venerdì 28 febbraio 2014

Professione: Assassino

Glauco Silvestri
L'altra sera mi è capitato di vedere in tv un film dal titolo intrigante: Professione Assassino. Narra la storia di Arthur Bishop, un killer su commissione specializzato nel far apparire come incidenti quelli che in realtà sono omicidi. Bishop svolge normalmente gli incarichi proposti dal boss di una misteriosa multinazionale di cui fa parte l'anziano McKenna (mentore del killer stesso). Quando il boss chiede a Bishop di uccidere McKenna - sospettato di tradimento - il killer non ha esitazioni, ma di lì a poco si trova lui stesso a fare da mentore al figlio di McKenna - Steve - assetato di vendetta nei confronti di chi ha ucciso il padre. Nell'addestramento Bishop decide di assecondare il figlio del suo mentore... e di conseguenza diventa bersaglio lui stesso della compagnia per la quale lavorava... e non solo.
Il film è il remake - datato 2011 - di una vecchia pellicola omonima interpretata da Charles Bronson. Trama simile, anche se forse meno complessa da un lato e più psicologica dall'altro, in cui ci si concentra nel rapporto tra istruttore e apprendista... ove quest'ultimo, a un certo punto, crede di essere diventato migliore del proprio maestro.

Guardando il film non ho potuto evitare di fare paragoni con il mio ebook - pressoché omonimo pure lui - che come sapete non ha nulla a che fare con le due pellicole qui sopra citate, ma che inevitabilmente trascina nel suo imprinting alcune similitudini che non avrei mai immaginato. 

Bisogna premettere (credo sia d'obbligo) che il mio ebook è nato tra la fine del 2005 e l'inizio del 2006... per lo meno nella sua primissima versione, narrata su un blog ormai chiuso da tempo. 

Il mio ebook narra le vicende di un Killer non molto differente da Bishop, ovvero un uomo freddo, efficiente, incline a non farsi mai notare. 

Entrambi ricevono gli incarichi attraverso degli annunci: nel film si cerca un meccanico, sono annunci di lavoro; nel mio ebook sono annunci mortuari. 
Entrambi i killer hanno una sorta di rapporto con una donna, che però tengono confinata in un angolo della loro emotività, per non compromettere la loro professionalità.
Entrambi ricevono l'incarico di uccidere un caro amico. E qui finiscono le similitudini, perché se Bishop decide di eseguire la commissione, il mio killer si trova nei guai proprio per il motivo opposto, ovvero perché decide di non eseguire l'incarico, e di dar modo all'amico di trovare un rifugio. 

Manca, nel mio ebook, la figura dell'apprendista. Essa compare nel suo seguito: Il Cacciatore di Uomini. Anche in questo caso si manifestano alcune similitudini, e allo stesso tempo notevoli differenze. Se nel film il giovane Steve vuole solo vendicare la morte del padre - e finirà per tentare di uccidere lo stesso Bishop - nel mio ebook è la ragazza con cui il killer ha un rapporto che diventa apprendista, e sua compagna affettiva. Il rapporto di coppia porterà il mio killer a scoprire le carte e a scatenare il desiderio di fargli le scarpe da parte di altri giovani killer apprendisti che ambiscono al suo... status... al suo posto di lavoro.

Storie differenti, quindi, che però convergono in maniera che sorprende anche me. Non è che voglia mettermi a discutere se sia nato prima l'uovo o la gallina. Mi piace invece sottolineare quanto intrigante sia questa situazione, dove - con storie e strumenti differenti - si finisce comunque per ritrovare analogie, ed emozioni simili.

Insomma... leggete gli ebook, guardate i film, e sappiatemi dire cosa ne pensate.


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giovedì 27 febbraio 2014

Ma come passa il tempo?

Glauco Silvestri
Aurora Ramazzotti
Parecchio tempo fa - avevo 24 anni - in radio passava questo brano, cantato da Ramazzotti, in occasione della nascita della sua primogenita da mamma Hunziker. Ieri sera, tornando a casa a un orario improbabile, i DJ hanno cominciato a parlare di una ragazzina di 16 anni che è già sotto i riflettori... sì, proprio lei, Aurora Ramazzotti.

Mi sono incuriosito, visto che quando ero giovane la canzone di Ramazzotti era diventato un tormentone di quelli difficili da dimenticare... voi mi direte: ma sei appena arrivato da Marte? Il mondo del gossip ha tutti i riflettori puntati su di lei e tu la scopri solo oggi? Ebbene... non è che a me il gossip interessi poi molto!

Ma per tornare a bomba, Aurora Ramazzotti è davvero molto attiva in rete, sia su Twitter, sia sul suo account Instagram (consiglio questo buffo e breve video dedicato agli sciacquoni automatici) Mi pare che di recente abbia addirittura debuttato in una sfilata con sua madre, ma non ne sono poi così sicuro... ieri sera non ero proprio sveglio mentre ascoltavo la radio (ecco, vedi, avevo capito l'8 per il 18, era presente a una sfilata del fidanzato di sua madre).

Insomma, a parte il fatto che somiglia molto a sua madre, che si comporta - giustamente - come una teenager, ecco... va be'... ieri sera ho realizzato per l'ennesima volta che sto diventando vecchio, mannaggia!

Riascoltiamo la vecchia canzone del papà, dai...




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martedì 25 febbraio 2014

Stranded (Naufraghi)

Glauco Silvestri
La missione esplorativa diretta su Marte è destinata alla tragedia. Un errore software, una avaria di pochi secondi, e la navicella destinata a condurre gli astronauti sul suolo marziano finisce per precipitare. Nel disastro, l'equipaggio ha la fortuna di sopravvivere. Ma le speranze sono davvero poche. Hanno ossigeno e viveri per un anno. Impossibile attendere una missione di soccorso, a meno che alcuni sopravvissuti non si sacrifichino. Tre dell'equipaggio decidono di abbandonare la navetta. Muniti solo della tuta di sopravvivenza, si avviano a piedi in una improbabile esplorazione umana del suolo marziano. Tutto ciò viene registrato per i posteri. Ma non tutto il male viene per nuocere e...

