giovedì 31 luglio 2014

Terminator Salvation

Glauco Silvestri
Chi diavolo è Marcus? Cioè! Mi avete tenuto stretto all'idea che Skynet abbia costretto i Terminator a fare avanti e indietro nel tempo per uccidere John Connor, e poi si viene a scoprire che la chiave di volta di tutta questa vicenda è un delinquente di nome Marcus, che prima dell'olocausto viene condannato a morte, e che dona il proprio corpo alla Cyberdine per fare esperimenti su organi artificiali? E che sarà lui a mettere Connor a capo della resistenza, nonché a salvargli la vita quando ormai è in mano di skynet, prima di tutto l'ambaradan dei Terminator 1,2 e 3? 
Mi stai davvero dicendo che Skynet avrebbe potuto vincere la guerra semplicemente mandando indietro nel tempo un Terminator a distruggere il laboratorio Cyberdine dove facevano gli esperimenti sul corpo di Marcus, e invece l'ha mandato a dare la caccia - inutilmente - a John Connor?
Come lo devo affrontare questo film? Come un affronto bello e buono a uno dei migliori personaggi costruiti nella scifi hollywoodiana dopo Alien, ecco come!

Ricapitoliamo perché davvero Terminator Salvation non lo digerisco per nulla. L'olocausto è scoppiato. L'uomo però è ancora lontano dall'essere sconfitto. Ha ancora un esercito, sottomarini, aerei, elicotteri, armi tecnologicamente avanzate. Skynet sta combattendo sul suolo americano per dominare l'intero territorio (primo allarme rosso: E la devastazione nucleare che fine ha fatto? Com'è che ci sono fiumi blu, campi verdi, boschi, luoghi ameni? E com'è che le persone vanno in giro come se fossero uscite da un film di Mad Max? Il fall-out radioattivo che fine ha fatto?). John Connor è un luogotenente dell'esercito regolare. Sta sperimentando un'arma che potrebbe sgominare le macchine quando compare questo Marcus... che gli dice che Kyle Reves - suo padre prima ancora di esserlo - è in mano a Skynet. Tempo cinque minuti lo chiama il generale delle forze ribelli e lo avvisa che entro 24h lancerà un attacco nucleare verso Skynet. Che succederà?

Lasciate perdere! A parte il fatto che mi da un po' fastidio che i personaggi chiave di una vicenda cambino volto a ogni film; a parte il fatto che il personaggio di Marcus smonta completamente tutta la struttura della saga, ed è solo un dannato comprimario; a parte il fatto che proprio non capisco il bisogno di inserire nel plot una bambina mezza-sensitiva che si irrigidisce quando sta per manifestarsi un pericolo; a parte il fatto che molte scene mi hanno ricordato film post-atomici come il già citato Mad Max... l'unica cosa che si salva è il Mecha-Design, e il cameo di Schwarzenegger che da il volto a un T-800 per soli 10 secondi, prima che venga divorato dalle fiamme (senza però esserne danneggiato).
Soprattutto, mi spiegate perché John Connor debba, ogni 10 minuti di film, dichiarare la propria identità a chiunque passi? Ah, già, nessuno lo riconosce mai perché cambia volto a ogni film!



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mercoledì 30 luglio 2014

Terminator 3 - Le Macchine Ribelli

Glauco Silvestri
Un altro balzo in avanti, per questo Terminator 3, dimenticando il finale alternativo del precedente capitolo che avrebbe precluso ogni tipo di sequel. John Connor è uomo fatto. L'anno in cui Skynet avrebbe dovuto distruggere il mondo è ormai trascorso da parecchio, Sarah è morta a causa della leucemia, e le macchine non si sono mai ribellate all'uomo. 
John dovrebbe fare una vita normale, ma ciò che ha vissuto in passato lo relega ai margini della società, rendendolo incapace di godersi la vita. Destino vuole che una sera, durante una forsennata corsa in moto, cade e si fa male. Trova un ospedale per animali, rompe un vetro, entra, prende una forte dose di antidolorifico, e si addormenta. Lo trova la proprietaria dell'ospedale, che lo rinchiude in una gabbia e tenta di chiamare la polizia ma... ecco che compaiono l'immancabile T-800, sempre a difesa di Connor, e un Terminator di nuova generazione, il Terminatrix, altrimenti noto come TX, ovvero un Terminator per Terminator riprogrammati.
La nuova macchina ha sembianze femminili. E' alimentato da energia al plasma, che può usare a suo piacimento come arma. La sua struttura è un mix tra il T-800 e il T-1000... ovvero ha uno scheletro meccanico come le serie più tradizionali, ma può cambiare sembianze come il T-1000.
La trama si ripropone con lotta e fuga... finché non si scopre che è proprio quel giorno, il giorno in cui Skynet decide di sterminare la razza umana.

Ennesimo capitolo poco riuscito della saga. La trama stenta a stare in piedi. Non si spiega come il processore di Skynet sia finito e funzionante, nonché in mano ai militari, dopo che è stato distrutto tutto nel secondo film. Ci si dimentica che Skynet, secondo i resoconti originali, avrebbe dovuto attaccare la razza umana perché temeva di essere disattivato, visto che qui il supercomputer trama per riuscire ad avere il controllo della rete globale, e delle armi, per sterminare l'uomo prima ancora che questi cominci a pensar male di lui. La Terminatrix è priva di personalità, o meglio, un aspirapolvere iRobot ispira maggiore simpatia. Dirà due battute - sempre uguali - in tutto il film. E' sofisticatissima, ma si fa infinocchiare spesso e volentieri... ma la parte più assurda è quando Connor entra nella base segretissima dove si sta lavorando a Skynet senza che nessuno gli controlli i documenti, etc etc... ha suonato il campanello ed è entrato quando gli hanno dato il 'tiro'?

Va be', davvero assurdo. L'unica parte carina è il finale, quando vengono convinti ad andare in un bunker per distruggere Skynet, e invece si ritrovano in una vecchia base sotterranea dotata di tecnologie obsolete... solo per salvarsi all'olocausto (lo so, è uno spoiler, ma il film è vecchiotto e mi sa che l'abbiate già visto tutti, no?).

