venerdì 31 agosto 2018

The Post - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Devo dire che le pellicole con una base storica mi hanno sempre affascinato. Su questo blog ne ho commentate molte, e The Post non poteva certo mancare all'appello, visto che - come periodo storico - va a collocarsi temporalmente a un periodo di poco precedente a un altro bel film (n.d.r. Il duello - Frost vs Nixon) che in questo spazio ho lodato non troppo tempo fa.

Siamo nel 1971. Daniel Ellsberg, convinto che la guerra in Vietnam sia una sciagura per il proprio paese, divulga parte di un rapporto segreto di 7000 pagine in cui molti segreti di stato legati al conflitto vengono finalmente alla luce. A pubblicare questo scorcio del rapporto è il New York Times, che però viene presto zittito dalle autorità e dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. A questo punto entra in gioco il Washington Post, giornale in profonda crisi dopo la morte del suo proprietario, gestito ora dalla moglie che, poco pratica del mestiere, si è lasciata consigliare dalle persone sbagliate.
E' Ben Bradlee, il direttore della testata, a spingere affinché la libertà di informazione non sia imbavagliata dal governo, e a convincere Katharine Graham, la proprietaria, a pubblicare il rapporto. Ciò mette ovviamente in pericolo il giornale, che già versa in cattive acque, ma Editore e Direttore si pongono a muso duro di fronte alle difficoltà, svelano le manovre sottobanco del governo Nixon, le sue menzogne, e... Il resto è storia.

Il film è lento, cadenzato, riflessivo. Non c'è azione, ma molta riflessione. Spielberg, con questa pellicola, non è intenzionato ad affascinare gli spettatori, a intrattenerli, piuttosto intende lanciare un messaggio all'attuale amministrazione.
Il paragone Trump - Nixon è evidente, e non è un caso che Spielberg abbia sospeso il progetto a cui stava lavorando per girare in urgenza questo The Post e cavalcare l'onda dell'attualità. Ricordare il passato in un momento in cui media vengono screditati quotidianamente è un passo fondamentale. Spielberg vuole ricordare l'importanza di un giornalismo libero e indipendente. Tutto ciò si vede in maniera esplicita. La regia pare vivere all'interno della vicenda, è precisa, oppressa dagli spazi chiusi delle redazioni, senza vie di fuga se non nei pochi sprazzi di luce che appaiono nelle scene ambientate a casa Graham.
Buona l'interpretazione di Hanks e della Streep, anche se quest'ultima appare un po' imbolsita sotto un trucco che la invecchia a sufficienza per essere credibile nei panni di Katharine Graham. 

In definitiva: E' un buon film. Può essere inteso come una sorta di prequel de Tutti gli uomini del Presidente (n.d.r. Ambientato nel 1972) e del già citato Frost vs Nixon. Sì, i tre film stanno molto bene insieme.



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giovedì 30 agosto 2018

Che vuoi che sia - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
C'è una scena, in  Che Vuoi che Sia, che anche a distanza di tempo continua a farmi sorridere, e no... Non fa contesto con la trama del film (n.d.r. Di cui vi parlerò tra poco). La scena mostra Claudio e Anna al ristorante. Mangiano, la sala è completamente vuota, e i camerieri, tutto il personale di sala, è attento alle loro esigenze. I due ragazzi sembrano molto concentrati a studiare il menù, e a fine serata, quando escono senza pagare, stringendo mani eccetera eccetera, ecco che viene svelato l'arcano. I due ragazzi, per scroccare una cena fuori, si fingono promessi sposi in cerca di un locale dove fare il pranzo celebrativo delle nozze. Ovviamente i proprietari dei vari locali visitati offrono loro una serie di assaggi di come potrebbe essere il menù nuziale e... Tutto gratis. 
Altra scena divertente, sempre fuori contesto, se non sempre atta a indicare la povertà dei ragazzi, si svolge in una palestra. In pratica - per farla breve - Claudio e alcuni suoi amici, invece che iscriversi a una palestra, passano da una all'altra facendo la settimana di prova gratuita in ognuna di esse... Mica male, no?

Ma tornando a bomba, Claudio e Anna hanno un progetto di vita assieme. Matrimonio, figli, una bella casa... Tutti quanti sognano un futuro di questo tipo, giusto? Solo che le loro finanze sono ridotte al minimo e, senza di esse, i progetti di vita finiscono per schiantarsi nel vuoto. L'unica speranza è una piattaforma web ideata da Claudio, proposta in rete in crowdfunding, ma che non riesce a ottenere il capitale iniziale per poter partire veramente.
La disperazione è tanta, e una sera, durante una festa, Claudio finisce per ubriacarsi e lanciare un folle messaggio al 'popolo del web'. Si propone di produrre un video hard con Anna, e di metterlo online, se solo riesce a ottenere una cifra spropositata, sempre in crowdfunding. La cosa folle è che l'appello di Claudio viene accolto. La cifra viene raggiunta, e superata, fino a toccare i 250000 euro. 
Con quel denaro Anna e Claudio potrebbero sistemarsi e realizzare i propri sogni, ma è evidente che - da sobri - l'idea non è più così esaltante come lo era da ubriachi. E' un problema di dignità, di pudore, di morale... Ma 250000 euro... E mentre lo zio Franco si propone di fare il regista del film, ovviamente i genitori - e la zia - contrastano l'idea. 

I ragionamenti si sviluppano in una animata analisi del mondo d'oggi, dove tutto è in vendita, comprese le persone, e l'unico impedimento è legato semplicemente al prezzo che uno è disposto a pagare per ottenere qualcosa, e a quanto uno è disposto a prendere per fare quel qualcosa. Un'esame leggero e allo stesso intenso e profondo. Si ride del dramma, e si affronta questa commedia agrodolce, ove morale, disperazione, pudore, e la dignità (n.d.r. Queste parole vengono ripetute spesso nel film, e io stesso le ripeto più volte in questo post).
Bravi gli interpreti, specie Edoardo Leo nei panni di Claudio, che viene candidato al Globo d'Oro per la migliore commedia nel 2017. Ma tutti gli interpreti, dal sempre perfetto Papaleo (n.d.r. Nei panni dello zio), Marina Massironi, e Anna Foglietta (n.d.r. Nei panni di Anna), che già l'abbiamo vista in Noi e la Giulia e in Perfetti Sconosciuti.

Una commedia interessante, ed è bello scoprire sempre più commedie di questo livello, perché dimostrano che il cinema italiano è ancora in grado di produrre ottimi film, di non vivere e di stare in piedi sulle proprie gambe nonostante quello che si dica, e i troppi cinepanettoni.



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mercoledì 29 agosto 2018

Dal Lago Cavone al lago Scafaiolo

Glauco Silvestri
Comincia la rassegna fotografica dell'estate. Il primo 'breve' reportage è dedicato a una escursione che io e la mia morosa abbiamo fatto sugli appennini modenesi. Si tratta di un piccolo tratto dell'Alta via dei Parchi... Una bella sgambata in mezzo alla natura - come cita anche il titolo di questo post - dal lago Cavone al lago Scafaiolo, 370 metri di dislivello circa, sole cocente, quota massima raggiunta 1785 metri (n.d.r. al rifugio Duca d'Abruzzo). 


Il Lago Cavone è un piccolo laghetto artificiale usato per il ripopolamento dei corsi d'acqua locali. Nel periodo in cui lo abbiamo visitato era pieno di girini, talmente tanti che, volendo, li si poteva raccogliere tranquillamente dall'acqua a mani nude.