Se sulla carta Stranded poteva essere interessante, davanti allo schermo si rimane un pochino basiti. Per quanto il film sia una produzione indipendente, e abbia già dodici anni sulle spalle (è del 2002), la sua fattura è comunque discutibile. Interminabili sono i titoli della sigla iniziale, usata in modo poco originale per nascondere la mancanza di fondi, e mostrare l'incidente con pochi fotogrammi distorti tra un titolo e l'altro. I personaggi sono sagomati con una cazzuola da muratore. Il capitano/pilota è freddo come il marmo. Il medico è una cattolica fervente. Il biologo è un pauroso. Il geologo è un ottimista esagerato. Il tecnico elettronico è un pessimista fuori misura. Niente sfumature. Così come niente effetti speciali. Il film è basato quasi totalmente sulla passeggiata sul suolo marziano, ma gli uomini sembrano camminare come fossero sulla Terra. Il fatto che Marte abbia una gravità pari a un terzo della nostra non è mostrato, e si fanno pure errori banali come buttare a terra degli oggetti... la cui caduta evidenzia ancora di più questa lacuna.
I dialoghi sono inverosimili. Mentre il pessimista urla e sbraita che è impossibile fare qualunque cosa, l'ottimista sorride in continuazione offrendo idee astruse tipo "costruire mulini a vento". E il capitano, o magari ancora di più il medico, che dovrebbe cercare di placare le isterie in modo da fare ragionamenti più costruttivi, sta a guardare... e da ragione al pessimista in pochi minuti, senza neppure prendere in esame delle alternative. La nave d'appoggio, visto che il modulo di atterraggio è precipitato, decide ben bene di andarsene così da interrompere tutti i contatti con il resto del sistema solare. [spoiler] Poco plausibili sono persino i danni alla navetta, perde ossigeno e pressione, ma chi sta all'interno, se non ci fossero gli strumenti a lampeggiare vistosamente, neppure si accorgerebbe della differenza... e quando escono per cercare la perdita, che a dir loro dovrebbe essere enorme, visto che le scorte per la sopravvivenza di due persone per tre anni si consumano in poche ore, non si vede nulla, neppure uno sbuffo d'aria condensata dalla carlinga [fine spoiler].
Il finale, poi... va be', è inutile segnalare come [spoiler] il fatto che i canali portino tracce di civiltà aliene, e che queste siano ancora perfettamente funzionanti, e che gli astronauti che si erano sacrificati per salvare i due rimasti nella navetta finiscono per trovare una zona isolata del pianeta dove c'è pressione, aria, acqua, e addirittura cibo! [fine spoiler]

Insomma, è deludente su molti frangenti. Però la passeggiata marziana, per quanto piena di difetti, diventa poeticamente interessante grazie ai racconti di uno degli astronauti, che osservando le lune marziane comincia a citare brani - uno più bello dell'altro - tratti dal romanzo di Burroughs (John Carter di Marte).

Guardabile...



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lunedì 24 febbraio 2014

Still moving...

Glauco Silvestri
Le cose cambiano velocemente nell'angolo in cui son "stretto da sempre". Chi è mio lettore assiduo si è sicuramente accorto che sta succedendo qualcosa. Ebbene sì, sta succedendo qualcosa. Niente di preoccupante - credo - ma comunque qualcosa di molto evidente.

Il blog è tornato a una vecchia veste, quella a cui forse ero più affezionato, quella di "Stretto in un Angolo", anche se l'indirizzo non è più quello di un tempo... difatti i due blog storici, quelli che ormai erano l'ombra di loro stessi, sono stati messi a riposo. Tutti coloro che li seguivano di sicuro si saranno accorti di non ricevere aggiornamenti - per lo meno così immagino. Da questo momento manderò avanti un solo blog, magari tornando ai fasti dei tempi che furono, con un palinsesto degno di questo nome.

Il sito si sta alleggerendo. E' in previsione la sua chiusura allo scadere del dominio, un po' per risparmiare qualche euro in un periodo non proprio adatto alle cicale, un po' per togliermi parte del lavoro gestionale da autore auto-prodotto. Del resto quel sito aveva una frequentazione piuttosto ridotta rispetto ai tempi d'oro. Concentrerò la mia attenzione sul blog, che ancora è letto in maniera soddisfacente. Con la chiusura del sito spariranno anche le tre mail legate al dominio... giusto per avvisare,

Sto migrando gli ebook su Amazon, un po' alla volta. Mi spiace toglierli dalla gratuità - pensavo si potesse mettere degli ebook gratis su Amazon, lo ammetto, ma alla fine del caricamento si arrabbia se gli dico che il prezzo dev'essere di zero dollari! - giuro però che continuerò le promozioni in modo che si possano tirare giù senza sborsare soldini preziosi. A ogni modo li ho messi - e li metterò - online al prezzo di un dollaro, quindi meno di un euro, e non mi pare proprio una cifra folle. Spariranno i download in formato ePub e PDF, del resto le mie pubblicazioni per Kindle sono prive di DRM, per cui dovrebbero potersi convertire senza grossi problemi anche con Calibre
Questo non significa che non vedrete nuove uscite per via di questa migrazione... in realtà, anche in questo campo ho un po' di carne al fuoco, e solo pochi giorni fa è uscito A Family Matter, ebook che già ha scatenato qualche critica per via del titolo in lingua inglese. 

Il tutto perché... perché... perché la mia vita sta cambiando, e visto che le novità son cose belle, non ho più il tempo, ne la voglia, di sparpagliare in modo così disordinato le mie risorse.

Vi terrò informati... Stay Tuned!

