giovedì 30 giugno 2016

Il Colore dei Soldi - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Sono affezionato a questo film. Il Colore dei Soldi è il seguito 'putativo' de Lo Spaccone, altro film stupendo dedicato al biliardo. Non so voi, ma con la stecca non sono un granché, e neppure mi sono mai applicato molto; però è un gioco che mi affascina... Il biliardo. 

Tornando al film, il personaggio principale è Vince, per lo meno così sembra, ma in realtà è Eddie Felson, ottimo giocatore di biliardo, costretto a smettere per certi affari di cui non ama discutere.
Una sera, Felson si trova al solito club. Abbandonato il biliardo, fa da manager per alcune promesse di questo sport, commercia in whiskey, e corteggia le belle donne. Uno dei suoi pupilli sta giocando con un ragazzotto imberbe che sembra prendere il gioco del biliardo un po' sotto gamba. Gioca con i videogame, gioca a biliardo, fa un po' lo spaccone, e non sbaglia un colpo.
Felson è attratto da questo ragazzo, che un po' gli ricorda il sé stesso da giovane, e si propone di fargli da manager. Il ragazzo si chiama Vince, e fa tutto ciò che gli dice la bellissima Carmen. E quando si parla di bei dollaroni, Carmen non può che accettare.
Però il rapporto tra Eddie e Vince non è facile. Vince vuole vincere. Eddie vuole che Vince perda per non apparire imbattibile, così da far abboccare i polli danarosi che "non hanno problemi a perdere, ma non vogliono sapere in anticipo".
Ma è questo il vero problema? Forse no. Forse Eddie non ha mai smesso di amare il biliardo, e veder giocare l'esuberante Vince lo spinge a... ricominciare.

Ottima pellicola. Ottimo Cruise. Ottimo Newman (n.d.r. Un vero fuoriclasse). Brava e bella Mary Elizabeth Mastrantonio. Le ambientazioni sono affascinanti, il gioco è appassionante, e la storia profuma intensamente di tabacco, whiskey, e bei dollaroni.
Il film è perfetto, tranne per un dettaglio: La versione doppiata in italiano è stata revisionata. Nella versione originale, nell'ultima scena del film, Eddie Felson apre una partita di biliardo affermando 'Hey, I'm back'. Nella prima versione doppiata in italiano affermava 'Hey, sono tornato', ma nella versione che ho visto l'altra sera, più nuova, il doppiaggio Newman dice 'Hey, Sono il più forte!'. Ecco... Quest'ultima - per quanto da 'spaccone' - è una battuta che stona totalmente, e nell'udirla mi ha davvero sorpreso.



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mercoledì 29 giugno 2016

L'incipit - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Non ricordo più chi fu a dire che: 'un romanzo è composto da un inizio, uno svolgimento, e una fine. Non necessariamente in questo ordine'
In effetti non è importante chi abbia pronunciato questa frase per primo, l'importante è che essa sia una assoluta verità. Se amate leggere, di sicuro vi sarete resi conto che tutti i romanzi, persino i racconti, rispondono a questo assioma assoluto.
Non c'è molto da aggiungere in tutto ciò, se non che la parte più importante di un romanzo, è l'incipit.
L'incipit, ovvero l'inizio del romanzo, è l'amo che cattura il pesce, ovvero ciò che conquista il lettore quando comincia a leggere il libro.
Se l'incipit non funziona, allora il romanzo dovrà fronteggiare un lettore dubbioso, non colpito da primo amore, e potrebbe anche rischiare di essere abbandonato prima di giungere alla sua conclusione. E' quindi importante riuscire sin da subito nell'impresa difficile di catturare l'attenzione del lettore.

Ma come si fa? E' un bel mistero! Anche perché i lettori non sono tutti uguali. C'è chi ama essere preso per il collo, e chi invece preferisce una partenza lenta e tranquillizzante. C'è chi vuole essere buttato nel bel mezzo della storia, e chi invece preferisce ambientarsi un pochino alla volta. Per cui, scrivere un buon incipit, è forse più difficile che scrivere l'intero romanzo. Non dico che dobbiate perderci notti su notti, ma neppure che iniziate il vostro lavoro con la prima frase che vi capita.

Note: A questo indirizzo potete trovare moltissimi incipit di romanzi famosi.

Il mio primo romanzo lo cominciai mettendo a confronto padre e figlio. Il figlio doveva compiere un'impresa che lo avrebbe fatto divenire un adulto agl'occhi dell'intera tribù. Impresa che - il lettore in quel momento ancora non lo sa - verrà dimenticata in fretta per via di una scoperta inquietante, e di un pericolo mortale per tutta quanta la sua razza. Il dialogo è stringato. Il figlio ha paura, e allo stesso tempo vuole dimostrare il suo valore. Il padre anch'egli è spaventato, teme che il figlio non ce la faccia, che non ritorni più, e allo stesso tempo è fiero di lui e del suo vigore. I due, per certi versi si confidano, per altri mentono sia a sé stessi, sia all'altro.
In un altro romanzo ho invece preferito un incipit più crudo, buttando il lettore in una situazione di pericolo. Una ragazza appena uscita da una festa tra amici si sente braccata, scappa, non trova nessuno a cui chiedere aiuto, inciampa e cade a terra. Ovviamente era braccata, e altrettanto ovviamente non vedrà la luce del sole.

Note: A questo indirizzo potete leggere la prima pagina di tutti i miei ebook.

Se il primo romanzo ha un avvio più lento, rispetto all'altro che ho citato, è per il fatto che solitamente sono portato a dare all'incipit il ritmo, o l'emotività, che poi vorrei trasmettere nella lettura del romanzo stesso. Il thriller, di  conseguenza, inizia in modo più crudo, aggressivo, veloce. Il romanzo di fantascienza è invece più ponderato e riflessivo.
L'incipit, a mio parere, deve mostrare al lettore cosa incontrerà nelle pagine successive.
Non lo deve fare solo introducendo la vicenda narrata, ma anche mostrandone lo stile narrativo, e l'emotività che l'autore vuole suggerire nella lettura. In pratica, l'incipit è una introduzione a tutto tondo. Introduce alla storia. Introduce allo stile narrativo. Introduce al tipo di emozioni che il libro vuole regalare. Introduce il lettore nell'ambientazione scelta dall'autore. Introduce inoltre allo stile narrativo dell'autore.
L'incipit è la carta di identità del romanzo.
Un incipit sbagliato è un mezzo fallimento del romanzo. Ma non abbiate troppa paura di sbagliare perché, come già vi ho detto, i lettori non sono tutti uguali, e ciò che non piace a uno, potrebbe piacere ad altri dieci. L'importante che abbiate cura di questo elemento, e che non lasciate al caso la sua forma.

Quanto deve essere lungo un incipit? Alcuni - molti - pensano che l'incipit debba essere circoscritto alle prime righe del romanzo. Diciamo tre, quattro, massimo cinque righe. Io sostengo che l'incipit vada esteso alla prima pagina in toto, prima e seconda, volendo, senza però esagerare troppo. Concedo più prolissità all'incipit per il motivo che non credo nel valore assoluto di una singola frase, credo invece fermamente che sia il contesto a conquistare il lettore. Per quanto una frase sia bella, se poi la successiva è scialba, la narrazione del testo finisce per perdere subito mordente. Se la prima pagina è bella, il lettore si rende conto anche delle capacità narrative dell'autore, e di conseguenza si sentirà più invogliato a proseguire.
Non c'è una regola assoluta su come fare un incipit di buona qualità.
Credo fermamente che ogni autore debba trovare la propria strada, e sono altrettanto convinto che col passare del tempo, con la maturazione, i buoni incipit vengono da soli, e il nervosismo della prima battuta sul foglio andrà a scemare mano a mano che l'autore prenderà confidenza con sé stesso, con il suo scopo, con il suo stile narrativo. Credo poi che si debba sperimentare, che non si debba focalizzare ogni energia su un metodo che si è visto funzionare. Più padronanza dei vari stili si possiede, meglio si riesce ad affrontare ogni situazione narrativa. E' una regola generale che funziona in ogni disciplina, e probabilmente, nella vita stessa.

Fate esercizio, magari, scrivendo racconti brevi. A volte un racconto breve potrebbe addirittura divenire l'incipit di una storia più lunga, se non addirittura di un vero e proprio romanzo.



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martedì 28 giugno 2016

Essere felici

Glauco Silvestri
Se costoro non comprenderanno che rechiamo loro la felicità matematicamente infallibile, nostro dovere è: costringerli a essere felici. Ma, prima delle armi, sperimenteremo la parola.

