Siamo nel 1945. La guerra sta finendo, gli Americani hanno sfondato i confini tedeschi e avanzano verso Berlino. La battaglia non è però ancora vinta. I panzer tedeschi sono pressoché inviolabili per i piccoli Sherman americani. Eppure, pur con molte perdite, le truppe alleate non si fermano. Fury è il nome di battesimo di un carro armato. Il suo equipaggio ha appena perso in combattimento l'aiuto pilota e il sostituto arriva dritto dalla scuola ufficiali, avrebbe dovuto lavorare nelle segreterie dei grandi capi, ma il destino l'ha messo proprio a bordo di quel piccolo Sherman tutto ammaccato.
Non c'è tempo per controllare le carte. La missione è stabilita. Bisogna tenere un crocevia importante, per non tagliare fuori le retrovie con tutti i rifornimenti, ma un massiccio contingente di fanteria sta avanzando proprio in quella direzione. Ci sono solo 4 carri a disposizione, di cui uno è il Fury, ma sulla loro strada gli ostacoli sono innumerevoli, tra cui un carro Tigre.
L'hanno battezzato come il miglior film di guerra (n.d.r. Alla seconda guerra mondiale, immagino) degli ultimi trent'anni. Si devono essere dimenticati di alcune pellicole importanti, tipo quelle prodotte di recente da Clint Eastwood, solo per citarne un paio, ma tant'è... Pur di vendere si dice qualunque cosa.
Fury è comunque un film interessante ove la guerra fa da contorno. La storia è quella di un equipaggio di carri armati. Brad Pitt è il sergente al comando del mezzo, poi c'è un portoricano alla guida, un religioso al cannone, un pazzo alle munizioni... e il dattilografo come aiuto pilota. Una bella accozzaglia di uomini. Tre son duri e crudi, sono ormai usciti vivi da centinaia di battaglie e la coscienza è diventato un semplice ricordo. Il quarto è un novellino che neppure riesce a sparare al nemico. Son messi bene, eh?
Eppure fanno il loro dovere, e finiscono pure per guidare una colonna di mezzi verso un punto strategico per il successo dell'avanzata americana. Tutto gli è avverso. Persino il morale a bordo è altalenante. L'aiuto pilota è un elemento che fa fatica a integrarsi, e ogni momento è buono per prenderlo in mezzo, o per farlo crescere alla svelta. La vita dentro un carro armato è dura. Da un lato hai una bella corazza a proteggerti, dall'altro, spesso quella corazza diventa la tua bara, senza via di scampo.
Fury è un film coraggioso da realizzare, e probabilmente anche difficile, per via degli ambienti stretti, delle inquadrature forzate, della situazione claustrofobica che deve donare a chi guarda il film. Da questo punto di vista riesce a pieno, specie nello scontro finale, col cingolo andato, munizioni limitate, e un intero reggimento tedesco che avanza verso di loro. Uno scontro che fa trattenere il fiato.
Bravo Pitt, ma non perfetto. Il comandante del Fury, Wardaddy, è un personaggio complesso, dai mille risvolti, ma sfortunatamente il carisma dell'attore non è sufficiente per creare quell'aura che il personaggio meriterebbe. Insomma... Una sorta di Sergente Gunny, solo che non c'è Eastwood ad interpretarlo.
Bravi i comprimari, in fondo il cast è piuttosto risicato, per lo più son comparse che fungono da carne da macello. Carina anche la scena a casa delle due tedesche, un attimo di quotidianità che viene spezzato brutalmente da un bombardamento improvviso.
Nel complesso il film riesce. Ho sentito molte critiche su di esso, e anche se su alcuni argomenti concordo, penso comunque che questo film rimarrà alla memoria, non tanto per la vicenda narrata, piuttosto per via del tipo di ambientazione che propone. L'ottica del carro armato non era mai stata presa in considerazione. Il sottomarino sì, e per certi versi è un ambiente molto simile, ma il carro armato è qualcosa di ancora più claustrofobico... Guardatelo e fatemi sapere cosa ne pensate.
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Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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