«Prendimi se ci riesci», gridava la voce di una bambina Maroi.
Il suo nome era Tyra, figlia di Juno, l’eletto della tredicesima generazione. La sua pelle di candida neve correva veloce tra i meandri dei tunnel scavati sotto l’altopiano di Saha, a decine di metri sotto il suolo rovente di Krios. Stava giocando con un cucciolo Gorm, anch’esso nato da una generazione della grande dinastia di Gorm. Lo aveva conosciuto in una delle grandi sale ricreative che univano i tunnel principali. Miria, sua madre, era impallidita non appena aveva visto il piccolo Gorm. Il suo volto, benché ancora piccolo e dai lineamenti tondeggianti, somigliava notevolmente al ritratto che suo marito Juno aveva tratto sulla pelle del proprio scudo.
Haro, lo chiamava lui. Raccontava spesso del suo scontro con il figlio del Gorm che aveva sconfitto suo padre. Ammirava il coraggio del giovane combattente dal sangue caldo, e più volte, nelle fredde serate di quel mondo sotterraneo, aveva raccontato la legenda delle sue imprese sulla cima del monte Humo.
Ancora adesso che Juno era morto, per le fatiche sopportate durante il suo ritorno all’altopiano dopo che Krios era entrato nell’abbraccio letale di Humo, la donna continuava a ricordare le parole del povero marito, e quando aveva visto per la prima volta il giovane volto del Gorm, aveva creduto di tornare indietro nel tempo, di impersonare la figura del giovane Maroi che aveva affrontato il proprio destino di predestinato.
«Raggiungimi, se ci riesci, Haro!», gridava la vocina squillante di Tyra.
«Non chiamarmi Haro», gracchiava la voce roca del Gorm «Io mi chiamo Mhio», sbuffò mentre correva con la sua andatura dinoccolata «...e fermati!», gridava.
«Sei lento», diceva lei senza rallentare «Cerca di essere degno di tuo padre!».
«Fermati!», gridava lui «fermati».
«Na... na... nana... na...», lo canzonava la bimba di neve «sei una lumaca, sei una lumaca».
«Se ti prendo...».
Tyra sbucò in una delle grandi sale che collegavano i vari tunnel scavati nel sottosuolo. Nella foga della corsa non si accorse del Gorm che le stava davanti e gli andò a sbattere contro a tutta velocità. Gli occhi sorpresi del Gorm videro la bambina fumare di vapore e volare a terra con un grido atterrito. Sorrise.
«Devi stare più attenta, piccola», disse la voce roca del Gorm «Potresti farti male».
La ragazzina guardò dal basso in alto il corpo tozzo e ingombrante del Gorm. Era indecisa tra il piangere per il male dell’ustione e la curiosità verso quella strana persona. Non aveva mai visto un Gorm come quello. Era scuro, come tutti quanti gli altri, alto e forte, ma non era caldo come poteva immaginare. Il suo corpo aveva fumato per la differenza di temperatura ma non aveva sentito un dolore vero. E poi, lo sguardo del Gorm sembrava stanco, quasi avesse sopportato da solo tutte le fatiche di quattordici generazioni. Come poteva essere così diverso, quel Gorm?
Tyra decise di alzarsi da terra e sorridere «Ciao», disse guardandolo con gli occhi spalancati «Come ti chiami?».
«Il mio nome non è importante, figliola».
«Tyra, Tyra...», la piccola voce di Mhio echeggiava dal tunnel che dava le spalle ai due.
La piccola Maroi era decisa a scoprire di più sul Gorm che aveva davanti, e volutamente, ignorava la voce del suo compagno di giochi. I suoi occhi studiavano ogni minimo particolare del volto raggrinzito che aveva di fronte. Guardava la piccola peluria bianca che cresceva tra le crepe della pelle scura e il petto bruno che si alzava e abbassava a ritmo col lento respiro del Gorm.
Non poteva però ignorare a lungo il richiamo dei giochi. L’uomo che aveva di fronte non sembrava molto loquace, e piano piano, Tyra cominciava a capire che non avrebbe saputo molto di più di quello che aveva già scoperto.
Quando Mhio sbucò dal tunnel si fermò bruscamente, per la sorpresa.
«Haro...», disse la bambina «finalmente ce l’hai fatta».
A sentire quel nome il vecchio Gorm sobbalzò all’indietro.
«Nonno», disse il piccolo Gorm ignorando l’amica, fissando negli occhi bui il Gorm adulto.
Tyra si guardò attorno istupidita. Troppe cose erano capitate tutte in una volta. Aveva capito bene?
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About the Author
Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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