Noi (Sírin Classica) (Italian Edition) (Zamjatin Evgenij)
Evidenziazione Pos. 42-43



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lunedì 27 giugno 2016

Fuga dal mondo dei Sogni - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Siamo nel 1992. Chi ha Incastrato Roger Rabbit ha appena avuto un successo mondiale per cui... Perché non riprovarci? Così è nato Fuga dal mondo dei Sogni (Cool World). La ricetta è succulenta, ve l'assicuro, perché si parte dalla regia di Zemeckis, si passa per le curve sinuose di una sensuale Kim Basinger giovanissima, e ci si spruzza sopra un pochino del fascino puro di un Brad Pitt ancora più giovane. La storia... Ah, sì, è vero, ci vuole anche una storia...

Nel 1945 Frank Harris torna trionfante dalla seconda guerra mondiale. Con sé porta una moto vinta a carte a un suo commilitone e non vede l'ora di provarla facendo un giro con sua madre, per festeggiare il suo ritorno. Sfortuna vuole che durante il loro giro, un'auto impazzita sbuchi e travolga Frank, sua madre, e la moto. Lui rimane indenne, lei muore. Ma mentre i primi soccorsi arrivano il suo corpo viene catturato da una strana forma di energia, e proiettato a Cool World (n.d.r. Mondo Furbo), un mondo disegnato a cartoni animati.
Diversi anni più tardi, nel 1992, il vignettista Jack Deebs, mentre sconta una condanna per l'assassinio dell'amante di sua moglie, ha visioni su Mondo Furbo, e della sexy Holly, abitante del mondo a cartoni animati e ossessionata dal desiderio di poter diventare di carne e ossa, provare sensazioni fisiche, e soprattutto sperimentare il sesso vero! Jack passa il tempo in prigione disegnando una serie a fumetti basata sulle sue visioni, e diventa famoso. Il giorno del suo rilascio, però, accade qualcosa di incredibile, Jack viene risucchiato su Mondo Furbo, e subito sedotto dalla bella Holly. A impedire che i due copulino è Frank, che ormai si è abituato a vivere in quello strano mondo, ed è diventato poliziotto. Quest'ultimo fa di tutto per evitare che Holly riesca nel proprio intento, ma inutilmente. E quando Jack e Holly finiscono a letto insieme... 

Storia divertente, con parti surreali, e altre tragicamente umane. E' una specie di Pinocchio in versione Gangster. Manca del fascino di Roger Rabbit, ma ciò non toglie che contenga elementi comunque interessanti. Il lieto fine è presente, ma è ciò che sta nel mezzo a incuriosire. Gli effetti speciali sono notevoli per gli anni in cui fu girato, e per quanto gli attori non brillino di spontaneità (n.d.r. Erano le prime esperienze col Green Screen), fanno il loro dovere con dignità.

E' carino... Ma non un colossal!



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domenica 26 giugno 2016

Cemento Armato - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Giorgio Faletti, che lo si sia apprezzato o meno, è indubbiamente stata una persona davvero poliedrica. Comico, attore, scrittore, partecipò persino a San Remo con un brano che ancora oggi ascolto sempre volentieri. Al cinema, a mente fredda, ricordo un paio di film, e sinceramente non so se ne abbia fatti di più. Notte Prima degli Esami mi divertì davvero molto, e il suo ruolo di insegnante severo ma paterno era interpretato in modo magistrale. Cemento Armato è il secondo, ed è il film di cui vi voglio parlare oggi, perché è un film che apprezzo per la sua crudezza, per la sua... purezza. E anche in questo caso il ruolo di Faletti è davvero ben costruito e rappresentato.

Ma andiamo per gradi: Roma è nelle mani di Franco Zorzi, detto l'imprenditore, perché oltre ai suoi traffici malavitosi, ha le mani in pasta in ogni costruzione edile che viene realizzata nella capitale. Diego è un ragazzo che vive di espedienti, suo padre è fuggito di casa inspiegabilmente quand'era bambino, ancora pieno di rancore, intelligente ma non 'rispettoso' delle istituzioni; è innamorato di Asia, e non pare proprio che questi due personaggi debbano per forza incrociarsi nelle loro vicende personali. Eppure accade, in due occasioni (o forse più...). La prima accade sul raccordo anulare. Franco Zorzi è bloccato nel traffico. Diego, diverse auto più indietro, pure. Solo che Diego è in scooter. Preso dalla noia, e in ritardo, decide di saltare la coda passando sul cordolo; e visto che è nervoso, decide malauguratamente di fare un vecchio giochetto per cui già si era beccato una denuncia. Accelera, e con il piede a martello, mentre passa le auto, rompe gli specchietti... Tra cui quello dell'auto nuova fiammante di Zorzi.
Questi, innervosito, prende il numero di targa dello scooter e decide di dargli una bella lezione. Sempre innervosito, la sera, dopo aver cenato in una trattoria cittadina, decide di sfogarsi sulla bella cameriera. Sfodera la pistola quando tutti i clienti se ne sono andati, fa tirare giù la serranda, e la violenta... Prima lui, poi il suo scagnozzo. Solo che la ragazza in questione è la ragazza di Diego (n.d.r. Per quanto Zorzi non lo sappia ancora).
Questi gli eventi scatenanti... Mentre Zorzi cerca il ragazzo che gli ha rotto lo specchietto, Diego cerca il colpevole dello stupro della sua ragazza. Ciò metterà la città a ferro e fuoco. In molti verranno pestati, uccisi, e persino la polizia finirà per essere coinvolta nell'intera faccenda, che ha del surreale, e allo stesso tempo, della tragedia Shakesperiana.

Ottimo Faletti nei panni di Zorzi. Vaporidis è ancora più convincente. Brava e bella Carolina Crescentini, nei panni di Asia. Ben fatte anche le parti di contorno. La rappresentazione cittadina è davvero ben costruita, con i suoi chiaro-scuri, tra normalità, piccola malavita, e malavita vera e propria. Curiosi i cammei, come il matto del condominio, che poi diventa un personaggio insospettabile e davvero ben costruito. Difetti io non ne vedo, per quanto un film realizzato all'italiana, e in alcuni momenti si vede, è un film che ti tiene incollato alla sedia, che incuriosisce, che fa provare emozioni, e che non ha alcun carattere buonista tipico delle nostre pellicole, per una volta... Neppure il lieto fine è contemplato, ma la chiusura del cerchio sì, e in modo insospettato.

Bello davvero.



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sabato 25 giugno 2016

Flashdance - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ma quanto era giovane Jennifer Beals in Flashdance? Era parecchio tempo che non guardavo questo film. 

Storia dal plot abbastanza collaudato: Una ragazzina in cerca di fortuna, povera in canna, che fa un lavoro da uomo, sottopagato, vuole sfondare nel mondo della danza, nel frattempo passa le serate a ballare in uno strip club un po' diverso dagl'altri, dove le consentono di fare delle coreografie, e il cui proprietario è un bonaccione che si guarda gli spettacoli e fa da padre alle ragazze che lavorano per lui. Ovviamente la ragazzina non fa corsi di danza, e di giorno lavora in una fonderia. In pratica lavora 24 ore al giorno. Ha un cane di nome Grugno. Vive in un open-space dove prepara i propri numeri per lo strip-bar dove lavora. Non manca - ovviamente - il lato romantico, visto che lei incontra lui, il suo capo alla fonderia, mentre fa un balletto allo strip-bar, e se prima ci flirta un po' giusto per divertirsi, poi se ne innamora... Con tanto di crisi di gelosia, eccetera eccetera eccetera. Il finale? Immaginatelo.

Di film di questo tipo ne sono usciti tanti negl'anni, che davvero potrei citarvene tanti, ma tanti, davvero tanti. Però c'è da dire che Flashdance è uno dei precursori, probabilmente, di questo filone romantico/giovane/nonsocos'altro. E la sua trama è ingenua da molti punti di vista, così come le scene sembrano tutte preparate a tavolino, e c'è poca, poca, spontaneità. Diciamo che... Sente il peso dei suoi anni, perché oggi non si recita più così, e i film non si montano più in questo modo. 

Però... C'è un pregio inscalfibile in Flashdance: La colonna sonora, e la coreografia dei balletti. Ancora oggi - entrambe le cose - sono davvero belle da vedere. Ed è per questo che vi consiglio questo film, e che vi allego qui sotto uno dei brani, Maniac, girato mentre lei si allena nel suo open-space.





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venerdì 24 giugno 2016

Jack Frusciante è uscito dal Gruppo - #Film #Recensione.

