lunedì 30 settembre 2013

Cube

Glauco Silvestri
Quanto adoro Cube. Nella sua semplicità raccoglie praticamente tutti gli istinti umani. E' un vero e proprio esperimento psicologico sui personaggi, che si risvegliano (senza capire che cosa è successo) all'interno di una sorta di labirinto tridimensionale a forma di cubo. Questo cubo è costituito da tanti cubetti più piccoli, comunicanti tra loro, che si spostano e si mescolano in continuazione. Alcuni di questi ambienti sono pieni di trappole, altri sono sicuri. Ma probabilmente la vera trappola è la psiche umana, che messa sotto pressione può dare, davvero, il peggio di sé.
E' quello che accade a Quentin (poliziotto), a Rennes (ladro esperto di fughe dalle carceri), a Leaven (studentessa di matematica), Holloway (medico psicologo) e a Kazan... un ragazzo autistico. Assieme a questi c'è Worth, l'elemento destabilizzante, perché lui è l'unico a sapere dove si trova in quanto, inconsciamente, ha partecipato alla progettazione di quella struttura.
Ovviamente, se qualcuno ha messo queste sei persone all'interno del cubo, ci deve essere un ingresso e una uscita. Per cui il gruppo si mette in movimento alla ricerca della salvezza. Solo che il sospetto, la rabbia, le crisi isteriche, il nervosismo, la mancanza di sonno, cibo, acqua... tutto questo porta Quentin a trasformarsi in una sorta di "dittatore/giudice" nel gruppo. Il fragile equilibrio tra i personaggi si spezza. Costretti a stare assieme per il terrore di perdersi e non riuscire mai più a uscire, la guerra tra loro sarà per lo più psicologica, fino a che... 

Come dice la copertina: paura, paranoia, angoscia e disperazione sono gli ingredienti di questa pellicola. Gli attori sono l'uno più bravo nell'altro nell'impersonare uomini e donne in trappola, nell'immaginare cospirazioni, nel dipingere una situazione davvero tragica. Lo sfociare della violenza, della rabbia, dell'incapacità di razionalizzare la situazione è ben costruita, tant'è che i personaggi sembrano studiati appositamente. Chi ha le competenze per risolvere il rebus è fisicamente più debole (una ragazzina e un ragazzo autistico), chi è in grado di equilibrare i momenti di stress ha però dei punti deboli (la psicologa è ha paranoie, il poliziotto ha un carattere aggressivo). Quanto a Worth, come ho già detto, è l'ago della bilancia. Colui che, con le sue rivelazioni, scatena lo stress accumulato nella prigionia e tenuto a bada, solamente, dalla paura.
Una pellicola davvero geniale. Da vedere assolutamente!






venerdì 27 settembre 2013

Sbadiglio Nero

Glauco Silvestri
In purgatorio non c'è nulla da fare. Appena arrivati si deliziano i veterani con racconti di ciò che si è visto sulla terra, di ciò che è cambiato, e si risponde alle domande che vengono poste, ma poi si cade in una sorta di limbo dove il tempo non passa mai, nell'attesa che venga il momento in cui si riesce a varcare la soglia del paradiso, oppure no. E così quelli che stanno nel purgatorio cercano di rendersi conto dello scorrere del tempo nell'unico modo che gli è concesso, ovvero azzuffandosi, perché provando dolore, mentre il corpo si rigenera, si prova nuovamente una certa consapevolezza di esistere.

Così inizia questa breve graphic novel di Ratigher, una macabra, quanto triste visione, di ciò che esiste dopo la morte. Sbadiglio Nero, nelle sue 15 pagine, ci mette di fronte a un terribile enigma, cosa accade nel purgatorio? Le anime tormentate cercano quel briciolo di esistenza che ancora esiste in loro, in attesa che scenda un angelo a decretare l'ardua sentenza, che poi è una sorta di 'pesca della fortuna'. C'è la possibilità di andare in paradiso, o di precipitare all'inferno, ma anche di fare un viaggio sulla Terra sotto forma di spirito. Molto è in mando al fato, al caso, al destino. A volte è l'angelo stesso che decide. Le anime, nel frattempo, si azzuffano alla ricerca dell'ultimo scampolo di vita che gli rimane, o per lo meno illusione di vita che gli rimane. E' profondo nella sua crudità. Davvero un piccolo gioiello. per di più è gratis!




giovedì 26 settembre 2013

Rain Song

Glauco Silvestri
Rain Song is the first book of 'Heart of Carolina' series. Nicole Michelin lives in North Carolina, but she's from Japan, where her parents were missionaries. She has not memories about her time spent abroad; she was child, and just she knows that she left Japan with her father after the mother died in a fire. She was a little child when it happened and her parents never had the courage to tell what really happened the night the mother died. 
Now Nicole is thirty, she teach english, and also collaborates with a fish blog (because of her passion for fishes). She also is helping her granny Ducee at the annual family reunion. 
One day she received a mail from a reader of the fish blog. The author of the mail was asking about some problems with its breeding of carps koi. He was Harrison Michaels... and well, she discovered that he was a friend of her when she was a child and still was living in Japan. At first she attempts to avoid him, but his e-mails tug at her hearts, expecially when she discovered that Harrison knows more about her childhood then she does...

