truccare la misurazione di massimo tre stop, così da poter sovraesporre, o sottoesporre, l'immagine che si vuole catturare). Questo indicatore è presente sia all'interno del mirino, sia sul display posteriore della reflex.
Nel caso in cui il sensore riceva poca luce, l'indicatore sarà sui valori negativi della scala. Nel caso in cui il sensore riceva troppa luce, l'indicatore si troverà sui valori positivi. Regolando i vari parametri della macchina fotografica è possibile portare l'indicatore al centro della scala, e ottenere così l'esposizione corretta. 
A questo punto è sufficiente correggere la messa a fuoco del soggetto, se necessario, e scattare la foto.
Note a margine: Per quanto l'esposimetro della macchina fotografica abbia ottime caratteristiche, è evidente che esso è vincolato alla macchina, e per questo motivo il rilevamento della luce è effettuato sul sensore, e non effettivamente sul soggetto. Per questo motivo molti fotografi professionisti utilizzano anche degli strumenti esterni, degli esposimetri portatili che possono mettere in prossimità del soggetto, così da ottenere misurazioni più accurate. 
Funzionano esattamente come quello installato sulla fotocamera, impostando ISO e tempo e apertura, in base alla luce che colpisce il soggetto, va a indicare se è necessario compiere delle correzioni o meno. Una volta avuti i dati desiderati, è sufficiente riportarli sulla macchina, ed eseguire lo scatto.

Ma come si fa a gestire tutti questi parametri mentre si sta per fare una foto? Ogni situazione impone metodi differenti, ma alla fine il ragionamento da compiere non è poi così complicato. Di sicuro ci vorrà un po' di pratica, molte foto verranno male, e la tentazione di passare all'automatico sarà forte; ma piano piano, se non ci si arrende, i risultati cominceranno ad arrivare.

Qui di seguito vi riporto un possibile metodo per giungere al risultato.
  • Valutate la luce ambientale e scegliete un valore ISO che possa andare bene.
  • Regolate l'apertura del diaframma su quella massima dell'obiettivo (n.d.r. il valore basso), così che permetta il massimo apporto di luce verso il sensore.
  • Mettete a fuoco l'immagine. Nel caso il soggetto non si metta a fuoco, è necessario ridurre l'apertura del diaframma (n.d.r. più lontano è il soggetto, più si deve chiudere il diaframma).
  • Premete a metà il tasto di scatto e controllate l'esposimetro. Da che parte è l'indicatore?
  • Regolate il tempo di scatto in modo che l'indicatore dell'esposimetro vada a posizionarsi al centro della scala (n.d.r. In pratica sullo zero). 
  • Scattate la foto.
Se notate che i tempi diventano molto alti, e non avete un cavalletto a disposizione, allora è necessario impostare un tempo minore e andare ad agire nuovamente sugli altri parametri. 
Potete decidere se agire sugli ISO, aumentandoli, col rischio di avere del rumore nella fotografia, o modificare l'apertura del diaframma, col rischio di non mettere più a fuoco il vostro soggetto. 
La seconda ipotesi è quella più ragionevole da utilizzare. Potete aumentare l'apertura, e avvicinarvi al soggetto per mettere a fuoco con una profondità di campo più corta; oppure potete ridurre l'apertura, e allontanarvi dal soggetto per mettere a fuoco con una profondità di campo più lunga. Se siete impossibilitati a muovervi, potete chiedere al soggetto di farlo per voi.
La prima ipotesi va presa in considerazione solo se le altre opzioni sono da scartare, visto che il rumore potrebbe portare a una foto comunque non accettabile.



Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


mercoledì 2 settembre 2015

Jpeg o Raw? - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
La maggior parte delle macchine fotografiche, oggi, è in grado di salvare le fotografie scattate in due formati differenti: il Jpeg e il Raw. Non esiste fotografo professionista degno di questo appellativo che non consigli di utilizzare il formato Raw, ed è giusto che sia così, perché i due formati sono molto differenti tra loro, soprattutto quando si parla di qualità, e ancora di più quando si parla di fedeltà dell'immagine scattata.
Molti di voi sapranno già tutto al riguardo, ma credo sia giusto offrire una breve infarinata su questi due formati, e poi approfondire nel dettaglio pregi e difetti di ognuno di essi.