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sabato 22 febbraio 2014

The First Man in The moon

Glauco Silvestri
Ho scoperto per caso The First Man in The Moon. Un prodotto eccellente della BBC, ispirato alla famosa novella di H.G. Wells, dall'aria romantica, un po' steam, e sicuramente molto avvincente.
Siamo nel 1969, il 20 di luglio. Un ragazzino e suo padre sono a una fiera di paese fuori Londra. Non vedono l'ora di tornare a casa per poter assistere allo sbarco sulla luna... ma prima di rientrare, c'è un bel pomeriggio da trascorrere tra giostre e saltimbanchi. Il bimbo, Jim, viene attratto da una tenda, al cui interno un vecchio incartapecorito mostra un filmato risalente a quasi cinquanta anni prima. Ovviamente il protagonista di questo filmato è il vecchio stesso, quando ancora era giovane.
Il bimbo, attratto dallo strano titolo di questo filmato, per l'appunto "Il primo uomo dentro la Luna", chiede al vecchio di farglielo vedere.
Il vecchio, titubante, accende il proiettore, e Jim scopre che sulla Luna, l'uomo, non ci sarebbe giunto per la prima volta in quel giorno, ma che tutto quanto era già accaduto, senza che nessuno se ne accorgesse, molti anni prima.
Il film racconta di uno scienziato un po' matto di nome Cavor... che gli rivela di aver fatto una scoperta incredibile, ovvero un materiale che, quando è raffreddato, diventa "trasparente" alla forza di gravità. Questa peculiare caratteristica spinge i due a una folle impresa, quella di costruire una nave in grado di andare nello spazio, e di raggiungere la luna. Costruito il veicolo, i due partono senza troppe remore, filmando ogni momento dell'intero esperimento - per i posteri.
Il viaggio è meno semplice del previsto, manovrare la navetta, anche se possibile, è estremamente complicato. Comunque giungono sul suolo lunare, e qui scoprono che... c'è atmosfera, e c'è vita!
Vengono "catturati" da un popolo simile a quello delle formiche, che vive nel sottosuolo, e si nutre di una strana poltiglia che sa di zuppa di funghi. Dopo una breve permanenza forzata con questo popolo i due uomini decidono di fuggire, ma nella fuga si separano, e solo uno dei due riesce a tornare sulla Terra... mentre l'altro...

Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questa pellicola. Davvero un film gradevole, delicato, mai violento, con effetti speciali che - pur essendo a basso costo - risultano sufficientemente credibili da non distrarre dalla visione della pellicola. Gli attori sono particolari, bravissimi nel riportare i modi imbolsiti, ma eleganti, della fine ottocento londinese. Anche abiti, atteggiamenti, e ricostruzioni sono tali da rendere divertente, e allo stesso tempo credibile, ogni dettaglio... compreso il motivo per cui nel 1969 la luna è priva di atmosfera, mentre nel viaggio dei "nostri eroi" l'aveva.

Mi è piaciuto molto, soprattutto per come è stato omaggiato Wells, che sicuramente ha lasciato un segno importante per la nascita della fantascienza moderna. Un film giocoso e interessante. Da vedere.


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venerdì 21 febbraio 2014

Space Cowboy

Glauco Silvestri
Ogni tanto me lo riguardo volentieri Space Cowboy. Realizzato in un periodo in cui il cinema catastrofista osservava lo spazio e ci proponeva trame una uguale all'altra (minaccia dallo spazio, equipaggio macho che sale sullo shuttle e risolve il problema), questa pellicola non si discosta tanto dal plot standard, ma ce lo racconta con ironia, e un briciolo di romanticismo, che non guasta mai.

Siamo nel 1958, i piloti del Team Dedalus vengono scalzati dal programma spaziale nel momento in cui l'America decide di spostare i finanziamenti dall'US Air Force a un ente neonato, e pubblico, di nome NASA. Ciò ovviamente crea astio tra questi quattro arrembanti militari e la gestione del nuovo ente spaziale... e per quarant'anni Nasa e Team Dedalus prendono strade completamente divergenti. Poi, un bel giorno, un satellite russo (denominato Ikon) esce dall'orbita senza più rispondere ad alcun segnale. I russi chiedono aiuto alla Nasa, e alla Nasa scoprono che Ikon ha un sistema di guida talmente obsoleto da non capirci proprio nulla. Qui entrano in gioco Frank, Hawk, Jerry e Tank, i veterani di Dedalus, e unici sopravvissuti di una tecnologia ormai dimenticata... senza contare che: che diavolo ci fa il sistema di guida dello Skylab su un satellite russo?

Irriverente, scanzonato, al limite del politically correct, questo film è davvero perfetto in ogni sua parte. Tra gli ingredienti c'è la pazzia, c'è il sentimento, c'è l'imbarazzo politico, c'è uno shuttle (il che non guasta), e c'è pure un satellite impazzito. Ma sopra a tutto ciò c'è il desiderio infantile di "andare nello spazio". Un desiderio che ogni maschio umano ha sempre avuto sin dalla sua nascita. Chiedete a un bambino cosa vorrà fare da grande... se non si tratta di un bm che spera di diventare tronista, questo risponderà che vuole fare l'astronauta.
Ebbene... in questo film ci sono 4 bambinoni mai cresciuti che vogliono fare l'astronauta, e a cui è stato tolto il giocattolo quando erano ancora giovani, ma che non rinunciano - mai - neppure se devono ricattare un'intera nazione.
Davvero bello. E il cast è notevole. Ve lo consiglio.


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giovedì 20 febbraio 2014

Sergio Govoni, in arte Sergov

Glauco Silvestri
Le due Torri, rappresentate da Sergov
Mentre mezza Bologna fa la fila per vedere il Ritratto di Donna con Turbante di Vermeer, io me ne sono andato a vedere una personale di Sergio Govoni, in arte Sergov, dipartito solo pochi anni fa non per problemi di salute.

Govoni era un tarsiatore. Figlio di Falegname, egli trasportò il lavoro del padre nel campo artistico riproducendo, su legno, angoli suggestivi della città, nature morte, riproduzioni di vecchi mestieri, e di angoli idilliaci delle campagne bolognesi.
Ogni sua opera è un pezzo unico, interamente realizzata in legno, con tipi diversi di legno per ottenere colori e sfumature, tranne il verde, come lui stesso ammetteva.
Nella piccola mostra a lui dedicata non mancano momenti che ritraggono la sua infanzia, la sua casa in via del Pratello 48, la piccola bottega del padre.
Ma è Bologna a dominare tra le opere esposte. Il dettaglio delle immagini è davvero incredibile, con prospettive che si allontanano dalla realtà per consentire una maggiore tridimensionalità dei lavori. Notevole la rappresentazione, quasi fossero miniature, della quotidianità bolognese attorno ai soggetti. Non manca quasi mai un cane che gioca, qualche coppia che passeggia, un gentil'uomo che entra in qualche bottega o palazzo. Il cielo è ciò che stupisce maggiormente, così come i paesaggi nello sfondo. Sembra di trovarsi di fronte a un'opera dettagliata al pari di quelle del Canaletto, ma poi ci si ricorda che è tutto fatto con il legno, per cui ci si stupisce maggiormente... non ci sono colori e pennelli a rappresentare le scene, c'è il legno, e la mano abilissima di un artigiano.
Una visione quasi fotografica, anche se la fotografia rimane una fredda riproduzione, in confronto di ciò che queste immagini rappresentano... non solo il soggetto, ma anche la complessità e la fatica, il duro lavoro, per ottenerlo.