Sta in piedi per miracolo, questo capitolo. Sigh!


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martedì 29 luglio 2014

Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio

Glauco Silvestri
A contrario di molte altre opinioni, questo secondo capitolo della saga di Terminator non mi ha mai entusiasmato... Ovviamente qui di seguito ne parlerò, ma in generale, l'idea di questa seconda pellicola mi è parsa come un tentativo di sfruttare l'insperato successo del primo film, con la solita formula de: se ti sei emozionato nel vedere un Terminator, figurati che cosa proverai nel vedere due Terminator!

Bene, bando alle ciance, e parliamo del film. Terminator 2 ci proietta avanti di tredici anni dal 1984, John Connor è un teenager ribelle che vive con una famiglia adottiva. Sarah, sua madre, è rinchiusa in un istituto psichiatrico perché continua a parlare di robot assassini che vengono dal futuro. Lo stesso John non le crede, anche se nei pochi anni in cui i due hanno vissuto assieme la madre gli ha comunque - e subito - appioppato il fardello de "salvatore futuro dell'umanità" sulle spalle, e l'ha addestrato a diventare una sorta di combattente micidiale rubandogli totalmente la sua infanzia.
Un bel giorno ecco che in questi anni novanta tutt'altro che tranquilli arrivano due Terminator. Uno è un T-800 identico spiccicato a quello che diede la caccia a Sarah Connor, l'altro è un modello nuovo, il T-1000... molto più sofisticato e micidiale. I due si mettono alla ricerca del giovane Connor... e quando lo trovano, il ragazzino capisce che le farneticazioni della madre non erano proprio frutto di una mente malata.
Il T-800 è però mandato da Connor stesso, a protezione di sé stesso. Il T-1000, invece, costituito di metallo liquido, è determinato a sterminare la famiglia Connor... ed evitare che il grande combattente possa far cambiare le sorti della guerra uomo macchina.
Nel mezzo c'è la Cyberdine... la società che sta sviluppando il processore che verrà impiegato per realizzare Skynet. L'idea balzana di Sarah è quella di uccidere il progettista, distruggere i laboratori, far dimenticare quella tecnologia. Ci riuscirà? Di sicuro non sarà impresa facile, perché il T-1000 le sarà sempre alle calcagna!

La trama di questo secondo film è piuttosto ricca, e di carne al fuoco ce n'è da vendere. Tutto gira abbastanza bene, a parte il fatto che fatico a spiegarmi come possa funzionare il T-1000 senza componenti elettroniche vere e proprie... voglio dire, il balzo tecnologico tra il T-800 e il T-1000 è davvero eccessivo per essere spiegato attraverso il profilo temporale descritto nel film, ma soprattutto - a mio parere - il T-1000 non sfrutta a pieno le sue caratteristiche durante i combattimenti corpo a corpo con il T-800. Lo dovrebbe sovrastare in pochi istanti, invece che buscarle per quasi tutto il film. Il T-800 non dovrebbe neppure essere in grado di afferrarlo... per dirne una!
A parte questi dettagli tecnici che fanno storcere il naso a me, ma immagino anche ad altri che amano la fantascienza dove la parola scienza abbia ancora significato, questo film non è in grado di trasmettere quel pathos che invece dava grande valore al primo. E' un ottimo action, ci sono molte scene divertenti che fungono perfettamente da intermezzo, Schwarzenegger è perfetto nel suo ruolo, e la Hamilton è addirittura più bella qui che nel precedente film.
Però non mi convince... e poi, avendo visto la versione estesa, ecco che mi cade il mondo addosso. Se il film proiettato nelle sale terminava mostrando una strada che scorre verso chissà dove, con la voce in sottofondo della Hamilton che ribadisce che il destino non è scritto etc etc; la versione estesa ci proietta una quarantina d'anni avanti. Sarah è vecchia, seduta su una panchina del parco, e osserva suo figlio mentre spinge i nipoti sull'altalena. Finale che - a dir poco - preclude i due seguiti di cui parlerò nei giorni prossimi. Insomma... davvero il produttore, o lo sceneggiatore, pensava di chiudere la saga con Terminator 2?


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lunedì 28 luglio 2014

Terminator

Glauco Silvestri
C'è bisogno di parlare di Terminator? Sì. Questo film non risente minimamente della sua età. Il 1984 è ormai lontano, ma ancora le vicende di Sarah Connor colpiscono nel profondo. Una nuova tecnologia sta portando il pianeta verso il disastro. Le reti neurali, i primi microchip senzienti, un esercito convinto che questi nuovi computer saranno in grado di prevenire l'errore umano, porta alla nascita di Skynet. 
Il computer, in grado di controllare tutto l'apparato militare americano, si rende conto che gli uomini sono spaventati da tutto questo potere in mano sua, e per evitare di essere disattivato, scatena una guerra colossale... e annienta quasi completamente la razza umana. 
Ma John Connor, combattente della resistenza, riesce a tenere alto il morale delle truppe, e in un qualche modo i desideri di sterminio di Skynet stanno lentamente collassando. E' per questo che il computer manda indietro nel tempo uno dei suoi più sofisticati mezzi da combattimento. Il Terminator. Il suo compito è quello di trovare la madre del combattente a capo della ribellione, e ucciderla prima che quest'uomo nasca.
A difesa di Sarah Connor, una volta scoperti i progetti di Skynet, viene inviato Kyle Reese.
La donna, suo malgrado, sarà proiettata in un futuro di morte e distruzione...Con la consapevolezza che lei, e solo lei, è e sarà la chiave di volta per la sopravvivenza della razza umana.

Niente da dire. Colonna sonora da pelle d'oca. Scene d'azione che lasciano a bocca aperta. Effetti speciali che, pur privi della CGI odierna, appaiono tutt'ora realistici. Plot privo di buchi e perfetto in ogni punto di vista. Intreccio emozionante. Personaggi stupefacenti... ma soprattutto c'è lui, Terminator... che affascina per i suoi occhi rossi inespressivi... ed espressivi allo stesso tempo.
Davvero... non c'è bisogno di dire altro. Un capolavoro!


