mercoledì 6 aprile 2016

Come Fotografare i Paesaggi (parte 3): Paesaggi Naturali - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
E' probabile che alcuni concetti tendano a ripetersi. Quanto introdotto nella prima parte dell'argomento Paesaggi, è applicabile sia nel mondo urbano, sia nel mondo naturale. Il vantaggio della natura è che tende ad essere trasversale ai concetti di bellezza che la razionalità impone alle realtà urbane e umanizzate. La natura è... Sì, è selvaggia, ha regole tutte sue, la cui principale caratteristica è che ogni regola può essere violata pur di sopravvivere.
Ecco! Io credo fermamente che le fotografie dedicate alla natura debbano evidenziare l'istinto di sopravvivenza che è insito in ogni forma di vita, vegetale e animale, e che è alla base della natura stessa.
Non è un caso che inizi a parlare di questo argomento proprio con la foto sottostante.


Questa immagine è stata catturata alla Reggia Venaria di Torino, quindi non un ambiente naturale vero e proprio. Però il fungo è cresciuto dove non ce lo si aspetta, tra dei sassi, nel bel mezzo - se non ricordo male - di un'opera artistica esposto nell'ampio giardino della reggia.
Non si tratta neppure di un paesaggio... Ma ricordate quanto vi ho detto in passato? 
A volte, per riprodurre un ambiente è meglio concentrarsi sui singoli dettagli. 
Io credo che questa immagine rappresenti bene quanto i miei occhi avevano ammirato. Si trattava di un'area completamente ricoperta di sassi scuri come quelli che appaiono nell'immagine. Il fungo chiaro era l'unico elemento fuori posto. Avrebbe avuto senso fotografare una vasta area di sassi scuri? O forse ha avuto più senso focalizzarmi sull'unico elemento distintivo di quell'area? A voi la risposta.

I campi di fiori sono una vera maledizione. 

Sono bellissimi quando sono vasti, ma in fotografia non rendono mai, perché non si riesce davvero a trasmettere l'idea di 'vasto' in un rettangolo con dei confini ben precisi. E' per questo che, come ho già detto poco fa, è meglio dedicarci al dettaglio, come con la coppia di denti di leone della foto qui a fianco (e vi assicuro che attorno a loro ce n'era un campo intero... è stata dura non inquadrarne altri per sbaglio).
L'inquadratura è fondamentale, è come essere registi di una storia che va narrata per immagini, come fosse lo storyboard di una pellicola. Per cui non si deve lasciare nulla al caso.
In questo la natura ci viene spesso in aiuto, visto che non segue regole razionali, spesso capita di avere ciò che si desidera sempre a portata di mano.
Non a caso, la foto che segue va a contraddire quanto affermato poco fa, ovvero sulla necessità di concentrarsi sul dettaglio. In questa foto è la moltitudine di tulipani che rende l'immagine efficace. Non c'è un vero soggetto principale. E' l'insieme che funziona come deve.


Nota a margine: Entrambe le foto qui sopra sono state scattate al parco Sigurtà, a Valeggio sul Mincio.

Ma passiamo alla tecnica. Ricordiamoci dell'effetto Bokeh, dello sfumato. In natura, come anche nei ritratti fotografici, lo sfumato è la morte sua... Ci sta davvero bene. Per cui armiamoci di un obiettivo molto luminoso, o di un bel teleobiettivo (n.d.r. quest'ultimo ci costringerà a guardare da lontano ciò che abbiamo vicino). 
Vediamo questa tecnica applicata alle foto che seguono.


I tronchi sono il soggetto, e forniscono anche la linea guida per perdersi oltre l'orizzonte, ovvero nelle acque del lago di Paneveggio, che brillano indistinte nello sfondo. 

Nella foto a fianco, invece, sempre un tronco domina l'inquadratura, questa volta per mostrare un dettaglio, l'occhio disegnato sulla corteccia da un ramo che non è mai cresciuto.
Lo sfondo è sfuocato, e sovraesposto. Il verde del bosco diventa brillante, e gli alberi in lontananza si distinguono appena.
La foto è scattata nei pressi delle Cascate del Dardagna. Il singolo tronco ci mostra, in realtà, un fenomeno abbastanza diffuso in quei boschi. Molti alberi, difatti, hanno una corteccia dotata di 'occhi' come quello immortalato (n.d.r. Ancora una volta, il dettaglio racconta l'assieme).