Girini

Il lago è circondato da una natura davvero affascinante. L'affluente che alimenta il laghetto arriva silenzioso dal bosco, un bosco dove gli alberi paiono osservarti con occhi indagatori incisi sulle loro cortecce.

Torrente

Occhio

Tutti in fila

Lago Cavone

C'è una bella area dedicata a chi ama fare picnic, ma a dominare l'ambiente sono le farfalle.

Momenti bucolici

Ma la nostra meta non era certo il Lago Cavone, così, dopo aver indossato gli zaini e imbracciato i nostri bastoncini da trekking, ecco che ci siamo avviati verso la cima in cui si nasconde lo Scafaiolo. C'è voluto davvero poco affinché il paesaggio mutasse radicalmente. I boschi sono scomparsi quasi subito per dare spazio a erba, licheni, e rocce. Solo qualche raro arbusto ha dimostrato coraggio per crescere sopra i quindici centimetri dal terreno.
Verso lo Scafaiolo

Temete l'alpe

The Route

Le vette

Il lago si rivela solo dopo l'ultimo sforzo, quando ormai si è giunti al rifugio Duca d'Abruzzo, e si getta lo sguardo verso il basso... Lui è sei metri più sotto, brilla alla luce del sole, ed è agitato da una debole brezza che soffia tra le cime che lo circondano.

Rifugio Duca d'Abruzzo

The Dog

Lago Scafaiolo

Blu

Un luogo incontaminato e, quasi magico... Quasi, perché poco dopo il nostro arrivo, è arrivato un gruppo di ragazzi che subito hanno cercato refrigerio tra le acque del lago.

Bagnetto?

Noi abbiamo colto l'attimo per rilassarci un pochino bevendo qualcosa di caldo al rifugio, e poi, essendo ormai giunta l'ora di rientrare, abbiamo raccolto le nostre cose e - a malincuore - abbiamo seguito a ritroso i nostri passi...

Se vuoi vedere altre foto della nostra escursione, puoi cliccare qui, sul mio album Flickr dedicato.






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martedì 28 agosto 2018

In quanto donna?

Glauco Silvestri
La sua sicurezza mi spaventava. Diceva che in quanto donna era mio dovere andare a studiare matematica a Cambridge. In quanto donna?


Miele (Ian McEwan)


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domenica 26 agosto 2018

Il Cigno Nero - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Che bel gioiellino Il Cigno Nero. Un film che si fa apprezzare, o non apprezzare, per la sua estrema drammaticità, per il suo combattimento interiore, per la profondità psicologica che, se non ci si lascia trascinare nella follia della narrazione, rischia di non essere capita. La Portman è perfetta nel ruolo di Nina. Ballerina ambiziosa, giovane, bella, a caccia del doppio ruolo che tutti sognano ne Il Lago dei Cigni. Lei vuole interpretare il Cigno Bianco, delicato e innocente, e il Cigno Nero, malvagio e seducente. Questo ruolo la farebbe diventare una star, la regina del ballo, ma... Come si dice sempre: bisogna stare attenti a ciò che si desidera perché, potrebbe avverarsi!
Nina ottiene il ruolo, e dopo l'attimo di gioia iniziale, ecco che i timori la aggrediscono con tutte le loro forze. Teme di non essere in grado di rappresentare il Cigno Nero, di perdere consensi, di cadere in disgrazia. E se esternamente è acclamata e apprezzata da tutti, nella sua mente ha luogo una lotta estenuante che perde razionalità di pari passo con il suo avanzare nella carriera. Fantasie, incubi, gelosie... Lo scontro è inevitabile con l'arrivo di Lily, una nuova, giovane, conturbante ballerina. Lei, bravissima, diventerà la sua maggiore rivale, alimenterà le paranoie della star, le sue fantasie, le sue allucinazioni. Tutto condurrà a un drammatico epilogo che... Ovviamente non vi svelo.

Film meraviglioso, intenso, drammaticamente fantastico. Il conflitto psicologico si incrocia alla perfezione con le rivalità del mondo reale, e si mescola sublime con la narrazione dell'opera di Tchaikovsky. La regia e la fotografia sono sublimi, il racconto è intenso, con un ritmo che incalza e mette in ansia. Bravissima anche Mila Kunis, nei panni di Lily, probabilmente uno dei ruoli più importanti nella sua carriera cinematografica.

E' davvero un gioiello. Ve lo consiglio.



Nina è un'ambiziosa giovane ballerina di New York, a caccia del doppio ruolo che tutti sognano: il Cigno Bianco, delicato e innocente, e il Cigno Nero, che emana una malvagità seducente, nel classico Il Lago dei Cigni, in grado di trasformare una sconosciuta in una star. Nina riesce ad ottienere il ruolo, ma non è sicura di poter incarnare la parte oscura della regina dei cigni. Mentre raggiunge nuove vette con il suo corpo, gli incubi, le fantasie e le gelosie che nasconde iniziano a farsi strada in maniera profonda, causando uno scontro pericoloso con una provocante nuova arrivata, Lily, che rappresenta la sua maggiore rivale. Nina in breve tempo si cala fin troppo bene nel ruolo del malvagio e mortale Cigno nero...


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sabato 25 agosto 2018

Mission to Mars - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
No, Mission to Mars non è uno dei film di fantascienza che preferisco, ma ha alcuni elementi interessanti perché si appoggia a vecchie teorie e ci fantastica sopra.
Lo sappiamo tutti, per molto tempo si è ipotizzato che Marte avesse ospitato vita intelligente. Per qualche tempo si è persino ipotizzato che potesse ospitare vita intelligente. Difatti, ancora oggi le nostre sonde sulla superficie di Marte cercano testimonianze di una qualunque forma di vita sulla superficie del pianeta.
Il fatto ha origini molto lontane, sin dalla sua scoperta, sin dalle prime osservazioni della sua superficie, che pareva striata, solcata da canali che parevano essere artificiali. E poi c'era - c'è ancora - il volto 'scolpito' su un altipiano nella regione di Cydonia. Oggi sappiamo che sono solo un gioco di luci e ombre ma...

Rimaniamo focalizzati su questa figura scolpita sulla superficie del pianeta. Siamo nel 2020, e finalmente l'uomo raggiunge la superficie marziana. E' la missione Marte 1. Gli astronauti scoprono una strana struttura cristallina nella regione di Cydonia. Inviano qualche campione alla stazione spaziale in orbita attorno alla Terra e, all'improvviso, ecco comparire uno strano segnale proveniente proprio da quell'area. Nel tentativo di scoprirne l'origine, l'equipaggio decide di puntare un radar verso la montagna e... Vengono travolti da una tempesta violentissima. Sopravvive un solo astronauta, che chiede aiuto e si chiude nel suo insediamento in attesa di risposta.
I tempi sono lunghi per il salvataggio ma ecco che arriva la seconda squadra, la missione Marte 2, che raggiunge il suolo marziano non senza inconvenienti. Diciamo che la missione di salvataggio diventa la missione da salvare, visto che sarà l'insediamento di Marte 1 a offrire loro riparo.
Bloccati sul suolo del pianeta, gli astronauti di Marte 2, assieme al superstite di Marte 1, decidono di investigare ulteriormente sul segnale che ricevono dalla montagna. Non vi svelerò troppo, ma alla fine troveranno la chiave su come decodificarlo, comprenderlo, e...