I liked so much this book. I've read it in english (that's why this review is in english), and I've had really no problem on it. The language is elegant, easy, and an absolute pleasure to read and absorb. It's, in a sort of way, a simple story, full of daily happening that could happens in our life too. The characters described on this book are so true, natural, well painted, that it is possible to immagine to go to Mount Olive and have a piece of pineapple chutney together Nicole's family. I loved it. Maybe she jump from present tense and past tense really often... I'm not so good at english to complain about it, but it could be uncomfortable for someone.
The bad, very bad thing is... that the book don't have a true end. It stops in the middle of Nicole's visit to Japan, I don't liked it so much, but... right here are avaiable the other books from the same series.




mercoledì 25 settembre 2013

Col ventilatore in un cinema...

Glauco Silvestri
Continua la serie di sogni strani che la notte mi regala. Questa volta sono andato al cinema (ovviamente nel sogno), e ci sono andato con un grosso ventilatore. Una volta iniziata la proiezione ho acceso il ventilatore perché avevo caldo. L'avevo appoggiato nel sedile a fianco al mio. La fila di sedili era pressoché vuota, a parte un gruppo di amiche proprio in fondo, mentre io mi trovavo più o meno al centro.
Una di queste, quella più vicina a me, ha cominciato a lamentarsi sonoramente, con commenti sboccati e quant'altro. Io mi sono voltato verso di lei, il viso non lo ricordo, so solo che era piuttosto corpulenta. Le ho fatto notare che se l'aria le dava fastidio sarebbe bastato chiedermi di spegnere, e che lamentarsi a quel modo era un vero e proprio spreco di energie. Poi ho spento il ventilatore.
Lei si è avvicinata e mi ha chiesto chi ero. Io ho tirato fuori dalle tasche del mio giubbotto una confezione da 6 cornetti Algida e le ho risposto offrendole un gelato. Ovviamente lei l'ha preso, e ne ha preso uno anche per le sue amiche.

Che significato può avere un sogno di questo tipo?





martedì 24 settembre 2013

28 giorni dopo

Glauco Silvestri
28 giorni dopo è un film horror catastrofista dalla struttura piuttosto classica, che richiama, per certi versi, altre pellicole a esso precedenti come Resident Evil, l'Esercito delle 12 Scimmie, e volendo anche Io sono Leggenda (per lo meno, nella fase iniziale).

Tutto ha inizio da un'incursione da parte di un gruppo di animalisti in un laboratorio scientifico. Il loro scopo è quello di liberare/salvare degli scimpanzé usati per la vivisezione. Ciò che non sanno è che gli animali sono infetti dal virus della Rabbia, una sua forma piuttosto violenta e di veloce diffusione... e soprattutto che gli scienziati erano impegnati nella ricerca di una cura, per evitare pandemie che... che poi vengono scatenate da questo gesto. Gli animali, una volta liberi, aggrediscono gli animalisti, gli scienziati, e in breve tempo diffondono il virus su tutto il suolo inglese. Jim, in coma a causa di un incidente stradale, si risveglia nella sua stanza d'ospedale 28 giorni dopo lo scoppio della pandemia. Londra è completamente vuota... o quasi. Non appena cala la sera un gruppo di persone infettate dalla Rabbia lo notano e lo inseguono. E' così che incontra un gruppetto di sopravvissuti, e con essi si dirige verso Manchester, città da cui arriva un segnale radio automatico che promette salvezza...

Cosa mi è piaciuto di questo film? Le ambientazioni. Londra completamente deserta è fantastica. La fase iniziale del film è potente, inquietante, da brividi sulla pelle. Quei minuti fitti di solitudine sono molto più spaventosi di quanto avviene in seguito, che per certi versi diventa prevedibile e necessario alla trama. E' evidente che quando il taxi entra nel tunnel (e si sa che i 'rabbiosi' si muovono più volentieri al buio) capiterà qualcosa di brutto. E' scontato che il messaggio radio sarà tutt'altro che una promessa di salvezza. Ormai certi meccanismi sono talmente assodati che non fanno più saltare dalla sedia. Però, nell'insieme, ancora una volta, il messaggio è chiarissimo. Non sono i 'rabbiosi' il vero nemico. Il mostro da cui guardarsi rimane sempre l'uomo... che ovviamente è causa del suo male, e in condizioni estreme, non sempre mostra il meglio di sé.
C'è pure il lieto fine (figurati), anche se presagisce il seguito di questa pellicola, che si svolge 28 settimane dopo... ma questa è un'altra storia.





lunedì 23 settembre 2013

E guerra sia...

Glauco Silvestri
Loro sono comparsi all'improvviso, nella mia cucina. Erano veloci, sguscianti come Armstrong al Tour de France prima che lo squalificassero per doping. Il primo si aggirava spaesato nel lavello. Visto che gli scarichi del mio palazzo son sempre stati un problema di odori e quant'altro, ho immaginato che la bestiola si fosse arrampicata su per i tubi fino al mio appartamento. Eliminata la creatura ho dimenticato tutto e ho ripreso la mia vita normale.
Poche notti più tardi, torno a casa e ne becco altri due... poi quattro... poi sette! 

E così son corso ai ripari. 

Mi sono armato di armi batteriologiche, nonché gas micidiali (e già noto portaerei americane schierate sotto il mio balcone...) e sabato ho dato battaglia agli invasori. Le vittime di questi scontri sono numerose, e forse la guerra è tutt'altro che vinta, ma le prime scaramucce sono state un trionfo.

