lunedì 15 giugno 2020

Bologna Trema (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
Si svegliò di colpo. Aveva freddo, un freddo insopportabile. Quando aprì gli occhi si accorse di non essere a casa sua. Sapeva di aver dormito a lungo. Forse, addirittura per una intera giornata. 
Era sdraiato su un tavolo di metallo. Il contatto con la schiena nuda era fastidioso. Non capiva dove si trovava. Una stanza piuttosto ampia, asettica, illuminata da luci deboli, diffuse. C'era un silenzio insopportabile, neppure il ronzio delle orecchie a cui si era abituato sin da piccolo, un difetto al timpano destro. 
Si mise a sedere e si guardò attorno. Era completamente nudo e, qualche burlone aveva legato un bigliettino al suo alluce sinistro. La stanza era molto ampia, attorno a lui vedeva altri tavoli di metallo, altri corpi sdraiati su di essi, alcuni coperti da un telo, altri no. 
Corpi. Non persone. 
Si stirò lentamente. Uno sbadiglio involontario. Rabbrividì. Aveva freddo. Si strinse nelle spalle e si accorse di avere una cicatrice sul petto. Una cicatrice a forma di ipsilon, che partiva da sopra l'inguine e saliva sino al petto, per poi dividersi nei due rami tipici di quella lettera. Si guardò per qualche minuto, poi si alzò dal tavolo. In fondo alla stanza era presente una sorta di frigorifero con il portello trasparente. La luce interna era spenta e, il vetro faceva da specchio. Si avvicinò e si studiò attentamente. Il suo corpo sembrava più tonico. Muscoloso, forte. 
Aveva un colorito strano, diafano. Ma poteva essere l'effetto di quella debole illuminazione. La cicatrice, in realtà, era una cucitura piuttosto curata. Doveva averla fatta un medico esperto. 
Ebbe un nuovo brivido di freddo. Si accorse di avere fame, di avere sete. Quando aveva mangiato l'ultima volta? Ricordava una cena con sua moglie. Una ricorrenza. Erano in un ristorante. 
Non molto lontano dal frigorifero era presente una porta. Una porta di quelle che si trovano normalmente negli ospedali, con una piccola finestra all'altezza degli occhi, in modo che chi la apre sa di non avere nessuno dietro alla porta e, non rischia di investirlo se entra di corsa. 
Uscì dalla stanza. Aveva fame, doveva trovare del cibo. 


La porta conduceva a un corridoio illuminato. Strinse gli occhi per non rimanere abbagliato. Rabbrividì. Si guardò attorno e vide un telaio in acciaio con delle grucce appese. Un paio di esse avevano appeso un camice azzurro. Ne prese uno, lo infilò maldestramente, e proseguì lento, a piedi nudi, lungo quel corridoio. 


Non c'erano molte porte. Il cubicolo proseguiva dritto verso una seconda porta, a circa una cinquantina di metri da lui. Qualche sedia di plastica azzurra era appoggiata a una parete del corridoio. Qualche quadro alla parete, uno skyline di Manhattan, un faro investito dalle onde, un poster de 'Il Gigante'. 
Arrivò alla porta, guardò attraverso la piccola finestra. Una stanza buia. Nient'altro. 
Sentì lo stomaco lamentarsi. Poi ebbe un brivido di freddo. Forse sarebbe stato meglio prendere entrambi i camici. Entrò nella stanza buia. Era più piccola, con un odore stantio. Le pareti erano rivestite da armadietti di metallo. Erano ovunque, tranne in posizione delle vie di accesso. Al centro della stanza erano disposte due panche. Si chiedeva come potesse vedere all'interno di quel luogo angusto. Era buio, lo percepiva. La vista normale di un uomo non avrebbe mai potuto vedere attraverso quell'oscurità. Eppure lui riusciva a vedere. 
Un brivido gli salì lungo la schiena. Un nuovo odore colpì le sue narici. Un profumo invitante, gustoso, dolce. Gli ricordava i biscotti che sua mamma preparava tutte le domeniche mattina, e che lui guardava crescere attraverso il vetro spesso del forno nella loro cucina. 
Si aprì una porta. Per un istante rimase accecato dalla luce che proveniva dall'esterno. 
La voce di un uomo «Ciao Sara, ci vediamo domani». 





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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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