Be', questo film è una sorta di brutto anatroccolo della fantascienza. E' ben fatto, per l'amor di Dio, e gli effetti speciali sono davvero di ottima qualità. La regia è di Brian de Palma, che non è proprio un regista di primo pelo. Ma ci sono troppi cliché, e probabilmente questo tipo di vicenda è arrivato fuori tempo massimo. E' un film degli anni 2000, e nessuno si è lasciato illudere da quanto viene raccontato nel film, perché Marte non è più il pianeta misterioso che si osservava con curiosità negli anni sessanta. Non c'è nulla di originale, e sin dalle prime scene si sa già dove andrà a parare l'intera pellicola. Film di questo tipo non funzionano più. Manca l'effetto wow! Manca la tensione, la capacità di coinvolgere, manca tutto ciò che oggi il pubblico cerca in un film. 
Però... Caspita! Gli effetti speciali sono davvero ben fatti. Da questo punto di vista è un capolavoro.


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venerdì 24 agosto 2018

Blade Runner 2049 - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
E' accaduto l'anno scorso... E ancora non mi raccapezzo. 
Hanno fatto un sequel di Blade Runner. Era tanto che ci provavano, e io speravo che non riuscissero mai in questo esperimento. I sequel sono una cosa pericolosa, spesso non sono all'altezza dell'originale, spesso confondono le idee, e a volte mettono persino in cattiva luce il film in origine. Di rado i sequel mantengono il livello dell'originale, e ancora più di rado ne riescono a proseguire la filosofia originale.

Con Blade Runner 2049, Denis Villeneuve è riuscito a costruire qualcosa di interessante, capace di catturare l'attenzione, ma che necessita di 'spiegazioni' per essere compreso a pieno. Già! Perché tra il film originale e questo ci sono degli eventi che Blade Runner 2049 cita e che mantiene come contesto di partenza, e questi eventi sono narrati in tre cortometraggi (n.d.r. Questo, questo e questo) ambientati nel 2022, nel 2036, e nel 2048. Il film - come descritto nel titolo - è ambientato nel 2049.

C'è stato un cataclisma che ha cancellato tutta la memoria informatica del pianeta. Ricostruire un archivio è difficile, e ci sono molte lacune nei registri storici e nei vari archivi che si sono salvati al cataclisma. Esistono ancora i Blade Runner, e l'agente K è uno dei migliori. Durante le sue ricerche scopre qualcosa di inimmaginabile... I replicanti possono riprodursi, e... Stanno nascondendo il primogenito, il primo di una nuova 'specie'. Ovviamente di tutto ciò non fa parola con nessuno. Prima vuole confrontarsi con colui che ha fatto scuola, Rick Deckard, il quale però - dopo aver abbandonato il servizio - ha lasciato Los Angeles e nessuno sa più che fine abbia fatto. La sua è una ricerca ardua, che lo porta a generare sospetti nei suoi superiori, e lo trasforma in un braccato, come i replicanti stessi, ma lui deve scoprire la verità, anche perché... Perché crede di essere lui il figlio di Rachel!

Trama che non sconvolge, ce lo si aspettava che un seguito giocasse la carta della fertilità. Era l'ultima cosa che mancava ai Nexus 6 per diventare 'umani', oltre ad avere una vita lunga quanto quella degli umani. La narrazione è lenta, senza troppe sorprese, e molto allungata. Ottima la fotografia, buona la regia e la colonna sonora. Il film è a livello visivo paragonabile all'originale, e non delude. E' un bel film, ma non è uno di quei film che stupisce. E' ciò che ci si aspetta. Un compito ben fatto, privo di sorprese, che guida lo spettatore verso ciò che tutti si aspettano.
Scott, che è produttore della pellicola, commenta i pochi incassi dando la colpa alla sua eccessiva lunghezza, e forse è vero. Altra pecca è il finale aperto, che presagisce l'arrivo di un terzo film, sempre che qualcuno sia intenzionato a finanziarlo.

Non so... Sinceramente avrei preferito non venisse fatto, e sinceramente non ho mai apprezzato tutta la diatriba che ha portato a sette versioni diverse della pellicola originale. 
Blade Runner sembra essere diventato il gioiello conteso tra bambini dispettosi. 
Ma Blade Runner 2049 c'è, forse è arrivato un po' troppo tardi, ma non è un brutto film, tutt'altro. Solo che non sta in piedi da solo. Ha bisogno di fondamenta solide (n.d.r. Blade Runner), e di un aiutino (n.d.r. I tre corti) per avere senso, e la cosa non mi convince per nulla.

Ve lo consiglio? Perché no! Ma prima riguardatevi l'originale, e i corti, altrimenti avrete lacune che non saranno colmate, e ne uscirete insoddisfatti. 



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giovedì 23 agosto 2018

Blade Runner - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Oggi ho voglia di parlare di un grande classico, un intramontabile della fantascienza, un vero e proprio simbolo per tutti coloro che amano immaginare come potrebbe essere il futuro, ovvero... Blade Runner.

Classe 1982, idea basata liberamente su un racconto di Philip K. Dick, regia di Ridley Scott, con un immenso Harrison Ford nei panni di Rick Deckard, il cacciatore di androidi, e un altrettanto immenso Rutger Hauer nei panni di Roy Batty, il replicante a capo dei Nexus 6 fuggitivi.

Los Angeles. Siamo in un ventunesimo secolo molto differente da quello in cui viviamo. Del resto nel 1982 si immaginava ancora che l'uomo avrebbe conquistato lo spazio, e avrebbe anche combattuto nello spazio, magari per mano di androidi, macchine metà uomo e metà robot capaci di resistere meglio alle condizioni estreme che lo spazio offre. Androidi che avrebbero potuto servire anche sulla Terra, androidi autocoscienti, e con i propri ricordi, con una propria 'simulazione' di infanzia, di gioia infantile, iniettata nella sua memoria in fase di realizzazione. Già! Macchine che somigliano agli uomini, e che differiscono da essi solo perché non possono riprodursi, hanno una vita limitata - imposta artificialmente - e... Sono molto più forti.
Sulla Terra gli androidi sono usati quasi come schiavi, ma i Nexus 6 sono una serie avanzata, capace di ragionamenti complessi, di provare sentimenti, e - soprattutto - che non si fa mettere i piedi in testa. I Nexus vogliono vivere liberi, ma gli umani non vogliono concedere loro questo privilegio. E' per questo che il modello è stato ritirato dal mercato, e che i pochi superstiti, sono in fuga, perseguitati da un dipartimento di polizia. E' questo ciò che fa Rick Deckard, ed è anche molto bravo nel suo lavoro. Rick scopre che un piccolo gruppo di Nexus ha in mente qualcosa di fuori dal comune. Non sono in fuga come tutti gli altri, nascosti nei peggiori angoli del pianeta sperando di non essere scovati, no... Stanno cercando di entrare nei laboratori della Tyrell Corporation per contattare il proprio creatore, e far togliere il limite di vita dei loro corpi (n.d.r. 4 Anni).

Storia appassionante, ben interpretata, con una fotografia meravigliosa, musiche perfette, regia eccezionale, pluripremiata, superapprezzata, e se pensate che tutto ciò è stato realizzato senza CGI... be' wow!

