lunedì 31 luglio 2017

Castello di San Martino in Soverzano -#ReportageFotografico

Glauco Silvestri
Minerbio è a poco più di mezz'ora di macchina da casa mia. A tre chilometri da Minerbio c'è un castello, il Castello di San Martino in Soverzano, noto anche come Castello dei Manzoli. Si tratta di una costruzione in perfetto stato che sorge in vicinanza di un piccolo borghetto medievale dove un tempo si svolgevano attività manifatturiere, e che oggi ospita una piccola chiesa e alcune cappelle dedicate ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

Io, lo ammetto, non sapevo nulla di questo castello finché non lessi, diverso tempo fa, 101 misteri di Bologna, scritto da Barbara Baraldi. Nel libro è citato questo castello per due motivi, per la sua storia intrigante, e per il fatto che sembra sia infestato da un fantasma.

Non starò ad annoiarvi troppo sulla storia di questo castello, che non nacque per motivi militari, bensì per evidenziare l'importanza della famiglia che aveva il controllo del territorio, ottenuto grazie all'amicizia con Papa Leone X. Ma le vicende del fantasma sono interessanti, perché pare che nella notte del 1 dicembre di ogni anno, all'ingresso di questa costruzione, si possano udire gli zoccoli di un cavallo. E' il conte Manzoli che torna a riappropriarsi del proprio feudo. Tale fenomeno sembra ricondursi al suo omicidio, avvenuto il 1 dicembre del 1527, proprio durante il suo rientro al castello. In quel fattaccio perirono anche i servitori al suo seguito... E nessuno seppe mai perché fu compiuto quell'atto efferato.
Pare che in quella notte il rumore degli zoccoli sia udibile nel boschetto che circonda la costruzione, e che arrivi fino al ponte levatoio, per poi scomparire improvvisamente, così com'era comparso.
Sfortunatamente il Castello dei Manzoli non è visitabile da parte del pubblico, a parte nei giorni del primo weekend di ottobre, le cui porte vengono aperte per una fiera di campagna che si svolge in quella località. Per questo motivo questo breve reportage dedicato alla costruzione si limita alle vedute esterne, comunque davvero affascinanti, perché è davvero in ottimo stato.

Partirei immediatamente con una statua che si trova nel boschetto, in prossimità dei fossati del castello.

Statua del Conte

Essa rappresenta San Martino che divide il suo mantello con un povero viandante. L'opera, realizzata da Nicola Zamboni e da Sara Bolzani, è realizzata  in onore del paese in cui il castello si trova.

Tornando al Castello, non si può ignorare l'imponente ingresso dotato di ponte levatoio. Non si tratta dell'accesso vero e proprio al castello, bensì dell'ingresso al boschetto che circonda la costruzione, e che separa con un muro di cinta, e cespugli piuttosto fitti, i terreni del conte da quelli del borghetto.


L'ingresso

Sporgendosi tra i merli ghibellini della costruzione è possibile osservare il castello nel suo massimo splendore. Il sole è quello pomeridiano, sono circa le sei del pomeriggio, il cielo è perfettamente terso, e l'estate colora di un rosso acceso le mura del castello come se fossero nuove di zecca.


Giochi di Luci

Tra le fronde, con un punto di vista più ampio, è possibile ammirare il castello nella sua interezza. In questo caso ho preferito il bianco e nero, per dare all'immagine un profumo di passato remoto, di tempi antichi.

In Bianco e Nero

Un secondo scatto in bianco e nero, in questo caso catturato girando attorno ai confini dell'intero comprensorio, mette meglio in mostra le torri della struttura, e prima tra tutte la torre campanaria, già esistente nel territorio prima che il castello venisse costruito, e inglobata nella struttura per dare una maggiore imponenza a tutta la costruzione.

Il fossato

E' da notare, e sottolineare, quanto sia rigoglioso il parco ai lati del castello, e se non mi è stato possibile ottenere foto interessanti del boschetto limitrofo, immagini come quella che seguono regalano un'idea di quanto possa essere affascinante questo luogo.

Mura e Torrioni

Ma non si può raccontare la storia di un castello senza cercare di farvi assaporare le sue atmosfere da vicino. La sola vista delle mura può soddisfare l'occhio distratto, ma non l'osservatore incuriosito. Come avevo anticipato, la costruzione non è visitabile da parte del pubblico, se non in occasioni speciali, però... Una sbirciatina con lo zoom mi ha concesso di ottenere questa immagine, che forse può solleticare gli spiriti più di mille parole sparse al vento del web.

Dettagli delle Mura

E con questa immagine vorrei chiudere questo breve reportage, ricordandovi che sull'album Flickr dedicato a esso sono presenti altri scatti che, per motivi di spazio, non ho voluto riportare qui sul blog. E' sufficiente cliccare qui per poterli vedere tutti assieme e senza la distrazione dovuta a testi a volte troppo invadenti.



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domenica 30 luglio 2017

La Favorita - #Fumetti #Recensione

Glauco Silvestri
Ogni tanto vado a saccheggiare la libreria della mia morosa, spesso in cerca di fumetti diversi da quelli che comprerei io, a volte semplicemente perché la mia cesta dei libri da leggere è vuota e non ho ancora provveduto a riempirla nuovamente. La Favorita è un fumetto che arriva proprio dalla sua libreria.

E' un fumetto particolare, bello il tratto, che sembra tutto a china con ombreggiature stilizzate e cambi di stile improvvisi a seconda che il personaggio si inventi un'avventura o viva la sua vita vera. La Favorita è Constance, una bambina di 10 anni che vive reclusa in una magione, con una nonna folle e violenta, e con un nonno alcolizzato. Il suo unico amico è un gatto... O meglio una gatta, Noirette.
Constance è costretta a vivere in questo mondo ovattato, è impossibilitata ad avere contatti con la gente del paese, e persino con i bambini, perché non va a scuola, e alla sua istruzione si occupa la nonna. Però ha un carattere intraprendente e fantasioso, tanto che a volte riesce a varcare i confini del cortile, e curiosare nel giardino del vicino, il sindaco del paese, o addirittura a esplorare le campagne circostanti, sempre in compagnia di Noirette.
Il suo mondo però cambia improvvisamente quando la nonna decide di assumere una famiglia di portoghesi per tenere dietro al vasto giardino della magione. E l'incontro con i due figli di questa famiglia cambia completamente la percezione della vita da parte della piccola Constance... Che finalmente comincia a comprendere quale sia la sua vera natura, e a non accettare più il trattamento feroce della nonna.
Sarà questo il momento in cui molti segreti saranno svelati, e molti dubbi saranno chiariti. Scoppieranno amori inaspettati, e... Il finale non potrà che sorprendere chi decide di leggere questo fumetto.

Opera interessante, sia per i disegni, sia per il tema trattato. Sorprende, affascina, incuriosisce. Si legge molto in fretta ma... La storia prende molto in profondità.