Glauco Silvestri
Ho letto il libro che ero poco più che adolescente. Poi ho visto il film. Tutto è finito nel dimenticatoio fino a qualche sera fa, quando, non so per quale motivo, ho rispolverato il vecchio film dall'archivio, e me lo sono visto.

Jack Frusciante è uscito dal gruppo racconta la storia d'amore tra Alex e Adelaide. Storia ambientata a Bologna. Vicenda di due ragazzi, due liceali, che ancora non sanno proprio bene che fare della loro vita. Alex ama la musica punk, suona il basso, a scuola fa l'incazzato, ma in realtà ha un cuore buono. Gira sempre in bici, frequenta tre amici, che poi fanno parte della band in cui suona. Tutto qui. Adelaide è una ragazza indecisa, con tanti dubbi, e molta paura ad esporsi. E poi c'è Martino, intelligente, che se ne sta un po' sulle sue, e che ha in simpatia Alex. Tutto ha inizio quando Adelaide chiama Alex a casa, e gli chiede se possono vedersi. Lui a malapena sa chi è lei, e viceversa. I due ragazzi si incontrano sotto le Due Torri, nasce un'amicizia, e probabilmente qualcosa di più. Ma è una relazione all'acqua di rose, tanto che, dopo qualche mese, quando Alex prova a 'ufficializzare' la cosa, Adelaide si tira indietro. I due ragazzi, dopo una discussione tra il triste e il concitato, si lasciano con un "ci sentiamo", e da quel momento smettono persino di salutarsi quando si incontrano nei corridoi della scuola. Soffre lui. Soffre lei. Nessuno dei due sa esattamente cosa è successo. E' il momento in cui Alex e Martino stringono di più la loro amicizia. Cominciano a passare delle serate assieme, a farsi delle confidenze, a creare una vera amicizia... Poi Adelaide ricompare. Non sembra che abbia cambiato molto idea su come debba essere la sua relazione con Alex, ma a breve partirà per un anno, andrà negli Stati Uniti, e non vuole partire senza aver salutato Alex...
Riprende il tira e molla tra i due ragazzi. Martino, pur comprendendo la situazione, cerca di riprendere la sua vecchia vita, ma non è semplice quando scopri che se hai degli amici che ti circondano i tuoi demoni si fanno meno insistenti. Finisce nei guai per un po' d'erba, e alla fine si suicida.
E' un altro stop tra Alex e Adelaide. Lui è disperato. Pensa di aver abbandonato l'amico quando più ne aveva bisogno. Lei però non si vuole allontanare dal ragazzo, ormai manca poco alla partenza...

Storia all'acqua di rose, dove la parte più confortevole è la mia cara Bologna, l'accento dei personaggi, una Athina Cenci glaciale nel ruolo di madre di Alex. Si intuisce la bravura di Accorsi, ma qui è ancora un po' acerbo, così come sono acerbi anche i suoi comprimari. Ma la storia funziona, e per certi versi, in essa si intuiscono alcuni - piccolissimi - scampoli di Freccia, e del film RadioFreccia.
E' carino, una vicenda alla Love Story senza il dramma della malattia. Una storia alla Tre metri Sopra il Cielo senza lucchetti. Una storia dove Alex è ritratto come una sorta di moderno Don Chisciotte, sempre in sella alla sua bici, inarrestabile sia per le vie del centro di Bologna, sia sui colli. Film adolescenziale ben costruito, con tagli secchi, che paiono episodi all'interno di una vicenda più grande. Di superfluo, probabilmente, c'è solo la scelta di far raccontare la vicenda ai suoi amici, mentre sono in piscina, come se Alex fosse morto, o partito, ma di ciò, nel racconto che poi fanno, e che viene mostrato nel film, non c'è nulla.



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giovedì 23 giugno 2016

Titanic - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ecco un altro film che non vedevo da molto tempo. Titanic è uno di quei film che ha spopolato nel lontano 1997. Ci fu gente che andò a vederlo sette volte consecutive, ragazzi che persero la testa per l'affascinante Rose, e ragazze che si innamorarono del romantico Jack. Io stesso mi commossi parecchio al vedere questa pellicola al cinema, tanto che poi volli procurarmela, a quell'epoca, in VHS.

Leggere un articolo, qualche tempo fa, in cui Kate Winslet dichiarò che su quella porta, in mezzo all'oceano, ci poteva stare anche Jack senza problemi, e che di conseguenza fu una sorta di egoismo da parte di Rose il lasciare che Jack morisse assiderato, quando lessi che Cameron si infuriò a proposito di quella dichiarazione, perché essendo una storia romantica, Jack doveva morire, porta o non porta, e che di conseguenza, al massimo, avrebbero dovuto usare un frammento di legno più piccolo... be', mi è venuta voglia di rivedere il film.

La storia la conosciamo bene, vero? Volete un ripassino? Ebbene, una spedizione oceanografica sta esplorando il relitto del Titanic per cercare di recuperare un prezioso gioiello. La notizia arriva alle orecchie di una vecchia signora, che vedendo le immagini alla tv, di un disegno rappresentante una ragazza nuda col gioiello indosso, si riconosce, e fa di tutto per salire su quella nave. Ovviamente i cacciatori di pietre preziose accolgono la sua testimonianza, che si rivela una storia d'amore, tra lei Rose, e un poveretto di nome Jack, che ha vinto i biglietti del titanic a una mano fortunata di Poker. Jack e Rose si conoscono sul ponte della nave, una sera, quando lei - disperata - tenta di buttarsi in mare, e Jack la salva. Tra loro scocca una scintilla, l'amore, e ciò scatena le ire di molti... Soprattutto del promesso sposo di Rose. A ogni modo nulla può fermare la passione tra i due, neppure un iceberg, neppure l'affondamento della nave su cui stanno... Ma i freddi del mare artico sono fatali per il povero Jack, che tiene per mano Rose fino alla morte.

Bien... Vi è scesa la lacrimuccia? Il film è davvero ben realizzato. Patisce un po' l'età, tanto che su televisori in Full HD gli effetti speciali si notano subito, e per quanto siano ben fatti, risultano un pochino artificiali. Ma si può tralasciare questo dettaglio senza troppi problemi, perché quando si è all'interno della nave tutto appare così realistico che... Sembra di poter girare tra quei corridoi. La vicenda è appassionante. I personaggi, i ruoli, tutto è strutturato alla perfezione. Forse Di Caprio viene proposto dalla regia, per lo meno in alcune scene, in modo un po' troppo fiabesco, ma anche questo ci può stare.

Il difetto più grosso è... Che poi è una sciocchezza, dai... Ma ve lo dico lo stesso. Il difetto più grosso è che il capitano del Titanic ricorda moltissimo Capitan Findus (n.d.r. Quello degli anni ottanta, per intenderci), e anche Juzo Okuta (n.d.r. Altrimenti noto come Capitano Avatar, di Starblazer - qui e qui). Guardate coi vostri occhi:


Ok... Forse la barba è curata un po' meglio, ma la somiglianza è evidente.

In conclusione: Rimane un bel colossal, non ne fanno più di film così... O per lo meno, sono sempre più rari.



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mercoledì 22 giugno 2016

Struttura - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
La struttura del mio romanzo 'Il cacciatore di Uomini'
Quando si inizia a scrivere, di solito, ci si mette di fronte a una pagina bianca, una tastiera, e si parte con la scrittura. Così lavorano tanti, specie se alle prime armi. Eppure non è un metodo sensato, perché conduce al rischio di commettere errori facilmente evitabili.
Scrivere, come tutte le attività, necessita di un briciolo di organizzazione del lavoro.

Un testo narrativo è costituito da molte componenti. C'è ovviamente la storia. Ci sono i personaggi. Ci sono le ambientazioni.
Sembra facile, ma così come nei film spesso e volentieri si possono scovare errori banali (n.d.r. Tipo un bicchiere vuoto che diventa improvvisamente pieno), allo stesso modo un autore può cadere in errori analoghi, se non ci si organizza.
Bisogna mettersi a tavolino e organizzare una sorta di struttura del romanzo. 
Diciamo che è lo scheletro di quanto si andrà a scrivere. 
La struttura deve tenere conto degli elementi fondamentali della vicenda, tipo le location, gli spostamenti, le situazioni che si vogliono descrivere, i collegamenti tra storie parallele, i personaggi che interagiscono in ogni singola scena. 
A essa andrebbe aggiunta anche una sorta di rubrica dei personaggi.
Una tipica scheda personaggio da gioco di ruolo
Sembra banale, ma può capitare che per la fretta, o una dimenticanza, un personaggio moro diventi biondo, o anche peggio. Sarebbe meglio costruire una sorta di scheda personaggio, come avviene nei giochi di ruolo, ove indicare tutte le sue caratteristiche, il suo ruolo nella storia, e magari anche un background della sua vita personale, che potrebbe venire comodo per dare maggiore tridimensionalità al carattere.