Io sono affezionato alla versione che uscì al cinema dalle nostre parti, che è la 4 versione del film - nota come International Cut - ma esistono ben 7 versioni differenti di questa pellicola per via... Per via di controversie tra produttore, regia, le esigenze televisive (n.d.r. Fu fatta una versione più breve e tagliata ad hoc per il piccolo schermo), e ovviamente le differenti legislazioni cinematografiche (n.d.r. la versione International Cut contiene delle scene molto violente non presenti nelle precedenti versioni proiettate negli Stati Uniti). Ovviamente la Director's Cut, e la Final Cut, sono le due varianti fedeli a quanto aveva immaginato Ridley Scott sin dall'inizio. Tra le differenze più sostanziali ci sono la mancanza della voce fuoricampo, e la mancanza del lieto fine con la fuga di Rick e Rachel, nonché gli elementi per alimentare il sospetto che anche Rick sia un replicante.

Che altro dire? Un must have in ogni collezione sci-fi degna di questo nome.


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mercoledì 22 agosto 2018

Colossal - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ho scoperto Colossal quasi per caso, dev'essermi sfuggito quando è uscito nelle sale, o forse è uno di quei titoli che ho tralasciato perché... Ah, ecco, leggo su wikipedia che è stato proposto direttamente su Netflix, l'arcano si spiega!

Di sicuro non è un disaster movie, o un monster movie, e no, non strizza l'occhio a Pacific Rim, anche se nel film compaiono robot e Kaijū. E' inquadrabile più che altro nella commedia, una commedia che strizza l'occhio alla fantascienza, e che riesce a rimescolare tematiche ormai abusate in modo molto originale.

Personaggio principale è Gloria, una donna dedita all'alcool, che ha perso il lavoro da più di un anno e che vive sulle spalle del proprio uomo, a New York, prendendolo pure in giro. Quest'ultimo non è certo l'ultimo degli allocchi, per cui - a un certo punto - decide di darci un taglio e la lascia, la butta fuori di casa, e le augura buona fortuna. A Gloria non rimane che tornare nel paese natale, nella casa dei suoi, ormai abbandonata da anni, per raccogliere i propri pezzi e cercare di rimettersi in sesto. Qui incontra anche un suo vecchio compagno di scuola, Oscar, ragazzo gentile e premuroso, che lo aiuta a rimettersi a posto, sia offrendole un lavoro nel proprio bar, sia regalandole qualche vecchio mobile con cui arredare la vecchia casa in cui vive.
Insomma... Gloria sembra aver trovato una seconda vita, con nuovi amici e un lavoro. Ma poi accade qualcosa. Passando davanti a un parchetto vicino a casa viene investita da vecchi ricordi, ricordi sopiti nel profondo della sua memoria, e ancora molto confusi. Cammina confusa tra i giochi del parchetto fino a che non si decide a tornare a casa, per riposare, e prepararsi alla successiva giornata di lavoro. Solo la sera scopre che mentre lei girovagava per il parco, a Seoul, un enorme Kaijū è comparso dal nulla per fare danni. Guardando le immagini al telegiornale, dopo un attimo di terrore, Gloria si accorge che gli atteggiamenti del mostro, più che violenti, paiono confusi, e che le sue movenze sembrano identiche a quelle che lei ha avuto mentre vagava nel parco.

Il legame tra Gloria e il Kaijū si spiega lentamente, un indizio alla volta, ma non è sufficiente a chiarirvi quanto il film possa affascinare... Perché, senza svelare troppo, gelosie, vecchi amori, e rancori provenienti da un passato remoto, diventano improvvisamente una minaccia globale e solo Gloria, imprigionata da questo destino, può contrastarla. E' un film divertente, drammatico, affascinante.
E' vero che i personaggi sono un po' superficiali, molto stereotipati, e poco profondi, ma è anche vero che la pellicola è probabilmente rivolta ai giovaniadulti, e non pretende risvolti sofisticati, vuole solo divertire e affascinare. In tutto ciò il film funziona bene e regala una bella serata di spensieratezza. No... Non è un capolavoro memorabile, ma si guarda volentieri.



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martedì 21 agosto 2018

Nostro padre aveva una sommessa e ragionevole fede in Dio

Glauco Silvestri
Nostro padre aveva una sommessa e ragionevole fede in Dio che con le nostre vite interferiva poco ed era giusto quanto bastava a fargli scalare agevolmente la gerarchia ecclesiastica e a sistemare noi in una confortevole casa in stile Queen Anne.

Miele (Ian McEwan)


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domenica 19 agosto 2018

Crisi in sei Scene - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
Crisi in sei Scene è... Come i Cipster, o forse come i Fonzies, o ancora come le Pringles, un episodio tira l'altro!
Io e la mia morosa, incuriositi, abbiamo avviato la visione del primo episodio di questa serie mentre eravamo a cena, così, per curiosità. E li abbiamo visti tutti e sei, senza interruzioni, perché... Perché la serie è così ben costruita da tenere alta la curiosità dello spettatore, da divertirlo, da proporgli qualcosa di nuovo, quando forse poi non è un qualcosa di nuovo.

Già! Crisi in sei Scene mi ricorda un'altra pellicola di Woody Allen, ovvero Misterioso omicidio a Manhattan. La trama è differente, ovvio, ma... le analogie sono tante.
In questa breve serie abbiamo una coppia sposata, Sidney e Kay Munsinger. Lui - Sidney - è uno scrittore sconosciuto, che tira avanti scrivendo spot pubblicitari, tentando di lanciare una serie televisiva, vendendo poche copie dei suoi libri che non piacciono mica poi tanto ai lettori. Lei è una analista di coppia, cerca di rimettere in sesto i matrimoni in crisi. Sono una coppia anziana, e siamo nel pieno degli anni sessanta, con tutte le sue contraddizioni.
La coppia vive nell'agio. Lei lavora in casa, gestisce un club di lettura, frequenta la gente bene di New York. Lui scrive, ha paura di tutto, passa molto tempo con il suo agente... Il classico personaggio vestito alla perfezione da Woody Allen.
La coppia ha anche favorito l'incontro di due ragazzi, Allen e Ellie che una volta innamoratisi, stanno progettando il proprio matrimonio. Ellie lavora in una galleria d'arte moderna. Allen è figlio di un banchiere e sta per intraprendere la stessa carriera del padre. Allen è temporaneamente ospitato da Sidney e Kay fintanto che la coppia non convoli a nozze. E fin qui tutto bene... Ma una notte irrompe in casa Munsinger una ragazza, Lennie - interpretata da Miley Cyrus - inseguita dalla polizia perché fuggita dal penitenziario locale. Lei è una attivista. Protesta contro il governo, contro la guerra in Vietnam, contro il Capitalismo. Nella fuga ha sparato a un poliziotto e ora è ricercata dalle forze dell'ordine.
Lennie viene ospitata dai Munsinger perché la sua famiglia aiutò Kay quando era giovane... E ovviamente questo non va giù a Sidney, che comunque accetta suo malgrado la scelta della moglie. Da qui si scatena una serie di eventi che cattura, affascina, diverte... 

Crisi in Sei Scene è una classica commedia alla 'Woody Allen' dove i doppisensi, i dialoghi serrati, le situazioni surreali, vanno a incrociarsi e a contaminarsi vicendevolmente. La regia è semplice. La ricostruzione storica è pressoché perfetta. Le interpretazioni sono davvero ottime. Tutto gira come una ruota ben oliata e... L'ho già detto, questa serie televisiva incolla allo schermo come non mi capitava da tempo.

