Oggi vi parlo di un film francese, una commedia. Lo sapete, vero? Io e la filmografia francese non andiamo sempre d'accordo, e spesso non vedo dei capolavori in pellicole acclamate da tutti. Non so il motivo... Però così accade e, di conseguenza, preparatevi alla recensione di
Quasi Nemici.

Il titolo, è evidente, strizza l'occhio al successo dell'anno precedente, ovvero
Quasi Amici, ed è una scelta completamente italiana visto che il titolo originale - Le Brio -
significa vivacità nel parlare, eloquenza, e poco ha a che fare con quanto scelto dai nostri traduttori. E' evidente che si è voluto enfatizzare la dualità tra professore e studentessa presente in questo film per paragonarla tra il domestico e il malato dell'altro film. Va be', sappiamo come vanno queste cose... Sapendo che il primo film ha attirato molta attenzione, usando un titolo che lo ricorda, c'è speranza che anche i più distratti vadano a vedere questo nuovo film, e poco importa se saranno stati raggirati o meno. L'importante è fare incassi e vendere biglietti per scalare le classifiche.
Tornando al film, qui parliamo di un rapporto piuttosto difficile tra professore e studente. Siamo all'Università di Assas. Facoltà di legge. Neïla Salah è cresciuta nei sobborghi della città e sogna di diventare un avvocato. Il suo professore di eloquenza è Pierre Mazard, noto in ambito accademico per il suo fare provocatorio. Ebbene, la ragazza arriva tardi alla prima lezione, e invece di accettare il rimprovero e mettersi seduta, visto che il professore accenna sia alle sue origini umili, sia al colore della sua pelle, lei ribatte e... L'intero scontro verbale viene ripreso e pubblicato immediatamente sui social. E' evidente che il professore ci fa la figura del razzista, e viene subito rimproverato dalle istituzioni, mettendo a rischio il suo posto di lavoro. La fortuna di Mazard è quella di conoscere il rettore dell'Università, il quale gli propone di prendere sotto braccio la ragazza e di condurla al premio nazionale di eloquenza, e se avrà successo, allora la sua cattedra sarà assicurata.
Il rapporto tra la ragazza e il professore è sin da subito difficile, ma i metodi di Mazard funzionano molto bene, tanto che lei comincia ad avere maggiore sicurezza di sé, a imparare a controllare le proprie emozioni, e ad usare l'eloquenza piuttosto che la rabbia. E' però ignara dell'accordo avvenuto tra rettore e professore, e di conseguenza, tutti i progressi ottenuti vengono buttati al vento quanto tutte le carte vengono svelate...
Il film parla davvero di pregiudizi? O forse parla di incomprensioni? E' più probabile la seconda. Visto che sin dalle prime scene il professore è mostrato come uno che è a caccia del dibattito, che è un provocatore, che ama l'eloquenza al punto da dimenticare di esprimere ciò che pensa in modo semplice, ebbene - forse - è proprio la ragazza ad avere torto sin dall'inizio. Non potendo competere a livello culturale con l'insegnante, viste le sue origini, si sente immediatamente perseguitata e insultata. E gli altri studenti, tutti abituati a ragionare senza riflettere, tutti abituati a prendere per vero ciò che accade senza troppo approfondire, la appoggiano al punto da mettere a rischio la carriera di un insegnante dai metodi sicuramente ortodossi, ma comunque efficaci.
Il film ci racconta il rapporto tra queste due entità, una molto semplice, l'altra troppo evoluta. La prima ha difficoltà ad approfondire e ragiona in modo superficiale; la seconda ha perso la capacità di essere semplice e di relazionarsi con chi non è al suo livello. E - come prevedibile - dallo scontro titanico, entrambi finiscono per ottenere dei vantaggi, finisco per imparare la lezione, finiscono per andare oltre ai propri limiti ed evolvere in un qualcosa di migliore.
Però... Tutto il film profuma di cliché, di già visto. I due personaggi hanno davvero poco margine di movimento, sono troppo costretti nei loro confini, e per certi versi sono un briciolo surreali. I dialoghi, spesso, sono scontati. Tutto è prevedibile, compreso il finale. Tutto si salva grazie alla bravura dei due protagonisti. Lei -
Camélia Jordana - l'abbiamo già vista nella commedia
Due sotto il Burqua, ed è davvero un astro nascente del cinema. Lui -
Daniel Auteuil - è un mostro sacro del cinema francese. Sembra quasi che il rapporto maestro-studente mostrato nella pellicola sia semplicemente una trasposizione di quanto avvenuto dietro le quinte. Bravo anche l'attore che impersona il moroso di Neïla, forse il personaggio più saggio in tutta la pellicola (
n.d.r. Non sempre la saggezza e la cultura vanno di pari passo). Il resto è da dimenticare, come quella strana figura, quello studente che compare come un fantasma solo due o tre volte nel film, e solo per stuzzicare Neïla, per spingere la trama verso percorsi altrimenti inimmaginabili, e che magari voleva essere una sorta di
Grillo Parlante nella coscienza di lei, ma che a lato pratico è una comparsa che davvero stona come lo scivolamento della puntina di un giradischi su un disco graffiato.
Giudizio finale? Si guarda. Niente di speciale, ma si guarda. Ribadisco: Meritano molto i due protagonisti. Il resto è davvero trascurabile.
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About the Author
Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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