L'unica preoccupazione è quella di non divenire io stesso vittima delle armi di distruzione di massa in mio possesso!




sabato 21 settembre 2013

iOS 7

Glauco Silvestri
Ieri, finalmente, sono riuscito ad aggiornare il mio iPad a iOS7. Si tratta dell'ultima release del famoso, famigerato, sistema operativo mobile di Apple. Un OS che è stato osannato e criticato a seconda delle varie correnti di pensiero e che, lo ammetto, pure io vedevo come un tentativo di Apple di avvicinarsi alla concorrenza come User Experience visto che il suo OS cominciava a sentire l'età, e soprattutto, non aveva mai avuto una interfaccia davvero moderna (provate a cercare in rete qualche foto del Palm OS che circolava nei primi anni '90 e noterete molte somiglianze).

Ebbene, ora posso finalmente toccare con mano, e sebbene non abbia ancora avuto occasione di affondarci i denti in profondità per capirne ogni dettaglio, posso comunque provare a esprimere un giudizio... imparziale!

All'apertura della cover l'iPad si presenta meglio. Le notifiche, l'ora, gli impegni in agenda sono visibili sin dal primo sguardo, senza dover muovere un dito. E questa era una lacuna che andava sistemata, e mi stupisce che Apple ci sia arrivata solo alla settima edizione del suo OS. Interessante anche l'angolino  che toccandolo porta alla fotocamera senza dover passare attraverso allo sblocco del dispositivo e al click sull'apposita App.

Se la struttura a Icone e Cartelle è rimasta, la piattezza della grafica risulta molto più confortevole ed elegante. Non paga con sfondi elaborati, quali fotografie e cose simili. Meglio colori piatti o uno degli sfondi predefiniti che, con il loro effetto di movimento, rilassano tantissimo. Ora le Cartelle possono avere più pagine, ma non sottocartelle. Finalmente il limite in numero di App per cartella è stato tolto. E' un bene... anche se in realtà io non ho mai sentito l'esigenza di sforare quel limite. Le mie cartelle non contenevano così tante App da farmi sentire in difficoltà.

Grafica e Font richiamano Windows Phone, è evidente e innegabile. Però i due approcci sono differenti. Windows Phone mi sembra più flash, aggressivo e giovane, iOS7 mi appare più elegante, tranquillo e pacato. Non mancano le somiglianze anche con Android... ma qui chi lo può dire? E' nato prima l'uovo o la gallina. Android è entrato sul mercato dopo iOS e da questo ha preso le schermate multiple, le icone sul desktop e le funzioni principali ben visibili sul fondo dello schermo. I Widget a Apple non sono mai piaciuti, e non li ha "presi" dal concorrente, preferendo una elegante indicazione di novità sull'icona della App presente sul desktop... esattamente come avviene sul Dock di OSX. Di contro la barra delle notifiche che cala con una Gesture dall'alto è ovviamente di derivazione Android.  Credo sia inutile perdere tempo a litigare su chi copia chi... per quanto i Mac Fanatici a lungo hanno attaccato Microsoft di copiare le innovazioni di Apple (quando quest'ultima mutuava le sue idee da Xerox e Unix, ma vabbè). Credo sia normale che le varie software house guardino il mercato, ciò che vende e piace, e cerchino di andare in quella direzione. Accade in ogni tipo di mercato, da quello dell'auto, a quello degli occhiali, fino... per l'appunto... a quello del mobile! E' un dato di fatto che oggi non esistono più solo i Mac Fanatici. Ora ci sono anche gli Android Fanatici e i Windows Fanatici. Per cui mi astengo dallo schierarmi. Di sicuro Apple ha perso/abbandonato la verve innovativa per dedicarsi al perfezionamento dei suoi prodotti e dei suoi software... il tutto a beneficio dei propri clienti, che così potranno avere dei device davvero a misura d'uomo. E' la politica giusta? Sarà il mercato a deciderlo e non le liti tra appassionati (in fondo il VHS vinse sul - migliore in molti versi - Betamax, no?).

Le nuove Gesture mi appaiono più intuitive. Ammetto che ogni tanto, invece che richiamare le notifiche, mi salta fuori l'opzione di ricerca (entrambi si richiamano scorrendo verso il basso le dita, solo che le notifiche si aprono solo se il dito parte proprio dal bordo in alto dello schermo), ma è colpa della fretta. L'elenco delle App attive con le miniature delle finestre all'istante in cui sono state abbandonate mi piace, anche se il vecchio sistema che mostrava le sole icone mi pareva più compatto (specie nelle situazioni in cui volevo chiudere tutte le app che ormai non mi servivano)... Nota dell'ultimo momento: Ma ora non si possono più chiudere le App? Come si fa? (Risposta: Trascina verso l'alto l'anteprima della App).

Siri... boh! Serve davvero? Io mi sento imbecille a parlare a una macchina. E' come la Dashboard su OSX. Mai usata! (Suggerimento ad Apple: Perché non sostituirla con una finestra dove è possibile avviare le App installate sui device mobili e presenti nell'archivio di iTunes? Non mi dispiacerebbe poter usare SoundHound, o farmi una partitina con uno dei giochini installati sull'iPad anche dal computer Desktop).

In linea di massima... l'iPad (anche se di ultima generazione) mi sembra ancora più reattivo. Devo ancora metterlo sotto torchio ma... l'impressione è davvero buona. Per quando riguarda la durata della batteria... anche qui devo ancora sperimentare. Però sono soddisfatto.