Ve la consiglio!


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sabato 18 agosto 2018

La mafia uccide solo d'estate - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri
E' parecchio tempo che non guardo più la televisone vera e propria. Troppi spot, contenuti interessanti da cercare col lanternino, troppi spot, e orari di programmazione insopportabili per dare spazio a robe di intrattenimento che faticano a separarsi dai format anni settanta/ottanta, e che sinceramente, stimolano i miei sbadigli in modo esagerato.

Va be', forse sono una mosca bianca tra quelli della mia età, forse... A ogni modo non è che sia un talebano della televisione. Lo avrete capito, no? Amo il cinema, i film, e anche le 'buone serie televisive'. E ormai sono legato a doppio filo con l'abbonamento Prime di Amazon, sottoscritto in origine per non pagare le spedizioni, ma che oggi mi da tante soddisfazioni in più, al punto che a volte mi dimentico persino della mia collezione di film, quella che sto cercando di recensire qui, su questo blog, mano a mano che mi riguardo tutti i titoli che ho collezionato negl'anni.

Tornando a bomba, in passato vi ho parlato del film La mafia uccide solo d'estate; immagino che lo conosciate tutti. E immagino anche che conosciate la serie televisiva omonima, che fu data in televisione qualche tempo fa, ma che non avevo mai visto se non fino a oggi.

Già! Finalmente sono riuscito a vedere la prima stagione di questa bellissima serie. La voce narrante di Pif è sicuramente un must che rende tutto molto piacevole. La storia è quella di una Palermo immersa nel 1979, quando l'esistenza della Mafia era negata da molti, sofferta da tanti, affrontata da pochi.
Una storia cupa del nostro paese, una battaglia ancora in corso, e devo dire che non so proprio se si stia andando verso la vittoria, verso la sconfitta, o se sia uno stallo eterno tra due forze che a volte sono contrapposte, a volte colluse, a volte semplici conoscenti.
Pif ci racconta tutto ciò con gli occhi dei Giammarresi, una famiglia palermitana qualunque. Il padre - Lorenzo - è impiegato all'anagrafe. La moglie Pia è una insegnante precaria. I due figli, la poco sveglia Angela, e il troppo sveglio Salvatore, vanno a scuola. Per caso, ma neppure troppo visto dove vivono, i membri di questa famiglia si trovano coinvolti loro malgrado in ciò che accade in città. E' per questo che Pia non riesce a trovare una cattedra nonostante abbia i requisiti, è per questo che Lorenzo non riesce ad avere un mutuo per comprare una casa nuova nonostante possa permetterselo, è per questo che Angela è travolta da amori che naufragano tristemente, ed è per questo che il piccolo Salvatore si fa tante domande, e muore d'amore per una bambina appena arrivata nella sua classe.

Come già lo era stato il film, questo telefilm permette di scavare ancora più in profondità nella realtà palermitana. Lo fa con ironia, senza però dimenticare i fatti tragici, i momenti cruenti, le sparatorie, i bambini uccisi da medici collusi, e chi è rimasto intrappolato nelle maglie della malavita perché ha accettato qualche favore di troppo. Si ride, si sorride, ma allo stesso tempo ci si incupisce. E' una di quelle serie televisive che fanno pensare... E non sembra una serie televisiva italiana. Di rado si scoprono prodotti così ben fatti, davvero di rado si hanno una buona fotografia, il giusto ritmo, delle interpretazioni perfette, nessuna macchietta, una regia rigorosa e, il tutto confezionato in un pacchetto che può solamente avere successo.
E' davvero raro... Ma ancora accade. E' per questo che vi suggerisco - se non l'avete ancora fatto - di guardare questa serie dal primo all'ultimo episodio.



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venerdì 17 agosto 2018

Pretty Woman - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Non so voi, ma non mi stanco mai di guardare Pretty Woman. Questa pellicola è la classica pellicola romantica che non scade mai, dove si dosa con saggezza la parte romance con la parte dotata di humor, e che funziona egregiamente in ogni scena, grazie a un cast che sa il fatto suo, capace di una espressività davvero perfetta, e da una scrittura brillante e mai stucchevole.

La vicenda è quella di Edward Lewis. Lui è un affarista senza scrupoli, uno che guadagna sullo smantellamento di società in difficoltà economica. Edward è a Hollywood per affari, e per avere le indicazioni per raggiungere una strada di Beverly Hills, accetta di far salire in auto una prostituta che conosce la zona. Quest'ultima è Vivian. Edward rimane colpito da Vivian, per ciò decide di ingaggiarla per una settimana intera, non solo per il sesso, ma anche per la compagnia. Vivian non si capacita... Da prostituta di strada diventa improvvisamente una Escort d'alto borgo... Ma è ovvio che qualcosa deve cambiare in lei per poter 'essere presentabile' in società. E' Barney Thompson, il direttore dell'albergo in cui vive Edward, ad occuparsi dell'educazione di Vivian. Tutto sembra filare liscio, anche se il legame tra Edward e Vivian sembra diventare sempre più 'serio', e...

Be', la storia la conoscete bene, immagino. E' una bella storia d'amore, una favola quasi perfetta, moderna, divertente, emozionante, e anche commuovente. Ci sono tutti gli ingredienti, anche gli eventuali ostacoli, e il momento drammatico che poi è il punto di svolta degli eventi. Bravi tutti, come ho già detto, partendo da Gere, e ovviamente dalla Roberts, ma il personaggio principe è ovviamente Héctor Elizondo, che veste i panni di Thompson, ed è sicuramente il personaggio più carismatico di tutta la vicenda.

Che si può dire di più sulla pellicola? Che siamo stati fortunati, perché lo script originale doveva essere drammatico, con finale tragico... Tutto per colpa della dipendenza di Vivian dalla droga. Fortuna ha voluto che il produttore esecutivo del film si sia ribellato a questa scelta perché andava a rovinare la simpatia di Vivian, e così le parti brutte sono state riversate sull'amica di Vivian, e la commedia ha fatto il botto, tanto da lanciare la Roberts, a quei tempi un'attrice sconosciuta, nell'olimpo di Hollywood. 



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giovedì 16 agosto 2018

Il Laureato - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Tratto dall'omonimo romanzo di Charles Webb, Il Laureato è un film senza tempo, una storia d'amore, una favola d'altri e anche di questi tempi.

Lui è Benjamin Braddock. Si è appena laureato ed è tornato a casa dai genitori per festeggiare. Lui, infastidito da questo evento organizzato in pompa magna, decide di isolarsi nella propria camera, per pensare al proprio futuro e cercare rifugio nel proprio passato. E' qui che viene raggiunto dalla signora Robinson, la moglie del capo di suo padre. Lei è una donna matura, quarant'anni, ma ancora molto piacente. Benjamin l'accompagna a casa dopo la festa, e a casa di lei si trova costretto a subire le avance della donna. A nulla serve l'arrivo del marito, che non si accorge di nulla, e prende persino il ragazzo in simpatia.
Scocca quindi una relazione amorosa tra la donna e il ragazzo, e ciò va avanti per un certo periodo, finché la figlia di lei, Elaine, torna a casa dal collage.
I due ragazzi si piacciono al primo sguardo, e si innamorano. Ovviamente la signora Robinson non intende rinunciare al suo toy boy, e di conseguenza scoppia una sorta di guerra sentimentale...