Nel 2011 Sergov ci ha lasciati con un totale di 150 opere, tra Tarsie e "capricci", ovvero piccole opere fatte col gessetto, o semplici sculture. C'è chi dice che Sergov fosse un pittore mancato a causa dell'epoca in cui nacque. Non so... io credo che il suo lavoro artistico non abbia nulla da invidiare alla pittura, tutt'altro, in un mondo di pittori, lui ha saputo creare qualcosa di differente, originale, e allo stesso tempo di pari valore.

Vi lascio con un breve video che vi illustrerà il lavoro di Sergov.




Info: qui e qui.


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mercoledì 19 febbraio 2014

A Family Matter

Glauco Silvestri
Decisione presa! La saga Race War è stata sospesa, e nel contempo ecco che vi presento A Family Matter, ovvero il romanzo contenente tutte le dieci puntate della succitata saga, e di cui erano usciti gratuitamente solo i primi tre episodi.

Grafica rinnovata per la copertina, che comunque riporta le due vetture super sportive co-protagoniste di questa vicenda. Titolo in inglese (già qualcuno ha storto il naso ieri, sui social network), e capitoli con titolo preso da note canzoni pop e rock americane (che vogliono dare il ritmo alla vicenda, e una sorta di ideale colonna sonora). Il prezzo è abbordabile. Ma ciò che più importa, credo, sia la trama... che vi riassumo qui sotto:

Siamo in Sicilia. Don Luciano, figlio di un noto Boss malavitoso governante nell'area rurale fuori Catania, sevizia e violenta la giovane Marta LoFiore. Il fratello, per rabbia e vendetta, uccide il ragazzo, e per questo si infila in una situazione molto pericolosa, per sé e per i suoi cari. 
Ruba l'auto di Don Luciano, una Bugatti Veyron Super Sport, e fugge con la sua ragazza, Gioia, verso il Nord Italia. Ciò non scoraggia gli uomini di Don Salvo Cattaneo (il boss), che si mettono sulle sue tracce. E' Angelo, il braccio destro del Boss, a perseguitare in prima persona il fuggitivo. Lo segue con una Koenigsegg CCX presa dal garage del mafioso, e nei suoi occhi non è dipinta alcuna pietà.

Al termine della lettura, come sempre, vi esorto a lasciare un commento, positivo o negativo che sia... è importante per uno scrittore ricevere dei feedback dai propri lettori. Potete farlo su questo post, via mail, su uno dei social network che frequento, su Amazon, oppure ancora cliccando sull'apposito tastino presente nella pagina dell'ebook.
Volendo, se proprio il racconto vi è piaciuto davvero tanto, e volete collaborare al mantenimento delle attività dello scrittore che l'ha creato, non posso che suggerirvi di andare alla pagina delle donazioni per lasciare un segno tangibile del vostro supporto.

Buona Lettura!

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martedì 18 febbraio 2014

Prospettive per il Futuro...

Glauco Silvestri
E' passato parecchio tempo dall'ultima volta in cui vi ho aggiornato sulla mia attività da scribacchino, e in un certo senso tempo che a molti dei miei più affezionati lettori sia sorto il dubbio che stessi, lentamente, mollando il colpo. Oddio, la stessa impressione l'ho avuta pure io, e forse in un qualche modo strano, la cosa si è veramente prospettata con argomentazioni convincenti, tanto che ci sono giornate in cui mi torna in mente, e ci rifletto con molta attenzione.

Ciò ovviamente non significa che abbia già chiuso i battenti. Tutt'altro.

Mi sembra di capire che Race War non piace, o forse non piace il modo in cui io ho deciso di distribuirlo. I download delle puntate fino a oggi pubblicate sono pressoché inesistenti a confronto di quanto era avvenuto con i precedenti Mauro Bianchi e H-Asteroid. E' possibile che... be', prenda in esame un profondo cambio di politica per questa breve saga, e credo che nel giro di una o due settimane avrete notizie al riguardo - che cambi qualcosa, o meno - ovviamente.

A cavallo di San Valentino doveva uscire un mio nuovo romanzo. Il titolo è In Catene. Peccato che mi sia ammalato e non abbia avuto modo di curare con attenzione l'intera questione. Ho deciso di ritardare questa uscita di qualche settimana, non troppo in verità, giusto per avvicinarmi a un altro evento che mi pare sia adatto al caso. Sulla trama non voglio rivelare molto. Sappiate che è una storia drammatica che va a toccare temi scottanti come quello delle baby prostitute e della violenza sulle donne. Ci lavoro da oltre un anno... mentre l'idea di scriverla è nata addirittura molto tempo prima. E' una storia un po' fuori dai canoni che di solito tocco, ma ormai vi dovrei aver abituato al fatto che non sono uno scrittore (ehm, scribacchino) di genere. Qui a fianco potete vedere una piccola anteprima della copertina. E' la prima realizzata senza l'uso di Photoshop, programma che ho abbandonato in favore del più leggero Pixelmator. L'immagine presa per la copertina è una estrapolazione di un mio disegno dal titolo Maîtresse.

Un'altra attività a cui sto dedicando parte del tempo libero è la creazione di una serie di ebook contenenti tutti i miei racconti, dai più vecchi ai più recenti, da quelli premiati, a quelli inediti. Sto ancora decidendo come preparare questa collana di antologie, sono indeciso se proporre i racconti in ordine cronologico, oppure di genere. Per ora ho preparato una bozza di copertina. 
Alcuni aggiustamenti verranno sicuramente fatti in base a come deciderò di organizzare le pubblicazioni, ma in linea di massima l'immagine qui a fianco dovrebbe darvi un'idea di ciò che dovete aspettare.
Anche in questo caso, l'immagine in copertina è stata estrapolata da un mio disegno, ovvero World.

Su istigazione di Giuseppe Tararà (ricordate la Pyra Edizioni), ho cominciato a buttare giù alcune pagine per una terza storia dedicata a Mercurio, il Killer che avete imparato a conoscere nei due romanzi pubblicati ormai qualche anno fa. Parlo di Professione: Assassino, e di Il Cacciatore di Uomini. Questo terzo romanzo è ancora lungi dal divenire, e anche se ho già pronte ventimila battute, ammetto che quanto ho preparato non mi soddisfa, per cui dovrò tornare sui miei passi per capire meglio cosa fare.

