lunedì 21 ottobre 2019

Carillon (Incipit) - #ebook

Glauco Silvestri
Luci soffuse. Confusione. Una ragazza corre con le tette al vento gridando al nulla, o forse a chiunque, che rovinerà i connotati a chi le ha fregato il suo mascara preferito. Quattro lampade da cento watt illuminano il volto scavato, dalla carnagione malsana, di Carillon. Lei ha l’occhio fisso e concentrato sul trucco che coprirà i mille difetti di quella faccia riflessa. 
Ha freddo. Si domanda perché diavolo Massimo non accenda il riscaldamento. I camerini sono un vero disastro. La ragazza ritorna, ancora nel panico, le prende contro sbadatamente e la matita traccia una riga bordeaux sulla guancia. Per poco Carillon non ci perde un occhio. Ma è inutile perdere le staffe. Ogni giorno è la stessa storia. Se non è Rita che cerca il mascara, è quella scema di Simona che indossa solo perizoma dorati. Come se ai clienti interessi il colore del suo perizoma. 
Roberto grida «Carillon, tu sei la prossima». 
Lei molla la matita. Si guarda. Sbuffa. Tanto fa schifo lo stesso. 
Si alza dallo sgabello con un mezzo colpo di reni. Lo specchio riflette un corpo che somiglia più a un insetto stecco che al corpo di una spogliarellista. Si affretta a salire la scala di metallo. I riflettori sono puntati sul classico palo. Poco distanti, a bordo del palco, i soliti maschi affamati, o assetati, o entrambe le cose. Tutti con gli occhi puntati sulle tende dietro cui lei è nascosta, tutti con la bava alla bocca, tutti con un boccale di birra tra le mani. 
Parte il brano e Carillon si butta sotto i riflettori. Non avrà il fisico di una pin-up, ma grazie ai suoi trascorsi da Kick-Boxer si può permettere evoluzioni che le altre ragazze neppure sognano. Ovviamente il pubblico non apprezza. I suoi movimenti non sono sinuosi come quelli di una pantera, sembrano piuttosto meccanici come quelli di un sofisticato robot intento a montare un’automobile. Fischi e battutacce. Lei, del resto, non è dotata di avvenenza. Deve attendere che il battito cardiaco acceleri. Il suo corpo è già pronto a usare l’arma segreta. È così che la chiama, lei. L’arma segreta. L’odioso fardello che la Teleforce ha affibbiato al suo corpo da insetto. 
Si avvinghia al palo e cambia ritmo, seguendo il nuovo brano che il deejay ha messo sù in base alla scaletta dello spettacolo. 
Ruota lentamente sul metallo e si ferma con il palo che si adagia tra le natiche. Scivola lentamente con il busto, si piega in avanti fino a toccare con le dita le punte dei piedi. È il momento. La pelle è lucida di sudore. Si alza di scatto. Si aggrappa al palo, fa una torsione su sé stessa per ritrovarsi capovolta, e divarica le gambe in una spaccata davvero scenografica. I feromoni vengono rilasciati dai pori della pelle. I suoi movimenti calcolati li diffondono verso le prime file, poi le seconde file, e ancora oltre, fino al bancone del bar. 
Carillon li sente allontanarsi dal corpo come emissari dei suoi desideri. La Teleforce le ha affibbiato il ‘dono’ di potersi scegliere l’uomo da portare a letto, e di essere sicura che questi non si rifiuterà, nonostante l’aspetto repellente del suo corpo. 
Carillon si muove ora più lentamente. I fischi sono cessati. Gli occhi degli uomini hanno perso fierezza. Ognuno di loro vede qualcosa di differente in lei. Neppure Carillon conosce l’effetto che i feromoni hanno sui maschi. Si immagina che ognuno di quegli stronzi trovi qualcosa di attraente, ma diverso l’uno dall’altro, in lei. Ogni notte, quando balla, spera che il suo potere si fissi su un uomo, e che vi rimanga per sempre, così che possa mollare quel merdoso lavoro senza perdere l’opportunità di frequentare un uomo, e di farsi una sana scopata ogni tanto. 
Ma non accade mai. 
La mattina, quando loro aprono gli occhi e la vedono, è sempre la stessa storia. Si alzano spaventati. Si chiedono quanto alcol abbiano messo in corpo per finire a letto con un rospo come Carillon. Raccolgono i propri stracci e se ne vanno via a gambe levate, senza neppure salutare. 
Del resto, lei, non ha ereditato dai propri genitori un corpo sinuoso come quello della cara amica Libby. Anche lei è una Super. La Super con la esse maiuscola. Strafica, sensuale, forte, e veloce come un battito di ciglia. Per di più se la fa con Capitan America... bé, lui si fa chiamare American Dream, ma non cambia molto. A lei è andata la Super-figosità e un Super-macho per moroso. A Carillon è andato solo un cassonetto dell’umido bello pieno in cui tuffarsi dalla mattina alla sera. 
Gli occhi di Carillon si fissano sulle prede più appetibili. Non le va di passare la notte con un gorilla. 



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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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