Colonna sonora di Simon & Garfunkel, album epico The Graduate, regia curata in ogni dettaglio, una recitazione minimalista, con un grande studio di luci e ombre, con una fotografia meravigliosa, questo film è davvero un oggetto da collezione. E' evidente che la narrazione soffra di un ritmo ormai poco accettabile ai giorni nostri, ma la vicenda conquista comunque, e alla fine ci si lascia catturare da questo amore impossibile, dalla lotta di due ragazzi oppressi dal benessere, dal potere delle loro famiglie, dalle convenzioni di un ambiente altolocato... Ai suoi tempi fu una pellicola che diede scalpore, che demolì i benpensanti e l'America 'bene'.

Fu il film che lanciò Hoffman nell'olimpo hollywoodiano. Fu il film che rese immortale l'Alfa Duetto nell'immaginario collettivo. Un grande film. 

Ve lo consiglio.




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mercoledì 15 agosto 2018

Coco - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ferragosto! Afa! Sole allo zenit! Pranzo luculliano! Poi chi ce la fa a trascorrere il pomeriggio in spiaggia? Magari un filmino, per rilassarsi al fresco, e recuperare le energie per la serata, potrebbe essere la cosa giusta, no?

Sinceramente, nel momento in cui sto scrivendo questo post non ho la più pallida idea di cosa farò in questa giornata. Sarò sul Danubio, a Vidin, se il programma non subirà delle modifiche impreviste, quindi... Ma torniamo al film di cui volevo parlarvi, ovvero di Coco.

Evidentemente questo film sarebbe più adatto all'inizio di Novembre, visto che si parla del giorno dei morti, ma è anche un film musicale, allegro, e ricco di gioia. Già! Perché in Messico il giorno dei morti è visto come un momento felice, come il giorno in cui i propri cari possono tornare tra i vivi per fare festa e abbracciare le persone a cui sono legate.
Miguel ha 12 anni, gli piace suonare la chitarra, ma la sua famiglia gli impedisce di seguire il suo sogno. Loro fanno scarpe, e Miguel deve proseguire la tradizione di famiglia, non perdere tempo con i musicanti di strada e le orchestrine del paese. Il divieto di fare musica viene da lontano, dalla bisnonna Imelda, e nessuno sa più perché tutto ciò ebbe inizio. Ma Miguel non si lascia frenare dalle imposizioni di famiglia. Lui vuole suonare la chitarra, e diventare bravo come il leggendario Ernesto de la Cruz.
Senza spiegare troppo i dettagli, per non rovinare la sorpresa, Miguel decide di rubare (ehm, prendere in prestito) la chitarra di De la Cruz per poter fare un contest musicale in piazza. Solo che la chitarra è magica, e non appena se ne appropria, ecco che viene proiettato nel mondo dei morti, luogo in cui incontrerà i suoi antenati, anche la temibile bisnonna Imelda, e comincerà a fare luce sul passato della sua famiglia... Ma dovrà anche fare in fretta a trovare il modo di tornare nel mondo dei vivi, perché finita la festa dei morti, per lui non ci sarà più modo di rivedere la sua famiglia.

Divertente, originale, ricco di spunti, musica, cultura, emozioni. Questo sì che è un film Pixar con la 'P' maiuscola. Peccato che ce ne siano sempre meno di film così... Ma non piangiamo sul latte versato (n.d.r. E soprattutto facciamo finta che Disney non abbia provato - senza successo - a registrare come marchio commerciale la frase Día de Muertos). Coco è davvero un film completo, piacevole e che non posso evitare di consigliarvi. 

Guardatelo! Vi divertirete!

!!! Buon Ferragosto !!!


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martedì 14 agosto 2018

Istinto innato...

Glauco Silvestri
Ogni essere umano possiede l’istinto innato di aiutare il suo prossimo. Certe volte può non sembrare che sia così, ma è vero.

L'uomo di Marte (eNewton Narrativa) (Italian Edition) (Weir, Andy)


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domenica 12 agosto 2018

Dirty Dancing - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Nessuno può tenere Baby in un angolo! (cit)
Questa semplice frase mi si è fissata in testa sin dalla prima volta in cui vidi Dirty Dancing. E' trascorso parecchio tempo da allora e di film come questo non ne ho più visti molti (n.d.r. Ma ne hanno fatti?). Detta tra noi, per me questa pellicola completa il trittico ideale costituito da Footloose, Flashdance, e per l'appunto, Dirty Dancing. E' ovviamente un trittico esistente solo nella mia mente bacata, ma che credo rappresenti un buon connubio tra musica e cinema. Non sono dei musical, non sono neppure dei film dedicati al ballo. Hanno una storia. Hanno un significato. Trasmettono un messaggio di emancipazione da parte dei giovani. A tutto ciò potrei aggiungere il bello e maturo Shall we Dance, pellicola che si pone per certi versi agli antipodi rispetto ai primi tre che ho citato, e che invece accende la scintilla a chi, ormai maturo, non sente più l'effervescenza della giovinezza nelle proprie vene.

Tornando al film - che altrimenti facciamo notte - osservando le prime immagini veniamo proiettati in un passato ormai remoto. E' la fine degli anni sessanta, più o meno, e la famiglia Houseman sta andando in vacanza nella East Coast, in un hotel che offre servizi non molto differenti da quelli di un villaggio turistico.
Baby è sedicenne. Sua sorella sta per raggiungere la maggiore età. Il padre è medico, la madre è... un personaggio evanescente che dice solo un paio di battute e fa qualche sorriso nelle scene in cui è inquadrata.
Baby e Johnny Castle si conoscono in una delle passeggiate serali della ragazza, che - annoiata - decide di inoltrarsi tra i bungalow riservati al personale. Qui scopre un mondo molto diverso da quello proposto dall'hotel. I ragazzi ballano allegramente, su ritmi caldi e appassionati, e lei ne rimane stregata. E' il cugino di Johnny a prendere in simpatia Baby per primo, e a presentarla a Johnny e Penny, la ragazza con cui Castle insegna ballo all'albergo. 
L'amicizia si rinforza lentamente tra il gruppo di ballerini e la ragazza, tanto che una sera viene a scoprire che Penny è in difficoltà, che è stata messa incinta da uno dei camerieri, e che ora deve abortire perché altrimenti rischia di perdere il lavoro, e ovviamente il cameriere non ne vuole sapere nulla. Baby si offre di aiutare la ragazza, e chiede aiuto al padre per avere i 250 euro necessari all'operazione che Penny deve subire. Ovviamente ciò rende sospettoso il padre, a cui lei non spiega nulla, se non che deve fidarsi. Oltre a ciò, per evitare che Penny perda il lavoro, Baby si offre volontaria per sostituire la ballerina in uno spettacolo di Mambo che dovrebbe avere il giorno in cui è previsto l'incontro col medico. Baby non sa ballare, ma Castle le insegna ciò che serve e... nel frattempo si innamora di lei.
Ovviamente tutto si complica quando il medico che compie l'aborto si rivela un ciarlatano. Baby chiede di nuovo aiuto al padre, che è medico, il quale si precipita a salvare Penny, ma che ritiene responsabile di tutto quanto - erroneamente - Johnny Castle.
Da qui la caduta di fiducia tra padre e figlia, e ovviamente, tutti i conseguenti problemi con Johnny, visto che lei non riesce a rivelare la sua storia d'amore alla famiglia...