LIBRI


giovedì 19 settembre 2013

Il labirinto del Fauno

Glauco Silvestri
Del Toro è quasi sempre una certezza. Difficile rimanere delusi dalle sue opere, e in particolar modo da Il Labirinto del Fauno, che in una sola pellicola finisce per raccogliere tanti di quegli ingredienti da ammaliare.

Siamo nella Spagna del 1944. Francisco Franco ha vinto la guerra civile, e ora la repressione dei ribelli è in pieno svolgimento. Carmen, risposata da poco con un capitano dell'esercito, si trasferisce con la figlia Ofelia in un vecchio casolare nel nord del paese. Ofelia non ama molto la nuova sistemazione, per cui comincia a esplorare il terreno circostante e trova le rovine di un antico e misterioso labirinto. Il Fauno, una creatura magica a guardia del labirinto, le si rivela e la riconosce come la principessa perduta del suo magico regno... ma per conoscere la verità Ofelia deve eseguire tre difficilissimi compiti. Nel frattempo sua madre sta subendo un parto molto difficile, e il suo "nuovo padre" è a caccia di ribelli che si nascondono nei boschi circostanti.

Il film si muove con un tatto incredibile. Ci mostra la Spagna degli anni 40 sia con gli occhi della bambina, ancora completamente immersa nel mondo delle favole, sia con gli occhi degli adulti, ormai disincantati e costretti a lottare in una realtà di stenti e malattie. Guardandolo si rimane spiazzati dalla crudezza della realtà, e allo stesso tempo anche dalla crudezza del mondo magico a cui la bimba aspira di appartenere. Le scene cruente si sprecano, così come nulla viene concesso alla fiaba che... in certi versi... potrebbe richiamare le storie originali dei fratelli Grimm (e non quelle edulcorate dei tempi più recenti). Rimane l'illusione che il regno magico esista. Ma lo scorrimento della vita reale lascia ben poche speranze. Gli attori sono tutti bravissimi nell'interpretare i propri personaggi. La coerenza, la crudità, gli effetti speciali non troppo invasivi, e perfettamente credibili (fate e mostri appaiono così reali nelle loro forme da mettere in dubbio che siano frutto di computer grafica), sono un ingrediente in più di questa fantastica storia. E non bisogna dimenticare la regia, curata in ogni fotogramma con maestria.

Davvero imperdibile!






mercoledì 18 settembre 2013

Highlander, l'ultimo immortale

Glauco Silvestri
Lui è un antiquario di New York. E' al Madison Square Garden per assistere a un incontro di Wrestling quando viene attratto da qualcosa di intangibile. Scende nei sotterranei, nei garages, e lì incontra il suo avversario. Non c'è neppure tempo per parlare. Le spade si incrociano tra scintille e colpi bassi. Lo scontro è violento, poi una lama millenaria taglia la testa all'avversario... e all'improvviso eccoci inidietro nel tempo, è il 1536 e Connor MacLeod viene trafitto a morte dal Kurgan. Ma Connor MacLeod non muore... e scopre di essere immortale, e protagonista di una lotta millenaria tra immortali... al termine della quale ne rimarrà uno soltanto.

Questa pellicola ne ha di anni. Highlander racconta un'epopea a metà tra il fantasy e la fantascienza (se andrete a vedere i tre seguiti... che però non valgono neppure il costo del supporto che li contiene). Tanti anni sulle spalle ma si guarda ancora volentieri, un po' per il cast azzeccato, un po' per lo stile di ripresa - forse fatto in economia ma - con effetti granulosi che mettono in dubbio lo scorrere del tempo, forse per la colonna sonora meravigliosa (i Queen), ma soprattutto per la storia... che davvero non ha niente da eccepire, è perfetta!

Diciamocelo: Christopher Lambert non è più riuscito, nel resto della sua carriera d'attore, a svolgere un ruolo alla perfezione come in questo film. Ottimo come sempre, invece, uno Sean Connery nei panni del maestro Spagnol-egiziano. Gli effetti speciali, ovviamente, non sono all'altezza di ciò che oggi propone la migliore computer grafica ma... ok, datemi del nostalgico... a me pare sempre più spesso che la CGI attuale sia troppo perfetta e sappia di finto lontano un chilometro... mentre in passato, avendo limitazioni tecniche, i risultati apparivano molto più credibili.

Vabbé, va visto assolutamente. Ma evitate questo, questo, e questo... Fatti sulla scia del successo del primo film, che ne distruggono la poesia e soprattutto mettono in dubbio la stabilità del concetto trainante di tutta l'epopea, ovvero la lotta tra gli immortali.






martedì 17 settembre 2013

Ufo nella notte del 14 Settembre

Glauco Silvestri
Magari sono solo riflessi, o chissà cos'altro spiegabile in maniera più razionale, ma queste foto (rubate dal profilo Facebook di mio padre, e scattate da lui stesso nelle campagne fuori Bologna) fanno venire un pochino la pelle d'oca. Voi che ne pensate?








lunedì 16 settembre 2013

Il Lunedì...