Tutto ciò, a primo acchito, potrebbe sembrare superfluo, scrittori con grande esperienza sono in grado di gestire tutte queste informazioni senza bisogno di metterle per iscritto, ma quando si è alle prime armi - credetemi - è un esercizio importante. La qualità dello scritto migliorerà moltissimo, anche se dovrete trattenere l'eccitazione del momento e la voglia di buttarvi subito sulla storia.
Avere una struttura, o doverne creare una, non significa il dover seguire uno schema rigido e immutabile. La struttura può essere abbozzata all'inizio, poi modificata in fase di scrittura, resa più complessa, o semplificata, a seconda delle esigenze narrative o del cambio di obiettivi, o di idea. 
E' importante che esista per mantenere viva la coerenza della storia.
Ma non va pensata come un qualcosa che limita la vostra immaginazione.

L'immagine che potete osservare all'inizio di questo articolo è la struttura di un mio romanzo: Il cacciatore di Uomini, inizialmente pubblicato da Pyra edizioni, e poi riproposto in formato ebook autoprodotto, quando Pyra ha abbandonato il mercato editoriale.
Come potete osservare, lo schema è molto semplice. Si tratta di un diagramma di flusso in cui sono indicate le varie scene del romanzo, la loro concatenazione, e poco altro. Il romanzo nasceva come completamento di un'altra opera narrativa, Professione: Assassino, nata come racconto in distribuzione gratuita, e di seguito ampliato fino a diventare un romanzo breve. Ciò mi ha permesso di essere molto sintetico nella struttura de Il cacciatore di Uomini, visto che molti personaggi derivavano dal precedente scritto. Ciò non toglie che abbia comunque valutato ogni intreccio possibile prima di ricorrere alla stesura effettiva del romanzo in questione.
Devo inoltre sottolineare che tale struttura si è evoluta nel tempo, complicandosi negli intrecci, quando nuove idee si sono sovrapposte alle esistenti.

Ogni scrittore può scegliere il modo a lui più congegnale per redigere la struttura del proprio romanzo. Io ho optato uno schema a blocchi per via della sua praticità, e del mio background tecnico. Altri potrebbero preferire metodi differenti, e perché no, anche annotazioni su dei post-it.

Ci sono software di videoscrittura che vengono incontro a questa esigenza. Sono pensati appositamente per gli scrittori, e in alcuni casi, sviluppati sotto la stretta consulenza di scrittori famosi. Uno di questi è Scrivener. Ve ne parlo perché ho avuto modo di usarlo per lungo tempo, e ne ho apprezzato le qualità. 
Il software vi consente di creare una struttura del romanzo, di scriverne le componenti semplicemente cliccandoci sopra, e di rimescolare le varie componenti anche in un secondo tempo, così da - per fare un esempio stupido - far diventare capitolo 2 il quarto e viceversa, se ne avete voglia. 
In più ha un'ampia sessione per la costruzione dei personaggi, ove indicare tutte le loro caratteristiche. Ogni personaggio sarà collegato al testo, così che potrete richiamare facilmente la scheda in ogni momento, per arricchirla con nuovi dettagli, o per consultarla prima di far fare qualcosa di sbagliato al personaggio stesso.
Non mancano sistemi per fare ricerca online, con conservazione delle informazioni all'interno del vostro file, così che sia sempre tutto facilmente rintracciabile e consultabile. Può collezionare fotografie di luoghi e persone, e ha anche un ottimo sistema per la correzione del testo, visto che ogni elemento è sempre connesso agli altri, e richiamabile in modo facile e veloce.
Esistono anche altri software di questo tipo. In passato ne esaminai parecchi, ma alla fine scelsi questo per molti motivi, ma soprattutto per la sua versatilità. Ovviamente... Ciò non significa che dobbiate puntare direttamente all'acquisto di questo, o di un altro software di videoscrittura pensato per la narrativa. Ciò che viene fatto da questi programmi può essere fatto anche senza il loro ausilio, con un po' di pratica e di organizzazione. Il risultato finale non cambia di molto. 
L'importante è avere un ausilio che vi permetta di non perdere il filo, o di non perdere qualche dettaglio fondamentale della storia, e cadere in incoerenze che potrebbero danneggiare il vostro scritto.

Ricordate: Bisogna organizzarsi per bene, costruire una struttura, e avere bene a mente le caratteristiche di ogni personaggio presente nella storia.



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martedì 21 giugno 2016

L’anima di una donna

Glauco Silvestri
Sapeva bene che l’anima di una donna è misteriosamente in relazione con il movimento degli astri, l’alternarsi delle maree e il ciclo del suo corpo femminile, e probabilmente anche con le correnti vulcaniche sotterranee, le rotte degli uccelli migratori e l’orario delle Ferrovie dello Stato francesi, forse persino con il tasso di produzione petrolifera nei pozzi di Baku, la frequenza cardiaca dei colibrì in Amazzonia e i canti dei capodogli sotto la banchisa dell’Antartide.

Evidenziazione a pagina 77 | Pos. 1177-81



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lunedì 20 giugno 2016

I Racconti - #ebook #Lettura

Glauco Silvestri
Che fine hanno fatto i racconti? Ci son volte in cui me lo domando veramente. Oggi non vanno più di moda i racconti; non che siano scomparsi, che nessuno si occupi più di loro, o li legga, ma di sicuro in pochi ne parlano, e molti meno li pubblicizzano.

Di recente ho letto una antologia di Alice Munro. Forse è per questo che ho deciso di affrontare questo tema. Ricordo chiaramente che da giovane, molto giovane, avevo cominciato a scrivere proprio con un racconto. Leggevo una rivista che si chiamava Inchiostro. Era un mensile, se non ricordo male, e raccoglieva racconti provenienti da tutti gli aspiranti scrittori italiani, più qualche storia breve di guest star, autori famosi, robe simili. L'ultima pagina della rivista conteneva il modulo per spedire il proprio racconto. I racconti pervenuti venivano poi selezionati, e se giudicati idonei, pubblicati. Qualche volta ho mandato pure io dei racconti alla rivista, e ovviamente non sono mai riuscito a superare le selezioni.
Più recentemente ho scoperto Toilette (n.d.r. Qui trovate il sito). Il format non è molto differente. La particolarità è che nelle pubblicazioni è indicato il tempo di lettura, così che i racconti siano ben calibrati sulla durata delle... sedute, per l'appunto, in toilette. Anche in questo caso ho inviato qualche racconto, e ovviamente non sono mai riuscito a superare le selezioni.

Di racconti ne ho letti molti, specie online; ne ho scritti tantissimi, e molti sono disponibili online, oggi raccolti in antologie tematiche, una diversa dall'altra, e pubblicate in occasione dei miei vent'anni di esercizio di scribacchino. 
Parlerò di queste antologie, ovviamente, ma è da Bologna Trema che vorrei partire. Sono sei racconti, tutti ambientati a Bologna, e tutti dedicati all'horror. Io che scrivo horror? Ho iniziato proprio da questi racconti, spinto da alcuni blogger che seguivo in quell'epoca, soprattutto col desiderio di omaggiare alcuni grandi classici di questo tema.

Mi pare pure surreale immaginarmi a scrivere racconti sui supereroi... Eppure l'ho fatto, due volte, in omaggio a una bella iniziativa di Alex Girola, chiamata 2 Minuti a Mezzanotte. Ovviamente sono due storie fatte 'alla mia maniera'. Carillon ci racconta le esperienze di una ballerina di Lap Dance con un potere davvero particolare. Mentre Midnight Lullaby ci porta addirittura in un avamposto segreto, dove è tenuto 'rinchiuso' un supereroe dotato di un potere capace di togliere i poteri a tutti gli altri supereroi.

