No! Non ho mai letto
il libro. E neppure avevo visto il film, fino a qualche serata fa.
Storia di una ladra di Libri è una vicenda come tante ne possono essere accadute durante gli anni della seconda guerra mondiale. Un mix tra la drammatica storia di una orfanella, la drammatica storia degli ebrei perseguitati dai nazisti, la drammatica storia di una famiglia che fa di tutto per mantenere la propria umanità in un mondo dove questo valore sembra aver perso la propria identità.
L'idea della voce narrante, devo dire, mi è parsa superflua. La morte che racconta le vicende dei vivi, per poi chiudere il discorso facendo tabula rasa... boh! A ogni modo, questa speciale voce narrante ci racconta che ogni tanto ama scendere sulla Terra per mischiarsi tra i vivi e osservarli da vicino. Fa tanto
Joe Black non credete pure voi? A ogni modo la nostra voce narrante si affeziona a una giovane bambina, Liesel Meminger, abbandonata dalla madre comunista dopo aver assistito alla morte del fratellino ammalato, e adottata da Hans e Rosa Hubermann, abitanti nella piccola Molching.
E' il 1939. Hans non ha lavoro. Faceva l'imbianchino prima dell'avvento del partito nazista, ma rifiutandosi di tesserarsi al partito, non riesce più a trovare lavoro. Rosa lava i panni per i ricchi della città. Campano con poco, e l'aver adottato l'orfanella da loro la possibilità di godere di un piccolo sussidio, e di riuscire con esso ad acquistare alcuni beni di prima necessità.
Per quanto Rosa sia dura, la piccola Liesel riesce ad affezionarsi ai due nuovi genitori. Ma non sa leggere, i libri la attraggono, e a scuola tutti la tacciano come una stupida... Tranne ovviamente il piccolo Rudy, biondissimo, arianissimo e innamoratissimo di lei. Nasce un'amicizia, e mentre Liesel cerca di imparare a leggere studiando su un libro dimenticato dal becchino sulla tomba del fratellino (
n.d.r. Il Manuale del becchino), nella vita della sua famiglia si inserisce un ragazzo ebreo di nome Max, comparso improvvisamente una notte, dopo che la sua famiglia è stata catturata in un rastrellamento, a chiedere aiuto. Ovviamente lo accolgono. Max è malato, e ha con lui un libro che parla di Hitler (
n.d.r. il
Mein Kampf). Liesel è forse più interessata al libro che al ragazzo, a ogni modo tra i due si genera un legame, poi una forte amicizia, al punto da considerare il ragazzo come un fratello maggiore in difficoltà.
Nel frattempo le cose si mettono sempre peggio. Il padre di Rudy viene arruolato nell'esercito, e poco più tardi anche Hans è costretto a partire nonostante sia già molto anziano. I bombardamenti alleati si fanno sempre più intensi, e la spensieratezza dei primi momenti si è ormai perduta. Tutti temono di morire. Tutti temono di perdere i propri cari, e le case cominciano a essere perquisite in cerca di ebrei fuggiaschi. E' per questo che Max si trova costretto ad abbandonare la casa si Liesel.
E quando Max non c'è più, la ragazzina comincia ad andare a casa del governatore locale, di nascosto, per 'prendere a prestito' dei libri dalla loro immensa biblioteca...
Storia complessa, triste, drammatica, ben narrata, ma un po' superficiale, visto che nonostante tutto - guardando il film - è raro percepire la tensione di quegli eventi drammatici. La voce narrante è poco efficace, troppo calda e benevola per il compito che dovrebbe avere - e il vedere il film con occhi differenti - quelli di Liesel, quelli di Rudy - non aiuta di certo a rappresentare al meglio ciò che ci viene raccontato.
Il film diventa quindi una favola delicata e carezzevole, e poco importa che sia ambientata in uno dei periodi più neri della storia europea. Liesel è sempre dolce, carina, col sorriso dipinto sulle labbra. Il piccolo Rudy corre, ride, gioca sempre a palla. I nazisti compaiono di rado, controllano qualche cantina, bruciano in piazza dei libri per il compleanno del Führer, poco altro. Non si percepisce la tensione neppure nei rari casi in cui dovrebbe esserci esplicitamente. Non si percepisce la disperazione, la sofferenza, né la povertà...
Non è un brutto film, tutt'altro. Però mi ha ricordato
La vita è Bella, altra pellicola che soffre della medesima crisi di identità e non si decide tra l'essere drammatica, o l'essere romantica.
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About the Author
Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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