lunedì 21 dicembre 2020

Un Pacco, tre ragazze, e un ginseng (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
Quant’è veloce un proiettile? So che è una domanda troppo generica. Dovrei specificare l’arma da fuoco che esplode il colpo, come a esempio la mia Beretta F-92, ma in fondo, è veramente così importante sapere a che velocità un proiettile esce dalla canna di una pistola? Del resto, se voi vi trovaste nella mia situazione, probabilmente vi chiedereste quanti minuti vi restano ancora da vivere, e per calcolare quel tempo è fondamentale sapere a che velocità viaggia un proiettile. 
Se il tizio alle mie spalle avesse tra le mani la mia Beretta, saprei la risposta: trecento metri al secondo. 
In pratica potrei essere già morto prima ancora di poter udire lo sparo. È una consolazione. Non sentirei dolore. Come un interruttore della luce, passerei da acceso a spento. Fine. Buio assoluto. Forse. 
Sì. Non avrei via di scampo. Un colpo alla nuca, preciso, sparato da poca distanza. Se penso che mi trovo in questa situazione per un semplice caso, allora è ovvio che io sia incazzato nero, non credete anche voi? 
Mi sarebbe bastato fare finta di nulla. Andare avanti per la mia strada ignorando ciò che accadeva nei vicoli laterali. Il lavoro e l’esperienza mi hanno insegnato a sopire certi tipi di curiosità. Il mio lavoro non consente leggerezze di questo tipo, ma che io sia dannato! Quelli la stavano stuprando. Avevo notato qualcosa per terra. Brillava. Mi trovavo poco distante da qui, in Via Righi. Stavo tornando su Via Indipendenza, per poi raggiungere l’auto e tornare a casa. Quell’oggetto che brillava era un anello, d’oro, molto semplice e piuttosto usurato; forse era una fede. 
L’ho raccolto ed è successo il finimondo. 
Se non mi fossi fermato per raccogliere quell’anello non avrei mai visto quei tre stronzi mentre tentavano di tenere ferma Irina. 
Lei, una bionda da paura, si dimenava come una tigre. Gridava, ma non c’era molta gente in giro a quell’ora. C’era solo quel gran coglione di Mauro Bianchi, ovvero quella testa di cazzo che sono io. 
Il gruppetto di molestatori era nascosto in una di quelle viuzze laterali che passano sempre inosservate. Sghignazzavano. Erano già riusciti a stendere la bionda sul marciapiedi. Uno dei tre si stava già calando le brache, così gli ho apostrofato contro. 
«Vattene affanculo!», ha detto uno dei tre. 
Avrei dovuto obbedire. E invece sono proprio andato a ficcarmi in quella viuzza. L’anello, chi se lo ricordava più, era finito in una delle tasche del mio trench. 
Cazzo! Quei tre stavano tentando di stuprare Irina proprio sotto la finestrella di Via Piella. Io li ho raggiunti e ho detto loro, educatamente, di levarsi dal cazzo. 
Ovviamente mi hanno riso in faccia. Tre contro uno. Io ero disarmato. La Berta, coglione che sono, l’avevo lasciata nel portaoggetti dell’auto. Loro, giusto per correttezza, hanno subito estratto tre coltelli a serramanico. 
«Benessum!», mi sono lasciato scappare sbuffando. 
«Ora ti caghi addosso, vero?». 
In realtà mi preoccupavo per il trench nuovo di zecca che indossavo, frutto di dodici rate ancora da pagare e di quella cretina di mia sorella che voleva solo farmi un regalo. Ma non diedi loro il tempo di sapere cosa frullasse veramente nella mia testa. 
Ho afferrato il braccio di quello al centro. Forse il capo. L’ho tirato verso di me, e con la giusta torsione, gli ho spezzato l’arto senza troppe esitazioni. Quando la lama ha tintinnato sul pavimento del portico ho rivolto la mia attenzione agl’altri due cacasotto. Difatti erano veramente dei cacasotto. Due contro uno e se la sono svignata a gambe levate. Il terzo è rimasto lì, inebetito, a guardarmi con un viso da cane bastonato. Quasi quasi me lo portavo a casa per dargli una ciotola ricolma di latte, e invece ho preferito sdraiarlo al suolo con un calcio ben piazzato sullo sterno. 
Poi ho soccorso la bella sovietica. Irina. Pianista. 





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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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