Più vicino alle mie corde è sicuramente Abbandonate la Terra, del ciclo H-Asteroid. Nato come 'storia' a episodi, che pubblicavo mensilmente e gratuitamente, qui i racconti sono tutti accorpati assieme. La vicenda che fa da collante è quella di una flotta in fuga dalla Terra, ormai morente a causa di una guerra, un vero e proprio esodo in cerca di una nuova casa dove vivere. Ovviamente l'elemento umano è la chiave di lettura, ogni racconto, infatti, riporta le esperienze di persone normali a bordo delle navi della flotta. 
Sempre sull'idea della vicenda narrata a episodi, ma questa volta ancorata con i piedi nell'italico paese, è A Family Matter. Una storia di mafia e motori, di amore e di vendette personali. 
E ancora, terza raccolta basata sullo stesso principio degli ebook mensili gratuiti, è Un Pacco, tre ragazze, e un Ginseng, relativo alla saga di Mauro Bianchi, una sorta di spin off di 31 Ottobre. Il personaggio principale, in quest'ultimo caso, è un detective bolognese dai metodi un pochetto ortodossi. La particolarità di questa pubblicazione riguarda il modo in cui ha avuto vita, ovvero da un raccontino inviato alla casa editrice Edizioni XII per una sorta di torneo tra racconti. Il raccontino si chiamava Il Dolore alle Ginocchia, e non è presente nell'ebook appena citato. Si piazzò discretamente, ma non riuscì a vincere. Lo troverete nelle raccolte di racconti dei miei vent'anni, che già ho citato e di cui parlerò tra poco.
Vorrei citare inoltre L'albero dei Corvi. In questo caso non si tratta di una storia breve, ma è l'epilogo di un blog-racconto, scritto come fosse il diario online della protagonista di questa vicenda, una teenager che vive in un paesino della periferia bolognese di nome Tombe. Ovviamente questa ragazza scopre di essere una cacciatrice di vampiri, e nonostante voglia rifiutarsi al destino che le è capitato sulle spalle, si trova costretta a compierlo. 

Ovviamente, scrivendo racconti, a volte mi è capitato di riuscire a conquistare un po' di spazio in antologie di autori vari. Alcune di queste sono state pubblicate ai tempi dei miei 'esordi', e immagino non siano più recuperabili. Altre sono molto più recenti. Prima tra tutte è Fratelli di Razza, in cui si parla di Vampiri. Il legame tra i racconti è una sorta di logo, un fiocco scarlatto intriso di sangue. Ogni racconto contenuto nell'antologia è piuttosto particolare, soprattutto... Originale.


365 Storie cattive è la seconda antologia. Qui si parla di Thriller, di thriller cattivi. Un racconto al giorno, così da non rilassarsi veramente mai. La terza è Morto e Mangiato... Già il titolo dell'antologia è tutto un programma, no?


E così eccoci alla nota dolente. I miei primi vent'anni da scritt... da schibacch... da narratore. La collana è chiamata Novelle fatte a Mano. Ogni ebook raccoglie un genere narrativo. Sono cinque ebook: Uno dedicato alla fantascienza, tema da cui ha avuto abbrivio la mia avventura narrativa; uno dedicato alle storie da brivido, non proprio horror, ma neppure proprio all'acqua di rose; uno dedicato al Fantasy, altro tema a me molto caro, per quanto non segua strettamente le direttive Tolkieniane con elfi, orchi, e maghi; uno dedicato alla guerra, cruento quel che basta, drammatico quel che basta; e infine uno dedicato ai racconti di narrativa normali, contemporanei, con storie di persone comuni come potremmo essere io e voi che leggete, più o meno.

Se poi fate una ricerca su internet, immagino potrete incappare in alcuni miei racconti ormai persi nel tempo, tra vecchi forum e chissà cos'altro la mia labile memoria abbia già rimosso. 

A ogni modo i racconti - forse dati per spacciati in epoche anche abbastanza recenti - in realtà non muoiono mai, e forse oggi stanno conquistandosi nuovi spazi proprio grazie al web, alle nuove tendenze, e alla creatività... Come avviene a Grenoble, dove alle fermate degli autobus è presente un 'distributore' di racconti, così che chi attende possa passarsi il tempo dell'attesa senza stare con gli occhi appiccicati allo schermo dello smartphone. Una bella idea, vero?

Come sempre, Buona Lettura.



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domenica 19 giugno 2016

The Hateful Eight - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Amore e odio, è il mio, nei confronti della produzione cinematografica di Tarantino. Se ho amato Le Iene e Pulp Fiction, e per certi versi apprezzato Kill Bill, mi son trovato un po' in difficoltà con le pellicole successive, per lo meno fino a Django Unchained. Poi è arrivato l'ottavo film, The Hateful Eight, omaggio a sé stesso e all'amore per lo spaghetti western che Tarantino ha sempre esplicitato senza mezzi termini.

Mi piacerebbe riempire di elogi questo ottavo film, ma non mi è possibile. Ottima la fotografia, e ho apprezzato tanto il coraggio di ambientare l'intera pellicola mettendo tutti i personaggi in una sola stanza, e girare praticamente tutto il film all'interno delle sue pareti. Non posso che elogiare le performance di Samuel Jackson e Kurt Russell però... mi sono annoiato, e in certi momenti mi è persino calata la palpebra.

Tutto accade pochi anni più tardi alla fine della guerra civile americana. E' inverno. Siamo nel cuore del Wyoming. Il cacciatore di taglie John Ruth e la sua prigioniera Daisy Domergue sono attesi a Red Rock - dove il cacciatore di taglie è noto come il Boia - consegnerà la donna alla giustizia per 10000 dollari di taglia, e questa verrà giustiziata per impiccagione. C'è una terribile tempesta, e durante la corsa della diligenza, lungo la strada, il cacciatore di taglie viene fermato da un uomo seduto su una pila di cadaveri proprio davanti alla diligenza. Anche lui è un cacciatore di taglie, e i due cadaveri sono il suo bottino. Si trova lì, a piedi, perché il suo cavallo non ha retto al freddo e allo sforzo. E chiede un passaggio fino a Red Rock. C'è una breve discussione, e infine il passaggio viene concesso. Poco più avanti, un altro uomo chiede aiuto. E' il nuovo sceriffo di Red Rock, e anche a lui viene offerto soccorso. 
La tempesta, però, infuria in modo ingestibile, così i quattro personaggi son costretti a fermarsi in un emporio, dove già un'altra diligenza si è fermata per cercare rifugio dalla tempesta. Sono in otto. Fuori nevica di brutto. La situazione è tesa, specie per i due cacciatori di teste, che hanno sospetti sulla strana situazione che si è venuta a creare. Red Rock non è lontana, ma...

L'idea è intrigante, e la prima parte del film incuriosisce parecchio. Poi però si perde in voli pindarici, in dialoghi e spiegoni piuttosto noiosi. Chi guarda il film capisce sin dal principio dove Tarantino vuole arrivare, il problema è che passa davvero troppo tempo prima che ci arrivi, e l'attesa sfinisce, ve l'assicuro, anche perché i discorsi affrontati non hanno la brillantezza cruda che invece ha decretato il successo dei primi due film che ho citato all'inizio di questo post. Insomma... Quando cominciano a volar pallottole io mi stavo già domandando quand'è che sarebbe finito il film. Non ce la facevo più, davvero, e mi ero rovinato la visione. Tanto che gli spargimenti di sangue, i colpi di proiettile nelle terga, le teste spappolate, o il vomito insanguinato degli avvelenati, è parso solo eccessivo zelo splatter giunto in ritardo, a soli 30 minuti dai titoli di coda.

Il film dura quasi tre ore... tre ore molto molto lunghe.



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sabato 18 giugno 2016

Edward Hopper - #Mostra #Bologna

Glauco Silvestri
Edward Hopper è un artista che mi affascina da sempre. Un autore che ha modellato il concetto di 'arte' negli Stati Uniti, che è stato in grado di portare la visione europea dell'arte pittorica negli USA, e di modellarla secondo i canoni culturali americani, così da ottenere successo, e da creare un proprio stile.

Hopper era solito dire che il suo scopo era quello di ritrarre la luce. I suoi lavori sono lo specchio di questo concetto, per quanto essi si discostino dall'impressionismo, o dall'espressionismo, nelle sue figure plastiche, solitarie, pregne di una certa malinconia, è la luce che va a tracciare forme, volti, e dettagli.

La mostra di Bologna, visitabile fino al 24 luglio, propone un percorso che permette di comprendere meglio l'artista, la sua formazione, le influenze subite, la mutazione del suo stile, e - perché no - anche l'uomo. L'esposizione non è enorme, ma raccoglie alcune sue opere fondamentali, e molti schizzi e provini, che Hopper non riteneva opere artistiche vere e proprie, ma che comunque realizzava con dovizia e cura.

