giovedì 10 marzo 2016

The Machine - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
The Machine è una occasione persa. Forse, se fosse stata una serie televisiva, avrebbe avuto lo spazio necessario per essere sviluppata in modo decente, perché - a mio parere - è proprio la mancanza di uno sviluppo adeguato dei filoni laterali a rendere la pellicola una mezza delusione.

La trama è complessa, ma il film la semplifica troppo. Siamo in un futuro neppure troppo lontano. E' guerra fredda con la Cina, e pressoché tutto il medio oriente. Il ministero della difesa britannico sta cercando l'arma definitiva, una sorta di jolly capace di decidere le sorti di un eventuale conflitto. Se l'atomica non spaventa più, è nel campo dell'intelligenza artificiale che si va studiando... Magari per ottenere un super soldato, magari per ottenere la macchina perfetta.
Uomo chiave della ricerca è Vincent McCarthy, un vero genio nelle interfacce uomo macchina. La sua ricerca, per quanto spinta dal desiderio di trovare una cura per la sua figlia malata (n.d.r. Sfruttando le risorse illimitate fornitegli dall'esercito), ha compiuto enormi passi avanti nel campo delle protesi. I suoi esperimenti sulle vittime di guerra sono prodigiosi, ma non mancano di difetti. Chi infatti ha subito traumi molto gravi, al punto da veder sostituito parte del suo cervello con microchip di nuova concezione, dopo un certo periodo di miglioramento, cade in un mutismo inspiegabile. E seppure ciò sia solo un difetto secondario, visto che comunque la persona continua a vivere e a interagire, è un problema non da poco per Vincent, che vorrebbe applicare la stessa tecnologia sulla figlia.
Per questo lo scienziato continua le sue ricerche nell'intelligenza artificiale, e trova in una collega che lavora nell'ambito privato la chiave di volta per le sue ricerche. Finalmente è in grado di replicare una intelligenza completamente indipendente, capace di apprendere dai propri sbagli, e di compiere pensieri propri.
L'esercito, ovviamente, preme di utilizzare questa scoperta in una macchina bellica, e lui non può esimersi dall'obbedire.
Decide di creare un cyborg dalle sembianze femminili. Alla sua attivazione tutto sembra andare per il meglio, e seppure in una condizione di stress questo finisce per uccidere un tecnico, il suo pentimento sembra tanto reale dal convincere Vincent a proseguire con il suo sviluppo.
Nel frattempo le condizioni della figlia si aggravano, e lo scienziato è costretto a passare sempre meno tempo in laboratorio, e sempre più tempo all'ospedale. Ciò lascia la macchina nelle mani dell'esercito, che subito ne approfitta per insegnarle tecniche di combattimento, e soprattutto, a uccidere senza rimpianti.
Alla morte della figlia, la Macchina non è più quella conosciuta da Vincent, e...

Non vado oltre. Messo sulla carta, questo film appare molto interessante. Per quanto strizzi l'occhio a pellicole come Ex Machina, qui c'è molta più carne al fuoco. I filoni che sarebbero stati interessanti da affrontare sono parecchi. Tutti lasciati in sospeso, o affrontati in modo superficiale... Eccoli:
  • Dawson. E' il soldato su cui fa esperimenti Vincent. In guerra ha perso gran parte del cervello, ma il chip di Vincent lo mantiene in vita. Peccato che dopo i primi successi, il soldato si chiude in sé stesso, sembra regredire a uno stato di autismo, per poi divenire violento. Tutto ciò accade mentre all'esterno della base, da sola, la madre di Dawson protesta animatamente, perché sospetta che il figlio non sia realmente morto come hanno tentato di farle credere.
  • Il rapporto tra Vincent e Rose, la figlia. A parte qualche scena in ospedale, non viene spiegato nulla. E persino alla morte della piccola, il padre abbandona l'ospedale un po' troppo in fretta. Eppure tutto gira attorno a questa situazione famigliare. Non viene spiegato che fine ha fatto la madre, perché la figlia sia malata, eccetera eccetera. Nulla.
  • Le vittime di guerra che vengono usate come cavie. Alcune si occupano della sicurezza interna. Altre sono tenute in gabbia. Perché? Anche il fatto che riescano a comunicare tra loro, seppure agli umani appaiano mute, è un argomento lasciato in sospeso, così come il loro 'complotto', di cui poco si comprende.
  • Eva. E' una scienziata che riesce a sviluppare una A.I. con pochi fondi pubblici. Subito conquista le simpatie di Vincent, che la vuole nel suo staff. Però appena è dentro ai laboratori dell'esercito comincia a fare domande, a violare sistemi informatici, quasi a complottare con le vittime di guerra. Sembra quasi una spia. Viene uccisa brutalmente, senza troppe spiegazioni. E Vincent accetta persino la cosa senza troppe remore.
Per fortuna La Macchina è uno dei personaggi meglio esaminati nel film, fragile e potente allo stesso tempo, la costruzione del suo personaggio diventa principale al punto da mettere in ombra sia Vincent, che dovrebbe essere il buono, e McCarthy, che è invece il cattivo. Questi ultimi appaiono dipinti in modo quasi bidimensionale, al punto che è difficile stabilire un contatto empatico con essi. I miei complimenti, difatti vanno giusto a Caity Lotz, che per l'appunto interpreta l'androide, e tra l'altro recita nel film senza controfigure. Tipa tosta questa ragazza, che oltre a recitare, cantare in un gruppo rock, e fare la modella, pratica persino taekwondo, wushu e muay Thai; a cui vanno aggiunti il parkour e il tricking.


Per quanto riguarda il film... Così! Così! E' una occasione sprecata, ma si guarda.


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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

1 commenti:

  1. In sostanza, concordo con te. Lo vidi circa un anno fa, nutrendo grosse speranze (il trailer girava da un po').
    E rimasi deluso, più o meno per i motivi che adduci anche tu.

    RispondiElimina

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