E il resto lo potete scoprire guardando il film. 
Film dove i giovani cercano di crescere, fare esperienze, lasciarsi andare alle emozioni. Fanno errori, si innamorano, la loro fiducia viene tradita, e di solito gli adulti non riescono a capire.
Il tema è trito e ritrito. I personaggi sono scolpiti con lo scalpello. Il padre rigido che non ricorda di essere stato ragazzo, la madre che ricorda e cerca di sciogliere la durezza del padre, la figlia preferita che scopre la vita 'per la prima volta', la sorella invidiosa che lentamente mette da parte le invidie e dimostra il suo affetto. Non c'è niente di nuovo dall'ovest, ma l'insieme è una pellicola piacevole da guardare, un film dove non ci sono buoni e non ci sono cattivi, bensì persone che fanno errori e che fanno fatica ad ammetterli, sempre che si rendano conto di averli commessi. Eppure ha molti pregi. E' un film caldo, appassionante, a tratti divertente, con una buona regia, e attori che sanno rappresentare il loro ruolo, nonostante lo script non vada mai molto in profondità nell'intimo dei personaggi. E' un film semplice, con una storia semplice, con personaggi che sanno conquistare la simpatia dello spettatore, e con tanta buona musica. Piace - di solito - a tutti. E' un film per famiglia, ma anche per i giovani che si stanno affacciando al mondo per la prima volta. 

Sono affezionato a Dirty Dancing. Si guarda sempre volentieri, non posso che consigliarlo.



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sabato 11 agosto 2018

Borg vs McEnroe - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Da giovane ero appassionato di Tennis. Non che fossi un grande giocatore, tutt'altro, e sul campo mi devo essere battuto al massimo un paio di volte, forse tre, visto quanto costava. Però amavo guardare le grandi sfide tennistiche in televisione. Era un'altra epoca... Poca pubblicità, trasmissioni in chiaro, tanto tempo libero... 
Uno dei miei grandi idoli era ovviamente McEnroe. Avevo persino la sua racchetta, o per lo meno una di quelle sponsorizzate da lui. Così, quando poco tempo fa è uscito al cinema un film che raccontava del grande match tra Borg e McEnroe... Be', come potevo perderlo? E ovviamente il film è diventato un membro ufficiale della mia collezione, non appena è divenuto disponibile.

Per cui oggi parliamo di Borg vs McEnroe. Il primo era un tennista calcolatore, preciso, che non sbagliava mai, e con un temperamento freddo quanto la regione da cui proveniva. Il secondo era una testa calda, pieno di talento, ma preda delle emozioni, e per di più giovane e inesperto.
Il film ci racconta i due uomini, i due sportivi, molto più di quanto ci racconti il match. Ed è bello così perché oggi ci si dimentica sempre più del lato umano degli sportivi. Si giudica il gesto atletico, e con l'alta definizione si è giudici di ogni dettaglio, lasciando così poco spazio ai personaggi, a ciò che si nasconde dietro ai due atleti che si affrontano sul campo.
Qui si fa approfondimento. Si approfitta del grande match che si svolse a Wimbledon nel 1980, e che tutti ricordano perché fu qualcosa di speciale. Fu un match fisico, psicologico, uno scontro tra titani dove il rampollo vuole spodestare il re.
Ci riuscirà? Non sta a me svelare la conclusione di questa pellicola, del resto è storia, e vi basta gogglare per trovare le risposte che cercate. Il film è invece potente per via delle interpretazioni, per via dei personaggi, per via di una regia che a tratti ricorda il documentario, a tratti ricorda un cinegiornale, a tratti invece ci proietta all'interno della vita dei due campioni.
Ci sono i piccoli dettagli, i cammei, i momenti speciali di una vicenda che non verrà mai dimenticata. E un gran bel film. Bravissimi gli attori, che dopo qualche minuto di film sembrano fondersi e diventare i due protagonisti reali, ottima la fotografia, e la sceneggiatura.

Bello! Bello! Bello!


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venerdì 10 agosto 2018

Il Ragazzo Invisibile, Seconda Generazione - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Buona l'idea. Pessima realizzazione. Il secondo capitolo de Il Ragazzo Invisibile soffre ancora più del primo capitolo della saga. Se mi ostino a guardarlo, a cercarci qualcosa di buono, è perché mi stuzzica l'idea che in Italia si produca qualcosa legata ai supereroi, e che lo si faccia con una storia consistente e originale. Per una volta i legami con gli States sono tagliati. Qui le origini di tutto sono in Unione Sovietica, e la vicenda è legata soprattutto a una famiglia, una famiglia dotata di poteri speciali, fuggita disperatamente da una sorta di laboratorio militare dove si compivano studi segreti per cercare di creare il solito super soldato.
Del passato di questa famiglia scopriamo qualcosa di più. Sappiamo che nella fuga Padre e Madre sono costretti a separarsi. Lei - più potente - fa da esca così che il padre porti in salvo i due bimbi appena nati, ma ne paga le conseguenze in modo davvero terribile. Lui si da alla macchia. Il figlio maschio viene dato in adozione a un comandante della polizia di Trieste. La figlia femmina viene data in adozione a una famiglia mediorientale. I poteri dei due ragazzi si rivelano solamente in piena adolescenza, e se per Michele la scoperta è 'poco' traumatica (n.d.r. Vi ricordate il primo film), per la sorella Natasha non va altrettanto bene.

Michele cresce bene, con amici e quant'altro. Ovvio che le vicende del primo film lo segnano, perché non può rivelare i suoi poteri, e perché suo padre ha cancellato la memoria a tutte le persone coinvolte, compreso il suo grande amore, la ragazza che ha salvato dal sommergibile russo. Però non è comunque una vita facile, visto che la madre adottiva muore in un incidente stradale, e lui rimane solo, ancora più solo di quanto lo fosse mai stato prima. Senza contare che anche il padre è scomparso... Fortuna che nella sua classe arriva una nuova ragazza, Natasha, che pare essere dotata di super poteri proprio come lui.
Il legame tra Michele e Natasha è evidente, e presto lui scopre che lei è sua sorella, e che si trova a Trieste con Yelena, la sua vera madre. Quest'ultima è malata, debole, a causa delle torture subite in passato. Il suo unico desiderio è vendicarsi di colui che l'ha torturata, che ha ucciso molti suoi simili, e vorrebbe che Michele si unisse al suo gruppo di 'super' per ottenere la giusta vendetta. L'idea è quella di rapire il magnate del Gas russo che presto arriverà in città per inaugurare un nuovo gasdotto. Lui, con la caduta del muro, aveva acquistato il centro di ricerche dei 'super', e ne aveva fatto un vero e proprio lager dove poter fare esperimenti impunemente, senza scrupoli e molto peggiori di quanto fosse mai avvenuto prima, sotto il regime comunista. Lui è l'obiettivo di Yelena, e saputo delle varie torture subite dai suoi simili, Michele decide di accettare.
Solo che a Michele non viene detta tutta la verità, e...