Insomma... di carne al fuoco ce n'è tanta, ma allo stesso tempo non esiste un vero e proprio "nuovo progetto". Per quello... temo che dovrete attendere ancora un po' di tempo.




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lunedì 17 febbraio 2014

Il Caso Sbagliato

Glauco Silvestri
Tutti lo chiamano Milo, ma il suo vero nome è Milton Chester Milodragovitch terzo. E' molto noto nella sua città, un po' per il pedigree non indifferente, un po' per ciò che ha combinato nella sua vita dopo una gioventù trascorsa ai funerali di padre (suicida) e madre (alcolizzata). Fa il detective privato, ma con le nuove leggi sul divorzio, il suo lavoro è ormai colato a picco. Se c'è qualcosa in cui Milo è bravo, e ha imparato bene la lezione dai suoi genitori, è bere. Il suo secondo ufficio è - difatti - al Mahoney's bar. Un giorno come tanti altri entra nel suo ufficio la bellissima Helen Duffy... e all'improvviso Milo ha un lavoro di quelli veri. Il fratello di Helen è morto - la polizia dice suicidio - e lei vuole scoprire la verità.

Se la trama potrebbe anche apparire interessante per un Giallo, il contenuto de Il Caso Sbagliato è tutt'altro che solido ed efficace. La narrazione avviene in prima persona. Milo è il classico detective sgangherato con gli agganci giusti, oltre che una predilezione per alcool e anfetamine. La polizia è pressoché assente e incapace. E non ci sono neppure degli antagonisti degni di nota. L'intera vicenda vaga a casaccio tra una bevuta e l'altra, tra una scazzottata e l'altra (spesso senza motivo, spesso alimentata dai vapori dell'alcool), i personaggi hanno poco spessore, e alcuni addirittura appaiono come banali cliché ormai vetusti e abusati. Non c'è mistero. Non c'è una vera storia. Tutto comincia in mezzo a fraintendimenti e bevute, tutto finisce in mezzo a fraintendimenti e bevute. Nel bel mezzo, Milo, vaga come un cieco in una cristalleria, menando cazzotti, sparando a caso, facendo le domande sbagliate, e infilandosi tra le lenzuola di donne sbagliate. Impossibile tentare di ricostruire il caso... davvero impossibile, perché se è evidente che Nickie è coinvolto, tutto il resto pare scritto a casaccio e senza immaginazione. Insomma... se un pregio ce l'ha, questo racconto, è quello di essere bravo a depistare il lettore. Peccato però che il resto abbia poco senso. 

Forse avrei dovuto dare retta alle recensioni viste su Amazon, ma la copertina mi incuriosiva, e per quel giorno, era in super sconto! Va be', evitabilissimo.




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domenica 16 febbraio 2014

Si ricorderanno di noi?

Glauco Silvestri
Quelli che vivranno dopo di noi, fra due o trecento anni, e ai quali stiamo preparando la strada, ci saranno grati? Si ricorderanno di noi con una buona parola? 


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sabato 15 febbraio 2014

The Chronicle of Riddick

Glauco Silvestri
Di sicuro non è il capolavoro che ci si sarebbe aspettati dopo Pitch Black, ma nel contesto "Riddickinano" è comunque un film che riesce a mantenere un certo livello... sempre che si accetti il fatto che Richard B. Riddick non sia in realtà umano, bensì provenga da un lontano pianeta chiamato Furya (ok, lo so... ogni volta che sento il nome di questo pianeta, mi parte in testa una nota canzoncina del passato).

The Chronicle of Riddick ha la sua apertura con una caccia aperta in un pianeta ghiacciato. Lui dice di essere andato là per proteggere Kyra, uno dei due superstiti del capitolo precedente (l'altro, il predicatore islamico, preferisce mettere una taglia sulla testa del suo salvatore - per chiedergli aiuto? - piuttosto che mandargli un messaggio, va be'), che poi è bravissima da sola a mettersi nei guai, prima arruolandosi nei cacciatori di taglie, poi facendosi incarcerare a Crematoria, che come clima non fa invidia al nostro Mercurio.
Va be', lasciamo perdere questi dettagli stonati nella trama e focalizziamo sui Necromonghi, un popolo guerriero che ambisce a raggiungere ciò che c'è dopo la morte. A tale scopo attraversano l'intera galassia distruggendo pianeti e soggiogando popoli (strano modo per vedere cosa c'è dopo la morte... o meglio, molto comodo sperimentare su popoli diverso dal tuo!). Tra i popoli devastati c'è pure quello di Riddick - ricordate Furya? - di cui lui è l'unico superstite, e su cui pende pure una profezia, che da solo avrebbe distrutto l'impero Necromongo.

Va be' e due, lasciamo perdere anche queste cose, che mi ricordano le scaramucce tra Sparta e Tebe, senza scomodare, ovviamente questo film.
La parte più bella del film, è proprio quella meno importante per lo scontro tra i Necromonghi - che nel frattempo si sono recati su Helios I - e Riddick - che guarda caso è stato portato su Helio I pure lui, dai cacciatori di taglie. La parte più bella è su Crematoria. C'è azione, pathos, un po' di sana e umana ambizione, nonché la vecchia e sana attrazione per il vil denaro. I carcerati sembrano la brutta copia di quelli presenti sul carcere militare che Alien 3 ci mostrò - non un capolavoro di film, ma comunque ben recitato. Qui è sempre Riddick che si muove come padrone di casa, e c'è Kyra che - pur essendo in un carcere davvero privo di risorse - sembra armata più di un ninja.  

Va be' e tre, ma come ho detto, questa è la parte più bella del film, perché quando si torna su Helios I ci ritroviamo di fronte allo scontro finale tra Riddick e il super cattivo, ma non troppo intelligente, Lord Marshal. Difatti pare che le sue particolari caratteristiche non spaventino quasi nessuno, e che di complotti alle sue spalle ce ne siano più di quanti abbiano fatto scandalo durante l'epoca imperiale di Roma.

