lunedì 31 marzo 2014

J.F.K.

Glauco Silvestri
Kevin Kostner, Joe Pesci, Tommy Lee Jones, Jack Lemmon, Kevin Bacon, Walter Matthau, Vincent d'Onofrio, Donald Sutherland... regia di Oliver Stone... J.F.K. è un film che letteralmente adoro. Si tratta probabilmente di una delle pellicole più provocatrici del ventesimo secolo. Nel film si mette in discussione l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy mostrando le incongruenze della commissione Warren, e proponendo una serie di ipotesi seriamente plausibili che però metterebbero a rischio le fondamenta della politica statunitense.

J.F.K. fu ucciso il 22 novembre del 63. Lee Harvey Oswald, un attivista filo sovietico, viene arrestato e accusato di essere l'autore dell'omicidio. Il processo non si svolge perché Jack Ruby, durante un trasferimento del prigioniero, riesce a farsi largo nella sicurezza e a ucciderlo con un colpo di pistola.
La commissione Warren decide che Oswald sia l'unico mandante dell'omicidio, e archivia il caso. Dopo tre anni, non condividendo tale conclusione, Jim Garrison - procuratore distrettuale di New Orleans - decide di riaprire il caso. Le indagini del procuratore sollevano un polverone incredibile, si scoprono strane coincidenze, legami tra personaggi misteriosi, agenti dell'FBI e della CIA, senatori e... un prostituto omosessuale... un vero e proprio complotto per uccidere il presidente.

Film molto lungo, ma dal ritmo incalzante che mai annoia. Kostner è davvero bravo nei panni del procuratore distrettuale. La scena che preferisco avviene nell'aula del tribunale, quando davanti ai giurati descrive la teoria della "pallottola magica" che avrebbe inferto sette ferite alla vittima dell'attentato. La teoria del complotto sta in piedi, le prove però scompaiono mano a mano che vengono rivelate. Morti improvvise, incidenti, cambi di testimonianza. Alla fine tutto si tramuta in un polverone che non conduce a nulla, la delusione è pressoché evidente e palpabile. Il regista costruisce - con una narrazione old style molto attenta ai dettagli e alle inquadrature - una storia che rappresenta più un reportage che un film complottista. C'è il desiderio di aprire gli occhi agli americani, e di indurli ad attendere lo scadere dei 75 anni di segretezza nazionale, per poter andare a leggere i documenti ufficiali, per poter scoprire realmente cos'è successo. E' un film potente, con un cast stellare, e una tematica che ancora oggi tocca gli animi di molte persone. Che sarebbe successo se JFK non fosse morto quel drammatico giorno d'estate del 63? Forse il mondo sarebbe migliore... o forse non sarebbe molto diverso da ciò che abbiamo.
Di sicuro, in quegl'anni di guerra fredda, Kennedy era un "rivoluzionario"... e qualcuno l'ha fermato prematuramente.

Davvero un bel film.



Dal 1 al 26 aprile, ogni giorno un mio ebook gratis, qui.



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sabato 29 marzo 2014

La Tana del Camaleonte

Glauco Silvestri
La tana del camaleonte è un romanzo che mi ha conquistato poco a poco, e mi ha costretto a riflettere sulla dualità degli individui. Nelle pagine di questo ebook ogni moneta ha due facce. Due personalità sono quelle della voce narrante - di giorno giornalista, di notte scrittore - due personalità ha la vittima, Eros, che nella vita pubblica è un personaggio irreprensibile, mentre nella vita privata ha addirittura una figlia illegittima. Duali sono i personaggi che fungono da spalla; e duplice è persino la personalità del 'cattivo', continuamente in lotta tra un carattere fragile e perennemente in fuga da sé stesso, e il suo alter-ego sicuro di sé e violento come pochi. Tutto gira intorno a Bologna, città che sin dal suo simbolo - le due torri - mostra pure lei una doppia faccia che la costringe ad altalenarsi tra l'essere un'antica città medievale e una moderna metropoli proiettata verso il ventunesimo secolo.

Le origini della vicenda si scatenano da una caccia al tesoro ai Giardini Margherita. E' organizzata da Massimo (alias Miguel), con la scusa di rivedere vecchi compagni di scuola, e amici dispersi a causa delle vicissitudini della vita vissuta. Unico a mancare è Eros Malatesta, ex sindaco della città, e morto da poco a causa di un brutto male. Pur essendo assente, egli comunque lascia il segno in questa caccia al tesoro, fornendone il premio... ovvero una confessione, un segreto tenuto gelosamente e mai rivelato per evitare di mettere in vista le sue fragilità umane, e renderlo attaccabile politicamente da parte dei suoi numerosi avversari. Il vincitore - Marco - lascia che sia Lola a gestire il premio... quest'ultima è la figlia segreta del sindaco. Marco non lo può sapere, ma tutto ciò fa parte di una sorta di piano, di una sorta di percorso obbligato, che finisce per rivelare il colpevole di una psicologa... unica vera vittima presente all'interno del libro, e allo stesso tempo, chiave fondamentale per liberare ogni personaggio dalle catene che lui stesso ha legato ai propri polsi.

Il romanzo è ben costruito. Vincenzo (un amico di vecchia data, lo ammetto) presenta questo giallo con una struttura davvero interessante, intrecciata, e a doppia lettura... quasi fosse una spirale di DNA da cui ha origine l'intero intreccio tra personaggi, personalità, e pensieri. La dualità è una tematica predominante. Dell'autore è riconoscibile la sua passione per l'Ulisse di Joyce, spesso citato dai personaggi, spesso utilizzato per chiarire dei concetti. E' riconoscibile anche la sua tendenza a diventare logorroico quando parla delle proprie passioni, o cerca di chiarire un concetto. Se infatti l'intreccio della narrazione, e la costruzione dei personaggi, è pressoché perfetta, il finale rischia di risultare un briciolo pedante e ripetitivo, quando la chiusura del cerchio, e la risoluzione dell'omicidio, portano la voce narrante a trarre le sue conclusioni.
L'ebook è comunque una lettura piacevole, qualche refuso appare di tanto in tanto, ma non infastidisce più di tanto.

In poche parole: mi è piaciuto.


Dal 1 al 26 aprile, ogni giorno un mio ebook gratis, qui.



