giovedì 11 maggio 2017

La Collina dei Papaveri - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Lo Studio Ghibli è un sorta di Pixar in stile orientale. Ogni sua produzione è un mondo a sé; ogni sua produzione è un piccolo capolavoro di animazione; ogni sua produzione è un piccolo gioiellino. E un piccolo gioiellino è La Collina dei Papaveri, un film delicato e dai ritmi rilassati, che racconta di una storia d'amore, di un campus da salvare, di amicizie lontane, e di due famiglie spezzate che sopravvivono come possono.

E' il 1963. Tutto il Giappone è animato dal desiderio di risvegliarsi dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale e le olimpiadi del 1964 sono l'occasione ideale per un vero e proprio riscatto. Ma la storia è ambientata a Yokohama, città di mare, dove Umi e Shun vivono e studiano. Umi è orfana di padre - morto in guerra - e vive dalla nonna, che per sbarcare il lunario ha affittato le camere libere di casa sua in forma di pensioncina a gestione famigliare. Umi, sin dalla dipartita del padre, innalza una bandiera davanti a casa, tutte le mattine, per salutare il mare, e nell'ingenua speranza che il papà un giorno ritorni. Sua mamma è in America, lei è un medico, ed è la per un corso di aggiornamento. Shun è uno studente, anche lui orfano, e vive con la famiglia di un vecchio compagno di guerra del padre. Shun è anche un attivista nel liceo locale, e si sta battendo per mantenere in piedi una vecchia costruzione, il Quartier Latin. Si tratta di una vecchia palazzina ormai traballante dove hanno sede i club scolastici di astronomia e filosofia, ed è il simbolo di intere generazioni di studenti appassionati di queste discipline. Peccato che la direzione di Yokohama sia intenzionata ad abbattere l'edificio per costruire un nuovo campus più moderno e attrezzato.
Umi e Shin si conoscono durante le lotte studentesche per difendere il vecchio Quartier Latin, e si innamorano. Peccato che, dopo un breve periodo di frequentazione, i due ragazzi scoprono di essere figli dello stesso uomo. I loro sogni d'amore si infrangono in modo catastrofico, ma tutto ciò che sanno sul loro passato non è del tutto vero e... Il resto non ve lo racconto.

I disegni sono curati, dal tratto delicato, e un po' vecchia scuola. Niente grafica moderna iperrealistica. Qui siamo di fronte a un capolavoro di animazione dal tratto delicato, quasi acquerellato, tipico delle produzioni di questo studio. La vicenda viene raccontata senza preamboli e senza troppe spiegazioni, così come il titolo è tutto da interpretare. E' una vicenda delicata e armoniosa, lenta, piacevole, senza contrasti eccessivi, senza effetti speciali, molto ma molto romantica. Eppure i colpi di scena ci sono, ma anche questi non giungono come fulmine al ciel sereno, bensì come un'avvisaglia di temporale lontano, un sollevarsi di vento freddo, il calo di luce, nuvole basse, e infine la pioggia, calda, estiva, quasi confortante, C'è il lieto fine, ovviamente, perché è giusto che ci sia, ma tutto avviene in modo inaspettato e piacevole.

Molto bello!



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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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