Il vento soffiava forte sul volto di Icaro. Era colpa della velocità. Si era buttato ad ali spiegate verso il suolo lontano, con gli occhi stretti, attento alla giovane acacia che appariva in mezzo al boschetto di pioppi come una foglia di salvia su un piatto di pasta al burro.
Su un ramo di quell’albero era appollaiata Cecilia. Una giovane, bella e colorata passerotta che era arrivata al parco poche settimane prima.
Icaro si era innamorato di lei sin dal primo momento. Cecilia rideva sempre di lui: si divertiva ad ascoltare le spacconate che lui le raccontava per mettersi in mostra. Icaro amava la sua risata sincera. Se lei non avesse avuto un interesse per lui, in quel momento, non sarebbe stata a osservarlo mentre tentava di suicidarsi in quella folle impresa.
Era colpa sua se, ora, stava sfrecciando a una velocità indicibile diritto contro il tronco dell’acacia. Aveva raccontato la solita panzana «Nessuno può farlo», aveva detto «salire fino alle stelle e lasciarsi cadere come un sasso. Però io l’ho fatto, chiedilo pure in giro, se non ci credi».
Non poteva immaginare che Cecilia gli rispondesse, con uno sguardo ammirato e pieno di sentimento «Lo faresti per me?».
Come poteva dire di no.
L’unico problema era che lui, per quanto fosse bravo con le parole, non aveva mai tentato nessuna delle imprese di cui si vantava. Pensava in ogni caso di farla franca. Magari adducendo una scusa, rinviando a un giorno lontano, troppo lontano per rimanere a mente.
Lei però era stata più furba di lui «Lo faresti anche adesso?», aveva chiesto innocentemente.
Icaro si era guardato attorno. Il cielo era azzurro, nemmeno una nuvoletta bianca: quale scusa poteva inventare per rinviare l’impresa?
«Certo», aveva detto con le spalle al muro.
Cecilia aveva battuto le ali con eccitazione «Dài, forza...».
Così, poco convinto, Icaro aveva spiccato il volo. Era salito in alto, più di quanto non avesse mai fatto in vita sua. Sentiva il cuore scoppiargli per la fatica, le ali erano pesanti come piombo, era sicuro di essere vicino alla sua fine. Giunto al proprio limite si era chiuso in un piccolo batuffolo di piume e si era lasciato cadere.
*
Da principio tutto era sembrato lento. Come se la sua impresa fosse ripresa da una telecamera e vista con la moviola. Poi, un po’ alla volta, il vento aveva cominciato a spingere sulla pelle come se volesse togliergli tutte le penne, una a una.
Aveva aperto gli occhi, per un istante. La terra sembrava lontanissima. Gli alberi erano un puntino verde nel bel mezzo del grigio scuro del terreno. Desiderava essere in un altro luogo. Voleva aprire le ali, frenare, planare e scappare in un altro giardino. Questa volta l’aveva fatta veramente grossa.
Però non voleva arrendersi di fronte agl’occhi pieni di ammirazione di Cecilia. Stoico, aveva continuato a cadere e cadere, fino a che gli alberi non diventarono più grandi e riconoscibili. A quel punto doveva aprire gli occhi, se voleva avere una speranza di sopravvivere.
Cecilia era proprio sotto di lui. Si stava dimenando, come se volesse attirare la sua attenzione, poi, all’improvviso, un urto con qualcosa di molto grosso. Gli occhi si chiusero per l’impatto, perse l’orientamento, sentì il proprio corpo ruotare su sé stesso. Non sapeva più dove fosse il cielo e dove fosse la terra. Sentiva la testa pesante «È finita», pensò.
Cadde al suolo malamente. Il suo corpo rimbalzò sulla terra umida di rugiada per tre o quattro volte. Cominciò a ruzzolare come una palla. Picchiò contro un albero e rimbalzò su di un sasso.
Cecilia gridò spaventata. Icaro si era fermato contro una piccola montagna di terra e non si muoveva. Con un salto si era tuffata dal ramo e si era avvicinata a lui con piccoli balzi.
Tentò di punzecchiarlo con il becco «Icaro, svegliati, ti prego».
Il povero Icaro era svenuto. Era rimasto appallottolato come fosse una pallina da tennis. Tutti i tentativi della piccola Cecilia sembravano vani. Gli occhi della passerotta erano ormai colmi di lacrime, temeva il peggio.
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About the Author
Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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