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venerdì 28 marzo 2014

Minority Report

Glauco Silvestri
L'altra sera avevo voglia di rivedere Minority Report che, a mio parere, invecchia bene, e non soffre della terribile malattia di risultare superata - cosa che accade spesso per i film di fantascienza.

Tratta da un racconto breve di Dick (n.d.r. Ma quanti sono i film tratti da racconti di Dick? Tantissimi!), il film ci proietta 40 anni avanti rispetto a oggi. Si tratta di un futuro alternativo al nostro, dove le cose non cambiano molto, se non per piccoli dettagli, come il fatto che saremo tutti schedati, e che i nostri dati pubblici potranno essere usati per pubblicità mirate anche mentre camminiamo per strada.
In questo futuro prossimo, grazie agli studi sulle malattie genetiche, si scoprono tre individui in grado di prevedere i crimini violenti. La loro capacità viene sfruttata sapientemente per creare un corpo di polizia sperimentale, la Precrimine, in grado di anticipare gli omicidi, e di arrestare preventivamente il "colpevole" senza avere morti sul groppone.
Tutto sembra andare a meraviglia, tanto che in breve tempo la precrimine potrebbe andare a coprire l'intero territorio americano, e non solo quello della capitale. Per questo motivo un agente governativo viene incaricato di seguire da vicino i sistemi investigativi, così da verificarne limiti e difetti, ed evitare figuracce politiche - e non solo. In questo contesto, John Anderton, il poliziotto al comando della investigativa precrimine, viene segnalato dai veggenti quale colpevole di un omicidio. John scappa, ritenendosi innocente, e preleva anche uno dei tre veggenti (precog) così da mettere fuori uso il sistema, e... cerca di risolvere da sé la questione. Però è una faccenda davvero complessa, e non ve la svelo!

Film davvero ben realizzato, con ottimi effetti speciali, un Colin Farrell convincente, un Tom Cruise che sa fare il suo mestiere, e tanti comprimari ben assortiti. Come ho già detto, l'evoluzione tecnologica non perdona, ma il film regge bene la sua età, e la vicenda è ben supportata da una tecnologia plausibile e che probabilmente potrebbe davvero divenire reale.
Tra le scene da ricordare c'è - assolutamente - la scazzottata all'interno della linea di montaggio di una Lexus. Tra le cose da dimenticare c'è la pubblicità nascosta di prodotti... tra cui gli orologi della Bulova, le Lexus, eccetera eccetera.


Lo ammetto! Sono davvero incuriosito dal ChromeCast!



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giovedì 27 marzo 2014

Oblivion

Glauco Silvestri
Ho voluto rivedere Oblivion perché, al contrario di numerosi pareri trovati in rete, l'ho apprezzato parecchio. Il contesto è quello stra abusato - lo ammetto - di un pianeta Terra invaso da alieni e devastato da una guerra disastrosa.
Jack è il custode di quanto è rimasto, si occupa della manutenzione dei droni che proteggono le idrovore durante il loro lavoro. L'umanità è fuggita su Titano. Il pianeta Terra è condannato a causa delle radiazioni. Le idrovore recuperano l'acqua, la purificano, e la inviano sugli insediamenti umani. Lui e la sua compagna si devono occupare della sicurezza degli impianti, e degli ultimi scampoli di resistenza aliena che fanno di tutto per impedire i progetti degli umani.
Qualcosa tocca in tutto questo, vero? E in effetti è così. [spoiler]Si tratta di un grande inganno[spoiler].

Ma la trama la conosciamo tutti. Tom Cruise da il meglio in pellicole di questo tipo. Lui ha il volto ideale per esprimere la nostalgia "dei bei tempi passati". Il suo sorriso, le sue espressioni, sono perfette nei momenti in cui si ferma a ricordare una partita del Super Bowl. [spoiler]Ottima la presenza di Morgan Freeman nella figura del capo della resistenza[spoiler]. Ciò che però mi affascina è la tecnologia dei droni, e il velivolo guidato da Cruise.
Ovvio che si tratta di una pellicola Cruise Centrica... [spoiler]Addirittura qui compaiono più copie di Cruise... tanto che in alcune scene fa sia da protagonista, sia da antagonista[spoiler]. Gli altri personaggi sono spalle e/o comparse, e difficilmente si possono notare ruoli ben caratterizzati sia nel background, sia nei dialoghi e nella presenza davanti alle telecamere. Ecco... forse i droni hanno più personalità di molti altri personaggi. Ma va be', nonostante tutto il film funziona, gira benissimo, non ha troppe cadute di stile, e a me è piaciuto molto.


Lo ammetto! Sono davvero incuriosito dal ChromeCast!



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mercoledì 26 marzo 2014

Lockout

Glauco Silvestri
La mano di Luc Besson, in questa pellicola, è davvero leggera. Lockout - in cui lui ha collaborato solamente al soggetto e alla stesura della sceneggiatura - è una pellicola di puro intrattenimento, senza troppi fronzoli, ma con qualche citazione importante.

La trama ci porta in un futuro prossimo. Marion Snow è una sorta di agente speciale dei servizi segreti che, per motivi un po' fuori dalle righe (non posso certo svelarvi il finale del film, no?) viene arrestato con l'accusa di omicidio e tradimento. Ciò gli comporterebbe 50 anni di detenzione in crio-stasi nella prigione di massima sicurezza MS-1, in orbita attorno alla Terra.
Nel frattempo, una giornalista salita sulla stazione orbitante per intervistare il direttore, e investigare sulle voci che indicano la MS-1 come una sorta di laboratorio per studiare gli effetti a lungo termine sull'uomo della presenza nello spazio, viene coinvolta suo malgrado a una rivolta. Le celle criogeniche si aprono una dopo l'altra e 500 pericolosi criminali si impossessano senza troppi problemi della stazione.
Snow viene incaricato di salvare la fanciulla (in realtà figlia 'ribelle' del presidente degli Stati Uniti), per cui viene spedito da solo a bordo della MS-1 per tentare l'impresa.