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sabato 29 luglio 2017

The Zero Theorem - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Dal regista de L'esercito delle 12 scimmie, ovvero Terry Gilliam, The Zero Theorem prova a proiettarci in un futuro dispotico che non si mostra tanto dissimile dalla nostra realtà quotidiana, ma che è guidata dalla Mancom, una grossa corporation in grado di controllare tutte le informazioni, e di conseguenza controllare qualunque cosa, e spiare qualunque persona, nonché farne ciò che vuole. 
In questo contesto ci viene raccontata la vicenda dell'egocentrico Qohen Leth, un hacker che lavora per la corporazione e che vive in una chiesa sconsacrata. Leth passa le giornate in attesa di una telefonata, una telefonata che gli spieghi il significato della vita... Ma ovviamente, riceve solamente telefonate a scopo commerciale. Leth è in una sorta di limbo in cui non riesce più a provare un briciolo di felicità. Svolge i suoi compiti sul lavoro, rifiuta ogni tipo di contatto umano, tranne forse quello di Joby, il suo supervisore, che tenta in ogni modo di risollevarlo, invitandolo a feste, promettendogli una vita migliore, e regalandogli una amicizia di cui Leth a stento si accorge. Altro contatto umano nella povera vita dell'hacker è quello della sciroccata Bainsley, una ragazza che durante un party gli salva la vita da un'oliva andatagli di traverso.
Il lavoro di Leth è quello di dimostrare il teorema zero, una formula matematica astrusa di cui però non riesce a comprendere la soluzione. Ed è lavorando assiduamente alla formula che l'hacker comincia a soffrire di incubi, di crisi isteriche, eccetera eccetera.
Una di queste crisi lo porterà a distruggere il proprio computer, e a conoscere Bob, il figlio del direttore della corporation, il quale - prendendolo in simpatia - gli rivelerà che tutti sono controllati, e gli fornisce una tuta per la realtà virtuale che gli permetterà di entrare nel sistema, e scoprire che il teorema zero serve solamente a comprendere il fatto che la vita non abbia un senso compiuto, e che lui sia stato scelto dalla corporation per risolvere quella formula proprio perché il suo atteggiamento, la fede incrollabile nella telefonata che attende da sempre, sia in effetti l'antitesi esatta del teorema zero.
E oltre a ciò non vado avanti perché... Solo leggendo su wikipedia sono riuscito a capire come va a finire, perché io l'ho mollato alla sua metà esatta. 

Ok, è stato realizzato con risorse limitate. Ok, il film è surreale di suo. Ok, Terry Gilliam ci ha abituati a film di questo tipo, come con lo splendido Brazil. Però non sono riuscito a entrare in quel mondo, mi sono annoiato, non ho provato empatia per i personaggi, e no... Non mi è piaciuto granché!




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venerdì 28 luglio 2017

I Sopravvissuti (Z for Zachariah) - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Boh! Devo dire che I sopravvissuti è un film che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Si tratta di un film post apocalittico dove... Praticamente non succede nulla!

Ann è forse l'unica superstite sulla Terra. Il suo angolo di mondo è rimasto protetto da una sorta di olocausto radioattivo che ha reso il mondo un luogo inospitale. Vive col suo cane, in cima ai monti, godendo di quel poco che le è rimasto, rimpiangendo il fratello, partito qualche tempo prima in cerca di altri superstiti. Però non è sola. Una mattina incontra Loomis, uno scienziato che ha vissuto per mesi e mesi in un bunker, ma che poi è dovuto uscire per rivedere il cielo, per non impazzire, pur rischiando la propria vita. Loomis viene accolto a casa di Ann, e tra i due si crea una sorta di legame affettivo. Tutto sembra andare abbastanza bene quando nella loro vita compare un terzo sopravvissuto che mette a repentaglio il fragile equilibrio tra la ragazza e lo scienziato.

In pratica Ann è l'unico spirito puro e caritatevole della pellicola. Se Loomis è sincero quando afferma di voler aiutare la ragazza, tanto da creare una sorta di mulino per ridare elettricità alla casa sfruttando una cascata, è comunque un uomo geloso, e non così mite come sembra. L'arrivo del terzo incomodo mette in luce queste sue caratteristiche, e se in una prima parte della pellicola sembra che il nuovo arrivato nasconda qualcosa, e sia una minaccia, alla fine le cose si rivelano un po' diverse.
Ma non sta a me regalare dettagli sulla trama del film, che già è lento e incapace a catturare l'attenzione dello spettatore. 

Si guarda, ma è tutt'altro che un capolavoro.


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giovedì 27 luglio 2017

Mio Fratello rincorre i Dinosauri - #Libro #Recensione

Glauco Silvestri
Devo ringraziare un mio collega di lavoro per avermi consigliato la lettura de Mio Fratello Rincorre i Dinosauri. Il libro mi ha conquistato sin dalle prime pagine, mi ha toccato il cuore, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto arrabbiare, mi ha fatto sentire teenager, e... Insomma, in un attimo è diventato uno dei libri più belli che io abbia mai letto.

Giacomo Marrariol vive a Castelfranco Veneto. Ha cinque anni e due sorelle quando i suoi genitori annunciano alla famiglia l'arrivo di un altro maschietto. Un maschietto speciale, perché ha un cromosoma in più nel suo DNA, e subito il cinquenne Giacomo comincia a immaginare di essere fratello maggiore di un super eroe.
Capirà presto che il fratello è Down, che i super poteri non li ha, e che invece avrà davvero tanto bisogno dell'aiuto e dell'affetto del fratello maggiore, delle sorelle, di tutta la famiglia. Il piccolo si chiama Giovanni. Ed è subito accolto in famiglia con tanto amore. I problemi nascono con l'adolescenza, periodo in cui la pazienza infinita dei bambini svapora per dare spazio all'esuberanza giovanile, alle nuove pulsioni, alla pubertà... E avere un fratello Down, pur con tutto l'amore che si prova per lui, diventa un impedimento. Così Giacomo nasconde il proprio fratellino a tutti i suoi compagni delle scuole medie, ha paura di finire tra gli infrequentabili, e lui tiene tantissimo alla propria popolarità.
Però dentro di sé è roso dal tormento, dai rimorsi, dalla vergogna per il modo in cui tratta il fratello - che nella sua semplicità non si accorge di nulla, e ogni giorno che passa gli regala attimi d'amore indescrivibili.
Il romanzo percorre quindi questi stati d'animo contrastanti, la crescita interiore di Giacomo, la scoperta di quanto può essere bello il mondo se visto con gli occhi del piccolo Giovanni, e... E' una vera rivelazione.

Si tratta di un romanzo potente, autobiografico, scritto con uno stile diretto, fresco, istintivo, piacevolissimo. Fa riflettere, questo libro, e fa provare emozioni davvero forti. 

Sul finire del libro, Giacomo e suo fratello decidono di girare un video - The Simple Interview - in cui Giovanni fa finta di andare a un colloquio di lavoro. Nel libro è raccontata l'avventura vissuta dai due fratelli per realizzare il filmato, e su Youtube è possibile vederlo, questo video. Lo allego qui di seguito... Vi consiglio di guardarlo, perché dura poco ed è davvero dolcissimo, specie se si conoscono i retroscena e il bellissimo rapporto nato tra i due fratelli.






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mercoledì 26 luglio 2017

Project Almanac - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Ed eccoci - di nuovo - a parlare di viaggi nel tempo. Sì! Ancora viaggi nel tempo. Lo facciamo con una pellicola 'giovane', ovvero Project Almanac, in cui c'è un buon uso della telecamera in soggettiva, per quanto questo stile di ripresa sia ormai abusato, e non sia proprio adatto a ogni situazione. 