Glauco Silvestri
Volevo scrivere qualcosa, oggi, che sento fortemente nell'animo. Volevo riflettere ad alta voce su alcune cose che (per certi versi) mi affliggono. Però non trovo le parole. Forse è colpa dell'odiato lunedì. Forse invece il mio spirito narrativo si è davvero inaridito. Oppure ancora, e magari è più probabile che sia così, è questo blog, o la rete in generale, che non mi stimola più come un tempo.
Leggo i vostri feed e passo oltre. Leggo le news e passo oltre. Faccio un salto svogliato sui social network e passo oltre. Forse la rete 2.0 non mi attira più. Tutta questa condivisione superficiale, che magari si risolve in qualche commento di due righe del tipo scrivi e dimentica, o in un "mi piace" che poi uno si chiede cosa c'è che ti può piacere di un post come questo, mi pare asettica, distante, superflua.

Ma no, è colpa dell'odiato lunedì. Sicuro!



giovedì 12 settembre 2013

The Mist

Glauco Silvestri
Tratto da un racconto di Stephen King, The Mist è un film che ti costringe a dubitare delle normali condizioni climatiche della pianura padana.

Tutto si scatena una mattina, dopo un terribile temporale che danneggia abitazioni, linee telefoniche, e linee elettriche, di una cittadina del Maine, una fitta nebbia si forma fino a coprire l'intera zona. Si tratta di una nebbia strana, anormale, tanto che all'interno di un supermercato, arriva un uomo gridando, e tutto coperto di sangue.
Di comune accordo le porte vengono chiuse, ma poi scoppiano le incomprensioni. Chi afferma che è un semplice fenomeno naturale decide di uscire per tornare a casa... scomparendo nel nulla. Chi decide di rimanere comincia a logorare sé stesso tra panico, dubbi, e le parole di una fanatica religiosa che con sempre più fervore acclama l'arrivo del giudizio universale. Con l'arrivo della notte (e non dei soccorsi), il supermercato viene aggredito da strani insetti, e dai suoi predatori... Da qui si sviluppa un crescendo di terrore, sangue, morte che difficilmente potrà essere evitato.

Il film è intenso, ben recitato, con un finale (per una volta... visto che i finali di King sono spesso deludenti) davvero scioccante. La tensione è ben costruita e si mostra con un crescendo privo di interruzioni. Le creature sono credibili, l'intero contesto, per quanto fantascientifico, si accetta più che volentieri grazie ai piccoli indizi che vengono mostrati, minuto dopo minuto, come fossero ingredienti fondamentali di una gustosa torta macabra. Il must di questa pellicola, comunque, sono i caratteri ben rappresentati dagli attori. Ognuno di essi è una pedina determinante per la creazione dell'intera struttura. C'è un pathos davvero potente. Davvero brava Marcia Gay Harden nei panni di Mrs. Carmody. Brava e convincente nei suoi vaneggiamenti fanatici. Lei è sicuramente il Jolly dell'intero film. E anche Nathan Gamble, nei panni di Billy, il bambino di David Drayton, il personaggio principale. Credo che Billy sia il perfetto ingrediente per generare affezione ai personaggi, per spaventarli, e per scandalizzarli nelle scene più potenti.
Un gran bel film, che consiglio vivamente.





mercoledì 11 settembre 2013

Grosso guaio a Chinatown

Glauco Silvestri
Pellicola imprescindibile nella videoteca di un appassionato. Grosso guaio a Chinatown è, secondo me, il miglior film interpretato da Kurt Russell... senza contare la presenza di una giovane, splendida, Kim Cattrall ancora lontana dall'epopea di Sex and The City.

Il film racconta la storia di due amici, l'americano Jack Burton e il cinese Wang-Chi (il primo conducente di autotreno l'altro proprietario di un ristorante) coinvolti nel rapimento della bella Suzee Pai, in arrivo da Pechino e fidanzata di Wang-Chi (che intende sposarla). Lei è una cinese più che rara, a causa dei suoi occhi verdi, ed è questo che interessa al suo misterioso rapitore Lo Pan. Jack e Wang seguono le tracce lasciate dalla gang di Lo Pan fino a Chinatown, ma scoprono presto che quest'ultimo domina forze che rasentano la superstizione. Lo Pan, condannato dal primo imperatore cinese addirittura anni prima di Cristo a un'esistenza a un'esistenza apparente, deve trovare e sposare la "Vergine dagli occhi verdi" per riprendere consistenza e tornare a una vita "vera". Per questo gli serve Suzee... e il resto della storia non ve la racconto.

Pellicola a metà tra il fantasy e la commedia, qui ci si può immergere in una storia di pura fantasia e avventura. Si ride, e allo stesso tempo si può assistere a un film d'azione soddisfacente, tra mosse di kung fu, magia, e sparatorie. Kurt Russell è perfettamente a suo agio nei panni di Jack Burton... anzi, la sua figura è davvero perfetta. Strafottente, impacciato, muscoloso, Jack appare come un eroe macho fallibile che giunge in fondo all'avventura credendo di essere stato lui il campione, quando invece il lavoro grosso è stato svolto dai suoi compagni di lotta.
Nel complesso è davvero un film unico, divertente, che non risente per nulla degl'anni che porta sulle spalle, e stiamo parlando di una pellicola del 1986!





martedì 10 settembre 2013

Animali da compagnia

Glauco Silvestri
Animali in vaschetta...
Con tanto di etichetta!
Proprio come se si fosse al supermercato.
Sabato sono stato al PetFestival di Piacenza. Mi aspettavo una fiera strabordante degli animali da compagnia che credevo più comuni, a partire dai cani, passando per gatti e conigli, fino ad arrivare ai pesci. Sapevo che di volatili non ne avrei trovati per colpa dei casi di Aviaria scoperti di recente... ma... ecco... non avrei mai immaginato di vedere ciò che ho visto.