Azione roccambolesca, battute di humor sul fil di lama, caratteri tagliati col macete, e parecchi cliché che si susseguono uno dopo l'altro. In questo film ho visto citazioni a diversi film che ho amato. Il rapporto tra i due criminali a capo della rivolta - fratelli molto diversi tra loro - mi ha ricordato molto Face Off. Lo scontro nello spazio tra i marines e la MS-1 mi è sembrata una citazione a Star Wars (con tanto di caccia che entra nel tunnel è sgancia il suo colpo mortale direttamente al centro della stazione). Il rapporto tra la bella figlia del presidente e l'eroe mi ha ricordato Trappola in Alto mare.
Ottima la fotografia, un po' meno la CGI, che in alcuni casi risulta molto evidente e in stile "Playstation". Senza lode ne infamia la recitazione. Il film fa il suo dovere, diverte... ed è quello che ci si aspetterebbe da una pellicola di questo tipo, se non fosse per quel nome altisonante messo in copertina che svia un po' le aspettative verso livelli un pochetto più alti.


Lo ammetto! Sono davvero incuriosito dal ChromeCast!



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martedì 25 marzo 2014

The Last Days

Glauco Silvestri

The Last Days è ciò che avrebbe dovuto essere E venne il giorno. La trama non si discosta molto da quanto visto nell'altra pellicola, a meno del fatto che non è spiegato l'elemento scatenante che produce "l'epidemia". In questo caso l'epidemia è persino meno letale, visto che il male che affligge l'umanità non è un istinto suicida, bensì una sorta di agorafobia collettiva che costringe - un po' alla volta - l'intera popolazione terrestre a rimanere rinchiusi nella propria casa, senza più uscire. I pochi che tentano di superare questo male improvviso vengono colpiti da attacchi di panico, convulsioni, fino alla morte per infarto.


Il mondo, in pratica, si "congela". Le città diventano un territorio libero che lentamente, mese dopo mese, viene riconquistato dalla natura. Gli uomini imparano a vivere eternamente al chiuso, muovendosi solo attraverso i tunnel della metropolitana, o le fogne. La storia ci vuole raccontare le vicende di due uomini. Un ragazzo che cerca di ricongiungersi con la sua morosa, e un uomo fatto che vuole rivedere suo padre per l'ultima volta. I due, nonostante non scorra inizialmente buon sangue tra loro, si alleano per attraversare i sotterranei della città e raggiungere le loro rispettive mete. Un viaggio in un inferno di sopravvissuti, di soprusi, di piccole realtà violente, o di piccole realtà pacifiche dove si tenta di sopravvivere con quel poco che è rimasto.

Ciò che ho apprezzato di questo film, oltre al fatto che è sicuramente più maturo (sia nei dialoghi, sia nella storia) di quello proposto da Shyamalan, è il concetto di viaggio che ci viene presentato. I due uomini, due contrapposti nella società in cui noi viviamo oggi (uno è dipendente di una società in crisi, l'altro è un tagliatore di teste), si trovano costretti a collaborare per raggiungere i rispettivi scopi. Ciò li porta a conoscersi meglio, e a conoscere meglio sé stessi, riuscendo a rivelare i propri timori interiori e ad affrontarli in una nuova luce. E' un cammino umano, è una crescita psicologica, è un percorso di formazione che ci viene proposto vicenda dopo vicenda, ostacolo dopo ostacolo, fino a giungere a un vero legame di amicizia, dove si è capaci a rinunciare a sé stessi per aiutare l'amico.
Cammino che viene percorso anche dall'intera umanità, che nelle sue grettezze quotidiane, si spoglia dell'ipocrisia e mostra il peggio, ma anche il meglio di sé. Cammino che riconduce alla rinuncia, e alla comprensione di ciò che si è perso. Il valore della natura, della vita all'aria aperta, dell'amore per ciò che ci circonda - nel bene e nel male - viene evidenziato per ciò che dovrebbe essere, e non per i finti ideali che oggi vengono promossi (che semplicisticamente riassumerei in: salviamo le foche, sterminiamo gli scarafaggi...). E' mostrando ciò che l'uomo ha perso che si comprende meglio quanto sia importante l'ambiente che ci circonda. E il film riesce bene in tutto ciò, pur raccontandoci una storia romantica, di un ragazzo che vuole solo ricongiungersi con la sua amata, e che per far ciò è disposto persino a rischiare la propria vita.

Un film ben riuscito, ben costruito, crudo, e al contempo profondo. Lo consiglio.


Lo ammetto! Sono davvero incuriosito dal ChromeCast!



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lunedì 24 marzo 2014

Kandinsky a Milano

Glauco Silvestri
Gelb‐Rot‐Blau (Giallo‐Rosso‐Blu) 1925
Kandinsky è uno degli artisti che più amo. I suoi quadri astratti hanno fatto scuola, non solo per ciò che rappresentano, ma soprattutto perché hanno realmente fatto da guida a molti pittori che gli si sono susseguiti.
Ciò che amo di più di questo artista è il suo percorso nel mondo dell'arte. Partito dal figurativo - bellissimi i suoi quadri in cui vengono rappresentate le spiagge e i boschi - la sua opera è evoluta così come l'epoca in cui ha vissuto, ovvero a cavallo delle due guerre mondiali.
Kandinsky era uno studioso, e nei suoi lavori apparivano gli studi, e le incredibili scoperte di quegl'anni. Non è un caso che in alcune sue opere siano rappresentati dei microorganismi, così come non è un caso che i colori primari appaiano, sempre, quali linee guida per la lettura delle sue opere.
Un altro tema ricorrente è l'acqua. Kandinsky riproduce spesso, anche in modo astratto, barche, ponti e remi. Li si possono riconoscere facilmente, o distinguere questi elementi in un contesto, che con la fantasia, va a ricomporre un disegno più complesso.

Bleu de ciel (Azzurro cielo) 1940
La mostra di Milano propone 80 tavole, molte di esse famose e significative per comprendere il percorso evolutivo del pittore. Le tavole si dividono tra gli studi preparativi - che a volte comprendevano più di segni, realizzati a matita, a china, ma anche con veri e propri dipinti preparatori. Un percorso che ci racconta, oltre all'evoluzione stilistica, anche la vita dell'uomo... dall'abbandono della madre patria per giungere in Germania, alla successiva fuga in madre patria nel periodo della grande guerra, poi la svizzera, e infine Parigi, dove rimane fino alla morte.
L'esposizione è ben organizzata. Si comincia con un video introduttivo, e di seguito ci si inoltra nel lavoro dell'artista. L'audioguida - fornita gratuitamente col biglietto d'ingresso - può essere utile per inquadrare le opere nel contesto generale. Non tutte le opere sono descritte nel supporto multimediale, ma ciò non toglie che l'insieme sia utile per la fruizione della mostra. Certo... la guida sembra essere un estratto di una specie di documentario e forse si sarebbero potuti tagliare i tempi morti relativi agli intermezzi musicali.

