lunedì 31 luglio 2017

Castello di San Martino in Soverzano -#ReportageFotografico

Glauco Silvestri
Minerbio è a poco più di mezz'ora di macchina da casa mia. A tre chilometri da Minerbio c'è un castello, il Castello di San Martino in Soverzano, noto anche come Castello dei Manzoli. Si tratta di una costruzione in perfetto stato che sorge in vicinanza di un piccolo borghetto medievale dove un tempo si svolgevano attività manifatturiere, e che oggi ospita una piccola chiesa e alcune cappelle dedicate ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

Io, lo ammetto, non sapevo nulla di questo castello finché non lessi, diverso tempo fa, 101 misteri di Bologna, scritto da Barbara Baraldi. Nel libro è citato questo castello per due motivi, per la sua storia intrigante, e per il fatto che sembra sia infestato da un fantasma.

Non starò ad annoiarvi troppo sulla storia di questo castello, che non nacque per motivi militari, bensì per evidenziare l'importanza della famiglia che aveva il controllo del territorio, ottenuto grazie all'amicizia con Papa Leone X. Ma le vicende del fantasma sono interessanti, perché pare che nella notte del 1 dicembre di ogni anno, all'ingresso di questa costruzione, si possano udire gli zoccoli di un cavallo. E' il conte Manzoli che torna a riappropriarsi del proprio feudo. Tale fenomeno sembra ricondursi al suo omicidio, avvenuto il 1 dicembre del 1527, proprio durante il suo rientro al castello. In quel fattaccio perirono anche i servitori al suo seguito... E nessuno seppe mai perché fu compiuto quell'atto efferato.
Pare che in quella notte il rumore degli zoccoli sia udibile nel boschetto che circonda la costruzione, e che arrivi fino al ponte levatoio, per poi scomparire improvvisamente, così com'era comparso.
Sfortunatamente il Castello dei Manzoli non è visitabile da parte del pubblico, a parte nei giorni del primo weekend di ottobre, le cui porte vengono aperte per una fiera di campagna che si svolge in quella località. Per questo motivo questo breve reportage dedicato alla costruzione si limita alle vedute esterne, comunque davvero affascinanti, perché è davvero in ottimo stato.

Partirei immediatamente con una statua che si trova nel boschetto, in prossimità dei fossati del castello.

Statua del Conte

Essa rappresenta San Martino che divide il suo mantello con un povero viandante. L'opera, realizzata da Nicola Zamboni e da Sara Bolzani, è realizzata  in onore del paese in cui il castello si trova.

Tornando al Castello, non si può ignorare l'imponente ingresso dotato di ponte levatoio. Non si tratta dell'accesso vero e proprio al castello, bensì dell'ingresso al boschetto che circonda la costruzione, e che separa con un muro di cinta, e cespugli piuttosto fitti, i terreni del conte da quelli del borghetto.


L'ingresso

Sporgendosi tra i merli ghibellini della costruzione è possibile osservare il castello nel suo massimo splendore. Il sole è quello pomeridiano, sono circa le sei del pomeriggio, il cielo è perfettamente terso, e l'estate colora di un rosso acceso le mura del castello come se fossero nuove di zecca.


Giochi di Luci

Tra le fronde, con un punto di vista più ampio, è possibile ammirare il castello nella sua interezza. In questo caso ho preferito il bianco e nero, per dare all'immagine un profumo di passato remoto, di tempi antichi.

In Bianco e Nero

Un secondo scatto in bianco e nero, in questo caso catturato girando attorno ai confini dell'intero comprensorio, mette meglio in mostra le torri della struttura, e prima tra tutte la torre campanaria, già esistente nel territorio prima che il castello venisse costruito, e inglobata nella struttura per dare una maggiore imponenza a tutta la costruzione.

Il fossato

E' da notare, e sottolineare, quanto sia rigoglioso il parco ai lati del castello, e se non mi è stato possibile ottenere foto interessanti del boschetto limitrofo, immagini come quella che seguono regalano un'idea di quanto possa essere affascinante questo luogo.