Il concorso di bellezza per gatti.
Di cani ne ho visti pochi. C'era (sì) un ampio spazio della Royal Canin dove si facevano fare ai cani dei percorsi di destrezza, ma di stand in cui si potessero vedere le varie razze, e magari contattare qualche allevatore, ne ho contati quattro o cinque al massimo. Ai gatti non so se è andata meglio, visto che (sì) avevano un padiglione tutto loro, ma era interamente dedicato a un concorso di bellezza. I  conigli hanno avuto più fortuna, c'era un angolo tutto dedicato a loro, e in parte anche ai furetti. Anche i pesci avevano il loro spazio. Per lo più erano espositori di attrezzature per acquari, ma non mancavano pesci esotici esposti, gamberetti, e una miriade di pesciolini e pescioloni (tra cui le carpe Koi).

Due carpe Koi.
Ma a farla da padroni erano i rettili, e gli insetti. Grilli e cicale in scatola, rane microscopiche in vaschetta, bruchi neri e lucenti, enormi, serpenti di ogni taglia, e rettili più intriganti come i camaleonti e i geki. C'erano persino degli insetti stecco! E poi (ovviamente) tante tartarughe, di varie specie, di terra e di acqua. Dalle comuni tartarughine che possiamo trovare ovunque a pochi euro, fino a esemplari da 200 euro l'una.

A tutto ciò va aggiunto una serie di stand ove si vendevano i rettilari, le vaschette, il cibo "vivo" per queste creature, le sabbiette varie, i coralli, gli arredi per animali, guinzagli, medagliette, e tutto ciò che può servire a un animale da compagnia. Non mancavano i gadget per noi "umani". Dalle collanine, i braccialetti, e persino le collezioni di coleotteri e farfalle, fino a spettacolari palloncini a forma di cane, o di pappagallo, o di pesce pagliaccio.

Un Camaleonte
Una esperienza interessante, nonostante la mancanza dei volatili, che mi ha fatto riflettere parecchio sui cambiamenti di gusto della gente nei confronti degli animali da compagnia. Sembra (e dico solo sembra) che nuove specie stiano prendendo piede lasciando indietro quelle più consolidate. La folla si riuniva gremita a osservare e comprare piccoli geki ed enormi serpenti. molti meno spendevano il loro tempo ad accarezzare un cane, un coniglio, un furetto... e i gatti no, perché non potevano essere stressati visto che dovevano partecipare al "concorso". C'è interesse per creature a sangue freddo... e questo un po' mi preoccupa, non tanto per la tipologia di creature, piuttosto per ciò che esse implicano, e soprattutto per come esse vengono vendute, in vaschette di plastica sigillate, proprio come se fossero esposte in un frigo di supermercato. Boh!

Però ho avuto occasione di vedere dal vivo un gatto sfinge... un'esperienza unica nel suo genere.





lunedì 9 settembre 2013

Fascisti su Marte

Glauco Silvestri
Premessa: Non guardate Fascisti su Marte. Non inserite il DVD neppure nel vostro lettore. Altrimenti, dopo pochi istanti, la canzoncina che funge da colonna sonora (tormentone) durante tutto il film vi entrerà in testa e non ve ne libererete mai più! Son tre giorni che canticchio quella dannata canzoncina e non c'è modo di rimuoverla, mannaggia!

Ma torniamo, e più seriamente, al film. E' nato in seguito a un breve sceneggiato che i Guzzanti per il programma televisivo "Il Caso Scafroglia". In quel programma esso si presentava come una serie di sketch in stile cinegiornale... e il film ne riprende completamente le fattezze, per diventare un mediometraggio davvero irriverente.
E' il 10 maggio 1939, ore 15. Un missile italiano raggiunge Marte e il suo equipaggio pianta la bandiera nera sul suolo del pianeta. Marte è Fascista, inneggia il cinegiornale. La missione è compiuta ed è un grande giorno per il regime. Il valoroso equipaggio ha messo piede sul suolo marziano e ha fatto suo il pianeta. Solo che è impreparato alla missione. Solo il valore militare, il coraggio, e parecchia follia gli permettono di sopravvivere e tentare la colonizzazione. I problemi da risolvere sono molti. Il razzo è danneggiato. Non c'è acqua, non c'è aria, il terreno è sabbioso. I marziani, i terribili Mimimmi, sono ostici da affrontare... ma non mancano sorprese, come clandestini indesiderati, e alieni che giungeranno su Marte per fare il pieno di carburante. La pellicola racconta l'epopea marziana dal 1939 al 2006, quando la sonda americana Pathfinder... no, non ve lo dico.

Ilarità, satira, e un briciolo di drammaticità sono inevitabili. Notevoli i riferimenti a discorsi famosi del Duce, e le citazioni di pellicole come Schindler's List, 2001: Odissea nello spazio e Il grande dittatore. Numerosissimi i riferimenti alla politica italiana, soprattutto al secondo governo Berlusconi.
E' divertente e irriverente, però è allo stesso tempo un po' pesantuccio da seguire. Il lungometraggio soffre di pesantezza a causa di ciò che è comunque il suo valore aggiunto, ovvero la struttura in stile cinegiornale. Un cinegiornale di 100 minuti è eccessivo e... alla fine ci si distrae, o si perde lentamente interesse. Molto meglio erano i piccoli sketch che erano proposti all'interno di un contenitore televisivo più ampio e di più ampio respiro.
Comunque interessante, specie se non lo si è mai visto.





domenica 8 settembre 2013

Sogni

Glauco Silvestri
E' qualche giorno che faccio sogni strani... sogni davvero strani. Sono notti agitate, complicate, e sinceramente mi chiedo cosa scateni questi sogni, o cosa la mente voglia raccontarmi quando me li mostra durante il sonno. 
Visto che io non ne vengo a capo, ve ne voglio raccontare due, uno dietro l'altro, per vedere se voi riuscite a cavarci i piedi...