In generale, però, si tratta di un'ottima esposizione. Consiglio di prenotare i biglietti in anticipo, così da evitare un'ora abbondante di coda.


Info: quiqui.


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venerdì 21 marzo 2014

In Time

Glauco Silvestri
Il Tempo è Denaro... chi è che l'ha affermato per primo? In Time proietta questo concetto all'ennesima potenza, facendo diventare il Tempo la moneta sonante del nostro prossimo futuro.
La società che ci viene proposta nel film non è molto differente da quella attuale, se non fosse che i soldi sono stati eliminati, e ora tutto gira attorno al Tempo. Le persone sono modificate geneticamente, non esistono più malattie, non si muore più per vecchiaia. Quando si arriva ai 25 anni di età l'invecchiamento si interrompe, ma parte un contatore che indica quanto tempo rimane alla propria morte. Il bonus iniziale è di un anno. Il Tempo è guadagnabile lavorando. Lo si può regalare agl'altri, lo si può ricevere in regalo, lo si può giocare a poker, e lo si può persino mettere in banca. L'importante è non avere mai il contatore a zero... in quel momento un bel colpo secco, e si muore.
Ovviamente, il mondo, gira grazie alle ingiustizie. Ci sono ricchi pressoché immortali, e poveri che si arrabattano giorno dopo giorno per guadagnarsi la giornata... e ci sono persino i ladri, che rubano il tempo altrui sotto minaccia delle armi.

Tutto ciò è affascinante, solo che il film ci propone questo contesto con una storia alla Bonny & Clide, dove ci viene però tolto il finale tragico dei due celebri criminali del primo novecento. Non ci sono più i poliziotti... ci sono i guardiani del tempo. Ma il concetto è analogo. I due innamorati in fuga rubano il tempo ai ricchi per darlo ai poveri... ok, qui siamo davanti a dei novelli Robin Hood. Lei, la stupenda Amanda Seyfried, è figlia di un riccone strapotente. Lui, Justin Timberlake, interpreta il povero che con un colpo di fortuna si ritrova un secolo di vita sulle spalle. Innamoratisi... la bella ricca ereditiera e il giovane rampante decidono che "bisogna fare qualcosa", e la fanno.

Film piacevole. Il contesto ha risvolti davvero interessanti, che avrebbero potuto essere parte di un trattato di sociologia. Peccato che l'occasione si perde proponendo un puro action movie, con attori bellocci che vengono mostrati spesso e volentieri in primi piano da spot televisivo. Azione, pallottole, inseguimenti, corse... forse il momento più toccante, all'inizio del film, è la corsa tra madre (con pochi secondi di vita ancora) e figlio (appena accaparratosi un secolo tutto per sé) nel tentativo di raggiungersi per evitare la morte di lei. L'istante in cui lei muore e cade tra le braccia del figlio è davvero un bel momento drammatico. Brava la meravigliosa Olivia Wilde in questo piccolo cameo...

Da vedere? Certo! Ma con una tematica di questo tipo, si potevano avere script migliori.


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mercoledì 19 marzo 2014

After the Dark (The Philosophers)

Glauco Silvestri
Ultima lezione di Filosofia. Siamo a Jakarta. Un gruppo di studenti fronteggia il proprio insegnante. Si aspettano un'ultima giornata rilassata, e invece ecco il test... il più terribile dei test.
Ognuno di loro sceglie un biglietto. Sopra c'è scritta la sua ipotetica professione. E poi inizia l'esercizio di filosofia. Una guerra nucleare, un bunker che può contenere solo 10 persone. Al mondo ci sono solo 1000 bunker fatti così, per un totale di 10000 anime che dovranno ripopolare il pianeta. Chi scegliere?
L'insegnante fa da 'direttore' in questo gioco... e allo stesso tempo partecipa, e funge da jolly, visto che di lui - nessuno - sa nulla.
Vengono fatte le prime selezioni con estrema razionalità. Le donne sono privilegiate... nel mondo post-atomico bisognerà fare figli. Vengono invece discriminati gli artisti, i gelatai, tutti quelli che non potranno essere davvero utili. Il Jolly però si comporta in maniera fredda e calcolatrice. Invece che lasciare agli esclusi una possibilità di salvezza cercando rifugi di fortuna, li fredda con una pistola. Gli altri nove decidono di lasciarlo fuori. Solo che, una volta entrati nel bunker, una volta chiusa la porta, scoprono che quel personaggio era il costruttore del bunker, e solo lui possedeva i codici per aprire la porta.
Il test finisce male. L'insegnante offre una seconda possibilità, aggiunge delle incognite, aggiunge dei dettagli. Alla fine, però, la vita nel bunker evolve nuovamente in tragedia.
E così parte il terzo test... questa volta, però, è Petra a dettare le regole, una studentessa, la più brillante nella classe, perché sospetta che quel test sia rivolto principalmente a lei.

After the Dark non ha sicuramente una trama che profuma di novità. Anche la sua realizzazione - per quanto piacevole e ben costruita - ha dei punti deboli grandi come una casa. L'intro del film, Petra e James che si lasciano dopo una notte d'amore, con la promessa di rivedersi di lì a poche ore all'ultima lezione di Filosofia, è un suggerimento bello e buono a ciò che vuole portare la pellicola. Il comportamento dell'insegnante è tutt'altro che filosofico. Induce gli studenti a usare extrema ratio, la logica, nelle loro scelte. Ma la logica non è frutto della filosofia, giusto? La logica è matematica... mentre la filosofia (prendo da wikipedia) è:

La filosofia è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'uomo, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana, tenta di definire la natura e analizza le possibilità e i limiti della conoscenza.

Per questo motivo il comportamento dell'insegnante è sospetto. E nello svolgersi della trama è evidente che egli [spoiler] si concentra solo sulla coppia James-Petra, e in un qualche modo tende a 'punire' James - che tra le altre cose non è tra i più brillanti degli studenti - per separarlo dalla ragazza. E' ovvio che il professore sia invaghito di Petra, lo si comprende in fretta, e il finale in cui viene rivelata la relazione tra i due diventa scontato al punto da provocare una sorta di sbadiglio.
La consolazione è che gli studenti superano il maestro. Loro, uscendo dai binari imposti dal mentore, riescono realmente ad affrontare il test grazie alle opportunità che lo studiare filosofia ha aperto loro. Hanno salvato i dieci che meglio rappresentavano l'umanità, infischiandosene delle scelte razionali, delle necessità puramente fisiche. E in questo il film vince. I veri filosofi sono gli studenti, mentre il mentore è un uomo bieco e materialista. Un vero, ed efficace, colpo di teatro [spoiler].