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domenica 27 luglio 2014

Napoli

Glauco Silvestri
Napoli in agosto è un po' come Parigi a maggio: ricorda Pescara in aprile.


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venerdì 25 luglio 2014

Corpi Spenti (Urania 1607)

Glauco Silvestri
In Sezione π² Giovanni De Matteo ci aveva proposto un 2059 ove esisteva una speciale sezione investigativa della polizia i cui membri erano in grado di estrarre informazioni dai morti recuperandone la memoria. Nel napoletano, luogo dove questa sezione operava, questi uomini erano stati ribattezzati necromanti, e il loro leader - Vincenzo Briganti - grazie alle capacità operative di cui era a disposizione, era riuscito a risolvere un intricato caso ufficiosamente battezzato Post Mortem.
Con Corpi Spenti ritroviamo i membri della Polizia Psicografica. E' il 2061, anno del bicentenario dell'Unità d'Italia, e la bass'italia sta per avviare una sorta di secessione "programmata" dal resto del paese. Sulla manovra di formazione del Territorio Autonomo del Mezzogiorno gravano parecchi dubbi... si pensa che esso possa diventare preda delle grandi multinazionali, e che l'intero territorio possa trasformarsi in un ghetto tecnologico dove gli abitanti siano costretti a divenire schiavi del lavoro, o peggio. Le proteste sono violente. E nel contesto le autorità statali hanno perso carisma, potere, e capacità d'agire. La π² è quella messa peggio... posta all'angolo da poteri politicamente forti e da tasche ripiene di denaro sporco. Solo un Magistrato, che alla π² è chiamata 'amorevolmente' Contessa, giocando sul cognome di Grazia Conti, appoggia ancora la legalità e le azioni della Polizia Psicografica.
Il caso, in questa occasione, si intreccia tra la fuga di un ex agente FSB con capacità da necromante, una serie di femminicidi tra le prostitute del luogo, e il rapimento della stessa Grazia Conti.

Pregi e difetti in questo Urania che vede per la seconda volta un'opera di De Matteo. L'ambientazione è sicuramente un pregio. Napoli, il Kipple, e il degrado di una società che ormai non ha più principi, sono il perfetto fondamento per la creazione di una vicenda. La costruzione dell'ambiente, della situazione socio-politica, e persino dello sviluppo tecnologico (che nel romanzo è mostrato come un mix tra tecnologie oggi conosciute e altre futuristiche) sono sicuramente un must del romanzo.
La storia, il plot della vicenda, ha poco a che fare con la fantascienza. E' un romanzo noir di discreto spessore in cui compaiono poliziotti corrotti, poliziotti border line con principi morali, gruppi rivoluzionari, una spia, complotti tra agenzie governative e multinazionali, prostituzione... la vicenda poteva essere tranquillamente ambientata negl'anni di piombo e avrebbe retto senza problemi.
Si intravede un progetto più ampio... del resto già nel primo libro molti temi erano stati lasciati aperti. Non ho compreso però quello strano intermezzo alla Stargate ove alcuni astronauti ricostruiscono una sorta di portale trovato su un asteroide, per poi spedire chissà dove una bomba atomica. Devo essermi perso un pezzetto... forse a causa della salute cagionevole di questi ultimi giorni, o a quanto sto per dire qui sotto... giudicate voi.

La narrazione, invece, non mi ha convinto. De Matteo è estremamente prolisso nelle descrizioni, usa terminologie eleganti, ma troppo distanti dal contesto che invece ci descrive come degradato e tutt'altro che poetico/culturale. C'è un contrasto notevole tra lo stile con cui il libro è scritto e ciò che esso ci racconta. Spesso mi son trovato perso, lo ammetto, dal classico coinvolgimento che amo ricercare nei personaggi. Mi è toccata una lettura distaccata. Non sono riuscito a entrare nei panni dei personaggi. Non sono riuscito a 'vivere' la storia raccontata.
Nel complesso mi pare che il giallo, la vicenda intrecciata che viene costruita nella prima parte del libro, tenda a risolversi da sola, piuttosto che a essere dipanata dai personaggi della Polizia Psicografica. Tutti i nodi vengono al pettine l'uno dopo l'altro. Personaggi chiave appaiono e scompaiono al bisogno, senza spiegare troppo i motivi della loro improvvisa apparizione. Son trucchetti spesso usati nei gialli, ed è un motivo per cui ho sempre preferito i Thriller ai polizieschi più tradizionali, che però mettono in luce - a mio modesto parere - il desiderio dell'autore di costruire/descrivere il mondo social-politico futuro, piuttosto che raccontare una storia.
E' un male? No, probabilmente no. Altri autori hanno lavorato sulle medesime direttive e sono apprezzatissimi in ogni ambito. Però credo che ne soffra la parte dedicata all'intrattenimento. Probabilmente, in questo periodo, in Urania io cercavo di più quest'ultimo.


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lunedì 21 luglio 2014

Io, L'altro

Glauco Silvestri
Ci sono film che devono stare nella filmoteca personale degli appassionati. Io, l'altro è uno di questi.

Siamo nel sud Italia, ai tempi dell'attentato di Madrid. Yousef e Giuseppe sono amici di lunga data. Assieme hanno rilevato un peschereccio e lentamente stanno pagando il mutuo per poter diventare pescatori "senza padrone". Sono in mare, come tutti i giorni, ma non trovano pesce. Fa caldo. I due scherzano, cercano pesce, parlano dei debiti, ascoltano la radio... la polizia internazionale sta cercando il probabile responsabile dell'attentato. E' un tunisino di nome Yousef... proprio come l'amico di Giuseppe. I due ci scherzano sopra, all'inizio. Ma il sospetto è veloce a infiltrarsi nel loro rapporto. E in breve i due cominciano a guardarsi in cagnesco, e a dimenticare l'amicizia che li lega da tempi immemori.