Notte tra il venerdì e il sabato: Sogno di essere in un enorme magazzino pieno di scaffalature. E' un ipotetico magazzino nascosto nella ditta dove lavoro, un luogo scoperto per caso facendo del largo tra vecchi scatoloni e roba archiviata alla meno peggio. Sugli scaffali c'è di tutto, da leoni in ceramica alti almeno un metro, a statue in ebano di origine africana, fino a pellicce, gioielli e quant'altro. Un piccolo registro ci indica che è tutta roba che fu posseduta da una mia collega (deceduta di recente). Nel sogno tutti i miei colleghi si affrettano a impossessarsi di ogni cosa. Il marito della mia collega è disperato, grida «Fermi! Fermi!», ma nessuno lo ascolta. Io ho in mano un piccolo albero di Natale, quello che ogni anno appoggio sulla mia scrivania, e a cui la mia collega volle aggiungere un paio di palline natalizie e un mini-presepe da sistemare lì vicino...

Notte tra il sabato e la domenica: Sono appena rientrato in casa. Accendo la luce e vedo una marea di insetti che passeggia per il corridoio. Sono uno in fila all'altro. C'è di tutto, dalle piccole formiche rosse a un gruppo di insetti stecco; non mancano cicale, grilli, scarafaggi e qualche verme lungo quanto una mia mano. Spengo la luce e la riaccendo, ora in fila ci sono anche un paio di camaleonti, qualche geko, e persino due lucertole comuni. Mi guardo attorno e c'è un mio amico a petto nudo che mi vuole mostrare i suoi nuovi tatuaggi... 

Ecco... ora mi domando: cosa sognerò stanotte?




venerdì 6 settembre 2013

My Big Fat Greek Wedding

Glauco Silvestri
In My Big Fat Greek Wedding* we meet Toula Portokalos. She's thirty years old. She's Greek and works in the family restaurant in Chicago, the "Dancing Zorba." All that his father Gus wants for her is to marry a nice guy greek, but she aspires to something more in her life... Shs's still single, she wear unfashionable clothes, maybe she don't really know what she really want in life. His mother persuaded her father to let her attend a computer course and, start to work at her aunt's travel agency. This situation makes Toula meet Ian Miller, an English teacer in high school. The two have been dating secretly until the family of Toula discovers everything and... started to complain dramatically.

I love this movie. It contains all the stereotypes on the Greek population, but still it never seems offensive to these people. It 's funny the behavior of the father of Toula: as when he cleans everything with a spray cleaner, including wounds; or when he tries to explain a word that derives from the greek. Toula is very funny too. She's not ugly, but she appers to others like she is. She's smart too, but so shy to not show her capabilities. This make her chained to greek traditions by her big boisterous family. At the matter of the fact, the movie shows the growing up of a girl never become a woman. It's a great feat for her and I suppose this is the real ingredient that make gourgeous the movie.

You get fun from this movie, and at the same time you get touched by it. It also has the great message coming from the closeness that all members of her family transmit. It's like a warm embrace. I liked it so much. And I think you must see this movie.

* I wrote this review in english because I saw this movie in this language.




giovedì 5 settembre 2013

Moon

Glauco Silvestri
Moon è un film di fantascienza con caratteristiche che ricordano i grandi classici. Pochi effetti speciali, tanta "storia" da raccontare. E' un film per certi versi poco costoso. A recitare c'è solo un attore e qualche comparsa per i ruoli secondari e la scena finale. Ma questo non lo rende meno attraente agl'occhi di chi lo guarda.

Sam è il personaggio di questo film. Lavora per la Lunar qualchecosa, una società che si occupa di recuperare Elio3 dal suolo lunare, così da fornire energia pulita sul pianeta Terra. Gli impianti della Lunar qualchecosa sono completamente automatizzati e gestiti da un computer dotato di intelligenza artificiale chiamato Gerty. Il compito di Sam, unico umano presente nella struttura lunare, è quello di sopperire ai compiti in cui Gerty non può fisicamente agire. E' praticamente il tutto-fare della struttura. La sua missione dura tre anni, e mancano ormai pochi giorni all'arrivo del cambio. Solo che a Sam capita un incidente mentre si reca ad un escavatore... e improvvisamente l'intera sua vita verrà cambiata in un batter di ciglia.