Va be' e quattro. Nonostante tutto... il film mi è sempre e inspiegabilmente piaciuto. Forse è la computer grafica, le ambientazioni, e quel pelatone tutto muscoli e sguardo intelligente di Vin Diesel che mi ispira tanta simpatia, che mi porta a salvare questa pellicola, chissà!



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venerdì 14 febbraio 2014

Alien VS Predator

Glauco Silvestri
Alien Vs Predator non è sicuramente un film la cui trama rimarrà nella storia. I vuoti sono colossali, e soprattutto, i dialoghi rasentano - a volte - l'assurdo. Però è un film divertente, da vedere senza porsi troppi perché o per-come. Va visto per ciò che vuole offrire, ovvero azione e divertimento, con un briciolo di terrore, e funziona egregiamente.

Ma andiamo per gradi e vediamo la trama. Siamo ai giorni nostri. Il satellite di una grossa multinazionale rileva in l'Antartide una strana forma di calore. Essa è apparsa all'improvviso (è il 10 ottobre 2004) ed è situata 600 metri sotto i ghiacci. Strumenti più sofisticati rivelano una piramide nascosta. Essa raccoglie caratteristiche provenienti dalle piramidi cambogiane, da quelle azteche, e persino da quelle egizie. Incuriosito, il proprietario della multinazionale organizza una spedizione. Il gruppo, costituito da una guida esperta, da un archeologo di fama mondiale, di scienziati vari, e di una equipe per l'escavazione, parte alla volta di quel punto misterioso tra i ghiacci... ma quando arriva lì ci trova addirittura un tunnel già scavato.
Per nulla insospettiti - oppure accecati dal desiderio di fare una scoperta unica nel suo genere - il gruppo decide di scendere, e di entrare nella piramide.
Ciò attiva la trappola. Gli uomini sono difatti stati attirati nella piramide per fungere da incubatrici per aliens. Tre Predator, infatti, attendono in silenzio che la trappola scatti. Loro vogliono sfidare gli alien, sconfiggerli, e dimostrare la loro abilità di predatori...

Come ho detto, il film cade in molte leggerezze che potrebbero far storcere il naso. Non si può non sorridere quando Raul Bova annuncia che la piramide, che raccoglie segni di tre culture molto differenti e lontane tra loro, sia stata realizzata da una civiltà anteriore ad esse (molto più comprensibile sarebbe se tale piramide fosse stata creata da una civiltà successiva, influenzata dalle tre già citate), così come non si può non sorridere quando lo stesso Bova - alla domanda "quale civiltà?" - dichiari con incredibile illuminazione "La prima civiltà" come fosse una grande rivelazione, ma allo stesso tempo non dicendo proprio nulla... odio... E poi si va peggiorando... non voglio annoiarvi con dettagli del tutto insignificanti ma, tra le tante c'è la serratura azteca basata sul calendario gregoriano - anno mese giorno - che davvero fa scoppiare una risata incontrollata. Ci sono inoltre i soliti tranelli alla Indiana Jones, eccetera eccetera... insomma, va visto - so che odiate questa espressione - a cervello spento.
Si tratta però di un film divertente, che dà ciò che promette. E' divertente, pieno d'azione e di scene ad effetto. Non spaventa. No... non è come Alien. Però è comunque apprezzabile e davvero godibile - con le dovute premesse, ovviamente.
Insomma, se cercate un po' di svago con una ambientazione avventur-fantascientifica, prendetelo.



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giovedì 13 febbraio 2014

Platoon

Glauco Silvestri
Stavo guardando il film, la scena in cui Chris viene messo a svuotare le latrine, che dagli altoparlanti del campo arriva un "Buooongiorno Vieeeetnam"! Come potrete indovinare ho subito pensato a quest'altro film, che affronta lo stesso tema, ma in modo più scanzonato e divertente.

Platoon ha però poco di divertente. Il personaggio principale è Chris, un volontario che decide di andare in guerra perché trovava ingiusto che solo le minoranze etniche e i poveri dovessero rischiare la vita per la patria. Capita in un plotone che ormai ha perso tutta la sua umanità. I nuovi arrivati sono carne morta. Nessuno rivolge loro la parola, o insegna qualcosa, se non dimostrano di potersela cavare da soli per sopravvivere. Il plotone è comandato da un tenente privo di carattere, e così il pugno di uomini è guidato da due sergenti. Elias è più umano, ancora capace di distinguere tra le atrocità di guerra e le atrocità fini a sé stesse. Barnes non è più in grado di fare questa distinzione, ed è disposto a tutto pur di sconfiggere il nemico. Gli uomini del plotone sono così schierati in due fazioni, ognuna appoggia il proprio sergente, e nel marasma generale della guerra, una guerra più piccola, ma altrettanto sanguinaria, devasta i soldati americani fino a renderli veri e propri assassini.

Non andrò oltre a descrivere la trama di questo film, che merita di essere assaporata scena dopo scena, colpo-di-scena dopo colpo-di-scena. Se la vicenda tra i due sergenti può travolgere gli animi, è invece il carattere di Chris al centro dell'attenzione. Da ragazzo per bene proveniente dall'ambiente benestante americano, si trasforma lentamente in qualcosa che neppure lui avrebbe mai potuto immaginare. I suoi nuovi compagni, la figura carica di giustizia di Elias, la spietatezza di Barnes, cambiano ogni sua convinzione e preconcetto. Diventa parte del plotone, diventa macchina da guerra, diventa assassino.

E' un film molto intenso, difficile da digerire. Le sue inquadrature sempre in penombra, ove solo il bianco degl'occhi si mostra alla telecamera, e i vietcong appaiono come ombre che si muovono nel buio, attanaglia profondamente anche lo stato d'animo più scettico. E' un film dedicato agli eroi mortali. E' un film dove non sempre vince la giustizia, è un film schietto che non dà vie di scampo.
Davvero molto potente, intenso. Da vedere.


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mercoledì 12 febbraio 2014

Full Metal Jacket

Glauco Silvestri
Ma lo sapete che fino a ieri sera non avevo mai connesso il volto di "Palla di Lardo" con Vincent d'Onofrio? Quest'ultimo è un attore davvero capace, capace di interpretare personaggi border line, come per l'appunto "Palla di Lardo", e come anche Edgar il contadino di cui l'alieno si impossessa in Men in Black, o ancora il barista de Il Tredicesimo Piano, ma che tutti conoscerete per la sua figura di Detective fuori dalle righe in Criminal Intent.