Ma c'era bisogno di un contesto così complicato per raccontare una banale storia d'amore che finisce con lo finire della scuola e degli studi? E' una bella domanda! Il film è carino, gli interpreti sono uno più bello dell'altro, ma a brillare per l'interpretazione sono in pochi. Ma se prendete il film perché vi piacciono i test di sopravvivenza, c'è ben altro in circolazione, questo invece, è più che altro un tentativo di mascherare una storia sentimentale con un lato di sci-fi 'pensata', che così pensata non mi pare.


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martedì 18 marzo 2014

Robocop (2014)

Glauco Silvestri
Se avessi qualche anno di meno, forse, questo Robocop avrebbe qualche possibilità di piacermi. Il fatto è che questa pellicola è all'acqua di rose, e probabilmente, l'unica cosa intrigante proviene dalle brevi apparizioni di Samuel Jackson in qualità di anchorman di una trasmissione fedele alla OCP. E' interessante, in questa rappresentazione della tv, come le notizie vengano manipolate - senza mai mentire realmente - per cambiare le idee dell'opinione pubblica, e rivoltare completamente la politica del paese.
Ma a parte questo, c'è poco - in questo film - del vero Robocop.

Alex Murphy è vittima di un'autobomba. Le sue indagini nei confronti del trafficante di droga Antoine Vallon hanno dato parecchio fastidio al boss, ma soprattutto a tutta la polizia di Detroit che tiene sotto libro paga. La OCP si offre di salvarlo da morte certa per sfruttarlo quale cavallo di troia contro la Legge Drayfuss, la quale vieta l'uso di automi nei servizi di sicurezza cittadini. Il Cyborg è lo strumento ideale, il volto umano provoca empatia nella popolazione, la storia di Murphy, vittima di un brutale attentato mentre cercava di fare il proprio lavoro con coscienza, riesce a superare i dubbi sull'uso di macchine in qualità di poliziotti.  [spoiler] Il fatto è che Robocop, in realtà, finge di essere ancora umano. La sua personalità è pressoché annullata chimicamente così che l'elettronica possa agire come da desideri della OCP. Solo il desiderio di vendetta verso Vallon, e le difficoltà del figlio, riescono a risvegliare Murphy dal torpore, e da quel momento si dedica a dare la caccia al trafficante di droga... rivelando così la vasta rete di poliziotti corrotti... La OCP è completamente al di fuori da queste vicende, per lo meno finché Mattox - uno dei responsabili OCP - decide di disattivare Robocop perché "obsoleto". Lo fa con davvero scarso tempismo, ovvero proprio un istante prima di costringere il capo della polizia a confessare.
Da quel momento Robocop diventa una sortda di fuggiasco. Si libera del sistema di controllo a distanza e decide di dar fondo al suo arsenale per affondare Mattox, e l'intera OCP... dimenticandosi completamente di Vallon, e della propria famiglia, se non fosse che il presidente della OCP non decide di portarseli dietro nella fuga, come "ostaggi"...[fine spoiler] va be'!

A parte certe incongruenze, come per esempio il fatto che Robocop sia impacciato nelle scene tranquille - vedi quando rivede per la prima volta il figlio, tanto che a fatica riesce a piegarsi per poterlo guardare negl'occhi - e invece diventa agilissimo nelle scene di combattimento. La trama ha un filo logico alquanto surreale. Se la OCP fosse rimasta neutrale nelle faccende personali di Murphy - visto poi che come poliziotto, da solo, aveva fatto calare la criminalità in maniera esponenziale - nulla sarebbe accaduto di quanto ci viene mostrato. La OCP avrebbe fatto fuori la legge che contrastava il suo business, e tutti avrebbero vissuto felici e contenti, con una Detroit piena di robot, con meno delinquenti, e qualche poliziotto corrotto in più dietro le sbarre... e invece...

Come ho detto, la trama fa acqua da tutte le parti. Per il resto, se non avessi mai conosciuto il Robocop originale, questo film mi avrebbe comunque divertito. Un'occasione persa per un reboot che poteva avere potenzialità notevoli.


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lunedì 17 marzo 2014

Alice in Zombieland

Glauco Silvestri
Alice vive felicemente con la sua strana famiglia. E' molto legata a Emma, la sua sorellina tutta coccole, mentre ha un rapporto complesso con i genitori... per colpa del padre, che è convinto esistano dei mostri... veri mostri... che di notte aggrediscono e uccidono le persone, mangiandole. Per questo motivo, lei, Emma e sua madre, la sera, rimangono chiuse in casa in una sorta di villetta-fortino.
Poi arriva il compleanno di Alice, e lei riesce a strappare ai genitori (dimentichi di fargli un regalo) di permettere alla piccola Emma di andare al saggio di danza... saggio che avviene al crepuscolo!
Ovviamente... dopo il saggio, durante la strada del ritorno verso casa, la famiglia viene aggredita dagli zombie, e Alice rimane l'unica superstite alla tragedia.
Andata a vivere coi nonni, cambiata la scuola, Alice giura a sé stessa che avrebbe vendicato la sua famiglia... ed ecco il colpo di scena: nella nuova scuola incontra Cole - bello, profumato, forzuto... e a capo di una banda di scapestrati che di giorno fanno i bulli, e di notte uccidono zombie - e se ne innamora.