Film tremendamente crudo, realistico, e drammatico. L'amicizia, il sospetto, i pregiudizi che uno crede di non avere ma che poi si rivelano inaspettatamente. La lotta tra i due, gli imprevisti, il momento contingente che spinge tutti a dubitare, a non fidarsi di nessuno... e la differenza di credo, di religione, di cultura.
La paura del diverso è evidente in questo film, che al suo inizio si direbbe non poter neppure esistere.
Il film è un crescendo senza mai dare respiro. Si arriva al punto da provare noi stessi uno stato d'ansia difficile da superare, guardando il film.
I due sono amici, com'è possibile che tra loro si sia rotta la fiducia? Eppure... E se fosse lui il terrorista? Se avesse sempre recitato una parte? Solo alla fine si scopre la verità, ma è troppo tardi.

Bravissimo Bova, bravissimo Giovanni Maratona. Sono gli unici due personaggi del film. Non è banale come prova interpretativa. Il film è davvero potente. Ve lo consiglio.

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domenica 20 luglio 2014

Senza una Donna...

Glauco Silvestri
Non è vero che non si possa vivere senza una donna. È vero soltanto che senza una donna non si può aver vissuto.



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venerdì 18 luglio 2014

Novelle Fatte a Mano: Storie da Brivido

Glauco Silvestri
E' finalmente giunto il momento di segnalare l'uscita della mia seconda antologia. Storie da Brivido è il secondo volume della collana Novelle Fatte a Mano. Raccoglie 11 racconti, alcuni corti, alcuni lunghi, che hanno lo scopo di farvi venire la pelle d'oca. Sono storie scritte negl'anni che vanno dal 1993 al 2014. Alcune di esse hanno partecipato a concorsi, altre sono apparse su Antologie di Autori Vari, altre ancora hanno avuto origine per partecipare a iniziative di beneficenza... altre ancora sono state scritte solo perché l'idea c'era, e non poteva essere abbandonata a sé stessa. Non mancano un paio di racconti legati al mio caro e vecchio amico Mauro Bianchi.

I temi toccati sono: Mostri; crimini; stti di violenza gratuita; fenomeni paranormali e/o sovrannaturali. Non vi basta? Io spero di sì.

Trovate l'antologia direttamente qui.

Al termine della lettura, come sempre, vi esorto a lasciare un commento, positivo o negativo che sia... è importante per uno scrittore ricevere dei feedback dai propri lettori. Potete farlo su questo post, via mail, su uno dei social network che frequento, oppure su Amazon.
Volendo, se proprio il racconto vi è piaciuto davvero tanto, e volete collaborare al mantenimento delle attività dello scrittore che l'ha creato, non posso che suggerirvi di andare alla pagina delle donazioni per lasciare un segno tangibile del vostro supporto.
Buona Lettura!



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giovedì 17 luglio 2014

Noel Joyeux

Glauco Silvestri
Continuo a parlare della Prima Guerra Mondiale... e sempre ispirandomi al cinema. Il film di oggi è Noel Joyeux, una versione romanzata di un evento accaduto durante il primo anno della grande guerra che - incredibile a pensarsi - si cercò di nascondere per motivi di orgoglio nazionale.

La Prima Guerra Mondiale vide la Prussia - alias Impero Austro-Ungarico - al centro delle motivazioni scatenanti. Il film ci proietta su uno dei tanti fronti sul suolo francese. A contendersi quel lembo di terra erano presenti tre schieramenti: la Prussia, ovviamente; i francesi, e un battaglione scozzese alleato alle armate di Francia. Siamo alla vigilia di Natale e... accade una sorta di miracolo. Ogni trincea sta festeggiando il Natale come può. I francesi festeggiano bevendo champagne. Gli scozzesi mangiano e cantano brani natalizi a squarciagola. I tedeschi/prussiani festeggiano illuminando le trincee con alberi di Natale. Il clima è tale che... all'improvviso... i canti si incrociano tra le varie linee di combattimento, e si fondono tra loro, creando una certa aria di pace e voglia di solidarietà. Timidamente i soldati abbandonano i fucili. Gli ufficiali per primi scavalcano le protezioni e non vola un proiettile. Viene decretata una tregua.
Tra i tre fronti militari comincia un timido scambio di saluti, di auguri... fino al momento in cui le rivalità scompaiono. Vengono lanciati dei razzi al posto dei fuochi artificiali. Le coppe si riempono di liquori. I dolci vengono distribuiti. Qualcuno gioca a carte. Qualcuno mostra le foto di mogli e figli. Qualcuno intona canti natalizi. A mezzanotte è immancabile la messa... e poi, tutti a letto, fino al giorno di Natale, quanto tutto avrebbe dovuto tornare alla normalità. E invece un soldato scozzese scavalca le protezioni e corre verso il corpo di suo fratello morto qualche giorno prima. Inizia a scavare una fossa e... ecco che di nuovo tutto appare sospeso in un'aria di comunione e pace. Gli uomini escono tutti quanti dalle barricate. Ognuno raccoglie i propri morti. Ognuno li seppellisce e dà loro l'ultimo saluto.
Nel pomeriggio è immancabile la partita di calcio... e ancora rapporti di amicizia, favori, e scambi di indirizzo... per potersi re-incontrare alla fine della guerra.

Un vero e proprio miracolo, accaduto veramente, e che in questa pellicola viene raccolto in una storia che ci mostra quanto siano inutili le guerre, e come si possano risolvere i problemi tra nazioni senza dover dare sfogo ad arroganza e istinti di supremazia. Il film è perfetto. E' ben recitato. E' ben cantato. Stimola buoni sentimenti. Ci ricorda che siamo tutti uguali. Soprattutto eleva l'umanità dalle bassezze politiche, e ci ricorda che esistono valori molto più importanti del potere, del denaro, della supremazia.

Da vedere, assolutamente.


