Bologna o New York? A Palazzo Albergati c'è, in questi giorni, la possibilità di venire proiettati in un'epoca magica, davvero diversa da quanto siamo abituati a vedere oggi, grazie alla Pop Art, che esplose proprio in quegl'anni, e all'esposizione dedicata a Andy Warhol, e ai suoi amici, che è possibile ammirare nelle meravigliose sale di questo palazzo.
Ovviamente bisogna conoscere Warhol per comprendere la Pop Art. Uscito magicamente dal mondo dell'illustrazione e della pubblicità, l'artista ha sempre seguito il concetto di scindere l'idea di unicità delle opere d'arte.
A lanciarlo nel mondo artistico sarà la sua - famosa - rappresentazione del barattolo di zuppa Campbell, riprodotto in nemmeno ricordo più quante copie, uguali ma differenti per pochi dettagli tra loro.
E se Warhol predomina nelle sale con le sue innumerevoli opere, non bisogna comunque dimenticare Haring, che di sicuro ha ispirato parecchi writers dell'epoca, e ha trasportato l'espressione artistica dalla tela alle pareti.
Le sue sono opere a volte oltraggiose, che vanno a rappresentare i simboli delle classi americane in situazioni a dir poco scandalose.
Come la figura immacolata di Topolino, china, nuda, e pronta ad atti sessuali che nessuno oserebbe mai abbinare con la creatura di Disney. Opere che fanno riflettere e che affascinano, perché non offendono lo sguardo, e soprattutto, aprono gli occhi e ci proiettano verso una nuova forma espressiva capace di parlare di attualità e di esprimere concetti non più astratti come un tempo.
La Pop Art si esprime in ogni forma. E anche la fotografia diventa espressione di questo modo di concepire l'arte. E' ancora una volta Warhol a segnare il percorso. Lui ha sempre con sé una fidata polaroid. Nella sua Factory non fa altro che scattare foto. Foto di artisti che esprimono le loro idee, foto dei party esclusivi con i suoi amici, foto di momenti intimi, foto di ogni attimo che l'occhio possa cogliere ed apprezzare.
Foto che si ritorceranno - scusate il termine - contro Warhol, visto che lui stesso sarà rappresentato in alcune di queste immagini, tra cui il famoso ritratto scattato Oliviero Toscani nel lontano 1973.
E' il periodo in cui l'arte si avvicina al denaro, ed è il periodo in cui non ci si scandalizza più nel dare valore pecuniario alle opere contemporanee. Da qui non si tornerà più indietro, e l'arte diventerà un nuovo business, ove finalmente un'artista non dovrà attendere di morire per essere valutato e quotato in moneta sonante.
Ci sarebbe ancora tanto da dire su questa esposizione. Centocinquanta opere circa. Oltre ai già citati artisti, troverete anche Francesco Clemente, Jeff Koons, Schnabel, e Mapplethorpe - il marito di Patti Smith - e tanti altri. E troverete anche una rappresentazione della New York degli anni 80, sia con filmati dell'epoca, sia con ricostruzioni del famoso club Studio 54, e della musica che vi veniva suonata.
L'esposizione sarà accessibile al pubblico fino al 24 febbraio 2019.
Per maggiori informazioni, potete cliccare qui, qui, e qui.
Qui di seguito, invece, potete avere una anteprima dell'esposizione grazie al video trovato su Youtube.
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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