La vita di
Monet è tutt'altro che banale.
Il pittore ha sempre dimostrato grande talento, ma ha avuto una carriera piuttosto complessa per via della sua propensione alla fuga dai dettami dell'epoca in cui visse. Era attratto dalla natura, da come essa si mostrava realmente, e il manierismo lo soffocava, e per questo, dopo un primo momento in cui l'accademia lo acclamava (le sue prime opere strizzavano l'occhio a ciò che la critica voleva vedere), poi si vide tagliato fuori da tutto a causa delle sue sperimentazioni. Visse un periodo di estrema povertà, chiedendo prestiti ai pochi che gli davano fiducia, cambiando casa spesso, preoccupandosi della sua famiglia, e del fatto che non potesse dar loro l'agio meritato.
Assieme a Manet e a Renoir, e a altri pittori impressionisti (termine che nacque proprio con le prime opere 'fuori dalle regole' mostrate in accademia) fondarono una propria galleria pubblica. Non ebbero grande successo, ma credettero sempre in quel progetto, tanto che poi l'impressionismo conquistò il mondo, e di seguito aprì le porte all'espressionismo e all'astratto vero e proprio.
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Saint-Georges majeur au crépuscule |
Monet era però una sorta di variabile impazzita. Lui andava oltre a ogni concetto. I suoi soggetti cambiano nel tempo. Se all'inizio è attratto dalle figure umane (in realtà era attratto ai giochi di luce che un volto, un corpo, una vestito, potevano avere), poi dedica gran parte della sua vita ai paesaggi, e soprattutto all'acqua. E' sempre la luce a dominare, in ogni sua pittura, che fosse un ritratto della figlia (vedi la copertina), di un ponte, o di un laghetto. Col passare degl'anni, però, anche questi elementi naturali vanno a perdersi e diventano solamente un contesto. Lo scopo dell'artista si focalizza sull'impressione, sulle luci, sul significato. E così i suoi ultimi quadri vanno oltre alla raffigurazione, le acque diventano infuocate, cangianti, vermiglie e dorate. Sono gli attimi, i riflessi, i colori, le emozioni e l'impressione viva che l'artista tenta di riprodurre.
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The japanese Bridge (1896) |
Monet è anche colui che sdogana il concetto di utilizzo del quadro quale decorazione di un luogo senza che l'arte si svilisca... Difatti è il luogo che viene pensato ad hoc per accogliere i suoi quadri. Progetta, per una sala (che poi non verrà mai costruita) una serie di quadri dedicati alle sue ninfee, al suo laghetto, al suo giardino. Quadri di grandi dimensioni, che vivono in un contesto unico, e che di principio devono essere esposti tutti assieme. Un progetto maestoso che, per essere realizzato, costrinse l'artista a costruire un nuovo e immenso studio. Poi il destino ha voluto che quei quadri si siano sparsi per il mondo, e non abbiano potuto essere esposti come dovevano (almeno in parte). Però fu... un'idea davvero rivoluzionaria per il periodo storico in cui viveva.
Il libro, quello della Taschen che ho letto, è piuttosto vecchio (1996). E' però un testo ben equilibrato, che ci racconta la vita dell'artista più che soffermarsi su ogni dettaglio dei suoi capolavori. E' davvero ben realizzato e non annoia, anzi... Appassiona. A di altre pubblicazioni dedicate a pittori, questa è davvero sopra la media
e ben strutturata.
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The japanese Bridge (1918) |
Monet è uno dei miei artisti favoriti. In casa ho una stampa di una delle sue opere dedicate alle Ninfee. Ammetto di non apprezzare il suo periodo 'di mezzo', quello in cui si dedicò a paesaggi di mare (Etretat e altre cittadine della costa nord francese), ponti e strutture architettoniche. Amo il Monet dei ritratti, e il Monet dedicato alle luci, quindi il suo primo periodo, e i suoi ultimi anni di lavoro. Amo soprattutto il suo carattere indomito, che mai ha abbandonato le proprie convinzioni, a volte andando contro ai suoi stessi compagni di viaggio, nonché amici. Comprendo le sue debolezze, quando per garantire una vita agiata alla famiglia si piegò nell'accontentare i gusti dell'accademia, e allo stesso tempo apprezzo che nonostante tali esigenze, non abbia mai abbandonato i suoi studi artistici. Soprattutto, di lui apprezzo l'umanità, il suo amore per la natura, la sua capacità di non abbattersi di fronte alle difficoltà, di lottare di fronte a un destino che non gli è sempre stato favorevole. E' stato un grande uomo, e un grande pittore.
About the Author
Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
Non c'entra nulla col tuo post (che maleducato che sono) però volevo segnalarti che c'è un premio per te:
RispondiEliminahttp://arianogeta.blogspot.it/2015/04/si-riparte-con-un-premio-very-inspiring.html