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mercoledì 16 luglio 2014

Giovani Aquile

Glauco Silvestri
Sono cent'anni, quest'anno, dallo scoppio del primo conflitto mondiale. Fu una guerra devastante, forse più che la seconda guerra mondiale, per il numero di vittime e la sua crudezza. Fu una guerra pioneristica, dove vennero sperimentati i primi carri armati, le prime armi a ripetizione, i primi aerei, le prime armi batteriologiche... dove gli eserciti - spiazzati dalle innovazioni tecnologiche - ancora utilizzavano tattiche derivanti dagli scontri militari del medioevo, a volte con attrezzature desuete, divise colorate, corazze... e che hanno faticato a evolvere con lo stesso ritmo della tecnologia nata per uccidere, a quei tempi davvero efficiente.
Fu un conflitto che vide l'Europa al centro degli scontri, con Stati Uniti fermi a guardare... e solo alcuni volontari d'oltre oceano impegnati a combattere. In Francia c'era la Squadriglia Lafayette, composta da volontari provenienti da tutto il mondo non belligerante. Volavano su aerei dalle prestazioni non paragonabili ai triplani tedeschi, per lo meno all'inizio...

Giovani Aquile racconta la storia di un gruppo di ragazzi, che per sfuggire alle loro responsabilità in patria, decidono di aggregarsi alla Lafayette e combattere. Un pugile di colore, un proprietario di ranch pieno di debiti, il figlio di un militare che vuole che il figlio segua le sue orme, un rapinatore di negozi alimentari in fuga... tutti quanti hanno una storia alle spalle, e un nemico temibile davanti a loro. Al comando della Lafayette c'è un bravissimo Jean Reno, che riesce a dare un tono ironico anche ai momenti tragici della vicenda. E c'è anche l'elemento sentimentale, nei panni della bella Jennifer Decker, che farà innamorare l'asso di turno.
Il film ci propone uno dei momenti più eroici della storia del volo, e allo stesso tempo ci propone un gruppo di bambini troppo cresciuti che, di fronte alla schiettezza del mondo, diventano finalmente uomini e abbandonano i loro atteggiamenti viziati per mostrare il carattere, il coraggio, e il senso dell'onore. E' anche uno spaccato interessante del conflitto mondiale, per una volta non visto dalle trincee, bensì dai cieli che le sovrastavano. 

Pellicola davvero ben fatta. E' drammatica, avvincente, con momenti di relax e divertimento. Aiuta anche a conoscere un lato poco raccontato del primo conflitto mondiale, e soprattutto, aiuta a conoscere il carattere di chi ha lottato, si è sacrificato, per un ideale... da volontario, e non sotto costrizione. 

Molto bello. Lo consiglio.


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martedì 15 luglio 2014

What's Happening?

Glauco Silvestri
Non sta capitando molto da queste bande. Si tribola un po' nella vita privata, ma il peggio dovrebbe essere passato. Il lavoro è sempre il solito. La chitarra è lì che prende la polvere... e solo un paio di volte sono riuscito a imbracciarla. Non ho più disegnato nulla dal mese di Aprile. E lo scrivere?

Sto finendo la prima fase di correzione della Antologia Thriller. Conto, spero, ci provo... di metterla online per fine luglio. Mi ci devo mettere sotto, però. Ci sono stati degli intoppi che mi hanno bloccato completamente per un paio di settimane... va be', ora dovrei poter finire tutto ciò che mi rimane da fare.

Alla fine ho rinnovato anche il dominio del mio sito. Sono stato piuttosto combattuto, c'è crisi e anche quei soldini mi facevano comodo in tasca. Ma alla fine credo sia giusto così.


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lunedì 14 luglio 2014

Dal Tramonto all'Alba

Glauco Silvestri
Io, Tarantino, l'ho conosciuto con Dal Tramonto all'Alba. E' un film di parecchi anni fa, con un Clooney giovanissimo e una ancor più giovane, e conturbante, Juliette Lewis. Storia violenta, con una deviazione improvvisa dal Thriller-Pulp all'Horror. Piacevole sorpresa al primo giro, divertente intrattenimento alle successive visioni... e poi Salma Hayek si presta benissimo nel conturbante balletto sexy che poi scatenerà la deriva vampiresca.

Ma forse è meglio tornare alla trama: I fratelli Gecko, due tra i criminali più pericolosi d'America, sono in fuga verso il Messico, al Titty Twister, dove un trafficante di nome Carlos ha dato loro appuntamento per condurli in un luogo sicuro. Nel loro viaggio, rapinano una banca, rapinano una cassiera, mettono a ferro e fuoco un distributore di benzina, e durante tutto ciò uccidono diversi Ranger, diversi Poliziotti, e pure qualche civile.  Ovviamente il confine per il Messico è super-controllato, per cui i due fratelli decidono di impossessarsi del camper della famiglia Fuller... e ovviamente rapire l'intera famiglia, così da apparire meno interessanti alle guardie di confine.
La famiglia Fuller è un po' particolare. Il padre Jacob è un predicatore che ha perso la fede, e il viaggio con i due figli (Kate e Liu) è una sorta di pellegrinaggio in cerca di nuove certezze.
Certezze... Grazie alla famiglia Fuller e al Camper i due fratelli riescono a superare il confine e a raggiungere il locale, che è aperto dal tramonto all'alba. All'alba arriverà Carlos... per cui tutti entrano per bere, e per lisciarsi le penne fino al giungere del nuovo giorno. Ma non sanno cosa li aspetta all'interno del locale... e da finale con happy end, il film si trasforma in una carneficina all'ultimo sangue.

Perfetto da molti punti di vista, questo road movie di Tarantino è forse quello che più apprezzo. Le Iene e Pulp Fiction, per quanto notevoli, sono troppo "precisi" nei dialoghi e nelle scene. Qui invece c'è ancora un po' di improvvisazione e imperfezione. Il film difatti soffre di uno stacco troppo estremo tra i due generi che affronta, e molti spunti interessanti vengono lasciati in sospeso e poi dimenticati. Come avviene solitamente nei suoi film, il cuore della pellicola è accentrata sui personaggi, tutti peculiari, spigolosi, e ricchi di carattere. I dialoghi sono ottimamente costruiti. C'è violenza a go-go... ma se nella prima metà potrebbe inquietare gli animi più delicati, nella seconda metà finisce per diventare buffa, e per certi versi goliardica.