Soir Bleu (1914)
Il quadro più mirabile è sicuramente Soir Bleu, realizzato dall'artista dopo essere tornato negli States in seguito a una lunga permanenza a Parigi. Il quadro mostra una prostituta in un locale. Al tavolo sono seduti un clown, un alto ufficiale, e in un angolo il protettore della prostituta. L'opera non piacque in America, e lo stesso Hopper la mise da parte. Fu ritrovata solo dopo la sua morte, se non ricordo male, e oggi è uno dei suoi lavori più amati.

Two Trawlers (1923-24)

Two Trawlers è un'opera a cui sono affezionato, e che un po' rispecchia anche il mio modo di fare fotografia. Rappresenta due rimorchiatori in porto. Piuttosto che ritrarli nella loro interezza, l'autore, ha preferito mostrare solo le due plance in prospettiva. Non si vedono i battelli, ma se ne comprende l'imponenza e la 'prestanza'.

Un'altra opera molto significativa è South Carolina Morning, del 1955, in cui è ritratta una donna di colore appoggiata alla porta di casa, con lo sfondo contadino dei campi di mais.

South Carolina Morning (1955)
Ovviamente il quadro principe dell'esposizione è Second Story Sunlight, un'immagine famosa, realizzata nel 1960, su cui si gioca attraverso un rustico sistema di ologrammi così da proiettare la propria immagine al posto della signora anziana che legge il giornale. Un piccolo divertisment che chiude in bellezza la mostra.

Second Story Sunlight (1960)
Second Story Sunlight con la mia morosa

Mostra piacevole da visitare, con una buona quantità di opere esposte, la cui divisione è pensata meticolosamente in modo tale da comprendere il percorso dell'artista, la sua evoluzione, e la sua affermazione nel mondo dell'arte. Dominano gli schizzi e i provini, meno presenti le opere definitive, che comunque sono esposte in modo tale che risaltino e concentrino l'attenzione del visitatore. In totale si parla di una sessantina tra dipinti e disegni.

L’esposizione è curata da Barbara Haskell – curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of AmericanArt – in collaborazione con Luca Beatrice. Va ricordato che il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell’artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1960, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l’eredità dell’artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.

Qui di seguito trovate un video con intervista alla curatrice della mostra.


Maggiori info: quiqui, e qui.


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venerdì 17 giugno 2016

#HarryPotter, la collezione completa dei #film - #Recensione

Glauco Silvestri
Ho voluto attendere di vedere tutti e 8 i film di Harry Potter prima di parlarne qui sul blog. Guardare questa collezione a cinque anni dalla sua conclusione, e ad ancora più tempo dalla lettura dei libri, è stata una esperienza interessante perché mi ha permesso di gustare, e valutare, i film per quello che erano, togliendo di mezzo le interferenze dovute all'esperienza di lettura (in lingua originale) e al ricordo della vicenda. Insomma... Lavagna bianca e pronta per essere scritta col gesso senza troppe interferenze.

Vi riassumerò la vicenda in modo stringato. Harry Potter vive con gli zii. I suoi genitori sono entrambi morti. Al compimento dei suoi 11 anni viene invitato alla scuola di Hogwards, una scuola di magia. Ovviamente gli zii si rifiutano (n.d.r. Hanno i loro motivi, ma ci faranno sempre la figura degli stolti), ma nulla può impedire a Harry di entrare nella scuola. Qui scopre che gli studenti vengono divisi in quattro gruppi, e lui entrerà a far parte dei Grifondoro. Sempre qui conoscerà Ron ed Ermione, che diventeranno suoi amici per la pelle. E sempre qui, scoprirà che lui è l'unico sopravvissuto dalla furia di 'colui che non può essere nominato', ovvero Lord Voldemort, e di averne causato la caduta a soli tre mesi di vita. Insomma, nel mondo della magia Harry Potter è una sorta di mito, ma lui quando vi entra, è completamente ignaro di tutta la vicenda.
Sfortuna vuole che Voldermort non sia morto, e stia riacquistando potere, e desideri immensamente eliminare di persona Harry Potter. Da ciò iniziano le vicende, le avventure, di Ron, Ermione ed Harry. I tre dovranno affrontare prove terribili, e infine lottare col redivivo mago malvagio per evitare che quest'ultimo riesca a realizzare i suoi sogni di potere assoluto nel mondo della magia.

Come in passato, ho trovato difficoltà con i nomi. Avendo letto i romanzi in lingua originale, il fatto che il doppiaggio italiano abbia modificato alcuni nomi - non tutti - inspiegabilmente tra l'altro, non lo riesco proprio a digerire. 
Come in passato mi ha dato un po' fastidio che i dissennatori cambino leggermente di aspetto da film a film. Se nel terzo film sono spaventosi ma, per certi versi, anonimi, nel quarto acquistano un aura davvero malvagia, quasi da film horror. Poi scompaiono... Specie quando Voldemort riacquista tutte le forze, la sua arma più spietata non compare più. Ne comprendo i motivi, visto che sono pressoché inarrestabili e la vicenda si sarebbe risolta in modo poco plausibile se un nemico tanto potente venisse sconfitto con facilità. Però è una mancanza grave, a mio parere.
La costruzione della vicenda è legata alla crescita dei personaggi. Ogni anno vanno a scuola, crescono di un anno, e da bambini scherzosi diventano adolescenti veri e propri. Il percorso di crescita è abbastanza ben descritto, per quanto molto legato al mondo inglese, e quindi, per certi versi, un po' distante da ciò a cui siamo abituati. E' infatti particolare che nel periodo adolescenziale non venga rappresentato il senso di ribellione nei confronti dei genitori. Se è comprensibile che Harry sia sempre molto attaccato ai pochi parenti che scopre nella vicenda, la famiglia Wesley pare del tutto immune al classico 'odio' giovanile degli adolescenti verso gli adulti, 'odio' prodotto solitamente dal desiderio di indipendenza, e dall'irrequietezza classica della pubertà. A ogni modo, è una buona costruzione del periodo di crescita, in cui compaiono anche le crisi, le insicurezze, e persino la goffaggine nell'affrontare temi davvero nuovi, come la sessualità - qui piuttosto pudica - e l'esplosione di emozioni. 
I film seguono questo percorso in modo fedele, così come i libri. Le prime tre storie sono più all'acqua di rose, sbarazzine, divertenti e semplici. Ogni elemento che compare nei primi tre film è funzionale alla risoluzione del problema proposto nel film stesso. Un po' come accade nelle fiabe, un po' come accade nei racconti per bambini.
Il quarto film, ovvero Il calice di fuoco, è la vicenda della svolta. Qui la trama si infittisce, e cominciano ad apparire i falsi indizi. I dissennatori fanno davvero paura, sono aggressivi, e i grandi maestri di Hogwards vengono messi in dubbio per la prima volta, e la loro aura di assoluta purezza scompare. E' un film che non annoia, anche perché gli studenti sono impegnati in una sorta di gara di bravura, e Voldermort influirà su questa gara per far sì che Harry Potter arrivi al suo cospetto. Lo scontro tra i due, il primo in assoluto, è vinto da Harry, ma solo per un colpo di fortuna. E' forse l'ultimo dei film dove Harry riesce a scamparla grazie al fatto che ha sempre le spalle coperte. E' il punto di svolta, il film dove il personaggio cresce e diventa consapevole delle sue responsabilità.
Il sesto film è quello più importante. Muore Silente. Hogward perde la propria guida, ed è la prima volta che i buoni perdono. E perdono di brutto. E' la vigilia della battaglia... Che però si farà aspettare ancora e ancora perché...
Il settimo libro, ovvero il settimo e l'ottavo film, si perdono in una sorta di caccia al tesoro. Già! Perché Voldemort, per essere immortale, ha diviso la sua anima in diversi amuleti, gli horcrux, e solo distruggendo ognuno di essi, il mago malvagio diventa vulnerabile. Per cui si apre una lunghissima parentesi in cui Ron, Ermione, e Harry andranno a caccia degli horcrux. Nel frattempo saranno ovviamente braccati dai Mangiamorte, e per ciò si troveranno costretti, spesso, a rifugiarsi in luoghi deserti, dove avranno molto, moltissimo, tempo per riflettere su ciò che stanno facendo. L'amicizia traballerà (n.d.r. Non è la prima volta che accade), ma poi si risalderà in modo definitivo e giusto giusto in tempo per la grande battaglia. 