Ma è di Full Metal Jacket che voglio parlare. Film considerato come uno dei migliori film di guerra mai realizzato, con regia di Kubrick e il feroce sergente Hartman che credo sia rimasto ben impresso nella mente di tutti quanti abbiano visto il film, e che secondo me lotta a pari-merito solo con un altro sergente dei Marines, ovvero Gunny, alias Clint Eastwood.
La storia, come molte che raccontano le vicende del Vietnam, è quella di un gruppo di Marines addestrati appositamente per la guerra. Metà della pellicola ci mostra un allenamento durissimo, ove ragazzi come "Cowboy" e "Jocker" formano il proprio carattere, e altri come "Palla di Lardo" perdono la ragione. Caratteri giovani che, dopo essere stati messi alla prova negli addestramenti, si trovano poi a dover fare i conti con i proiettili veri, e la guerra spietata che avrà come palcoscenico la cittadina di Hue. Non ci sono né vinti, né vincitori in questa guerra. Solo morte, sofferenza, paura... e sesso a pagamento.
A narrare la vicenda è la penna del soldato Jocker, lo seguiamo passo dopo passo nella sua 'carriera' di giornalista di guerra, e tremiamo assieme a lui quando, a pochi metri da un cecchino, il suo M16 si inceppa e lo lascia allo scoperto di fronte al nemico.

Un film potente, intenso, che afferra l'intestino e non lo molla più fino al famoso canto disneyano dei soldati, mentre lasciano Hue in fiamme. Non c'è molto da aggiungere su regia e interpretazioni. E' tutto perfetto. Lo consiglio caldamente.


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martedì 11 febbraio 2014

Body Worlds

Glauco Silvestri
Nonostante il processo di Plastinazione riduca in maniera drastica l'impatto visivo, il Body Worlds non è sicuramente una esposizione per tutti. Chiunque sia sensibile al sangue, alle frattaglie, a tutto ciò che è presente dentro al nostro corpo, è meglio che ci pensi un paio di volte prima di pagare il biglietto all'ingresso di questa mostra.

Le opere esposte, difatti, sono veri e propri corpi umani, plastinati, e sezionati in modo tale da vedere come sono fatti all'interno. Nella mostra sono esposti i corpi sia in modo statico, così da comprendere "come siamo fatti" - ossa, organi, sistema vascolare, muscoli - sia in modo dinamico, ovvero in pose tipiche che tutti quanti noi compiamo quando giochiamo a calcio, suoniamo la chitarra, corriamo... queste ultime utili a comprendere come funziona il nostro corpo, come lavorano i tendini, i muscoli, i nostri organi.
Una visita di tre ore abbondanti, se si fa attenzione a ogni teca, a ogni filmato, a ogni dettaglio della mostra. E' possibile vedere persino gli effetti della vecchiaia, delle malattie, e degli "eccessi" come tabacco e alcool. In alcune teche, difatti, sono presenti organi compromessi da tumore, o da cirrosi, così come sono messe in mostra arterie colpite da eccessi di colesterolo e malattie del sangue.

Istruttiva, approfondita, se all'inizio può far senso vedere questi corpi dilaniati, aperti, per certi versi smembrati e addirittura sezionati, poi si viene presi dalla curiosità, dalla voglia di sapere, di conoscere come funzioniamo. Ci si rende conto di quanto il nostro corpo sia sofisticato, una macchina costruita cercando la perfezione in ogni dettaglio, e capace di cose straordinarie. Pare quasi impossibile che tutto ciò sia saltato fuori casualmente, solo tramite evoluzione e selezione naturale, tutto pare progettato per uno scopo, tutto sembra prefetto e funzionale. E' davvero incredibile, e sbalorditi si finisce per non voler più smettere, per voler vedere ancora e ancora di più.

La visita è stata davvero piacevole, non troppo affollata visto il giorno feriale, ma frequentata da molti studenti di medicina, tutti molto interessati e attenti a ogni dettaglio. Rimane una domanda a cui rispondere: Da dove arrivano i corpi esposti?
Sono tutti donatori volontari. Il processo di Plastinazione è molto utile alla ricerca scientifica perché permette di poter studiare in modo più dettagliato parti del corpo che, per loro natura, sarebbero difficili da osservare senza danneggiarle. Questo tipo di processo è stato inventato nel 1977... L’Institute for Plastination cura dal 1982 il programma di donazione dei corpi, che al momento attuale conta oltre 13000 donatori registrati. Il donatore conferma la propria adesione sottoscrivendo il modulo dell’atto di disposizione e il tesserino di donatore di corpo. La donazione all’IFP non inficia la volontà di donare i propri organi per trapianti che possano consentire la vita di altre persone ed è una manifestazione di intenti revocabile in qualunque momento.

Vi lascio, qui sotto, un video che vi introduce alla mostra.



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lunedì 10 febbraio 2014

Social Network di domani...

Glauco Silvestri
I ricercatori di Princeton hanno fatto uno studio secondo il quale Facebook dovrebbe perdere l'80% dei suoi utenti entro il 2017. Lo studio si basa - per certi versi - su un paragone comportamentale tra il famoso social network e i virus... Non voglio entrare nel dettaglio, a ogni modo sembra che già oggi sia percepita una certa stanchezza da parte dei più giovani, i quali son già molto attivi nella ricerca di alternative valide già presenti/o nascenti sul web.

Ho voluto fare una ricerca pure io... e ho scoperto alcune cose che mi hanno lasciato un po' basito. I social più giovani che oggi stanno prendendo piede vanno in direzione opposta a quelle seguite da Facebook e dal suo acerrimo nemico G+. Se questi due grandi colossi premono per avere una identità reale degli utenti, e contrastino l'anonimato con ogni mezzo possibile, i nuovi social network paiono mostrare un volto più discreto, però... io credo... ambiguo.

Ve ne elenco tre... magari qualcuno di voi già li conosce. Io li ho scoperti dopo una ricerca abbastanza approfondita. La peculiarità di questi network è che non nascono dal web classicamente detto, sono pensati per il mondo del mobile, e vivono attraverso App specifiche installate sullo smartphone.