Molto bello. E il finale è tutt'altro che banale. Lo consiglio vivamente.


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domenica 13 luglio 2014

Amici ed Estranei

Glauco Silvestri
Gli amici ti conosceranno meglio nel primo minuto dell'incontro di quanto gli estranei possano conoscerti in mille anni.



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venerdì 11 luglio 2014

Paranorman

Glauco Silvestri
La tecnica dello stop-motion mi affascina da sempre. ParaNorman è probabilmente una delle sue migliori realizzazioni che abbia mai visto sul grande schermo... tutto ciò perché probabilmente unisce a essa anche una CGI di alto livello, e una vicenda davvero ben costruita e divertente.

Siamo un piccolo paese americano. Su di esso vige una antica legenda. Nel '800 una bambina fu arsa viva appesa a un albero perché accusata di stregoneria. Lei, prima di morire, lancia un anatema sui giudici che la condannarono a morte, una maledizione che negl'anni ha continuato a minacciare la cittadina... e che fino ai giorni nostri era stata sventata da un eremita, che ogni anno, in occasione dell'anniversario di quell'evento, andava sul luogo in cui era stata sepolta la strega per placare la sua ira con formule magiche misteriose.
Di generazione in generazione, il compito di proteggere il paese veniva passato di mano in mano a persone capaci di vedere i trapassati... e Norman, ragazzino incapace di nascondere i propri poteri, è il predestinato.
Solo che colui che dovrebbe passare le informazioni necessarie a sconfiggere la strega muore prima di istruire il piccolo Norman... e la città viene invasa da sette zombie.

Film divertente, capace di invertire i ruoli tra zombie e umani. In questo caso chi guarda il film viene spiazzato da ciò che accade, e divertito dai cliché che esso ci mostra attraverso personaggi a dir poco... surreali. Il barbone è in realtà colui che protegge la città. Norman e il suo amichetto sono due esclusi e maltrattati dell'ambiente scolastico. La sorella di Norman è la classica cheer leader interessata solo alle apparenze. Il super palestrato fratello dell'amico di norman è pressoché privo di cervello. La polizia è obesa e incapace di fare il proprio dovere. La popolazione, se singolarmente appare normale, civile, e ben educata, si dimostra una furia incontrollata quando si lascia trasportare dal panico e dal crollo di ogni barlume di controllo morale e civile.
Nel bel mezzo di tutto ciò c'è una sorta di caccia al tesoro per scoprire come placare la strega... e anche qui le sorprese non mancano. Ma non si può svelare tutto, vero?

Davvero ben fatto, divertente, con citazioni curiose a film del terrore e di azione. Una visione adatta sia ad adulti che bambini... anche se alcune scene potrebbero anche turbarli, se son molto piccoli. Lo consiglio.


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giovedì 10 luglio 2014

United 93

Glauco Silvestri
United 93 è, a mio modesto parere, il miglior film realizzato e dedicato alla strage del 11 Settembre. A differenza di altre pellicole basate sull'emotività, sull'eroismo, e magari incentrata sulle torri gemelle (luogo simbolo della strage), qui veniamo proiettati a bordo di uno degli aerei dirottati... e su uno di quegli aerei che non riuscì - dal punto di vista degli attentatori - a compiere il suo destino.

Il film è interessante da diversi punti di vista. Esso ci mostra la vita normale di bordo. Il rapporto tra i piloti e l'equipaggio di servizio, i preparativi al volo, l'accoglienza dei passeggeri... uno spaccato di vita ordinaria a cui, distrattamente, tutti quanti noi abbiamo avuto testimonianza diretta nelle occasioni in cui abbiamo preso un aereo. Ci mostra come lavorano le torri di controllo, come esse siano coordinate tra loro, ciò che avviene davanti agli schermi dei controllori di volo, e soprattutto come vengono affrontate le emergenze in caso di dirottamento... e ce lo mostra in un paese dove nessuno si aspettava un qualcosa del genere, un paese sicuro, ove l'ultimo problema si era verificato nel lontano 1977. Il film ci racconta anche come lavora il centro di controllo al traffico aereo civile nazionale, e il centro controllo NORAD, per la sicurezza militare dei cieli americani. Ci racconta la storia che conosciamo attraverso gli occhi di chi avrebbe dovuto vegliare sulla sicurezza di tutti noi, e - allo stesso tempo - ci racconta anche i preparativi dei terroristi, i loro timori, la loro forza di volontà, i momenti di preghiera, le paure...

E allo stesso tempo ci fa la cronaca di quegli eventi terribili. E' spietato da diversi punti di vista. Racconta debolezze e forze di ognuna delle forze in campo, e... diventa quasi una sorta di documentario, di servizio giornalistico, trascendendo tra quello che è l'intrattenimento e il dovere di informare.

Se proprio devo trovare una pecca, c'è una spaccatura tra tutta la prima parte della vicenda, ove NORAD, FAA, e le singole torri di controllo si sono mostrate senza veli, e la seconda parte focalizzata a bordo dello United 93. Sembrano due film separati. Se il primo ha una visione globale della vicenda, quasi super partes, asettica e senza un vero e proprio pathos emotivo. La seconda parte ci proietta in cabina, e tra i sedili dei passeggeri, costringendo chi guarda il film a provare le emozioni di persone comuni, incapaci di realizzare ciò che sta accadendo, e che solo grazie a qualche cellulare, e qualche coraggioso personaggio, viene a scoprire di non avere speranze, se non di ribellarsi agli assalitori. Persone comuni che, pur sapendo di avere poche speranze di sopravvivenza, in uno spazio angusto, decidono di attaccare i dirottatori armati di posate e acqua bollente.

Un film potente, davvero bello e inquietante... e allo stesso tempo interessante, perché senza veli, e pronto a mostrare ciò che non ha funzionato, senza criticare, senza voler giudicare, senza emettere sentenza.

Lo consiglio.


