Un forte scossone fece battere la nuca di Paul contro la parete metallica a cui era appoggiato. Volse il capo massaggiandosi il punto d’impatto, cercando di capire cosa era successo. Viaggiava da ore, giorni, mesi. Non ricordava quando era salito su quel convoglio. Ricordava solo la sentenza: esilio. Poi lo avevano infilato in quel cubicolo di metallo, lo avevano agganciato a una rastrelliera, caricato su un treno, ed era iniziato il viaggio. Un viaggio più che altro interiore, visto che era avvolto dall'oscurità più completa, visto che il treno era partito senza avvisare quale fosse la sua meta.La sua esistenza si era concentrata sulle vibrazioni, sui movimenti bruschi, sulle accelerazioni, sulle frenate, e sui suoni soffocati che giungevano dall’esterno. Per lo più erano sibili. Ogni tanto bisbigli. Di parole, voci vere, non ne aveva più udite.Nessuno conosceva la destinazione di quel treno. A lui, come a tutti gli altri esiliati, non veniva detto nulla se non che erano divenuti degli indesiderati.Era stato caricato sul treno e dimenticato lì. L’unico suono persistente a fargli compagnia era il proprio respiro.Paul batté le mani sul freddo metallo.In quanti erano su quel treno? Lui solo; mille anime; diecimila spiriti; non poteva neppure immaginarlo.La bara metallica che conteneva Paul cominciò a ruotare lentamente. Si ritrovò con gli occhi rivolti verso l’alto. Il suo campo visivo, però non era mutato.Un altro scossone annunciò l’ennesimo movimento. Questa volta verso l’alto. Una accelerazione violenta, vibrazioni, il sibilo dell’aria.Stava salendo verso il cielo? Forse l’esilio era su un altro continente, forse. Oppure stava ancora proseguendo in linea retta, sullo stesso treno, ma in una posizione differente per guadagnare spazio. Forse era stata cambiata la motrice del treno. O il treno era stato caricato su un qualche altro tipo di mezzo.Uno schianto fragoroso lo costrinse a irrigidire gli arti per la paura. Non poteva muoversi più di tanto. Un fischio persistente lo colpì alle spalle. Delle vibrazioni intense lo massaggiarono per minuti interminabili, poi, il silenzio più completo.La sensazione di leggerezza lo colse senza preavviso. Si sentì galleggiare. Urtò la paratia davanti a sé, rimbalzò, tornò ad adagiarsi sulla schiena. Una lieve rotazione sulla sinistra del contenitore gli fece immaginare di stare a galla in un immenso oceano. Però non sentiva lo sciabordio delle onde.Batté le mani contro il metallo ma non gli tornò indietro alcun suono dall’esterno.Dove si trovava? Era da solo?Il giudice gli aveva proposto due possibilità. Ricordava bene quella voce roca e profonda. Gli occhi scavati di quell’uomo erano gli unici che Paul riusciva a ricordare. Esilio o pena di morte?Aveva scelto l’esilio. Il poco pubblico presente in aula aveva trattenuto il respiro. Forse sapevano qualcosa che lui non poteva immaginare; forse.Paul inspirò profondamente. La sua bara, così cominciava a chiamare il contenitore, ruotava lentamente in ogni direzione costringendolo a tenersi puntellato con le ginocchia, con le mani. Aveva fame. Aveva sete. Lì dentro non c’era nulla da mangiare, neppure nulla da bere. Si chiedeva se mai un giorno qualcuno l’avrebbe tirato fuori da quella scatola. Aveva freddo, tanto freddo, davvero tanto freddo.
lunedì 3 dicembre 2012
Aveva Freddo
About the Author
Glauco Silvestri / Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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(finalmente, spero, riesco a commentare) Meno male che era breve, perché stavo diventando claustrofobico! Riesce a coinvolgere anche se in poche battute. Bravo!
RispondiEliminaPotrebbero essere i miei ultimi 'vagiti', per cui tienili stretti ^^ (che periodaccio|)
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