La ricerca degli horcrux è piuttosto noiosa. Accade poco, e il libro appare inutilmente lungo. Sembra un ritorno ai primi tre libri per la tipologia di vicenda. Ogni elemento che si incontra è funzionale alla vicenda. Sembra quasi che l'autrice sia stata 'consigliata' a cambiare registro per non perdere i lettori più giovani... Del resto la saga di Harry Potter era inizialmente stata presentata come una storia per bambini, al massimo per giovani, ma i suoi ultimi capitoli avevano davvero cambiato registro.
A ogni modo, nel film la caccia al tesoro è meglio descritta, vuoi perché - nonostante sia stato spezzato in due parti - la pellicola pretende che lo scritto venga riassunto, vuoi perché bisogna tenere sveglio lo spettatore. Il rapporto tra i tre ragazzi è ben riassunto, così come in conflitti emotivi, così come i problemi sentimentali. Udite udite: Il settimo e ottavo film di Harry Potter sono meglio del libro!  

Il finale? Accidenti ai lieto fine! Era proprio necessario inserire la scena dei 19 anni avanti, con Harry che accompagna suo figlio al treno diretto ad Hogwards? Come al solito, è meglio staccare la spina pochi minuti prima dei titoli di coda.

Vista ad anni di distanza, la saga mi è piaciuta di più, così come ho apprezzato ancora meglio le performance dei tre attori protagonisti. Gli effetti speciali sono davvero ottimi, credibilissimi, e ancora attualissimi. E' una bella saga, e la consiglio vivamente. Forse, con pregi e difetti, l'unica cosa davvero originale apparsa negl'ultimi - oddio - quindici anni.



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giovedì 16 giugno 2016

L'occhio del Fotografo - #Libri #Recensione

Glauco Silvestri
La fotografia è un mix di discipline. E' arte, è documentazione, è tecnica, è informazione. Per ottenere una buona foto è necessario avere un'ottima conoscenza dello strumento che si usa, e ciò significa che il fotografo deve saper usare bene... Il suo occhio.

Già! Lo strumento fondamentale per ottenere una buona foto è l'occhio del fotografo. Con un buon occhio, con la capacità di saper comporre bene un'immagine, con l'intuizione sulla giusta inquadratura, con il giusto mix di colori, con tutto ciò, la macchina fotografica diventa di secondaria importanza. E' quindi fondamentale imparare a usare il proprio occhio, e l'unico modo è quello di documentarsi, di fare esercizio, di non accontentarsi mai della prima inquadratura che l'istinto propone. Per scattare una bella foto, che sia per certi versi unica, bisogna imparare a usare il proprio occhio, il proprio gusto, e soprattutto avere calma a sufficienza per poter provare varie opzioni di scatto.

L'occhio del Fotografo ci spinge proprio a questa riflessione. Ci introduce alle regole di composizione, alle tecniche per rendere più efficaci le foto (basandosi sul gusto comune), alla capacità di riuscire a organizzare i vari elementi all'interno dell'inquadratura in modo che il messaggio, ciò che vogliamo che la foto racconti, giunga realmente a chi la osserverà. 
Un libro completo, che affronta davvero ogni tematica che riguarda la composizione, non ultime lo stitching e le immagini in HDR. C'è un angolo dedicato anche al fotoritocco, senza demonizzarlo, e allo stesso tempo senza però approfondire troppo l'argomento, perché esula - probabilmente - da quanto il titolo del libro propone di affrontare. Si valutano le tecniche più tradizionali, osservando anche l'arte, per poi proiettare tutto ciò sul digitale e le sue nuove opportunità. La cosa importante è che tutto ciò avviene passo passo, mostrando vari scatti dello stesso soggetto e spiegandone i motivi di ogni scelta, e infine dicendo quale di questi è stato realmente scelto per la pubblicazione. Ciò permette di comprendere i meccanismi con cui un fotografo professionista si approccia alla foto che deve scattare... E suggerisce il comportamento che anche l'amatore dovrebbe avere con ognuno dei suoi scatti. Non si demonizza il salvataggio in JPG, ma si spiega quando conviene lavorare in RAW. 
Si osservano le immagini, le si studiano, le si affrontano tecnicamente. Tutto ciò senza mai citare apertura, fuoco, tempo, ISO. E' l'occhio al centro dell'attenzione. E il cammino che viene proposto è efficace, facendo esercizio, nel cambiare le abitudini dell'amatore, e a formare un istinto 'positivo' su come comporre una immagine che non cada nella banalità.

Fondamentale, in questo testo, è il fatto che mai si impongano regole e dettami assoluti. La libera espressività del singolo è rispettata. Ciò che si vuole far comprendere, come già ho detto all'inizio, è che ci sono più approcci al medesimo soggetto, e che prima di scattare è meglio esaminarli tutti, e agire non trascurando di pensare, prima di premere il pulsante di scatto.

Scritto in modo facilmente comprensibile, mai tecnico, didattico senza apparire tale, ricco di immagini di qualità. Molto bello. Lo consiglio. E' da leggere, e rileggere, e rileggere, e rileggere...



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mercoledì 15 giugno 2016

Racconto o Romanzo? - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Una Olivetti Lettera 22
La mia attività di scrittore ha avuto inizio con un racconto (n.d.r. I miei primi racconti li trovate collezionati in queste antologie). Di solito accade la stessa cosa a molti, se non a quasi tutti, per via delle questioni affrontate nella precedente occasione, al riguardo delle idee. Avere un'idea non sempre è sufficiente per riempire quattrocento pagine di argomenti, per cui si finisce per scrivere un racconto.

Il racconto ha dei vantaggi. Essendo breve, consente all'autore di concentrarsi sulla vicenda, di essere sintetico, di utilizzare pochi personaggi, e di conseguenza, di non perdersi in una trama complessa. I racconti, per quanto brevi, non sono diversi dai romanzi. Cambiano solo i tempi narrativi, e cambia l'approccio alla scrittura, perché non c'è tempo per scaldare i motori.
Tutto va condensato in poche pagine.
E' per questo motivo che molti sono convinti del fatto che un bravo scrittore lo si vede dai suoi racconti. Però il racconto ha anche degli svantaggi, e il peggiore è la sua brevità. Non c'è spazio per approfondire, non c'è spazio per costruire un background adeguato, non c'è spazio per... spaziare.

Per quanto sia un formato che amo molto, è evidente a tutti che il racconto non è però la forma narrativa più amata, per lo meno nell'italico paese, dove è raro che una raccolta di racconti, o un racconto singolo, riesca a penetrare quote interessanti di mercato (n.d.r. A meno che non sia distribuito gratis, ma nessuno garantisce che a un download corrisponda una lettura effettuata).

Il romanzo è l'antitesi del racconto. E' lungo, prolisso, e a volte si concede persino di estendersi su più libri, fino a formare un vero e proprio ciclo, dove i personaggi principali sono sempre gli stessi, ma le storie sono sempre nuove. Ne è un esempio la saga di Nikki Heat, apparsa anche in televisione con la serie tv Castle, ma è una tattica usata da sempre, sia per fidelizzare i lettori, sia per mantenere in vita dei personaggi a cui, magari, lo scrittore è affezionato.
In un romanzo c'è tutto lo spazio che serve per scrivere una storia complessa.
Scrivere un romanzo è però molto più difficile. Aumentano i personaggi, aumentano le pagine, e di conseguenza la vicenda deve esplodere con ritmi e tempi molto diversi da quelli di un racconto. L'autore si trova costretto ad affrontare un problema molto serio: Come evitare che il lettore abbandoni la lettura? 

Esistono inoltre forme di scrittura intermedie, come i racconti lunghi, e i romanzi brevi. Il numero di pagine (n.d.r. Di solito si parla di 'cartelle') definisce la categoria entro la quale rientra lo scritto che vi state preparando a realizzare, ma è difficile trovare una definizione univoca e assoluta.

Io mi son sempre affidato alla seguente distinzione:
  • Racconto breve: Entro le 5000 battute.
  • Racconto: Dalle 5000 alle 10000 battute.
  • Racconto lungo: Dalle 10000 alle 20000 battute.
  • eBook: Tra le 20000 e le 120000 battute.
  • Romanzo breve: Attorno alle 120000 battute.
  • Romanzo: Tra le 120000 e le 400000 battute.
  • Romanzo lungo: oltre le 400000 battute.

Tenete conto che certi termini nel mondo della scrittura derivano da un periodo storico in cui si scriveva a macchina. Alcuni di voi, i più giovani, non avranno mai visto dal vivo uno di questi strumenti meccanici per la scrittura, ormai si fa tutto al computer, ma è importante comprendere - e lo vedremo più avanti - che queste terminologie hanno ancora molta importanza. Per questo motivo sono costretto a divergere per qualche riga dall'argomento principale per spiegare alcuni concetti.
La macchina da scrivere, al contrario dei computer, aveva un solo font, e tutti i caratteri erano larghi uguali.
Questo è un concetto fondamentale da tenere presente, perché oggi, con i computer, vengono usati font di tipo True Type, Open Type, o ancora Postscript, ove ogni carattere ha una propria dimensione (n.d.r. La lettera 'i' è più stretta della lettera 'e', per fare un esempio pratico), e di conseguenza cercare di ottenere una 'cartella' come da definizione potrebbe risultare piuttosto difficile.