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lunedì 7 luglio 2014

Alla ricerca di Nemo

Glauco Silvestri
Prodotto da Pixar, questo Alla ricerca di Nemo è davvero un bel film di animazione. Immagino l'abbiate visto già tutti quanti e che questa breve recensione sia superflua... però eccomi comunque qui a parlarne.
Nemo, lo conosciamo tutti, è un pesciolino - un pesce pagliaccio - con una pinna atrofica. Suo papà è iperprotettivo - a ragione - visto che il figlio è l'unico superstite a una tragedia famigliare in cui, oltre agl'altri figli, a perso anche la moglie.
Il primo giorno di scuola è un momento importante per il piccolo Nemo, è il suo debutto in società, e la prima volta che passa del tempo senza l'aura protettiva del padre. E' spavaldo, curioso, ha tanta voglia di esplorare il mare... e ciò finisce per renderlo imprudente. Viene catturato da degli umani... e suo padre Marlin si butta lui stesso in una incredibile avventura, alla ricerca del piccolo figlio perduto.
Nel viaggio, il pesce pagliaccio troverà nella smemorata Dory una fidata compagna, e conoscerà personaggi incredibili, tra cui un gruppo di squali in terapia per smettere di mangiare pesce, e una famiglia di tartarughe ultracentenaria che li salverà da un banco di meduse.
A Sidney, luogo dove il piccolo Nemo è stato portato, le esperienze non mancheranno neppure per il pesciolino... che costretto in un acquario, crescerà in fretta. L'avventura di padre e figlio finirà per unire ancora di più la coppia, e renderla più forte, coraggiosa, e fiduciosa verso l'ambiente esterno e il mondo che li circonda.

Be', Pixar ci ha abituati a cartoni animati per adulti che possono piacere anche ai bambini (per lo meno fino ad Up... poi, debacle Disney e fine di un'epoca! Ahimé!). Nemo è sicuramente una delle più belle produzioni dai tempi di Toy Story. La vicenda è intricata, divertente, e piena di insegnamenti. Disegno, personaggi, è tutto perfetto. Si tratta di un vero capolavoro. Potrei parlarne per ore ma... forse è meglio che lo guardiate. Merita davvero tantissimo!



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giovedì 3 luglio 2014

Cocoon 2 - Il ritorno

Glauco Silvestri
E' evidente il desiderio di tentare il colpaccio. Cocoon 2 ci proietta 5 anni avanti rispetto alle vicende del primo film e ci pone davanti a nuove difficoltà, visto che ormai non si può contare sull'effetto sorpresa. Peccato che il film riesca solo a metà - secondo il mio parere - per via di alcune scelte nella sceneggiatura che si discostano troppo dall'aria scanzonata che invece era presente nel primo film.
Ma andiamo per gradi ed eccovi la trama.

Come avevo detto, cinque anni più tardi dalla partenza degli arzilli vecchietti, sulla Terra la vita scorre più o meno alla stessa maniera. Un terremoto minaccia però la sicurezza dei bozzoli rimasti sul fondo del mare (e qui sorge il primo dubbio: Quei bozzoli avevano resistito benissimo per oltre 10000 anni, dallo sprofondamento di Atlantide, e ora non sono in grado di sopportare un banale terremoto?). Gli extraterrestri tornano sulla Terra, questa volta, per portare con sé ogni bozzolo, e gli arzilli vecchietti approfittano dell'occasione per tornare indietro e salutare gli amici.
Mentre i vecchietti si trovano a sperimentare di nuovo la vita terrestre, gli alieni devono scontrarsi con un piccolo problema. Una nave di ricerca oceanografica ha trovato uno dei bozzoli, e ovviamente si sono accorti che esso contiene una forma di vita aliena, pacifica, ma molto diversa da noi. Il fatto è che questo risveglio anticipato è nocivo per quella creatura, che senza una mano da parte dei suoi simili, non è in grado di sopravvivere a lungo.
Parte così una spedizione per salvare l'alieno perduto e...

Ed eccoci ai commenti. Il film ha una trama troppo debole per stare in piedi. Il terremoto viene dimenticato in fretta, tant'è che dopo i primi dieci minuti di film nessuno ne parla più, e neppure si manifesta. Il tentativo di prelevare l'alieno avviene abbastanza facilmente per quanto la trama preveda il coinvolgimento dei militari. Alieni e proprietario della barca sono pressoché banali comparse. La maggior parte della pellicola è concentrata sugli arzilli vecchietti... che ritornati sul pianeta natio, tornano a patire dei problemi di invecchiamento. Niente di grave, eh? Ci sono gag divertenti come la partita a basket 4 contro 4 in cui i vecchietti sfidano dei giovinastri maleducati. Però l'emozione dominante è la nostalgia, non la risata. Il nipote che non sa giocare a baseball e ha bisogno di un nonno che gli spieghi i trucchi; l'amico a cui è morta la moglie e che aspetta solo che giunga solo il suo momento; uno dei vecchietti che si sacrifica per salvare la vita alla sua dolce metà perché questa è stata investita da un'auto; eccetera eccetera eccetera... la sensazione è che si sia deciso di non produrre una commedia vera e propria, bensì un film sentimentale.
Il messaggio è evidente, ed esplicito, nonché pronunciato più volte dagli stessi arzilli vecchietti: un uomo non dovrebbe mai sopravvivere ai suoi figli.
Tutto nasce da lì, e finisce lì.

Il film è piacevole, si guarda volentieri, e gli effetti speciali sono migliorati rispetto alla prima pellicola, pur mantenendo le medesime linee guida. Però c'è la sensazione che manchi qualcosa, che questo film non sia solido come il suo predecessore.

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mercoledì 2 luglio 2014

Space Battleship Yamato

Glauco Silvestri
Non c'è niente da fare... io quando sento la colonna sonora di Starblazer mi commuovo, mi sento crescere la pelle d'oca, e ritorno bambino... o forse, sogno di diventare un Guerriero delle Stelle.

Space Battleship Yamato ha l'onere di portare al cinema una serie anime che di sicuro ha lasciato il segno. Matsumoto fece grandi cose con la Yamato, e costruì una storia davvero epica. Il film per certi versi, delude il vero appassionato, perché nella necessità di comprimere le vicende, la sceneggiatura finisce per esserne mortificata. Però...