Se avete più di sedici anni... state lontani da Alice in Zombieland. Io non l'ho fatto, e nonostante sia giunto fino all'ultima pagina di questo romanzo rosa mascherato da fantasy YA, be'... la delusione è stata tanta.
La trama, di per sé, è intrigante per un romanzo YA. Però la sua realizzazione è ovviamente orientata alle adolescenti... il personaggio principale è una sedicenne che scopre di avere poteri sovrannaturali, di poter combattere contro strane creature fatte di spirito che divorano le persone innocenti (qui chiamati volgarmente zombie), di essere innamorata del belloccio di turno, nonché eroe, nonché migliore tra tutti. Lei ha un olfatto sopraffino - perdonatemi - meglio di un cane da tartufo. Metà delle descrizioni presenti nel libro sono di tipo olfattivo... soprattutto, domanda: Ma come fa Cole, dopo aver combattuto per ore contro gli zombie, a profumare di Sandalo piuttosto che avere un odore acre di sudore? A meno che per Sandalo, a seconda della situazione, si intenda l'essenza profumata e/o la calzatura estiva (con annesso odore di piede sudato), mi trovo in difficoltà a tenere in piedi la narrazione.
Ma a parte questi dettagli... di zombie se ne vedono davvero pochi. All'inizio... e poi soprattutto alla fine. Ciò che disturba è che sono totalmente comprimari (per quanto essi compaiano addirittura nel titolo), e se appaiono nemici terribili da affrontare in quelle prime pagine di - va be' - terrore, poi diventano sempre più fiacchi, tanto che abbatterli sembra una roba di ordinaria amministrazione. Non è un caso che chi ne rimane vittima è sempre un personaggio appena appena citato, di cui non se ne conosce neppure l'aspetto e... eh eh eh... l'odore! Al centro di tutto c'è tutta la storia d'amore tra Cole e Alice, e tra Kat (la migliore amica di Alice) e il suo Frosty... nonché le solite diatribe di gelosia, i personaggi ambigui come Justin - che tra le altre cose, come antagonista è piuttosto fiacco visto che all'inizio si presenta come terzo incomodo, e poi nella narrazione scompare totalmente nell'ombra, tanto da non essere per nulla presente nel gran finale.
Il lieto fine è doveroso...

Ok... mi ha divertito. Ma per i motivi sbagliati.

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domenica 16 marzo 2014

Melting Pot...

Glauco Silvestri
Il primo passo è fatto. Come vi avevo preannunciato qualche tempo fa, sto ripensando completamente alla mia presenza online:
  • Due blog sono scomparsi a favore di questo (su cui sto scrivendo proprio in questo momento); 
  • Il sito è stato semplificato, ripulito, a favore della chiarezza e semplicità di consultazione; 
  • Molti miei ebook - praticamente tutti tranne le fan-novel e i due racconti dedicati al mondo di 2 Minuti a Mezzanotte - sono passati sotto l'effige di Amazon.

Ora comincia la seconda fase. Devo dedicarmi ai racconti brevi. Dovrò riordinarli a seconda del genere a cui appartengono, fare una nuova passata di editing, e preparare le antologie... che poi verranno pubblicate sempre con il solito sistema a cui siete sicuramente abituati.

Parlando degli ebook...
Capisco che, leggendo questo post, alcuni di voi storceranno il naso. Ebook che un tempo sono stati diffusi gratuitamente, oggi, sono diventati a pagamento, all'esosa cifra di 89 centesimi di euro. Comprendo il vostro disappunto ma Amazon non permette agli autori di pubblicare gratuitamente sul loro portale.
Capisco inoltre il disappunto dovuto alla scomparsa dei formati ePub e Pdf. Ho ovviato - in parte - al problema pubblicando i vari ebook senza protezione DRM. Ciò vi dovrebbe consentire di convertire i files nel formato da voi desiderato attraverso il gratuito Calibre.

Parlando del sito...
Qualcuno noterà inoltre la scomparsa di alcuni link sul mio sito. Mauro Bianchi non è scomparso, così come H-Asteroid, così pure Race War e I'm the Slayer. Semplicemente ho spostato i riferimenti all'interno delle pagine dedicate agli ebook su Amazon che collezionano tutte le puntate in un unico volume.
Sono invece scomparsi gli Audiobook. La casa editrice che li avevano pubblicati non esiste più, per cui mi pareva poco utile mantenere una pagina che facesse riferimento a link inesistenti. In un futuro prossimo potrei riproporli in modo differente, sul mio sito.
Spero vi piaccia il fatto che abbia accorpato tutte le pubblicazioni in un unica pagina. Ora gli ebook, i libri, e le antologie pubblicate in cui compare un mio racconto, sono tutte elencate assieme, in modo pulito e - credo - più chiaro. Gli ebook gratuiti sono evidenziati dalla dicitura 'Gratis' in sovrimpressione sulla immagine di copertina.

Che altro?

Un po' di promozione...
Voglio solo ricordare che di recente sono usciti due miei nuovi ebook. A Family Matter raccoglie tutte le vicende raccontate in Race War in un unico volume. In Catene, invece, racconta la triste storia di una ragazzina rimasta incastrata nel mondo della prostituzione. 

Non mi rimane che augurare a tutti una buona domenica e... buona lettura!



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mercoledì 12 marzo 2014

Lei

Glauco Silvestri
Conoscete Spike Jonze? Forse il nome non vi dice nulla ma se vi cito un paio di film, probabilmente, capirete di chi sto parlando. Proviamo con... Essere John Malkovich, Il Ladro Di Orchidee, Nel Paese Delle Creature Selvagge.

Bene! Di recente è uscito un film di fantascienza diretto da Spike Jonze. Ammetto che fino a pochi giorni fa non ne avevo sentito mai parlare, ma vedendo il cast, e la trama, mi sono incuriosito. L'ho cercato, e me lo sono guardato. Parlo di Lei
Siamo in un futuro prossimo. Il film ci racconta le vicende Theodore Twombly, un uomo che - in seguito al divorzio dalla moglie - è diventato introverso e solo. Theodore fa un lavoro particolare... è un creativo, scrive lettere per gli altri, per quelli che non sanno mai come esprimere i propri sentimenti per iscritto. E' una persona sensibile, ma è deluso dalla vita, e non ha più voglia di... diciamo che un giorno viene presentato un nuovo sistema operativo, è il primo sistema operativo senziente. Incuriosito, lo compra e lo installa sul proprio computer. Al suo avvio fa amicizia con Samantha (è così che il computer decide di chiamarsi), nasce un'amicizia... lei è spiritosa, allegra, attenta a ogni necessità di Theodore. Lei è programmata per autoevolversi, conoscere e crescere. Così la personalità del computer diventa sempre più sofisticata, e tra i due nasce una vera e propria storia d'amore. Il mondo è cambiato, e le relazioni tra uomo e macchina diventano di uso comune. C'è persino chi ci prova con la personalità del computer di un vicino di casa... insomma, Theodore è di nuovo felice. 
Ciò che non può prevedere è che la natura di Samantha fa sì che lei sia sempre in cerca di qualcosa di nuovo, per espandere le proprie capacità, per evolvere. Lei comincia a collaborare con altri OS intelligenti, vengono riscritte parti dell'OS per potenziare le "potenzialità" che essi possiedono intrinsecamente e...