David è un ragazzo parecchio in gamba, è al termine delle scuole superiori e mira ad entrare al MIT. Ha i soliti problemi dei teenager brillanti, è mal visto dalle ragazze, ha pochi amici 'altrettanto brillanti', e di sicuro non l'aiuta vivere in una famiglia che deve campare con il solo stipendio della madre, visto che il padre - uno scienziato che lavorava per l'esercito - è morto in un incidente il giorno del suo decimo compleanno.
Tutto ha inizio quando la madre decide di vendere la casa in cui vivono - per andare a stare in un appartamento più piccolo - così da avere il denaro per iscrivere il figlio al MIT. Nello svuotare il sottotetto David trova una vecchia videocamera, con dentro un filmino girato durante la festa del suo decimo compleanno, il giorno in cui il padre è costretto ad abbandonare la festa per un imprevisto sul lavoro... E muore in un incidente stradale.
Riguardando il video, David vede sé stesso - adolescente - riflesso in uno specchio di casa. Ciò è ovviamente impossibile ma... Continuando a sgombrare casa, nel laboratorio in cantina del padre scoprono un prototipo militare di un sistema per la dislocazione temporale.
Lui e i suoi amici riescono a far funzionare la macchina del tempo. Fanno prima esperimenti di poche ore, poi viaggi nel tempo sempre più lunghi. E' un gioco divertente, ed è un sistema per avere una seconda opportunità. Grazie alla macchina David riesce a conquistare la ragazza dei suoi sogni. Un suo amico riesce a ripetere un esame di chimica finché non lo supera, e - tutti assieme - riescono ad entrare a un concerto senza biglietti.
Ciò di cui non tengono conto è l'effetto farfalla. Ogni loro viaggio scatena terribili tempeste elettromagnetiche, e al loro ritorno i telegiornali son pieni di disastri di ogni tipo, da incendi boschivi, alla caduta improvvisa di un aereo con più di 200 vittime e nessun sopravvissuto.
Ciò, ovviamente, incupisce David, che decide di tornare indietro e far sì che nessuno di loro riesca mai a far funzionare la macchina del tempo... Ma non è così facile!

Il film non racconta nulla di nuovo. Del resto sui viaggi nel tempo è stato ormai detto tutto, e c'è davvero poco da aggiungere all'argomento. Lo stile narrativo non aiuta, ma rende la visione del film più fresca e piacevole. Sembra un party in piscina tra amici... Uno di quei film 'zero pensieri' dove gli adolescenti si comportano in modo indisciplinato e si divertono un mondo, fino a che non ne pagano le conseguenze e diventano più responsabili. Qui accade tutto ciò, ma il finale non concede un lieto fine 'vero e proprio'. La recitazione è buona, il film sta in piedi, e ci sono interessanti citazioni a pellicole famose, come Ritorno al Futuro (n.d.r. I test con una macchinina giocattolo rossa), Ricomincio da Capo (n.d.r. Quando Quinn ripete l'interrogazione di chimica più e più volte), e Looper (n.d.r. Nella scena in cui Quinn disegna una faccina sul collo di sé stesso del giorno prima e questa compare anche sul suo).

E' un film che si guarda volentieri. Non lascerà nulla ai posteri - forse - ma è perfetto per una afosa serata estiva.


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martedì 25 luglio 2017

Ipernutriti e denutriti

Glauco Silvestri
Secondo l’Onu nel 2000 gli abitanti del pianeta che soffrono di malattie da ipernutrizione (stimati in un miliardo) hanno superato ufficialmente quelli denutriti (ottocento milioni).


Il dilemma dell'onnivoro (Gli Adelphi) (Italian Edition) (Pollan, Michael)


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lunedì 24 luglio 2017

Aiuola

Glauco Silvestri
C'è una parola particolare che avete imparato quando eravate piccoli? Io ce l'ho: Aiuola. Due giorni fa mi è capitato di rifletterci su quando ho rivisto un vecchio cartello nel giardino dove - da piccolo - ero solito giocare con le macchinine assieme ai miei amici.
Vietato calpestare le Aiuole
Il cartello recita proprio così! E ovviamente noi giocavamo proprio ai bordi di queste aiuole. Non sapevamo cosa fossero le aiuole, e ci giocavamo tranquillamente. C'era un cespuglione, ai bordi di queste aiuole, un cespuglione cavo. Noi avevamo creato il nostro mondo in quella cavità. Ognuno aveva un proprio angolo personale, e nel mezzo c'era "la città", posto dove ovviamente andavamo in macchina, nella nostra fantasia, con regole nostre, giocando e facendo finta di... Di vivere una vita che probabilmente non è poi tanto diversa da quella che in questi giorni viviamo realmente.
Insomma... Io non so per quale motivo, ma quella parola, aiuola, è stata la prima parola 'difficile' con cui sono entrato in contatto. Niente di trascendentale, ovvio, ma chissà per quale motivo mi è tornata in mente al punto da scriverci un post sul blog... Che sia nostalgia dell'infanzia?

E voi cosa mi dite? Qual è stata la vostra prima parola difficile? In quale frangente l'avete scoperta?


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domenica 23 luglio 2017

Guardians, il risveglio dei guardiani - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Davvero siete convinti che i super eroi, e gli x-men, siano una prerogativa tutta americana? Con Guardians non potrete che ricredervi, perché il film è di produzione sovietica, e ha al centro della vicenda un gruppo di eroi dotati di super poteri, con buona pace degli Avengers, degli X-Men, e della Justice League.

La storia di questa pellicola è una sorta di presentazione di questi eroi. Creati nel secondo dopo guerra durante esperimenti al limite del rispetto dell'etica, ognuno di loro ha caratteristiche ben specifiche. C'è chi ha il potere di diventare invisibile e di prevedere il futuro, c'è chi ha la forza bruta di un Grizzly, c'è chi è in grado di manipolare la roccia, chi è più veloce della luce... e chissà quali altri poteri sono stati sviluppati dagli scienziati sovietici. A noi vengono presentati solo questi quattro personaggi, quelli che... Ma andiamo con ordine.
Al termine della seconda guerra mondiale due scienziati sovietici si contendevano il successo tra gli alti vertici del governo russo. Se uno sognava di poter comandare tutte le macchine semplicemente sfruttando le potenzialità del cervello, l'altro invece desiderava creare dei super soldati mischiando DNA umano con DNA animale, facendo esperimenti su cavie umane, eccetera eccetera. E se il primo andava perdendo credibilità a causa dei suoi continui fallimenti, il secondo invece otteneva solo incredibili successi. Lo scontro tra le due menti non poteva che scatenarsi, siamo a cavallo dei primi anni cinquanta se non erro, quando il primo dei due scienziati riesce a impadronirsi delle ricerche del suo concorrente, e a mettere in crisi, l'intero sistema di sicurezza dell'esercito sovietico. Sono i primi super soldati a lottare per sistemare le cose, e a vincere, a un costo umano davvero altissimo. Ed è per questo che, se di nascosto tutti sono grati al loro intervento, in via ufficiale devono essere cacciati e lasciati a loro stessi... E' una questione di credibilità del regime nei confronti del resto del mondo, per cui gli esperimenti che avevano portato a quel disastro non potevano risultare 'finanziati' dalla politica comunista.
Passano i decenni, ed ecco che lo scienziato pazzo - creduto morto - ricompare. Ricompare con nuova forza, con la capacità di comandare tutte le macchine - portando quindi a compimento i suoi studi - e con un esercito di cloni, pronto a conquistare tutta la Russia. Contro di lui c'è solo l'esercito, praticamente impotente contro i suoi poteri, e un misterioso compartimento dei servizi segreti chiamato Patriot... Il quale riesce a rintracciare i quattro super eroi, e convincerli a combattere nuovamente contro il vecchio nemico.

Ci sono molti pregi e difetti in questo film. Gli effetti speciali sono uno dei pregi. Davvero ottimi, a parte qualche piccola caduta di efficacia in scene sporadiche della pellicola. Meno efficace la narrazione, che lascia a un veloce infodump tutte le premesse, e poi sposta le telecamere verso i combattimenti. E' tutto molto rigoroso, privo di profondità, e con una recitazione che ricorda il teatro, o alcune pellicole fantasy/fantascientifiche provenienti dall'Asia, e perché no, anche i filmati di collegamento dei videogiochi più famosi (n.d.r. Non sono un esperto in questo campo, ma vedendo il film troverete parecchie analogie). Idem per la costruzione dei personaggi, molto rigorosa, bidimensionale, schematica.