Siamo nel 2199. La Terra è in grado di viaggiare nello spazio, nel sistema solare, ma nulla può contro le truppe di Gamilas che, comparse all'improvviso, decidono di distruggere la razza umana e il suo pianeta natale. La lotta impari porta l'umanità alla quasi estinzione. Gli uomini sono costretti a vivere nel sottosuolo del pianeta, a causa delle radiazioni e della devastazione del suolo dovuta a bombardamenti continui.
L'unica speranza arriva dallo spazio. Una piccola capsula porta un messaggio dal pianeta Iscandar. All'interno di essa c'è lo schema tecnico di un nuovo motore, e la promessa di una tecnologia capace di riportare la Terra al suo splendore.
E' per questo che, in gran segreto, gli scampoli di esercito rimasti lavorano alacremente per sistemare un vecchio relitto, la Yamato della seconda guerra mondiale, in quella che sarà l'ultima astronave della flotta terrestre. L'equipaggio risicato ha una missione impossibile: in un solo anno dovranno raggiungere Iscandar, prendere il dispositivo per guarire il pianeta, e tornare indietro... ovviamente combattendo contro le armate di Gamilas, che non se ne sta a guardare.

Effetti speciali degni dell'anime. Personaggi ben caratterizzati. Colonna sonora efficace. Scene epiche, drammatiche, e persino divertenti. Non mancano i soliti cliché giapponesi, che al nostro occhio occidentale finiscono per far storcere il naso ai veri puristi (ma forse i puristi avranno dimenticato che nella serie cartoon erano comunque presenti delle macchiette divertenti).
Lo guardo sempre volentieri, anche se sono in possesso di una versione giapponese sottotitolata. Magari un giorno farò il passo per vedere anche quella doppiata in italiano ma... vi assicuro che persino in giapponese è godibile, e dopo un po' si comincia persino a capire ciò che si dicono (i dialoghi non sono mai troppo complessi).

Davvero bello!


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martedì 1 luglio 2014

Johnny Mnemonic

Glauco Silvestri
Tratto da un racconto di Gibson, Johnny Mnemonic è ormai un film cult per chi ama il cyberpunk. La storia ci proietta in un futuro che, come al solito, è l'esasperazione pura della società consumistica.
Internet è ormai una sorta di universo parallelo dove si vive quotidianamente. Le informazioni sono costantemente diffuse attraverso la rete, anche se la libertà che oggi noi conosciamo, in quel mondo, non esiste più... e tutto per colpa della terza guerra mondiale, scatenatasi - per l'appunto - in forma di una vera guerra cibernetica, più che fisica - e sfociata in una nuova società dominata da grandi corporation tecnologiche.
Johnny, in questo mondo distorto, è un corriere di contrabbando. Lui commercia in informazioni, e per questo motivo ha rinunciato al ricordo della sua infanzia per ottenere 80Gb di spazio nel suo cervello... 80Gb che possono essere raddoppiati grazie a un sistema di compressione. Il problema è che nel suo lavoro, finisce per dover caricare 320Gb di dati. Ciò lo proietta nell'incubo del NAS, una malattia neurale che trasforma un individuo in una sorta di vegetale, mandando in cortocircuito il sistema nervoso e sensoriale della persona stessa.
Ha poco tempo Johnny, per consegnare i dati. E quel tempo scade in anticipo quando i clienti vengono uccisi, e il codice di protezione dei dati distrutto nella colluttazione. Per recuperare quei dati, da quell'istante, c'è un solo modo: uccidere il portatore, estrarre i chip di memoria, e leggerli attraverso normali computer.
Solo che Johnny non ci sta... e fugge. Ma cosa conterranno quei 320Gb a cui tutti ambiscono?
La cura per la NAS!

Il film ci proietta in un incubo su più livelli. Il mondo dipinto da Gibson in questo racconto è tutt'altro che piacevole. La rete è diventato una sorta di fuga dalla realtà malata, ciò però ha portato gli uomini ad ammalarsi di una malattia ancora più temibile dell'AIDS. La vita è dominata dalle grosse corporation che sfruttano le debolezze umane a loro vantaggio. E la fiducia nel prossimo è ormai sopita, o addirittura scomparsa. E' evidente che esistono sacche di resistenza, ma è anche evidente che la loro lotta non può che essere partigiana, nascosta, incapace di creare veri fastidi a chi comanda.
Reeves è Reeves. Bravo nel suo ruolo. Ma sembra di vedere Neo di Matrix (che comunque gli è successivo, e per certi versi, pare persino riprendere gli stessi temi attraverso vicende differenti), è sempre uguale a sé stesso. Il personaggio dipinto attorno a un volto algido che sembra perfetto per questo tipo di storie. Va bene così, ma un po' stanca. Il personaggio è comunque ben disegnato, e le sue spalle, la ragazza, il medico, i ribelli, vanno a coprire i buchi che altrimenti quel tipo di personaggio non riuscirebbe a padroneggiare.
L'azione è ben costruita. Le ambientazioni nel cyberspazio sono quelle che ci si aspetterebbe di avere nel 2061, se fossimo ancora nel 1995. Ci hanno provato con Second Life, a costruire qualcosa del genere, ma il successo di quel tipo di interfacce è stato effimero. A ogni modo, il punto dove il film soffre di più è nella valutazione di "enorme quantità di dati". Il 1995 era un'epoca in cui ancora si usavano floppy disk, e gli hard drive giravano, quando enormi, attorno ai 100Gb. Oggi... quelle quantità di dati stanno su una chiavetta usb, e gli hard disk stanno sui 1000Gb... va be', son dettagli che fanno sorridere, ma il resto rimane inquietante, se non sconvolgente.

Ben costruito, il film, nonostante qualche dettaglio che cade troppo su cliché dei film post apocalittici di quegl'anni. Si guarda volentieri, e il thrilling, la tensione, si mantiene bene fino alla fine, anche al giorno d'oggi.

Da vedere.


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