sabato 11 febbraio 2017

U-boot 96 - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Quand'ero piccolo ero appassionato di sottomarini, e non volevo mai perdermi un film in cui questi mezzi erano protagonisti. In quegl'anni i film di guerra erano tanti, e U-boot 96 fu uno di quei film che ho sempre ricordato con affetto.

La storia è complessa. Siamo nella seconda metà del secondo conflitto mondiale. I sottomarini non sono più così pericolosi come alla loro comparsa. Da un lato i convogli sono meglio protetti; dall'altro le strategie per trasportare merci e mezzi dagli Stati Uniti alla vecchia Europa si sono raffinate; e dall'altro lato ancora la Germania sta cominciando ad avere carenza di risorse umane e tecniche. Si calcola che su 40000 persone imbarcate sugli U-boot tedeschi solo 10000 siano riuscite a vedere la fine del conflitto... La vita sugli U-boot era complessa, e la fratellanza tra i membri dell'equipaggio, che erano costretti a vivere costantemente a stretto contatto, era fondamentale per il perfetto funzionamento di quelle eccezionali macchine da guerra.
U-boot 96 ci parla proprio di questo, della fratellanza tra i membri dell'equipaggio, dello spirito di sacrificio, del coraggio, e dell'avventatezza necessarie per vivere e combattere su un sottomarino della seconda guerra mondiale. Per raccontare tutto ciò ci si affida alla trama del romanzo omonimo, di Lothar-Günther Buchheim, che racconta vicende accadute realmente all'U-96 tedesco.

La Trama? L'U-96 è pronto a salpare per la sua missione nell'atlantico. A bordo, oltre agli ufficiali e ai marinai, è presente un corrispondente di guerra incaricato di documentare la vita a bordo dei sottomarini. Il mezzo lascia il porto tra i festanti, operai, alte cariche del partito, vecchi marinai, amici e parenti, e subito affronta la violenza del mare aperto, sperimentando le proprie capacità, e la reattività dell'equipaggio. Dovrà affrontare nemici, e affondare convogli di navi mercantili, ma soprattutto i pericoli del mare e della vita rinchiusi in spazi ristretti, nonché la frustrazione di non riuscire a compiere alla perfezione il proprio dovere per via della scarsità di risorse a loro disposizione.
Una missione lunga, pericolosa, snervante, ove addirittura si dovrà scegliere tra salvare naufraghi del convoglio appena colpito (e dover rientrare in anticipo per sbarcarli, rischiando così la corte marziale) o abbandonarli al loro destino... Ma quando il periodo in mare sembra concludersi, ed è tempo di tornare alla base per riposare, fare rifornimento, riparare l'u-boot, ecco che arrivano nuovi ordini: Devono dirigersi alla base navale di La Spezia al più presto. Questi ordini costringono l'equipaggio all'ennesimo sacrificio, e ad affrontare le difese britanniche nello stretto di Gibilterra. Lo scontro è terribile, l'U-96 viene danneggiato gravemente, e per sopravvivere il capitano è costretto a ordinare l'immersione nonostante il sottomarino non sia più in grado di manovrare...

Come va a finire non ve lo dico! Sappiate solamente che il film è lungo più di 200 minuti, che è intenso, e recitato con precisione (n.d.r. Gli attori sono stati addestrati appositamente per agire come fossero veri soldati della marina tedesca). Tutto è fedele alla realtà, per quanto possibile, tanto che per girare la pellicola ci sono voluti tre anni (n.d.r. Dal 1979 al 1981), 
Di questo film esistono varie versioni. La prima edizione cinematografica durava 150 minuti, tagliata parecchio rispetto alla Director's Cut. Ci fu anche una versione tagliata a puntate per realizzare una miniserie televisiva. Il film costò parecchio: 35 milioni di marchi, ma ne fruttò molti di più, si contano più 180 milioni di euro nel 2015. 

Un cult movie, un film davvero coinvolgente, e tosto. Forse chi è abituato ai film d'azione moderni non sarà molto d'accordo con questo giudizio, ma tra realtà ed effetti speciali ed esagerazioni c'è parecchia differenza. Questo è un film storico, fedele alla realtà, e non un action movie con la trama di un videogame.


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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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