Mura e Torrioni

Ma non si può raccontare la storia di un castello senza cercare di farvi assaporare le sue atmosfere da vicino. La sola vista delle mura può soddisfare l'occhio distratto, ma non l'osservatore incuriosito. Come avevo anticipato, la costruzione non è visitabile da parte del pubblico, se non in occasioni speciali, però... Una sbirciatina con lo zoom mi ha concesso di ottenere questa immagine, che forse può solleticare gli spiriti più di mille parole sparse al vento del web.

Dettagli delle Mura

E con questa immagine vorrei chiudere questo breve reportage, ricordandovi che sull'album Flickr dedicato a esso sono presenti altri scatti che, per motivi di spazio, non ho voluto riportare qui sul blog. E' sufficiente cliccare qui per poterli vedere tutti assieme e senza la distrazione dovuta a testi a volte troppo invadenti.



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lunedì 24 luglio 2017

Aiuola

Glauco Silvestri
C'è una parola particolare che avete imparato quando eravate piccoli? Io ce l'ho: Aiuola. Due giorni fa mi è capitato di rifletterci su quando ho rivisto un vecchio cartello nel giardino dove - da piccolo - ero solito giocare con le macchinine assieme ai miei amici.
Vietato calpestare le Aiuole
Il cartello recita proprio così! E ovviamente noi giocavamo proprio ai bordi di queste aiuole. Non sapevamo cosa fossero le aiuole, e ci giocavamo tranquillamente. C'era un cespuglione, ai bordi di queste aiuole, un cespuglione cavo. Noi avevamo creato il nostro mondo in quella cavità. Ognuno aveva un proprio angolo personale, e nel mezzo c'era "la città", posto dove ovviamente andavamo in macchina, nella nostra fantasia, con regole nostre, giocando e facendo finta di... Di vivere una vita che probabilmente non è poi tanto diversa da quella che in questi giorni viviamo realmente.
Insomma... Io non so per quale motivo, ma quella parola, aiuola, è stata la prima parola 'difficile' con cui sono entrato in contatto. Niente di trascendentale, ovvio, ma chissà per quale motivo mi è tornata in mente al punto da scriverci un post sul blog... Che sia nostalgia dell'infanzia?

E voi cosa mi dite? Qual è stata la vostra prima parola difficile? In quale frangente l'avete scoperta?


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lunedì 17 luglio 2017

Da Vicino - #ReportageFotografico

Glauco Silvestri
Robert Capa diceva: "Se le tue foto non sono abbastanza buone, significa che non sei abbastanza vicino."
La parola 'vicino' può avere diversi significati in fotografia; può essere una vicinanza fisica, oppure psicologica, o ancora una ricerca del dettaglio piuttosto che mostrare l'immagine nel totale. Ogni fotografo, professionista, amatoriale, o anche 'della domenica' ha un suo concetto personale di 'vicino' e... E allora perché non mostrare a voi cosa significa per me essere 'abbastanza vicino'?

Tutto nasce grazie a questo articolo - letto qualche tempo fa online - in cui alcuni grandi fotografi rispondono alla loro maniera su cosa significhi essere 'vicino', e lo fanno con alcuni scatti famosi, apparsi in una pubblicazione di Magnum intitolata - per l'appunto - Closer.

Ma torniamo a bomba, alla mia personale collezione di immagini 'vicine', quelle che probabilmente avrete già avuto modo di vedere sulle mie pagine di Flickr, ma che magari non avete mai osservato ragionando in questo contesto.

Parto con un fiore, una rosa, e io adoro le rose. Il mio amore per le rose potrebbe essere atavico, visto che da piccolo giocavo in un giardino contornato da un roseto, o forse può arrivare da mio nonno, che aveva cura di quelle del giardino a casa sua, e per un certo periodo - se non ricordo male - anche quelle del giardinetto dove giocavo io. A ogni modo questo scatto è stato ottenuto nelle vicinanze del lago di Garda, a San Martino della Battaglia.

Calore Puro

L'intenzione era quella di focalizzare l'attenzione di chi osserva sulle sfumature dei petali, ma anche sulle varie fasi di crescita del fiore, tenendo in secondo piano un gruppo di boccioli in attesa di mostrare la bellezza che ancora nascondono.

