sabato 13 giugno 2015

Il diavolo veste Prada - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Credo di essere fan di Stanley Tucci. Non c'è film in cui lui non sappia vestire alla perfezione il ruolo che gli viene affidato. Qui, in Il diavolo veste Prada, è davvero perfetto. Anche se è evidente che questo film può funzionare solo se ogni tassello è al suo posto, è lui la vera star. Già! Facile per Meryl Streep indossare i panni dell'inossidabile Miranda. Facile anche per la Hathaway indossare i panni di Andrea. Però è il personaggio di Tucci quello che lega ogni parte del film. Lui è il mentore di Andrea, il consigliere fidato di Miranda, l'uomo che ha ambizioni sepolte sotto un quintale di bontà e senso del dovere. E' un ruolo complicato che viene costruito magistralmente. Davvero... Ma forse è meglio partire dall'inizio, no?

Arrivata a New York dopo essersi laureata, col sogno di entrare in un giornale, e lavorare come giornalista, Andrea si trova costretta ad affrontare un colloquio nella redazione di Runaway, una rivista di moda, un settore anni luce dalle aspirazioni della ragazza, ma che allo stesso tempo - parola di molti - potrebbe aprirgli molte porte per il suo futuro. Così, senza prendere troppo sul serio il mondo della moda, Andy fa il colloquio con Miranda Priestly, l'editrice più esigente del mondo della moda. Lei è pressoché dio in quel mondo, e per quanto chiunque al posto di Andrea si riterrebbe fortunato, quest'ultima non è proprio sicura di esserlo. A ogni modo ottiene il lavoro. All'inizio è impacciata e incapace, non è assolutamente all'altezza delle esigenze di Miranda, ma piano piano, con l'aiuto di Nigel, acquista sicurezza e prontezza di spirito, oltre a trasformarsi da una cenerentola a una top model.

Io credo che l'unico punto debole del film sia costituito dagli amici, e forse anche dai parenti, di Andrea. Il mondo costruito all'interno di Runaway è perfetto. Per certi versi mi ricorda un (bel) po' il film Una Donna in Carriera (c'è pure la scena della gamba rotta subito dalla rivale, e persino il belloccio che si fa in quattro per aiutarla, e sedurla). Il problema è che il fidanzato di Andrea, i suoi amici, si comportano da emeriti... ehm, non lo dico ma lo penso. La povera Andrea si fa in quattro per mantenere il proprio lavoro quando gli altri a stento riescono a pagare l'affitto di casa, il fidanzato - addirittura - lavora in un diners come cuoco. Lei fa loro regali costosi, cerca di mantenere un rapporto nonostante il lavoro la soffochi, e questi in un istante si riempono di pregiudizi, la allontanano, non la riconoscono più. Della serie, se ottieni qualcosa di buono dalla tua vita, guardati dagli amici, perché invece di aiutarti a evitare di farti assorbire troppo dal lavoro e dallo stress, ti allontaneranno perché non sarai più parte della loro cerchia ristretta di ragazzi che si lamentano del loro lavoro sottopagato. E come va a finire? Toh! Ognuno per la sua strada. Il (ex) fidanzato vola a Boston perché finalmente si decide a fare un colloquio serio, e diventerà chef di un importante ristorante. L'amica fotografa aprirà una sua galleria... No comment! E pensare che Andrea finisce persino per lasciare il lavoro perché ha nostalgia della sua vecchia vita... e ringraziamo il cielo che Miranda le fa delle buone referenze, così che possa diventare redattrice di un quotidiano. Già, i personaggi al di fuori del mondo di Runaway sono tagliati con lo scalpello, non hanno molta profondità, più che comprimari, sono sagome di cartone che servono allo scopo, ed è un peccato perché altrimenti il film sarebbe davvero perfetto.

A ogni modo è una pellicola divertente, piacevole, che si guarda volentieri. Soffre un po' del passare degli anni perché vive troppo sull'attualità. La ricerca del manoscritto di Harry Potter, le apparecchiature all'ultimo grido che ora sono obsolete, la moda stessa... E' un po' film e un po' spot. Tanti sono i marchi citati nel film, a partire per l'appunto dalla nota saga della Rowling, passando per la Bang & Olufsen, eccetera eccetera. E', per l'appunto, un mix tra Sex and the City, e il già citato Una Donna in Carriera. Funziona, funziona davvero bene, per cui lo consiglio. E' Da vedere. ‎


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About the Author

Glauco Silvestri / Author & Editor

Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.

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