Ovviamente il l'ho pescato dal cestone più per curiosità che altro. E dal finale potrebbe anche darsi che ne esistano dei sequel, chi lo sa. E' una chicca curiosa per chi ama il genere. Non è un film perfetto però, con un bel cestone di pop-corn, e a cervello spento, è divertente da vedere.


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sabato 22 luglio 2017

Ghost in the Shell - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Non sono andato a vederlo al cinema, Ghost in the Shell. Ne parlavano tutti abbastanza male... Avevo poco tempo... Alla fine mi son convinto di aspettare l'home video per vederlo comodamente nel salotto di casa mia e, decidere.

Il film ripercorre la sceneggiatura dell'anime uscito ormai parecchi anni fa. E la storia di un cervello impiantato in un corpo totalmente robotico, il primo trapianto di questo genere fatto al mondo... Ovviamente un mondo dove ormai tutti hanno dei potenziamenti del proprio corpo, o anche solo impianti artificiali per ovviare a problemi fisici, eccetera eccetera. Il cervello è quello di una donna, e viene impiantato in un corpo da 'combattimento'. Lo scopo è quello di creare un super-poliziotto da mettere al comando di una squadra speciale chiamata squadra nove.
A un anno dalla sua nascita il Maggiore, ormai perfettamente integrato nella sua squadra, e ormai abituato ai suoi nuovi compiti, si trova ad affrontare una minaccia inattesa. Sono gli scienziati che lo hanno creato a morire uno dopo l'altro, e tutto sembra girare proprio attorno a lei... Scoprire che la minaccia viene da un suo predecessore, un esperimento mal riuscito, o forse no.

E' vero! La critica maggiore che è stata fatta a questa pellicola ci sta tutta, ovvero, in questo film c'è davvero poca introspezione psicologica. Il fatto che il Maggiore sembri sempre triste non è sufficiente. Trovo anche superflua tutta la scena in cui esplicitamente si spiega il significato di Ghost in the Shell al pubblico, con un infodump fatto davvero male.

Per il resto, però, il film mi è piaciuto. Che se ne dica o no, Scarlett Johansson assomiglia molto al Maggiore dell'anime (n.d.r. Vedi figura). Ha lo stesso mento, e gli stessi occhi. Solo le labbra sono più 'volitive' rispetto all'originale. Per cui non capisco le critiche che ho letto al riguardo, soprattutto al fatto che non sia stata usata una attrice asiatica (n.d.r. Che poi il Maggiore dell'anime non mi pare abbia lineamenti prettamente asiatici). 

Ma tornando a bomba: Il film mi è piaciuto. Me lo sono guardato volentieri. Non mi ha annoiato, anche se forse è troppo fedele alla trama originale, e in molte occasioni sapevo già ciò che stava per succedere. Insomma, questo rovina un po', ma non così tanto da dire che il film sia brutto.

Se devo trovare dei difetti, li trovo tutti nella CGI, non sempre all'altezza della situazione, specie nelle scene 'all'aperto' dove le strade e i veicoli, a volte, sono taroccati digitalmente in modo troppo evidente. Che abbia anch'io dei Glitch come il Maggiore?





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venerdì 21 luglio 2017

Life - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
A me Life è piaciuto. Non sarà originalissimo (n.d.r. Ricorda lontanamente Alien), visto che di pellicole di questo tipo se ne sono già viste molte, ma è fatto bene, ha dei buoni interpreti, e per una volta - a parte forse qualche scelta poco oculata (n.d.r. Tipo le torce a ossigeno, che poi sono banali lampade a led e si vede benissimo) - l'horror non è stato costruito sulla stupidità dei personaggi.

La trama è semplice: Una sonda sta arrivando da Marte con un carico di campioni da analizzare. Durante il suo viaggio di ritorno viene investita da piccole meteore, che ne modificano la rotta in modo tale da non riuscire più a rientrare sulla Terra, ma comunque non tanto da non poter tentare di intercettarla con la ISS. E' una operazione pericolosa, ma tutto va per il meglio... E tra i campioni marziani, miracolo dei miracoli, c'è una cellula aliena. E' festa grande, sia sulla Terra, sia sulla ISS, perché questa piccola cellula è la prima testimonianza che non siamo soli nell'Universo, però non bisogna gridarlo a gran voce. Non si sa ancora se questo organismo sia innocuo o meno.
Per quanto la ISS non sia equipaggiata come laboratorio biologico, si stabilisce un sistema di sicurezza - nei limiti del possibile - per evitare contaminazioni sia dell'equipaggio, sia della stazione orbitante, sia della Terra. E se all'inizio tutto sembra andare bene, ecco succedere un banale incidente... Proprio nel laboratorio in cui è contenuto l'esserino (n.d.r. Chiamato Calvin, e in pieno sviluppo). Da quel momento è una escalation di situazioni imprevedibili... Il panico è probabilmente il peggior nemico dell'equipaggio della ISS, che spesso dimentica i problemi di contenimento dell'alieno per tentare di salvare i propri colleghi. Errori, sfortuna, e fato avverso fanno sì che tutto vada storto e...

Due sono le scene più intense di questa pellicola: La prima è quella in cui l'alieno entra nella bocca di uno dei membri dell'equipaggio... Sono stato male io per lui; La seconda è il finale, che ovviamente non posso svelare, ma che è costruito in modo tale in cui tutti possano immaginare una cosa, e invece ne capita un'altra. 
Gli attori fanno bene il loro mestiere e la ricostruzione della ISS è credibile. La CGI è davvero raffinata. Ormai si è raggiunto un buon livello in questo genere di pellicole, e quasi non ha più senso andare a sottolineare questi dettagli. Ovviamente, guardandolo, non si riescono a provare emozioni forti come quelle che si provarono alla prima assoluta di Alien... Oramai siamo troppo scafati in questo genere di cose. Però il film funziona.

Un buon popcorn movie.




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giovedì 20 luglio 2017

Torture Garden - #Fumetti #Recensione

Glauco Silvestri
Oggi vi voglio parlare di una serie auto-conclusiva firmata da Barbara Baraldi, Rossano Piccioni, Simone Delladio, Sofia Terzo. Torture Garden è composto da tre volumetti (Eccoli: uno, due, tre), è una vicenda drammatica, violenta, tetra, dove la speranza viene calpestata fino all'ultima pagina.

E' la storia di un gruppo di orfani cresciuti in un luogo orribile, costretti a lavorare senza sosta, nutrendosi di scarti, picchiati, umiliati, eccetera eccetera. Ragazzini con un carico di incubi sulle spalle che a fatica sono divenuti adulti, non senza scendere a patti con l'inferno, e comunque incapaci di vivere una vita... normale. Ma il destino è rapace con questi ragazzini, ormai divenuti uomini e donne, perché il passato, oltre a non essere stato seppellito del tutto, è tornato a tormentarli. Travis, che era il più grande di tutti, quello col carattere forte, e l'unico capace di ribellarsi alle angherie della donna che gestiva l'orfanotrofio, oggi è un ex poliziotto allo sbando, ossessionato nella ricerca di un serial killer che... sta uccidendo tutti i suoi compagni di destino. Annie era la più gentile all'orfanotrofio, era forte e gentile, capace di sobbarcarsi del peso altrui per alleviare le paure dei più piccoli. Due caratteri diametralmente opposti che, finita la triste avventura dell'orfanotrofio, non avrebbero più dovuto rivedersi. E invece è proprio il serial killer a riunirli, e a spingerli verso una direzione inaspettata.
E se le indagini finiscono per rivelare che nessuno dei loro compagni ce l'ha veramente fatta a superare il proprio inferno personale, proprio come loro del resto, ciò li conduce contemporaneamente tra le braccia dell'assassino, che ha un piano ben preciso per loro due, e che sembra inarrestabile, e capace di prevedere in anticipo le mosse di Annie e Travis.