JPEG è l'acronimo di Joint Photographic Experts Group, ovvero il nome di un comitato ISO/CCITT che ha definito il primo standard internazionale di compressione dell'immagine digitale a tono continuo, sia a livelli di grigio che a colori. 
La tecnica che si nasconde dietro a questo acronimo è basata su due algoritmi molto complessi che permettono di ottenere un'immagine accettabile seppur riducendone le dimensioni in modo significativo. I due algoritmi sono molto diversi tra loro, per quanto abbiano lo stesso scopo. 
Il primo, detto 'lossy', consente la perdita di informazioni rispetto all'immagine reale. Il secondo, detto 'lossless', è predittivo e permette di ridurre le dimensioni del file senza perdere informazioni. 
Oltre a ciò, l'immagine può essere compressa, così da migliorare ancora di più la riduzione delle dimensioni del file. Ovviamente il primo dei due metodi permette di ottenere file di dimensioni veramente contenute.
Il vantaggio di scattare le immagini in formato JPEG è che le immagini possono essere stampate, trasmesse o salvate senza alcuna ulteriore elaborazione. Lo svantaggio è che non è possibile ritoccare più di tanto l'immagine una volta che viene scattata.
RAW non è né una abbreviazione, né un termine tecnico. Significa semplicemente "non elaborato". I dati Raw derivano dai milioni di pixel che compongono il sensore della fotocamera. Ciascun pixel è fotosensibile e risponde alla luce generando una piccola corrente elettrica. Il valore di ciascuna corrente generata viene convertito in formato digitale e trascritto nel file Raw. 
Il formato RAW, praticamente, racchiude esattamente ciò che ha visto il sensore.
I file di tipo RAW, per via della loro natura, occupano molto spazio in confronto a un JPEG. Questo è garanzia di qualità dell'immagine. 
Il vantaggio di scattare le immagini in formato RAW è che queste saranno fedeli a ciò che ha visto il sensore. Lo svantaggio è che queste immagini dovranno essere necessariamente elaborate al computer prima di ottenere un file che possa essere stampato e/o trasmesso.
Per di più il formato Raw non è standard, e dipende strettamente dal sensore montato sulla macchina fotografica in vostro possesso. Non a caso i costruttori di macchine fotografiche forniscono in bundle con la macchina un software in grado di poter lavorare con i files Raw prodotti dalla macchina stessa.
Il file RAW permette di compiere molte decisioni relative allo scatto quando già lo scatto è avvenuto.
L'elaborazione al computer del file Raw permette un assoluto controllo sulla foto che è stata scattata, e permette di ottenere l'immagine desiderata senza temere di perdere l'attimo. Cosa che invece può accadere con il formato Jpeg, visto che quest'ultimo non permette un controllo altrettanto raffinato sull'immagine prodotta, e di conseguenza, impone che lo scatto sia pensato attentamente quando ci si trova col dito sul pulsante della fotocamera.
Le fotocamere Reflex offrono diverse opzioni di salvataggio delle immagini. 
Qui di seguito potete osservare il menù della mia Canon EOS700D.

Sono presenti sei livelli per il formato Jpeg. Due ad alta qualità (uno compresso e l'altro no), due di media qualità (uno compresso e l'altro no), e due a bassa qualità (uno compresso e l'altro no).
Questi sei livelli possono essere abbinati al formato Raw, ovvero la fotocamera offre la possibilità di salvare l'immagine sia in Jpeg, sia in Raw.  Questa opzione può essere interessante nel caso si abbia necessità di avere velocemente dei provini da stampare, o visualizzare, per poi decidere su quali file Raw dedicare il proprio tempo per l'elaborazione al computer.
Infine, ovviamente, la fotocamera offre la possibilità di scattare nella sola modalità Raw.

Come affermavo all'inizio, la maggioranza dei fotografi suggerisce di scattare le immagini in formato Raw. La potenzialità di questo formato è evidente, e mai esisterà un Jpeg in grado di eguagliare un file Raw. Di contro il file Raw pretende un impegno maggiore, e soprattutto molto tempo da trascorrere al computer piuttosto che a scattare foto.

A titolo personale, però, io prediligo il Jpeg. Il divertimento che traggo dallo scattare foto sta proprio nell'avere padronanza della macchina fotografica, di ottenere la foto che desidero pensandola al momento dello scatto... Proprio come facevo al tempo della pellicola. Non amo l'elaborazione al computer proprio per questo motivo, e difatti - pur non potendone fare a meno al 100% - solitamente mi limito a effettuare al computer solamente alcune correzioni basilari, cose che si sarebbero potute fare in camera oscura nel caso avessi usato la pellicola. 
Il formato Raw è una aberrazione di questo principio; è come se, ai tempi della pellicola, il fotografo avesse potuto andare ad agire direttamente sulla chimica del rullino prima di scattare la foto. Il formato Raw è in antitesi con i miei stimoli, col modo di fare fotografia, soprattutto con ciò che mi piace della fotografia. Mi rendo conto delle sue potenzialità, ma non fanno per me.

E' quindi importante fare un esame di coscienza per capire esattamente cosa si cerca nella fotografia, così poi da decidere quale sia il formato ideale da usare. Se si cerca la foto perfetta, allora consiglio il Raw. Se si cerca un legame con la macchina fotografica, con l'atto di scattare la foto, allora il Jpeg è il formato ideale.



Scopri i miei ebook cliccando QUI.
Il mio Sito / Su Amazon / Su Flickr / Su Facebook / Su Twitter / Su Google+

Consigli per gli acquisti: Strumenti Musicali / Hi-Fi / Kindle Touch / Kindle Fire / Amazon BuyVip
...e con Amazon Prime la spedizione veloce è gratis!


Post Recenti



Powered by Blogger.

Popular Posts



Cerca sul Blog



')