Be', non posso svelare tutto quanto della trama del film. Come ho detto, la trama mi piace, ha il giusto spessore, e non è la solita guerra tra super che ci viene proposta in tutte le salse dai prodotti americani. Ecco, se proprio bisogna trovare una analogia, le vicende di Michele potrebbero richiamare per certi versi quelle di Wolverine, e per certi versi la saga de Il Ragazzo Invisibile strizza evidentemente l'occhio agli X-Men.
Ma... Non ci siamo proprio! Se il primo film barcollava sul filo della sufficienza grazie alla presenza di qualche attore con un po' di spessore, qui perdiamo anche quest'ancora di salvezza. E a poco serve la competenza di Salvatores. Guardare questa pellicola fa tornare alla mente Il Ragazzo dal Kimono d'Oro (n.d.r. Kim Rossi Stuart, con gli anni, è diventato un buon attore ma...), e anche Alex l'Ariete.
La recitazione altalena tra il teatrale e l'improvvisato. Manca la naturalezza, la fluidità, la scioltezza nei movimenti, nell'espressione, nell'impersonare i caratteri. E' vero che sono tutti interpreti giovani, ma queste mancanze si notano. Il film non riesce a mantenere il ritmo narrativo a causa di una interpretazione ingessata, a dialoghi prolissi, impostati, poco naturali... E l'effetto finale non è certo un gran bel vedere. Si salva forse Ludovico Girardello, nell'interpretare Michele, che riesce un po' più degl'altri a entrare nel personaggio e a interpretarlo con maggiore sicurezza. 

E' un vero peccato...

Magari i fumetti girano meglio. Io non ho ancora avuto modo di leggerli, ma li potete trovare qui e qui.


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giovedì 9 agosto 2018

Severance, tagli al personale - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Probabilmente Severance non è un capolavoro del cinema, però è un film che sa farsi amare, perché ricco di ingredienti, ed è Pulp quel tanto che basta da far divertire, impressionare... insomma, far trascorrere una bella serata a chi lo guarda.

Siamo in Ungheria. La Palisade, una società che vende armi, sta compiendo un'opera di promozione nei paesi dell'est, e visti gli enormi successi commerciali ottenuti, ha deciso di premiare il suo gruppo di lavoro con un weekend in mezzo alla natura, in un bellissimo cottage dotato di ogni comfort.
Il pullman si sta giusto dirigendo verso il cottage quando un albero caduto gli blocca la strada. A fianco all'albero c'è una deviazione, ma l'autista si rifiuta categoricamente di prenderla, al punto da venire alle strette con il responsabile di questa vacanza, e di abbandonare tutti quanti sulla strada.
I dipendenti Palisade non si danno per vinti. Guardando le cartine il cottage non sembra molto lontano, forse un paio di chilometri, non molto di più, per cui si avviano a piedi... E in effetti la loro costanza viene premiata. Arrivano al cottage... Ma è il cottage giusto?
La palazzina pare abbandonata da anni, è fatiscente, cadente, davvero in pessime condizioni. Il responsabile del gruppo dice che probabilmente l'idea della Palisade è quella di far 'fare gruppo' al suo team migliore, così che possano dare ancora di più all'azienda, e che la vacanza è in realtà una prova da superare.
Poco convinti, gli altri decidono comunque di concedere un ragionevole dubbio alle risposte del loro superiore, e si preparano a trascorrere il weekend in quel luogo... Ma è evidente che c'è qualcosa che non va.
Alcuni membri del gruppo si sento osservati, e per cena trovano un pasticcio di carne bello pronto, solo che all'interno di esso - mentre lo mangiano - trovano dei molari umani. Sorge il panico. Negli scantinati trovano dei dossier su ex dipendenti Palisade, e tra di loro cominciano a sorgere ricordi su storie macabre della storia della multinazionale. Storia che narra di un manicomio criminale, dove a un certo punto i medici furono ingannati e imprigionati dai matti. Matti pericolosi, perché colti dalla pazzia durante la guerra mondiale, e divenuti incapaci dallo smettere di uccidere. E si dice che per mettere fine a tutto ciò la Palisade si offrì di attaccare il manicomio con gas nervino...
Insomma, che siano giunti in quel manicomio? Che siano osservati dai superstiti di quei matti criminali?
I dubbi diventano certezze molto rapidamente...

Severance si inquadra tra il Pulp e la Commedia. Ricorda molto il sarcasmo alla Tarantino, e forse anche le scene più splatter ci portano verso il regista già citato (n.d.r. Come non citare l'uomo che perde una gamba in una tagliola per orsi?). La violenza è notevole, ma contornata da battute al limite della sagacia, tipiche dello humor inglese. Del resto anche il titolo gioca molto su questo tema. Se Severance significa Separazione, in inglese è anche usato per indicare i tagli, che siano al personale (licenziamento), che siano al corpo umano (amputazione). Anche il nome del paese dove è ambientata la vicenda - puramente inventato - arriva da una storpiatura di questa parola.

Bravo il cast, in cui sicuramente riconoscerete immediatamente Laura Harris, visto che il suo volto ha fatto parte di Stargate Atlantis e di CSI, e anche Toby Stephens, che in questi giorni compare su Lost in Space, prodotto da Netflix. La regia convince. La storia ti acchiappa perché esagera in continuazione, ma ha una struttura abbastanza solida da convincere a non mollare il colpo. Insomma... E' davvero un bel prodotto.

Una curiosità? Leggo su wikipedia che un gruppo di ragazzi, nel 2009, decise di replicare nella realtà quanto avevano visto nel film. Fu ucciso un diciassettenne di Norfolk seguendo passo dopo passo una scena del film. Gli assassini confermarono la tesi di essersi ispirati alla pellicola per il loro crimine. 





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mercoledì 8 agosto 2018

Assassinio sull'Orient Express - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Non sono un appassionato di gialli alla vecchia maniera, e ho letto poco della Christie, ma Assassinio sull'Orient Express è un classico che tutti conoscono, e probabilmente hanno letto. Quest'ultimo remake è... Un film moderno, c'è poco da fare, e non può essere paragonato né col libro a cui è ispirato, né con la pellicola di cui è il remake.

Siamo negli anni Trenta. Poirot è atteso a Londra con urgenza, e grazie alle sue amicizie, a alla sua fama, trova facilmente una sistemazione sull'Orient Express che è in partenza proprio al suo arrivo in stazione. Il viaggio sembra piacevole, il personale di bordo sembra attento a ogni sua esigenza, e gli altri passeggeri sono tutti quanti piuttosto interessanti... Ma, prima un omicidio, poi una valanga, interrompono rapidamente il viaggio, e il desiderio di relax dell'investigatore.
Essendo su un treno, l'indagine ruota su un numero chiuso di personaggi, che se all'inizio sembrano l'uno molto distante dall'altro, alla fine si riveleranno tutti...

Mi fermo qui. La storia la conoscete, immagino, altrimenti vi consiglio di recuperare il romanzo. Il film, come già ho anticipato, è un film moderno, con un ritmo molto lontano da quello che ci ha abituati la Christie, e con una struttura meno approfondita e scandita da una clessidra. I personaggi sono notevoli, ben raccontati dai loro interpreti, ma la regia indugia troppo su Poirot, e devo dire che Kenneth Branagh non mi ha proprio convinto al cento per cento.
Ciò non significa che sia un pessimo film, tutt'altro. C'è intrigo, un briciolo d'azione, i tempi scanditi dai ritmi tipici di un lungo viaggio (colazione, pranzo, un bicchiere al bar, cena, dopocena), e personaggi che incuriosiscono. La regia è ottima, la fotografia pure, i dialoghi sono ben costruiti.

Pregi e difetti, quindi, ma ciò non toglie che il film sia più che buono per un intrattenimento serale nell'intimità di casa propria. 


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