Torture Garden è un fumetto, ma è un fumetto che ci racconta una storia legata a fatti realmente accaduti, su cui è basato un romanzo (n.d.r. Il giardino dei Supplizi, anno 1899), e un film (n.d.r. Il giardino delle Torture, anno 1967). La narrazione del fumetto proietta però la vicenda ai giorni nostri, mantenendo la schiettezza, la violenza, l'introspezione, e il dolore dei personaggi. Solide sono le illustrazioni, che mutano di tratto a seconda delle emozioni, della drammaticità degli eventi narrati, e capaci di incutere emozione autentica a chi sta leggendo la storia. E' difatti perfetta la rappresentazione del dolore, che sia fisico, che sia psicologico.
Potente è la costruzione dei personaggi, che per quanto abbiano tratti distintivi evidenti, mai si mostrano bidimensionali e funzionali alla storia.  Annie è una donna forte, priva di dubbi, dal coraggio indubbio. Travis non è da meno, ma il suo spirito è ormai schiacciato dal peso di quanto ha dovuto sopportare nella sua dura vita di... Condottiero? Ragazzini cresciuti troppo in fretta, con una visione del giusto e sbagliato distorta, con l'animo fragile, in pena, e incapace di indossare persino una corazza leggera. Sono tutti sopravvissuti, orfani, e prede facili per il mondo. Ma allo stesso tempo sono anche predatori, di sentimenti sicuramente, ma anche di sangue e sofferenza.

Non è sicuramente un fumetto per tutti. E' esplicito, adulto, rabbioso, potente, ma anche macabro, e ricco di violenza. Non ha veli, ne freni, ne morale. Del resto la storia che racconta non ha neppure essa veli, freni, e morale.

Mi è piaciuto, molto, ma non è adatto alle persone sensibili.




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mercoledì 19 luglio 2017

Alla scoperta dei segreti perduti di Bologna - #Libro #Recensione

Glauco Silvestri
La storia di Bologna è affascinante, e non finisce mai di stupire. Per quanto la maggior parte delle persone che la attraversano per turismo, e sfortunatamente anche molti che ci abitano, ignorino quanta storia sia passata attraverso le mura di questa città, le pubblicazioni al riguardo sono numerosissime, e ognuna di esse dedicata a qualche dettaglio della vasta storia della città, perché a mettere tutto assieme ci vorrebbe una enciclopedia. Il fatto è che Bologna, oggi come in passato, è un crocevia fondamentale per il passaggio tra il Sud Italia e il Nord Italia.
Ho parecchi libri che parlano di Bologna, da testi un po' più seri, a testi più divulgativi, e persino uno che racconta la storia della città ai bambini. Barbara Baraldi ha dedicato molto tempo alla storia di Bologna, tempo e studio che sono confluiti in tre pubblicazioni successive. Quella di cui vi parlo oggi, ovvero Alla scoperta dei segreti perduti di Bologna, e poi quest'altra, di cui vi ho parlato diverso tempo fa e, anche questa, che non ho ancora letto.

Il libro prende spunto dai 'sette segreti' di Bologna per viaggiare nel tempo, e raccontare delle signorie bolognesi, dei papi che la governarono, di quelli che furono cacciati, e di quelli che furono amati. Ci racconta storie di fantasmi, e storie di crimine. Ci fa passeggiare per le vie della città mostrandoci lati meno conosciuti, riscoprendo i canali che per secoli hanno reso ricca e florida la bella Bologna, nonché delle Torri, oggi decimate, e alcune ben nascoste, dentro altre torri, o nelle corti di palazzi nobiliari, o ancora accorpate con altri palazzi storici. E ovviamente si parla del Nettuno, della famosa diatriba con il 'Nettuno' di Firenze. Non può mancare la storia delle varie porte cittadine, con accenni persino ai fattacci della Secchia Rapita. Si va da un passato remoto ai giorni nostri, compresa la strage del 2 Agosto, i moti studenteschi degli anni settanta, l'attentato al Duce, e... Non vorrete mica che vi racconti tutto, no?

Libro interessante, semplice da affrontare, di lettura veloce. Ogni argomento è coperto da due o tre pagine, ben riassunto, con precise indicazioni sulla topografia cittadina, e che non annoia mai. E' un testo da portare con sé, da consultare visitando la città, anche leggendolo per argomenti, e non seguendo l'ordine numerico dei capitoli. Una bella lettura per il turista, ma anche per il bolognese che vuole scoprire qualcosa di più della sua città, ma che non ha voglia di 'studiare'.

Brava Barbara. Un'ottima guida, un bel libro da leggere.




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martedì 18 luglio 2017

Aroma di Lampone

Glauco Silvestri
Se leggete «aroma naturale di lampone» non significa che quell’aroma è stato ricavato da un lampone, ma semplicemente che deriva da qualcosa di non sintetico, come il mais.

Il dilemma dell'onnivoro (Gli Adelphi) (Italian Edition) (Pollan, Michael)



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lunedì 17 luglio 2017

Da Vicino - #ReportageFotografico

Glauco Silvestri
Robert Capa diceva: "Se le tue foto non sono abbastanza buone, significa che non sei abbastanza vicino."
La parola 'vicino' può avere diversi significati in fotografia; può essere una vicinanza fisica, oppure psicologica, o ancora una ricerca del dettaglio piuttosto che mostrare l'immagine nel totale. Ogni fotografo, professionista, amatoriale, o anche 'della domenica' ha un suo concetto personale di 'vicino' e... E allora perché non mostrare a voi cosa significa per me essere 'abbastanza vicino'?

Tutto nasce grazie a questo articolo - letto qualche tempo fa online - in cui alcuni grandi fotografi rispondono alla loro maniera su cosa significhi essere 'vicino', e lo fanno con alcuni scatti famosi, apparsi in una pubblicazione di Magnum intitolata - per l'appunto - Closer.

Ma torniamo a bomba, alla mia personale collezione di immagini 'vicine', quelle che probabilmente avrete già avuto modo di vedere sulle mie pagine di Flickr, ma che magari non avete mai osservato ragionando in questo contesto.

Parto con un fiore, una rosa, e io adoro le rose. Il mio amore per le rose potrebbe essere atavico, visto che da piccolo giocavo in un giardino contornato da un roseto, o forse può arrivare da mio nonno, che aveva cura di quelle del giardino a casa sua, e per un certo periodo - se non ricordo male - anche quelle del giardinetto dove giocavo io. A ogni modo questo scatto è stato ottenuto nelle vicinanze del lago di Garda, a San Martino della Battaglia.

Calore Puro

L'intenzione era quella di focalizzare l'attenzione di chi osserva sulle sfumature dei petali, ma anche sulle varie fasi di crescita del fiore, tenendo in secondo piano un gruppo di boccioli in attesa di mostrare la bellezza che ancora nascondono.

E con i fiori io spesso vado vicino, perché preferisco catturare i loro dettagli, piuttosto che mostrarne l'interezza, come per questo tulipano, sempre catturato sul lago di Garda, nel parco Sigurtà.

Colori

Catturare l'intera distesa di tulipani sarebbe stata una scelta ovvia per molti, ma io ho preferito mostrare la moltitudine nel dettaglio, con un solo fiore a fuoco, e tanti altri che si mostrano in secondo piano, sfumati.