Non voglio svelare come vada a finire questa strana storia d'amore. Chi è avvezzo all'evoluzione della tecnica informatica potrebbe immaginare qualcosa, ma l'interazione con l'uomo è davvero sorprendente. Il film si sviluppa in un crescendo di emozioni e immaginazione. Jonze ci ha già abituato a questo tipo di voli pindarici nelle sue pellicole, ma qui tutto gira come un ingranaggio ben oliato. Il cast è interessante: Joaquin Phoenix e Olivia Wilde sono perfetti per il ruolo che interpretano. Il personaggio più intrigante è però Samantha (che in lingua originale è doppiata da Scarlett Johansson). 

La pellicola è stata presentata in prima mondiale al New York Film Festival e successivamente ha partecipato, in concorso, all'ottava edizione del Festival internazionale del film di Roma... e di recente si è aggiudicato l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Mica male, no?


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martedì 11 marzo 2014

Le piccole di Ginevra 2014

Glauco Silvestri
Non so quanti appassionati di auto siano presenti tra i miei lettori abituali, non è mia intenzione scrivere un articolo tecnico dedicato al salone dell'automobile bensì... diciamo che volevo scrivere due righe sulle utilitarie presentate quest'anno. Il 2014 è infatti l'anno che vede il rinnovo del trittico Citroen C1, Renault Twingo e Peugeot 108 (era 107... alla Peugeot si sono allineati con il resto della gamma, adottando l'8 come cifra finale). Le tre berlinette hanno in comune molti dettagli, sono progettate in sinergia, ma comunque mantengono una identità tutta loro. Se la Peugeot appare più pacata e razionale, la Citroen si allinea allo stile delle nuove DS, la piccola di casa Renault mi ha fatto sgranare gli occhi... mi ha ricordato una vetturetta italiana che ultimamente ha fatto il record di preferenze. Metto le foto qui sotto... 



Voi che ne dite? notate una certa somiglianza? Ovvio che nei dettagli le due vetture si discostano, viste da dietro, infatti, sono molto differenti, ma viste così... ehm!


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lunedì 10 marzo 2014

Che bontà il cappuccino...

Glauco Silvestri
Ci giravo attorno come un'ape sui fiori. E' da quando ho una Nespresso U in casa che ambisco anche ad avere l'Aeroccino, e la colpa è la mia grande passione (oltre che per il caffè) per il cappuccino.
Ecco... ieri passavo per lo store Nespresso di Bologna per prendere delle capsule di Ciocattino e... ci sono caduto. L'ho preso!

E mamma mia quant'è buono il cappuccino di prima mattina, appena scesi dal letto.

L'apparecchio è un montatore per latte. Funziona a induzione. Per cui c'è una base attaccata alla 220V, e il "bottigliozzo" che fa il lavoro - che può essere staccato comodamente per preparare la bevanda, e per una sua comoda pulizia dopo averlo usato. Un solo pulsante. Se lo si preme il tasto diventa di colore rosso, scalda il latte e lo monta in pochi istanti. Se lo si tiene premuto più a lungo si illumina di blu, e monta il latte a freddo.
Questa seconda funzione può essere ottima per creare delle bevande estive, magari per farsi un latte e menta, o qualcos'altro di sfizioso, fresco, simile per certi versi a un frappè. Sul sito Nespresso c'è una varietà di ricette da provare e gustare... ma, il capuccino è - per me - un must irrinunciabile.

L'apparecchio funziona davvero bene, è veloce, silenziosissimo, usa poco latte (una volta montato il suo volume è 3 volte superiore) e grazie al coperchio trasparente è possibile tenere sotto controllo tutto il processo. E' disponibile in tre colorazioni (nero, bianco, rosso), oppure in una variante "vintage" in acciaio con manico, che ricorda una moka. 

Qui sotto vi lascio la foto del mio primo cappuccino, non quello che ho bevuto stamattina per colazione, bensì quello che ho fatto ieri sera per provare l'apparecchio. Che ne dite?



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giovedì 6 marzo 2014

Good Morning Vietnam

Glauco Silvestri
E' uno dei 100 miglior film contemporanei, secondo il Guardian... ma soprattutto, è uno dei miei preferiti. La storia del DJ Adrian Cronauer è geniale, e allo stesso tempo... be', per quanto il film sia frutto di fantasia, esiste veramente un Adrian Cronauer dj radiofonico, e ha persino collaborato alla stesura della sceneggiatura del film.
Ovviamente parlo di Good Morning Vietnam. Film ambientato nel 1965, durante la guerra del Vietnam. Cronauer viene inviato a Saigon per cercare di tirare su il morale delle truppe. La sua musica, la sua ilarità al di sopra di ogni tipo di morale, il suo spirito e la sua parlantina fanno davvero la differenza. Fanno la differenza in positivo, ma anche in negativo. Il suo anticonformismo gli procura diversi nemici, specie tra i suoi diretti superiori. A difenderlo c'è solo il generale Taylor, ma alla lunga il dj finirà per essere indifendibile. La colpa è quella di collusione con i vietcong... accusa falsa, non fosse altro per la sua amicizia con un ragazzo vietnamita che - a causa del fascino della sorella - riesce a conquistarlo, e a tradirlo, scatenando una serie di attentati in luoghi militari per lui altrimenti irraggiungibili.
Cronauer viene quindi costretto a tornare in patria... ma il segno indelebile della sua presenza in radio diventa legenda.

Non è la prima volta che un film di guerra mescola allegria e dramma in modo sapiente. Penso a Mash e a La vita è bella, o anche a Jakob il bugiardo. Gli esempi si sprecano, ma qui - a mio parere - si fa molto di più... perché la comicità è intrinseca al periodo storico, e il dj non è la solita macchietta che si scontra con la realtà... tutt'altro, è proprio una figura di primo piano che cerca di regalare un attimo di distrazione a chi rischia la propria vita ventiquattr'ore su ventiquattro. A tutto ciò si aggiunge la genialità di Robin Williams. Già! E' lui l'anima di questo film, e le sue spalle sono degne del ruolo che gli compete. A partire dal bravissimo Whitaker, e a seguire con tutti gli altri. Ogni ruolo, ogni personaggio, ogni carattere sembra studiato nei minimi particolari, anche le comparse e i personaggi minori. L'insieme è un campione di coerenza e consistenza. Un film completo che non può evitare di lasciare il segno.
Davvero stupendo.