Whisper è il primo che vi voglio segnalare. L'ho provato per una giornata. E' una sorta di mix tra Pinterest e Twitter, volgarmente parlando. Per certi versi mi ricorda una roba tutta italiana che frequentavo un decennio fa, e che si chiamava l'erba del vicino. Whisper è facile da usare. Ci si accede anonimamente. Si ha giusto un codice il cui scopo serve a recuperare i propri interventi nel network, vedere i consensi ricevuti, eventualmente comunicare in forma privata con un altro utente (anch'esso anonimo - a meno che non ci si scambi informazioni personali reali nei messaggi). In pratica si pubblica un pensiero, un sussurro. La App aggrega una immagine a quel pensiero, e la spedisce in rete. Gli altri utenti possono rispondere a essa con un altro "sussurro", oppure fare un apprezzamento con un cuoricino (l'equivalente di un mi piace) oppure inviare un messaggio privato. 
Come ho detto, ci sono stato per una giornata, ho postato tre o quattro sussurri, e son stato contattato in forma privata, ma piuttosto diretta ed esplicita, da due maschietti in cerca di compagnia... Ovviamente, il fatto che ogni sussurro sia geo-localizzato fa sì che chi tenta l'approccio sappia perfettamente che l'altro interlocutore è raggiungibile senza troppi problemi, e che non si trovi a Timbuctù!
Whisper è un social che vive in modo perfetto su smartphone, ma da web è comunque consultabile, cosa che non accade con...

Il secondo che voglio segnalare, cioè Spraffl. Si installa l'App sullo smartphone e da quel momento è possibile condividere contenuti. Non esistono amici, contatti, nulla. I contenuti sono geo-localizzati, e solo gli utenti che si trovano vicino a te possono commentarli. Non c'è un richiamo storico a tutti gli interventi passati. Vi si accede nell'anonimato, e quello che vi pubblicate sparisce col tempo. E' una sorta di "Istant Social Network". Vale solo per il momento in cui pubblicate qualcosa, e nel luogo in cui la pubblicate. Curioso, non trovate?

Il terzo è il più ambiguo. Si chiama Rumr... e sebbene non sia ancora attivo, già è estremamente contestato. Anche qui si parte da una App da installare sullo smartphone. Come Whatsapp, lui fa suoi i contatti della rubrica del telefono, e controlla se tra di essi c'è qualche contatto valido. La parola d'ordine, però, è sempre "anonimato", per cui - vi domanderete - come funziona? Ebbene, si basa sul fatto che chi riceve il messaggio non sa da chi arriva, mentre chi lo manda lo sa benissimo, visto che lo sceglie dalla propria rubrica telefonica. Tutto qui. Potete ben immaginare cosa può accadere se si da in mano uno strumento del genere al teenager sbagliato. Già oggi ci sono grossi problemi di cyber-bullismo gravissimo nei social attuali, figuratevi in uno in cui il bersagliato è pure impossibilitato di conoscere il mittente.

Ecco, signori, questo è un possibile futuro. Voi che ne pensate?

Info: qui.


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domenica 9 febbraio 2014

Piacere e Dolore

Glauco Silvestri
Uno dei vantaggi del piacere sul dolore è che al piacere puoi dire basta, al dolore non puoi.





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sabato 8 febbraio 2014

Sleep Dealer

Glauco Silvestri
Come sarà il nostro futuro. Sleep Dealer prova a raccontarcelo enfatizzando le paure del terrorismo. 
Tutto avviene nel continente americano, ove i continui attacchi terroristici convincono il governo a creare delle vere e proprie barriere con i paesi confinanti. L'uso delle armi per la difesa, e l'attacco preventivo, è diventato tanto abituale da essere proposto in show televisivi. La chiusura fisica verso l'esterno ha però portato uno sviluppo tecnologico incredibile nelle reti informatiche, tanto che ormai è possibile comunicare attraverso la rete grazie a chip impiantati nel proprio corpo, e oltre a ciò, lavorare in via remota pilotando droni che svolgono i lavori per conto nostro. Ciò rivoluziona il mondo del lavoro, niente più pericoli nei cantieri, visto che a sporcarsi le mani sono dei robot comandati a distanza - idem nel mondo militare, dove persino i soldati non corrono più rischi sul campo di battaglia, lasciando spazio a droni da combattimento.
In questo contesto, in Messico, una famiglia si trova costretta a fare la fame per colpa della società americana che gestisce le risorse idriche della zona. Memo, il figlio più giovane, sogna un futuro lontano da quella terra arida, per cui ogni giorno si mette a origliare le comunicazioni radio telefoniche provenienti dall'America, per immaginare di essere lì, e di fare una vita ben diversa da quella di suo padre. Tali intercettazioni, però, non vengono ignorate dalle autorità statunitensi. Considerate una sorta di spionaggio terroristico, un pilota di droni viene incaricato di recarsi sul luogo e abbattere la minaccia. In pochi minuti Memo vede la sua casa in fiamme, e suo padre ucciso da un missile.
Ciò lo spinge ad abbandonare la sua terra, a cercare Luz, che gli impianterà un'interfaccia neurale, e a cambiare la sua vita per sempre. L'incontro con Luz, però, lo porterà a conoscere il pilota di droni che ha ucciso suo padre. Difatti Luz è una mercante di sogni, ovvero vende i suoi ricordi online per raggranellare qualche dollaro in più... e Rudy, il pilota, scopre di aver ucciso un innocente, e decide di fare qualunque cosa per farsi perdonare.

Cosa combineranno Rudy, Memo e Luz? Questo lo scoprirete solo guardando il film. Io ho già esagerato nel raccontarvi dettagli della trama del film. Un film davvero ben fatto (e non è un caso che si sia accaparrato un paio di premi non indifferenti). Non c'è un grande carnet di personaggi, e si vede che il budget a disposizione era un briciolo sotto standard per ciò che si voleva realizzare (la grafica in CGI dei droni è da Playstation 2), ma si riesce a sorvolare in fretta da questi dettagli, anche perché essa non è poi così invasiva, e non è neppure parte determinante della storia. Come molti buoni film di fantascienza, è il rapporto personale, l'indole umana, a essere messa sotto il microscopio. In questo contesto il film riesce bene. Forse i tre personaggi avrebbero meritato una caratterizzazione più approfondita, il film è lungo ma sembra volare in un battibaleno, e una volta giunti ai titoli di coda sembra di avere avuto una conoscenza solo superficiale di Luz, Rudy e Memo. Però... intrattiene bene, e la storia non è banale. Merita!


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