E' più difficile essere vicini a un'artista che si sta esibendo nella sua performance. Spesso il palco ci costringe a distanze insopportabili, e fare una bella foto è complicato in questi frangenti, specie se si è spettatori, e non fotografi appartenenti allo staff. In questo caso ho voluto immortalare un ballerino egiziano in una delle danze tipiche del suo paese. Non riuscendo a ottenere ciò che volevo, ho giocato con la fantasia, e ho ottenuto il contatto con l'artista attraverso... Uno smartphone.

Ballo Egiziano on the Phone

Un altro modo per raccontare uno spettacolo, una performance, da vicino è - a mio parere - quella di mostrarne qualche dettaglio. E' vero che nel contesto nessuno capirà cosa è avvenuto veramente, ma il messaggio resta comunque affascinante, come nello scatto che segue, dove ho voluto immortalare due spade lasciate a terra da un atleta giapponese che mostrava la sue arti marziali.

Spada

Ma è con le auto, e con i mezzi meccanici in generale, che la vicinanza è capace di raccontare sia la storia, sia la potenza, sia la bellezza del soggetto. Come avviene per la Ferrari F40 che segue.

F40

O come avviene per questa Jaguar che è sfrecciata a pochi passi da me durante la mille miglia dell'anno scorso.

The Fastest!

Ma quanto si può andare vicini a un oggetto? In effetti per qualche tempo ho voluto provare anche l'ebbrezza della macro-fotografia. Questo giocattolo, una yamaha numero 46 di parecchi anni fa, ha un potere affascinante osservato a pochi centimetri di distanza.

Valentino Rossi Goooo!!!!

E cosa si può dire di una goccia che cade in un bicchiere già colmo? Il tempo si congela e si perde la percezione di ciò che è veramente solido, e di ciò che invece è liquido.

Two Fallings...

Ma quanto si può andare vicini a una persona? La street photography è probabilmente una delle categorie fotografiche più amate in questo momento storico, ma sfortunatamente la diffidenza delle persone è aumentata con l'insistenza di chi invece vuole immortalare la quotidianità. E se negl'anni cinquanta e sessanta la Mayer poteva tranquillamente scattare una foto a un passante con la sua fotocamera, oggi è facile che il vostro soggetto si arrabbi, vi denunci per violazione della privacy, o semplicemente inveisca su di voi rovinando lo scatto. Ottenere la spontaneità è sempre più difficile, per cui, per strada, è sempre più difficile fotografare le persone 'a posta'.
Come fare allora? C'è chi usa gli zoom, che però appiattiscono la scena. C'è chi usa fotocamere mirrorless, molto meno appariscenti di una reflex, ma comunque performanti in qualità dell'immagine. C'è chi addirittura usa lo smartphone, visto ormai che oggi ci sono telefoni capaci di scattare ottime foto in determinate condizioni ambientali, perché la gente è abituata a vedere persone che scattano foto col cellulare, che fanno selfie, eccetera eccetera. C'è anche chi scatta e basta, e succeda quel che succede.
Io, di solito, uso lo zoom, o il cinquantino 'molto luminoso', che poi sulla mia APS-C diventa comunque un 80mm, che sarebbe già un'ottica un po' lunga per questo tipo di scatti. E tra le tante foto che ho voluto inserire in questo mio reportage vi voglio mostrare quella che segue, dove vi domando: il soggetto qual è?

Studente

E con questo scatto smetto di tediarvi con questa già troppo lunga carrellata di immagini. Se siete affascinati dalle fotografie che avete appena visto, e vi interessa guardare l'intero reportage, vi invito a cliccare qui per visitare l'album completo su Flickr.

Se poi volete lasciare un commento, un osservazione, o un pensiero... Sarò ben felice di scambiare quattro chiacchiere con voi, qui, nei commenti del blog.



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domenica 16 luglio 2017

Zathura - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Fino all'altra sera neppure sapevo che esistesse... E a dire la verità, avevo voglia di rivedermi Jumanji, fino a che qualcuno mi ha parlato di Zathura, e la curiosità mi ha spinto a cercarlo, e ovviamente a guardarlo.

Diciamolo subito così tagliamo la testa al toro: Zathura è la variante spaziale di Jumanji. La trama non è molto dissimile. Due bambini lasciati da soli in casa (n.d.r. In teoria sorvegliati dalla sorella, che però dorme in camera sua) trovano un vecchio gioco in cantina e uno dei due inizia una partita. Ovviamente ogni ostacolo del gioco diventa realtà, e in poco tempo la loro casa si ritrova immersa nello spazio profondo. L'unico modo per far sì che le cose tornino al loro posto è proseguire la partita perché solo alla fine tutto tornerà come prima.

Come in Jumanji, il cast di Zathura ha un suo perché. Il padre dei due ragazzini è Tim Robbins. La sorella è invece interpretata da Kristen Steward. Bravo lui, brava lei, ma soprattutto bravi i due ragazzini che tengono in piedi l'intera pellicola con il loro comportamento, i bisticci tra fratelli, eccetera eccetera.
E se prima dicevo che Zathura è una variante di Jumanji, in realtà, commetto un errore... Perché difatti è il seguito naturale. Entrambi i film sono ispirati dai romanzi di Chris Van Allsburg, autore anche di Polar Express. Ebbene, leggendo qua e la vengo a scoprire che nel romanzo la scatola gioco di Jumanji era in realtà una di quelle che offrono due board game nella stessa confezione, ovvero Jumanji da un lato, e Zathura dall'altro. Ovviamente le trasposizioni cinematografiche hanno 'tolto' questo legame per questioni pratiche... Questioni che però hanno creato un po' di confusione al riguardo delle due pellicole.

Zathura è un film per tutta la famiglia, orientato ovviamente verso i più piccoli, ma comunque piacevole anche per i grandi. E' divertente, e ha anche una piccola morale alla fine.

Lo consiglio.



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sabato 15 luglio 2017

American Gods - #SerieTV #Recensione

Glauco Silvestri

E' stato un periodo impegnativo. Per un certo tempo non sono più riuscito a dedicare tempo alle serie televisive che mi incuriosivano (n.d.r. Che non sono tante, lo ammetto. Preferisco i film alle serie), e solo da pochi giorni ho avuto modo di riprendere la visione di - almeno - una di loro.


Parlo di American Gods, proposta da Amazon Prime Video. Si tratta di una serie che mi ha lasciato qualche dubbietto, e forse ancora adesso quel dubbietto è ancora lì a tormentarmi, perché dopo aver visto il pilot, e la prima puntata, ho subito temuto che finisse per sfociare in una 'roba' alla Lost... E voi lo sapete che da questo punto di vista son sempre stato una mosca bianca, ortogonale ai gusti del mainstream, ed estremamente critico nei confronti di quella serie. 
Timore che si appoggiava a un altro dubbio: 
Mi guardo la serie o mi leggo il libro omonimo di Gaiman?
Già non sono un grande estimatore di Gaiman, ritengo che abbia scritto ottime cose, e anche pessime altre. American Gods è sul mio Kindle da quasi un anno, ma ho sempre posticipato la sua lettura per dare spazio ad altri titoli... Ero/Sono incuriosito al riguardo di questo testo, ma allo stesso tempo ci sono altri romanzi che lo sopravanzano anche da questo punto di vista. Insomma: Guardo la serie o mi leggo il libro?

A questo punto mi son ricordato di Preacher, fumetto che ho amato e che tutt'ora amo, e della bellissima produzione televisiva creata da Amazon, di cui ho sicuramente parlato su questo blog in passato (n.d.r. Da poco è uscita la seconda serie). Per cui mi son buttato sulla serie, visto poi che ho appena iniziato a leggere un nuovo romanzo, e non ho intenzione di interromperlo per cominciare quello di Neil Gaiman.
E così, di puntata in puntata, ora son arrivato al quarto episodio. 
Me li sono guardati velocemente, uno ogni sera, e devo dire che mano a mano che la trama si sviluppa, la storia è ben sostenuta e intrigante. C'è molto mistero, un elevato misticismo, effetti speciali davvero ottimi, e un cast efficace. 