Il tema è forte. Abbiamo l'isolamento prolungato. Abbiamo la clonazione. Abbiamo problemi esistenziali e ideologici. Soprattutto ci sono gli interessi di una multinazionale disposta a tutto, anche a calpestare i fondamentali diritti dell'uomo, e di compiere azioni del tutto immorali. Per una volta l'intelligenza artificiale non trama contro gli umani. E' sì costretta a obbedire agli ordini della Compagnia, ma la sua programmazione principale "pretende" la protezione dell'umano, e la sua felicità (per quanto possibile). Per cui, se da un lato Gerty è costretto a coprire le nefandezze prodotte dalla Lunar qualchecosa, dall'altro condurrà per mano Sam a capire la sua vera storia, e a fuggire da un destino predeterminato.
Del film ho apprezzato la veridicità, e la brillante idea di dotare il supercomputer di una interfaccia che mostri... le emozioni che prova... tramite le emoticons. E' davvero un colpo da maestro questo dettaglio, per certi versi, irriverente nei confronti della fantascienza seriosa/action e/o del terrore che negli ultimi anni ci è stata propinata.

Davvero una bella pellicola. 

Leggo inoltre che vi ha lavorato anche Kevin Spacey... immagino sia la voce di Gerty, perché il suo volto non l'ho proprio notato.





mercoledì 4 settembre 2013

Melting Pot...

Glauco Silvestri
Suppongo che ogni tanto qualcuno dei lettori rimasti affezionati al mio blog si aspetti due righe che vadano fuori dalle solite recensioni di libri e film. Ammetto che è complicato esaudire questo desiderio. Ci sto lavorando, nel senso che sto cercando di capire cosa posso trarre, ancora, di positivo, dal mezzo blog in generale, e dal mio blog in particolare.

Nel frattempo le ferie sono finite. Quest'anno sono state molto lunghe. Cinque settimane, tre di vere ferie, due di... cassa. Non ho fatto i bagordi, non ho girato il mondo, ma non sono neppure stato sempre a casa. Già! Perché quest'anno sono capitate tante cose positive, nonostante non sia stato un anno particolarmente positivo. Così ho passato una settimana a Cattolica con 'Lei'. Io al mare? Ci potete credere? Eppure è successo... nonostante la mia pelle ultrasensibile, nonostante il fatto non ami molto la vita da spiaggia. E con 'Lei' ho fatto anche alcune gitarelle nel nord Italia. Ho anche strimpellato parecchio. Sto migliorando, lentamente... La mia bolletta elettrica è raddoppiata da quando suono la chitarra; dipenderà dall'amplificatore da 70W che ho in casa? ^_^

Non scrivo, visto che dedico parecchio del mio tempo a 'Lei' e alla mia chitarra. Ho un romanzo a metà che... in questo momento non è tra le mie priorità. E' invece già pronta (e in anticipo sui tempi) la saga a puntate che andrà a sostituire H-Asteroid. Ma non andrà online fino a Dicembre, la data originale prevista per il suo lancio...

Per il resto... non è che abbia molto da dire, se non fare gossip su me stesso, che immagino possa essere solamente noiosa per voi che leggete nonostante stia rivoluzionando, giorno per giorno, la mia vita.

As usual, stay tuned!




lunedì 2 settembre 2013

Pandorum

Glauco Silvestri
Risvegliarsi senza ricordare nulla. Cercare il proprio nome partendo dal tatuaggio sul braccio. Scoprire di essere su una nave spaziale priva di energia, chiuso in uno stanzino. Dov'è l'equipaggio? Che cosa è successo? Quanto tempo è passato?
Questo è ciò che devono sorbirsi il tenente Payton e il Caporale Bower in Pandorum. La loro nave, la Elysium, è stata lanciata nel 2174 da un pianeta Terra morente e sovrappopolato. Lo scopo è raggiungere Tanis, un pianeta lontanissimo ma molto simile al nostro, dove la vita potrebbe attecchire e... dove l'uomo potrebbe migrare per salvarsi e salvare la Terra stessa. Quando però i due uomini dell'equipaggio si risvegliano per il loro turno trovano la nave completamente vuota e priva di energia. Bower inizia un'esplorazione che lo porta a una terribile scoperta: pochi umani sono sopravvissuti come tali. Gran parte dell'equipaggio e di quella che avrebbe dovuto essere una sorta di Arca di Noè di terrestri si sono trasformati in mostri assetati di sangue. Comincia la lotta per la sopravvivenza... ma a ogni passo l'incubo peggiora, e si contorce su sé stesso.

Il film, in sé, è una di quelle pellicole che sfrutta la fantascienza per creare una ambientazione adatta alla formula action uomini vs mostri. Se ne sono visti tanti di film così, alcuni migliori di questo, altri peggiori. Ciò che Pandorum ha di buono è il contesto, che (perdonatemi se cito un mio lavoro) è per certi versi omaggiato anche nella mia saga sci-fi H-Asteroid, anche se quest'ultima è ufficialmente ispirata a epopee come quelle di Battlestar Galactica e StarBlazer. E' interessante l'analisi psicologica di un gruppo di persone costrette a vivere in un ambiente ristretto e ostile. Qui, come in altre pellicole come The Experiment, si scopre quanto sia facile perdere le regole del buon vicinato, e del buon vivere, per seguire più spietati sentieri di morte, e violenza. Sopravvivere è il principio principe, il resto viene dopo.
E in Pandorum tutto ciò viene amplificato da mutazioni genetiche, da malattie psicologiche dovute allo stare in spazi ristretti, al comune stress...
Si tratta quindi di una pellicola piacevole da guardare su più livelli, anche se l'intrattenimento è sicuramente il suo scopo primario, e alla fine ci sarà pure una bella sorpresa... per certi versi un lieto fine, anche se non come ve lo potreste immaginare se non stando davvero attenti ai piccoli indizi sparsi durante la visione.






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