Note: Il font Courier, non il Courier New, è uno dei pochi rimasti con i caratteri tutti larghi uguali.

Tenendo presente le caratteristiche di una macchina da scrivere, ecco quindi un breve glossario che dovrà essere studiato a dovere:
  • Battuta: Equivale alla pressione di un tasto. In pratica è il singolo carattere. Può essere una lettera, un segno di interpunzione, e anche lo spazio. 
  • Cartella Standard: E' una pagina scritta. Di solito è costituita da 30 righe da 60 battute, spazi inclusi.
  • Interlinea: Indica lo spazio tra una riga e l'altra. Può essere singola, ovvero una andata a capo, o doppia, ovvero con due andate a capo.

Note: Di solito una cartella standard ha le dimensioni di un foglio A5 (la metà di un A4) con adeguati margini sui tutti e quattro i lati.

Detto ciò, la distinzione tra racconto e romanzo che ho presentato poco fa dovrebbe esservi più chiara. Rimane solo una questione da affrontare. Come avete notato, c'è una voce indicata in rosso. Si tratta della voce ebook, ovvero del libro elettronico.

Per quanto gli ebook non abbiano limiti di formato, e di conseguenza possono essere lunghi come un racconto, o come un romanzo, ho notato che quelli che ottengono maggior interesse hanno una lunghezza tale da inserirsi tra le tre varianti di racconto e le tre varianti di romanzo. 

Nel tempo mi son spiegato questo fenomeno con l'idea che l'ebook sia per lo più una lettura da viaggio, vista la praticità dei lettori elettronici, e che per tale motivo prediliga storie di lunghezza media. Un'altra spiegazione potrebbe essere colta dal fatto che gli ebook, a volte, vengono letti anche attraverso dispositivi non nati appositamente a questo scopo, come i tablet, o gli smartphone con schermi generosi. In questo ultimo caso, visto che i display attivi - nei tempi lunghi - provocano affaticamento alla vista, i lettori dovrebbero essere predisposti alla lettura di testi non troppo lunghi.



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martedì 14 giugno 2016

Si impara molto sulle piccole cose...

Glauco Silvestri
Per far domande. Per chiedere. E che facendo domande, interrogandosi sulle cose grosse, si impara molto sulle piccole, quasi per caso. Ma sulle cose grosse non si impara quasi niente.

Il colore viola (Alice Walker)
Evidenziazione a pagina 315 | Pos. 4828-29



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lunedì 13 giugno 2016

Sunspiring

Glauco Silvestri
Mi ci sono imbattuto per caso. Il video che sto per proporvi è stato visto da più di 380000 persone, e il numero è in continua crescita. Si tratta di un video particolare, un short movie, di difficile comprensione, aggiungo. La trama è stata scritta da... Da... Da una intelligenza artificiale. Sì, da una intelligenza artificiale che definisce sé stessa col nome di Benjamin. 

In soldoni, e per farla breve, qualcuno si è chiesto se una intelligenza artificiale fosse in grado di scrivere un film, e ci ha provato: Sunspiring è il risultato.

Per ottenere questo risultato si è dato in pasto a Benjamin qualche decina di script famosi, e gli è stato chiesto, in base a ciò che aveva capito da quegli script, di scrivere una nuova storia. La cosa interessante è che nei dialoghi la frase che più spesso viene pronunciata è: non lo so!




Fonte: qui.



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Putin - #Recensione #Libri

Glauco Silvestri
Se fate due passi in libreria, nella zona dedicata alle biografie, o alla politica, troverete molti testi dedicati al leader della Russia. Putin è sicuramente l'uomo del secolo, colui che ha riportato il suo paese alla ribalta, alla prosperità, e l'ha reso nuovamente capace di influenzare la politica internazionale, quando prima navigava in pessime acque, in mano ad oligarchi senza scrupoli, e con prospettive tutt'altro che rosee. 
Su Putin si è detto molto, letto di più, e più o meno tutti hanno una opinione sul suo lavoro. Nei fatti, però, l'uomo è rimasto, e rimane, un vero mistero. Ha grandi capacità, è serio, è dedito al lavoro, e molto rispettoso delle amicizie, tanto che alla parola amico dà un valore altissimo.

Putin: vita di uno zar è un testo molto interessante. Ci racconta la vita dell'uomo con precisione, che ne spiega le dinamiche, e difficilmente emette sentenze. E' allo stesso tempo un libro di storia moderna. Comincia durante la seconda guerra mondiale, con l'esercito della Germania Nazista che assedia Pietroburgo. Ci racconta della sua famiglia, delle difficoltà dovute all'assedio, alla guerra. Lui nasce quando il conflitto è già finito, ma la sua città è ancora stremata dalle lunghe sofferenze, e la sua famiglia ancora di più. Nato e vissuto in strada, il ragazzo ha compreso presto il valore dell'amicizia. Ha capito anche che di fronte alle avversità non ci si può mostrare deboli. A scuola andava benino, ma era in strada che sapeva dominare la scena. Poi... Era affascinato dai romanzi di spionaggio, e per questo, ancora ragazzino, aveva avuto il coraggio di entrare nel palazzo del KGB per chiedere come avrebbe dovuto fare per entrare a farne parte. Anni più tardi riuscirà nell'intento, e ancora più avanti, mentre sarà di stanza in Germania dell'Est, comprenderà più di molti altri ciò che il crollo del Muro di Berlino andrà a significare per il futuro dell'Unione Sovietica.
Storia di un paese, vita di un uomo. Le due vicende avanzano di pari passo fino a intrecciarsi indissolubilmente. E la figura del presidente russo non può che affascinare, per la sua forza, il suo carisma, e la sua capacità di rimettere in sesto un paese che aveva perso tutto, dalla reputazione, alla potenza economica e militare, fino alla fiducia del suo stesso popolo. Oggi la situazione è ben diversa, lo abbiamo notato tutti, e sul suo futuro ci interroghiamo un po' tutti quanti, perché nel bene e nel male, è la Russia il paese a cui tutti fanno riferimento. Gli americani hanno perso importanza nello scacchiere internazionale. Dopo aver trascorso gli ultimi decenni a combattere una guerra impari contro i dittatori nel mondo, dopo le forti crisi economiche che l'hanno colpita senza pietà, crisi che si è poi ripercossa sull'Europa, gli USA si son visti sottrarre lo scettro da sotto il braccio. E l'Europa poco ha potuto, visto il sistema farraginoso che ha ideato per governarsi, vista la sua pachidermica lentezza, e viste le ancora non cancellate rivalità tra i singoli stati che la compongono. In questo quadro geopolitico la Russia è sicuramente diventata una potenza di primo piano, e forse il principale riferimento per il futuro politico del globo. Tutto ciò è accaduto anche grazie all'abilità dell'uomo che è alla sua guida, alle sue caratteristiche per certi versi unici... 

Ma alla fine chi è Putin? E' un uomo risoluto, intelligente, scaltro. E' una persona che non si piega di fronte alle forze economiche che lo vorrebbero soggiogare. E' una persona con un ideale da perseguire, con una morale fortissima, e determinato a ottenere ciò che si è prefissato. 

Nel leggere il libro mi son fatto un'idea molto precisa di questo personaggio, idea che terrò per me, ma che mi spinge a consigliarvi la lettura di questo libro, perché chiarisce molto, perché approfondisce argomenti normalmente discussi in modo superficiale, perché non è di parte, perché racconta luci e ombre della sua vita politica, e della sua vita personale, anche se da questo punto di vista, è molto più prodigo di informazioni sulla sua gioventù che sull'attualità. Ma è normale. L'oggi non è stato ancora documentato in modo analitico, ed è giusto che sia così, visto che è in pieno mutamento.

Se devo mettere i puntini sulle 'i', qualche inesattezza, qua e là, è presente. Si confondono i milioni di chilometri con le migliaia, e manca in appendice un elenco dei personaggi citati nel testo. E' probabile che la pubblicazione voglia avere un carattere divulgativo, e non didattico, ma è evidente che un briciolo di attenzione in più ai dettagli avrebbe evitato gaffe editoriali per certi versi molto banali.



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