E con i fiori io spesso vado vicino, perché preferisco catturare i loro dettagli, piuttosto che mostrarne l'interezza, come per questo tulipano, sempre catturato sul lago di Garda, nel parco Sigurtà.

Colori

Catturare l'intera distesa di tulipani sarebbe stata una scelta ovvia per molti, ma io ho preferito mostrare la moltitudine nel dettaglio, con un solo fiore a fuoco, e tanti altri che si mostrano in secondo piano, sfumati.

E' più difficile essere vicini a un'artista che si sta esibendo nella sua performance. Spesso il palco ci costringe a distanze insopportabili, e fare una bella foto è complicato in questi frangenti, specie se si è spettatori, e non fotografi appartenenti allo staff. In questo caso ho voluto immortalare un ballerino egiziano in una delle danze tipiche del suo paese. Non riuscendo a ottenere ciò che volevo, ho giocato con la fantasia, e ho ottenuto il contatto con l'artista attraverso... Uno smartphone.

Ballo Egiziano on the Phone

Un altro modo per raccontare uno spettacolo, una performance, da vicino è - a mio parere - quella di mostrarne qualche dettaglio. E' vero che nel contesto nessuno capirà cosa è avvenuto veramente, ma il messaggio resta comunque affascinante, come nello scatto che segue, dove ho voluto immortalare due spade lasciate a terra da un atleta giapponese che mostrava la sue arti marziali.

Spada

Ma è con le auto, e con i mezzi meccanici in generale, che la vicinanza è capace di raccontare sia la storia, sia la potenza, sia la bellezza del soggetto. Come avviene per la Ferrari F40 che segue.

F40

O come avviene per questa Jaguar che è sfrecciata a pochi passi da me durante la mille miglia dell'anno scorso.

The Fastest!

Ma quanto si può andare vicini a un oggetto? In effetti per qualche tempo ho voluto provare anche l'ebbrezza della macro-fotografia. Questo giocattolo, una yamaha numero 46 di parecchi anni fa, ha un potere affascinante osservato a pochi centimetri di distanza.

Valentino Rossi Goooo!!!!

E cosa si può dire di una goccia che cade in un bicchiere già colmo? Il tempo si congela e si perde la percezione di ciò che è veramente solido, e di ciò che invece è liquido.

Two Fallings...

Ma quanto si può andare vicini a una persona? La street photography è probabilmente una delle categorie fotografiche più amate in questo momento storico, ma sfortunatamente la diffidenza delle persone è aumentata con l'insistenza di chi invece vuole immortalare la quotidianità. E se negl'anni cinquanta e sessanta la Mayer poteva tranquillamente scattare una foto a un passante con la sua fotocamera, oggi è facile che il vostro soggetto si arrabbi, vi denunci per violazione della privacy, o semplicemente inveisca su di voi rovinando lo scatto. Ottenere la spontaneità è sempre più difficile, per cui, per strada, è sempre più difficile fotografare le persone 'a posta'.
Come fare allora? C'è chi usa gli zoom, che però appiattiscono la scena. C'è chi usa fotocamere mirrorless, molto meno appariscenti di una reflex, ma comunque performanti in qualità dell'immagine. C'è chi addirittura usa lo smartphone, visto ormai che oggi ci sono telefoni capaci di scattare ottime foto in determinate condizioni ambientali, perché la gente è abituata a vedere persone che scattano foto col cellulare, che fanno selfie, eccetera eccetera. C'è anche chi scatta e basta, e succeda quel che succede.
Io, di solito, uso lo zoom, o il cinquantino 'molto luminoso', che poi sulla mia APS-C diventa comunque un 80mm, che sarebbe già un'ottica un po' lunga per questo tipo di scatti. E tra le tante foto che ho voluto inserire in questo mio reportage vi voglio mostrare quella che segue, dove vi domando: il soggetto qual è?

Studente

E con questo scatto smetto di tediarvi con questa già troppo lunga carrellata di immagini. Se siete affascinati dalle fotografie che avete appena visto, e vi interessa guardare l'intero reportage, vi invito a cliccare qui per visitare l'album completo su Flickr.

Se poi volete lasciare un commento, un osservazione, o un pensiero... Sarò ben felice di scambiare quattro chiacchiere con voi, qui, nei commenti del blog.



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