Anche il flash può venire utile per raccontare la natura. La foto che segue è stata scattata a Bazzano, in prossimità della piccola rocca che domina il paese. 


La luce del flash - e per una volta è proprio la luce diretta che fa la differenza - trasforma l'orizzonte in pura oscurità, in ignoto più completo. Cosa c'è oltre quei pochi ciuffi d'erba e rami che ho immortalato? Il vuoto. Quella vegetazione, infatti, cresce su un parapetto in pietra delle mura della rocca. Oltre di essi c'è un piccolo strapiombo che da su una delle strade secondarie del paese. L'uso del flash ha cancellato tutte le luci tipiche del centro urbano, più deboli visto che erano più lontane, e l'effetto ha enfatizzato il concetto di vuoto che volevo esprimere.

E poi c'è l'acqua. Io adoro l'acqua in ogni sua forma. 

Fotografare l'acqua è un arte, perché è sempre uguale a sé stessa, e allo stesso tempo è sempre diversa. Si può scegliere se usare tempi lunghi e trasformarla in una sorta di tessuto vellutato (n.d.r. Ricordatevi l'uso del filtro ND, o di controllare la quantità di luce ambientale, per evitare immagini sovraesposte), o congelare le singole gocce che cadono disciplinate da una roccia.
La foto qui accanto è stata scattata alle Cascate del Dardagna, e inquadra una piccola cascatella di un piccolo torrentello che non ha a che fare con il complesso meraviglioso che offre il Dardagna. Ma con i tempi giusti, e l'inquadratura che ne valorizza gli sforzi, è saltato fuori un bello scatto (n.d.r. Anche se ammetto, non avendo un cavalletto, ho dovuto accettare un po' di micromosso).

In quest'altra foto, scattata a Labante, ho invece usato tempi molto brevi e una ripresa dal basso. La conformazione delle rocce era tale da far apparire la cascata come le fauci di un coccodrillo affamato.
La caduta delle acque in questo caso si mostra come una fila di goccioline che discendono, come al rallentatore, dalla cima verso il suolo.
E' curioso, per quanto ovvio, che un tempo di scatto lento si ottengano foto in cui il movimento appare accelerato, e che invece il tempo di scatto rapido produca una sorta di rallentatore.
L'acqua offre molte opportunità per sbizzarrirsi con la fantasia, e con la strumentazione che si ha in dotazione. Che sia inquadrata da vicino, da lontano, con dei filtri appositi (n.d.r. Provate a scattare una foto usando il filtro Polarizzatore e scoprirete quanto può diventare limpida, al punto da vedere il fondale, o i pesci che vi nuotano).


Oppure potrete mettere in risalto la levigatezza delle rocce mangiate dalle infiltrazioni, nelle grotte, come avviene nello scatto qui sopra, ottenuto nelle grotte di Labante, con Polarizzatore e tempi né brevi, né lunghi (n.d.r. Lo potete notare dalle goccioline che cadono, di cui si intravede la scia luminosa).

Infine, non mi rimane che parlare degli spazi aperti. Non è che li ami particolarmente. Io preferisco i dettagli, ma bisogna ammettere che certe vedute sono mozzafiato. E come fare per rendere mozzafiato anche le foto di queste vedute?
No! Niente grandangolo. Distorce le immagini. Evitate. 
Cercate di rimanere sopra i 24mm, il 35mm sarebbe perfetto.


La foto qui sopra ci porta sulle cime del Pordoi. L'inquadratura è equilibrata tra cielo e terra, le nuvole fanno da contorno in modo perfetto. Il panorama offre una vista che segue le rocce, dal centro in basso, salendo verso sinistra, per poi di nuovo convergere verso il centro, e cadere nel vuoto nella valle sottostante, che è mezza coperta dall'ombra delle nubi, e mezza illuminata da refoli di sole che provengono dalle nostre spalle.
E' sempre importante creare un filo conduttore.
E' sempre importante offrire delle linee guida allo sguardo di chi osserva la foto. E' per questo che in questo tipo di immagini c'è assolutamente bisogno di un soggetto in primo piano da cui far partire l'osservazione.

Note Pratiche: Come sempre, consultate la rete, guardate esempi famosi, e meno famosi, di foto naturalistiche. Volendo, potete partire anche da qui, che è il mio album su Flickr dedicato ai paesaggi naturali.



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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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