La vetrina del locale si affacciava direttamente sulla strada principale. Il traffico era ancora pigro a quell'ora del mattino; pochi furgoni si muovevano lenti e fumosi lungo l'arteria che conduceva al centro della città mentre le immancabili biciclette scampanellavano agitate cercando di rimanere fuori dalla traiettoria di quei bestioni, tutti bianco sporco, rumorosi, con un tendone di nailon verde acqua o azzurro cielo.
Al di là della strada, l'ufficio postale era già gremito di persone. La fila giungeva sin quasi all'ingresso e il personale di servizio sudava sette camicie per contenere e accontentare le richieste di tutte quelle persone in attesa.
Davanti all'ufficio, oltre alle immancabili biciclette, sostava una Triumph nera, leggermente infangata, con gli scarichi rivolti al cielo, ancora caldi per la corsa appena terminata.
Una ragazza seduta nel piccolo locale sorseggiava un tè aromatizzato al gelsomino. Di fronte a lei, il ragazzo beveva una birra distrattamente, manteneva lo sguardo e puntato sulla moto parcheggiata proprio di fronte a lui, sull'altro lato della strada.
Lei era di carnagione scura, lineamenti occidentali, capelli castani che le cadevano leggeri sulle spalle scoperte. Indossava una canottiera a righe che metteva in risalto il suo corpo elegante e flessuoso. Era seduta di traverso, con le gambe accavallate, a stento coperte dalla corta minigonna in jeans che indossava. Lui, aveva un volto squadrato, tipico della regione più interna del paese, i capelli neri come la pece, gli occhi bruni, stretti, nascosti dietro a occhiali da sole con lenti azzurrate. Indossava una maglietta bianca aderente al suo busto allenato e perfettamente sagomato; pantaloni lunghi, di cotone, chiari, un paio di stivali da motociclista e una cintura con una fibbia in bronzo, grande e appariscente. I due ragazzi avevano poco in comune, se non un destino che li aveva uniti e mai più separati. Entrambi senza genitori, costretti a crescere in un orfanotrofio di periferia, avevano imparato a proteggersi e fidarsi solo l'uno dell'altra. Quando poi il professore si era offerto di accoglierli nel suo centro di ricerche, avevano preteso di non essere separati.
«Credi che sia lui?», aveva chiesto la ragazza appoggiando delicatamente la propria tazza sul piattino di ceramica.
«Ne sono certo», aveva risposto lui «Assomiglia molto al padre, nonostante la differenza di età».
«È molto giovane».
Lui annuì «Credo non abbia neppure diciotto anni».
La ragazza trattenne un commento non necessario e tornò a osservare la vetrata del locale «Deve aver attraversato un periodo molto difficile», disse vedendolo uscire dall'ufficio postale.
«Sta uscendo...», interruppe lui.
«Cosa facciamo?».
«Aspetta».
Koji si avvicinò alla moto. Si guardò attorno e attese. Aveva un pacchetto tra le mani. Niente di ingombrante ma sembrava gli mancasse qualcosa.
«Credo aspetti la figlia del professor Yumi».
La ragazza annuì silenziosamente.
Koji aprì la sella della moto e mise il pacchetto nel piccolo vano nascosto sotto di essa. Tornò a guardarsi attorno, a consultare l'orologio, quindi sbuffò vistosamente.
«Deve aver un bel caratterino...», disse lei riempiendo la propria tazza con altro tè caldo.
«Mi è stato detto che si accende facilmente», commentò l'altro «È incredibile che abbia resistito così a lungo».
«Probabilmente conosce anche l'arte della disciplina...», disse lei guardando negl'occhi il ragazzo che aveva di fronte. Sapeva bene quanta fatica aveva fatto il suo compagno per trovare un equilibrio tale da conquistare la fiducia del professore.
«Probabilmente...».
«Ecco la ragazza».
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Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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