La trama, senza voler rivelare troppo, ci racconta di uno scontro generazionale tra le divinità di un tempo (n.d.r. Quelle importate dal vecchio continente, ma anche dagli schiavi africani, e persino quelle delle popolazioni autoctone) e le divinità moderne, generatesi autonomamente mano a mano che l'uomo ha dato sempre più valore a oggetti come il televisore, il cellulare, il denaro... E che in un certo qual modo hanno acquisito una sorta di potere, di personalità, di sovrannaturalità.
Vecchie divinità contro nuove divinità.
E in mezzo a tutto ciò c'è un uomo, un ex carcerato, che sembra essere una sorta di chiave di volta, perché conteso da tutti, sia dai nuovi dèi, sia dai vecchi. Lui però ha scelto Mr, Wednesday - per lo meno questa misteriosa divinità si fa chiamare così da Shadow, l'uomo 'conteso' - una vecchia divinità che reclama il ripristino dei bei vecchi tempi, e del suo posto nell'Olimpo.

Insomma... E' una serie ben costruita, c'è mistero, una trama che lega gli eventi che pare solida e non troppo surreale (n.d.r. Ok, è surreale, più che surreale, ma nella sua surrealità il contesto è credibile). In poche parole: Sì, mi piace.



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venerdì 14 luglio 2017

I giorni dell'Eternità - #Libro #Recensione

Glauco Silvestri
Con I Giorni dell'Eternità, finalmente, concludo la Century Trilogy pensata da Ken Follett e dedicata alla storia del secolo scorso. L'intreccio delle famiglie russe, americane, e tedesche che ho visto nascere e crescere, qui trova il suo lieto epilogo... Che poi epilogo non è, perché ovviamente ci saranno ulteriori generazioni, figli e figli dei figli, di cui però nessuno saprà nulla perché le loro vicende erano - detta tra noi - una sorta di alibi per raccontare in realtà la storia umana del 1900, dalle origini della prima guerra mondiale, passando per la seconda, fino alla caduta del Muro di Berlino, e infine... Alla salita al potere, come Presidente degli Stati Uniti, di Obama.
I temi affrontati sono molti, come ho detto, le vicende dei Kennedy, il Watergate, la guerra in Vietnam, la crisi Cubana (n.d.r. Vado a casaccio), ma anche l'evoluzione musicale, col successo dei Beatles e la nascita del Rock come lo conosciamo oggi. E ovviamente si parla anche di politica europea, per lo più incentrata in Germania, tagliata in due da un muro, e di conseguenza anche della difficile storia del comunismo in Unione Sovietica.
Tanta carne al fuoco che però... A differenza dei precedenti due romanzi, gli eventi storici non riescono a diventare il centro dell'interesse. Diciamocelo tra di noi: troppe storie di passione, di letto, e d'amore. Si parla più delle relazioni tra Maria e George, tra Maria e Kennedy, tra George e Verena, che di segregazione, che di King, che di conquista dei diritti dei neri. Si parla più delle sofferenze della famiglia Dewar in Germania dell'Est, vessata più per le gelosie di Hoffmann - sposato con Rebecca e poi abbandonato brutalmente perché appartenente alla Stasi - che dal vero regime della DDR. Forse invece si approfondisce meglio le complicazioni nella politica sovietica, perché le vicende di Dimka rimangono sempre in secondo piano, e lui diventa una sorta di testimone, di osservatore diretto dei cambi di regime, spesso repentini, al Cremlino.

Ovvio, nel complesso la lettura è entusiasmante ed estremamente coinvolgente. Lo stile di Follett è efficacissimo e il libro, pur essendo lungo, pur essendo pregno di eventi, pur essendo ricco di storia, si legge che un piacere, e vola via in fretta, tanto che non vorresti arrivare mai all'ultima pagina. Però... E' meno immerso nella storia, a mio parere, degli altri due. In questo caso la storia è - concedetemi il volo pindarico - uno dei personaggi del romanzo, e non più il fuoco centrale di tutto quanto. 

Nel complesso, a parte le opinioni personali, la trilogia di Follett è un'opera straordinaria, capace di riassumere il secolo più entusiasmante, e allo stesso tempo terrificante, della storia umana. Perché oltre alle atrocità delle guerre, in esso si è avuta la conquista dello spazio, l'abbattimento di barriere sociali, la conquista di diritti universali... La trilogia è un bellissimo percorso nella storia, che lo si segue con gusto, divertendosi, rimanendo traumatizzati, lottando noi stessi - come lettori - per le avversità di quegl'anni. Anni che ho vissuto, ma che rileggendoli in questa trilogia, ho capito solo ora di aver compreso solo in parte... Per lo meno fino a ora.



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giovedì 13 luglio 2017

Realive - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Cercando tra film che non seguono il mainstream quotidiano, ecco che mi capita davanti agli occhi Realive (Proyecto Làzaro), una pellicola un po' particolare, che parla di tecnologia e resurrezione, in pratica, immortalità.

La storia è semplice. Un ragazzo scopre di avere un tumore inguaribile. Siamo ai giorni nostri. Non accettando di dover dire addio alla vita così presto, si convince a tentare una strada... ehm... un po' assurda. Si fa ibernare nella speranza che in un futuro prossimo la sua malattia possa essere curabile. Ovviamente non è una scelta facile. Farsi ibernare prima che il suo corpo non sia ormai rovinato dalla malattia significa accettare una sorta di eutanasia preventiva. Dire addio alla propria vita, al proprio lavoro, ai propri amici, ai genitori, ai parenti, e soprattutto alla donna che ama, Naomi, che lo lascia perché incapace di accettare la sua scelta.
Passano i decenni, e dal 2015 al 2084 è un attimo. Il suo corpo viene riesumato, ricostruito, e Marc, così si chiama il ragazzo, viene resuscitato. E' il primo uomo a subire questo trattamento. E' il primo uomo a rivivere dopo la morte. E' un momento importante per la scienza, per la tecnologia, per l'azienda che ha investito tanto in questo tipo di ricerche mediche. 
Marc affronta la riabilitazione con coraggio, tanta fatica, e l'appoggio di diversi medici, e persino di una ragazza che si infatua di lui. Però non sono tutte gioie e dolori. I ricordi vanno e vengono, il suo nuovo corpo non sarà mai completamente autosufficiente, e dovrà ogni tanto collegarsi a un cordone ombelicale che lo manterrà efficiente. Però è vivo, cammina, parla, e pur essendo ancora sotto choc, Marc è riuscito nel suo intento.
Dopo 100 giorni di vita, a Marc viene data la sua scatola con 'le cose preziose' che voleva portarsi dietro. La vecchia palla magica di quando era bambino, un disco rigido con tutti i suoi lavori di fotografia, e... Una lettera di cui non sapeva nulla. E' una lettera di Naomi, messa nella scatola dopo che Marc se ne è andato. La ragazza ha deciso di intraprendere lo stesso percorso di Marc nella speranza di potersi risvegliare assieme a lui...

Si accende la speranza, ma solo per un breve barlume di tempo. Il processo di rianimazione è tutt'altro che perfetto. Prima di Marc erano stati fatti molti tentativi, uno più disastroso dell'altro, e se alla fine Marc è vivo dipende solamente dal fatto che il suo organismo era perfettamente ricettivo alle nuove tecnologie, e in perfetta forma al momento del decesso.
Sfortuna vuole che quello di Naomi non è arrivato al 2084 in perfette condizioni, e il risveglio potrebbe esserle fatale...