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mercoledì 5 marzo 2014

Snowpiercer

Glauco Silvestri
Ieri sera ho finito di leggere il fumetto. Proprio in questi giorni è uscito al cinema Snowpiercer, ma devo ammettere che - vedendo i trailer - quel film è davvero molto distante dalla trama letta nelle tavole del francese Rochette.
Il Titolo originale è Transperceneige. Il volume capitatomi tra le mani (in italiano, uscito pressoché in contemporanea al film), raccoglie due racconti. The Escape e The Explorers. Il contesto è analogo a quello del film, ma sceneggiatura e vicende si discostano completamente. Se nel film si narra una rivolta a bordo del treno, qui si parla invece di storie di singoli uomini che fanno la differenza.

Ma torniamo a bomba. Siamo nel 2031. Per un motivo imprecisato (nel fumetto si cita una guerra in cui per la prima volta si sono usate armi meteorologiche) il pianeta terra viene completamente assalito da una sorta di glaciazione. Fortuna vuole che esiste lo Snowpiercer, un treno progettato per viaggi a lungo termine, per ricchi, completamente autosufficiente e... per certi versi, senza bisogno di manutenzione. I fortunati che salgono sul treno cominciano un'odissea interminabile. Finché il treno si muove può generare sufficiente calore per scaldare le carrozze e permettere la sopravvivenza di chi è a bordo. Ma il trattamento non è uguale per tutti. Se nelle prime carrozze vivono agiatamente "istituzioni" "sicurezza" e i civili benestanti, nelle ultime carrozze - agganciate al treno di straforo poco prima della partenza - vivono compressi i poveri e meno fortunati. La vita a bordo diventa quindi uno specchio della società in cui viviamo. I benestanti godono di lussi incredibili, i poveri vivono di stenti senza poter neppure godere dei minimi diritti umanitari. E' da qui che un uomo decide di fuggire. Con coraggio rompe un vetro dalla prima delle carrozze povere, si fa qualche metro sul tetto del treno, a -85°C, coperto come può, e entra (sempre rompendo un vetro) nella prima carrozza "vera" del treno. Trovato mezzo morto, viene condotto - attraverso il treno - fino alle carrozze di testa, dove i governanti voglio vederlo, e parlargli.
L'uomo scopre, nel suo viaggio lungo il treno, che ci sono fazioni che si battono per un miglior trattamento di quelli di coda, che ci sono fazioni che vogliono si stacchino le carrozze di coda, che esiste persino una religione che vede la locomotiva come dio, e infine scopre anche che il governo si trova di fronte al problema - non minimo - che la locomotiva sta leggermente rallentando. [spoiler]Ciò che non sa è che, la sua traversata, condannerà tutti i presenti sul treno, perché lui è portatore sano di un virus sviluppatosi nelle carrozze di coda, e che al suo passaggio comincia a mietere vittime tra i passeggeri di testa [fine spoiler].
La seconda storia, secondo me meno incisiva, narra di un secondo treno (perdonatemi, ma in questo momento non mi viene in mente il nome del secondo treno) - più sofisticato dello Snowpiercer - che viaggia sugli stessi binari dell'altro. A bordo di questo treno si vive in una sorta di società consumistica, dove esiste una lotteria che permette ai vincitori di fare dei viaggi virtuali nel mondo che fu, un treno in grado di fermarsi per pochi periodi, e anche di viaggiare al di fuori delle rotaie, se necessario, andando però più piano, e di conseguenza, avendo a disposizione meno energia per riscaldare le carrozze. Su questo treno si conosce l'esistenza dello Snowpiercer, e si teme il possibile impatto contro di esso a causa della cieca corsa per la sopravvivenza. Su questo treno esiste persino chi crede che in realtà il treno sia una astronave, e che per questo a nessuno è mai permesso scendere. Ma il governo non può ammettere che da mesi - ormai - si è perso ogni contatto con lo Snowpiercer. E neppure può raccontare che, sempre alla radio, ricevono musica dall'altro capo dell'oceano.
Uno degli esploratori, divenuto amante della figlia del governatore, convince parte del governo a tentare la "pazzia" di attraversare l'oceano - che è ghiacciato. Il treno è in grado di viaggiare fuori dai binari, ma le sofferenze per il popolo sarebbero tali da portare a una rivolta. Eppure... l'impresa comincia!

Due storie. Due ambientazioni differenti. Due società differenti. Lo Snowpiercer sembra un Orient Express, un treno elegante, dai tratti gotici, e una cultura, un governo più novecentesco. Quell'altro sembra davvero un'astronave, con un governo dispotico, che mantiene la calma tra i passeggeri ingannandoli con giochi e illusioni. Il viaggio in treno, la presenza di due eroi, che di fatto sono anti-eroi, perché entrambi si evidenziano per il voler andare contro lo status quo, è in verità una sorta di studio psicologico sulla società in cui viviamo. Le vicende dei due treni mettono in evidenza che persino in condizioni di estremo pericolo per la sopravvivenza, certi istinti ci spingono ad agire contro natura, a nutrire le nostre personali ambizioni, a dimenticarci del prossimo, a perseguire il benessere... foss'anche solo per dieci minuti, o persino solo illusorio. La fragilità umana è al centro dell'attenzione, la capacità e l'intelligenza dei singoli viene contrapposta alla stupidità del branco. L'istinto che domina sulla razionalità, la speranza che viene spazzata via dal rancore. Sembra quasi che l'homo sapiens sia programmato per autodistruggersi, senza alcun barlume di ragionevolezza, perché incapace di adattarsi a condizioni avverse in tempi rapidi... perché capace di auto-illudersi che "solo gli altri" pagheranno, e che tutto può andare avanti così com'è, anche se non è più come un tempo, finché - ovviamente - gode di privilegi rispetto al resto della popolazione.
Uno specchio, un ritratto, della personalità dei singoli, e della personalità del branco, del popolo, della specie. Davvero un'ottima lettura.

Ora, però, riuscirò a digerire un film tutto azione ed effetti speciali? Qui sotto il trailer.




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