Storia drammatica, ben costruita, con una regia che sfrutta flash-back a più livelli, mischiandoli alla realtà, e al futuro. 
E' fantascienza, ma soprattutto è una storia d'amore raccontata con delicatezza, toni pacati, voci sussurrate, luci, passione, tanto amore per la vita. 
Il cast è ottimo, la regia mi ha conquistato, il ritmo è però lento e riflessivo. Non è sicuramente un film 'veloce' come la maggior parte degli spettatori odierni vorrebbe. Forse è per questo che su IMDB ha voti piuttosto bassi, mentre Rotten Tomatoes lo premia. E nonostante io mi fossi immaginato qualcosa di molto diverso quando mi son messo a guardare questo film, devo ammettere che mi è piaciuto.




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mercoledì 12 luglio 2017

Il Diritto di Contare - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Il Diritto di Contare è un film interessante. Molti sono gli argomenti a suo favore, visto che parla di integrazione razziale, di parità tra uomo e donna, e infine... Di voli spaziali. 

Siamo nel secondo dopoguerra. La Russia sta avendo i primi successi nei voli spaziali, sia con i lanci dello Sputnik, sia con il lancio dei primi esseri viventi in orbita, e sia anche con il primo uomo nello spazio. La NASA è nel panico. Ogni tentativo è un fallimento. Ci sono solo problemi e nessuno sembra in grado di risolverli. E mentre le grandi menti cercano di lavorare a una soluzione che rimetta gli Stati Uniti in corsa, in uno dei settori dedicati alla verifica dei calcoli matematici saltano in evidenza tre donne di colore, Katherine Johnson, Dorothy Vaughn, e Mary Jackson. Tutte e tre sono davvero in gamba, sopra alla media, e probabilmente sopra a tutti coloro che sono sopra alla media... Ma tutte e tre sono costrette a un lavoro di routine snervante a causa della loro condizione, del colore della loro pelle, e del fatto che sono donne. Discriminazione che avviene anche quando risulta evidente che c'è bisogno di loro... Perché le tre donne hanno carattere, e non ci stanno a starsene rintanate nel loro buco a controllare i conti fatti da qualcun altro. E se Katherine Johnson riuscirà a farsi valere nel dipartimento che studia i voli spaziali, Dorothy si rimboccherà le maniche per studiare il Fortran e imparare a usare i primi computer (n.d.r. Così da non essere rimpiazzata dalla medesima macchina), e farà sì che tutte le sue compagne la seguano in questa nuova impresa, e infine la bella Mary riuscirà a superare tutti i cavilli legali per ottenere una laurea in ingegneria (n.d.r. La prima donna di colore ad averla, la prima donna di colore ad averla ottenuta in una scuola per soli bianchi) e collaborare a correggere i difetti della capsula Mercury, e a progettare le successive Gemini e Apollo.

Una storia raccontata con allegria e spensieratezza, ma allo stesso determinata e seria, ove si inframmezza la vita privata delle tre donne con la loro vita lavorativa, e con la corsa allo spazio contro l'Unione Sovietica. Ottima l'interpretazione dei personaggi da parte delle bravissime Taraji Henson, Octavia Spencer e Janell Monae. Perfetto Kevin Costner nel ruolo del rude e determinato capo missione di Langley. Bravissima Kirsten Dunst, algida, quasi antipatica, fiera nel suo ruolo. La regia è onesta, pulita, lineare, ed efficace.

Un film interessante perché mette in mostra elementi della corsa allo spazio che non erano mai stati raccontati, per lo meno non in questo modo così schietto. Perché il valore delle persone, all'epoca, era spesso discriminato dal colore della loro pelle, e anche dal loro genere, tanto che le discriminazioni finivano spesso per ostacolare la risoluzione dei problemi e il raggiungimento degli obiettivi prefissati. E' comunque un film leggero, incentrato sul carattere delle donne e sulla loro capacità di prevalere, adattare il sistema alle loro necessità quando serve, o scardinarlo addirittura, grazie a orgoglio, determinazione, e carattere.

Mi è piaciuto, per cui lo consiglio!



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martedì 11 luglio 2017

Gli ingredienti naturali sono...

Glauco Silvestri
Già negli anni Settanta la International Flavors & Fragrances, un’azienda di New York che produceva additivi alimentari, pubblicava un rapporto annuale in cui si difendeva contro la crescente minaccia dei «cibi naturali», spiegando perché quelli sintetici erano meglio. Con toni allarmati l’azienda faceva notare che gli ingredienti naturali erano «una miscela caotica di sostanze create da piante e animali per scopi del tutto non alimentari: la loro sopravvivenza e riproduzione». Questi composti sospetti erano «consumati dagli uomini a loro rischio e pericolo».

Il dilemma dell'onnivoro (Gli Adelphi) (Italian Edition) (Pollan, Michael)


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lunedì 10 luglio 2017

Time Lapse - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
E per l'ennesima volta torniamo a parlare di viaggi nel tempo... Più o meno! Time Lapse affronta questa abusata tematica di fantascienza in modo curioso, costruendoci dietro un thriller forse non troppo spaventoso, ma dai risvolti che finiscono per sorprendere.

Siamo ai giorni nostri, in un condominio qualunque. Tre ragazzi, Jasper, Finn e Callie, convivono nello stesso appartamento da ormai parecchio tempo. Finn e Callie stanno assieme. Lui fa il pittore. Jasper è un amico di lunga data di Finn, ama le corse dei cani, è uno scommettitore, ed è quello che porta le 'pillole' alle feste. Finn è il solito buono e disponibile. Ospita l'amico squattrinato, aiuta i vicini nei piccoli problemi casalinghi, ha una buona parola per tutti, e fa un po' da custode all'intero condominio, tanto che possiede le chiavi degli scantinati, e degli appartamenti, per i lavoretti di emergenza. E di emergenza si tratta, quando Finn scopre nelle cantine il cadavere dell'uomo che viveva proprio di fronte a lui. Un vecchio scienziato inconcludente - pensavano tutti - ma quando i tre ragazzi si recano a casa sua per trovare qualche parente da avvisare, ecco che scoprono di essere stati spiati per parecchio tempo dallo scienziato. C'è uno strano macchinario puntato verso la finestra del loro salotto, e le pareti della stanza sono tappezzate di immagini scattate quotidianamente - alle otto di sera di ogni giorno - della loro vita. La cosa particolare è che sulla macchina è presente una polaroid, la più recente, e l'immagine che compare è qualcosa che non è mai accaduto.
Ci vuole poco perché i tre ragazzi comprendano lo scopo della macchina. L'apparecchio scatta ogni sera alle otto una istantanea di ciò che avverrà il giorno successivo, sempre alle otto.
Fatta la scoperta, dopo lunghi tentennamenti, i tre ragazzi decidono di mettere alla prova la macchina, di non avvisare nessuno della morte dello scienziato, e nei primi giorni tutto sembra andare proprio come loro si aspettano. A quel punto Jasper propone di sfruttare la situazione, e di appendere al vetro i risultati delle corse dei cani, così da poter scommettere e vincere dei bei soldi. Una mossa innocente, forse, solo che l'ingordigia di Jasper fa sì che nascano dei sospetti al suo bookmaker, un poco di buono, e la situazione degenera fino a...

Nel raccontare la vicenda ho evitato di citare alcuni dettagli della macchina, fondamentali per l'effetto sorpresa, e soprattutto per alimentare ancora di più la tensione mentre si guarda la pellicola. Il cast è buono, così come la narrazione e la regia. La tematica è più o meno già nota, ma per lo meno in questo caso c'è un tocco di originalità nell'usare la fotografia. Originale anche lo sviluppo thriller della storia, con un finale che difficilmente ci si aspetta.

Bello!


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