E' strano andare a una mostra di un artista su cui non riesco a formulare un giudizio personale. Di
Miró ammiro la ricerca dell'essenzialità. I suoi lavori son tutti rivolti a questa prospettiva. C'è essenzialità nell'uso dei colori, nell'uso delle materie prime, nel complesso delle sue opere.
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Il Blu di cui possedevo una stampa (Non presente alla mostra) |
La Mostra di Mantova offre 53 opere (
n.d.r. qui trovate il catalogo della mostra), non molte considerando la complessità dell'artista che si vuole mettere in mostra. In effetti tra ciò che era esposto ho trovato solo uno dei suoi lavori che mi è sempre piaciuto. Mancano i 'Blu' - di cui avevo persino comprato una stampa (
n.d.r. triste destino, quella stampa, ma è un'altra storia e in questo momento andrei fuori tema) - e mancano i 'Carnevale di Arlecchino'. Mancano le 'Costellazioni'. Ci vengono proposti molti senza titolo, i suoi lavori più essenziali, qualche arazzo (
n.d.r. sì, assieme a un suo amico tappezziere, realizzò anche degli arazzi davvero interessanti, uno si perse con il crollo delle Torri Gemelle a New York), quattro o cinque sculture. C'è persino una ricostruzione parziale del suo studio di Maiorca. Mostra di sicuro interesse, ma che è mancata nel soddisfare quelle che erano le mie aspettative originali.
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Il drago |
L'artista è sempre stato uguale a sé stesso. C'è evoluzione nei suoi lavori, sono ragionando in parallelo tra essi, e non osservandoli in ordine di tempo. Le influenze sono principalmente due, quella dell'americano
Pollock, e quella del suo amico poeta giapponese
Shuzo Takiguchi. Era molto attratto dall'arte degli ideogrammi, e dallo studio essenzialità con cui tale forma di scrittura poteva diventare una forma potente di espressione. In molte opere esposte alla mostra si nota il tentativo dell'artista catalano di riprodurre tali concetti nel suo modo di concepire l'arte. Ciò lo porta a eliminare quasi del tutto il colore, e a eliminare quasi totalmente anche la pennellata. Un esempio di tale lavoro essenzialità è il drago riprodotto nell'immagine a lato.

Ciò che apprezzo molto di questo artista era la calma con cui sviluppava i suoi lavori. Nella sua idea di creare un'opera non c'era un lavoro sequenziale. La prima fase era istintiva, i primi tratti erano frutto di pura ispirazione. Poi c'era il completamento, che avveniva razionalmente, studiando i dettagli, anche per giorni, mesi, anni... Il tempo necessario. Spesso lavorava su più opere contemporaneamente. Le osservava, meditava, e ogni tanto aggiungeva un dettaglio. Non aveva scadenze, tabelle di marcia, o programmi da seguire. Seguiva il suo pensiero e basta. Amava sperimentare, anche con materiali al di fuori del normale concetto di arte. Appendeva degli spaghi ai propri disegni per dare tridimensionalità, usava chiodi, carta vetrata, legno, tessuti, carte pregiate, oppure imballi rimasti da chissà quale pacco ricevuto. La materia, nel suo pensiero, era pura in ogni sua forma, e l'arte poteva essere creata da ogni tipo di oggetto, senza limiti di nobiltà relativi agli scopi iniziali per cui era stata pensata.
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Il modello di una scultura mai realizzata a grandezza naturale |
Ciò che meno apprezzo di Joan Miró, è che nelle sue opere non si percepisce la vita dell'uomo. Osservando
Kandinsky (
n.d.r. cito lui solo perché è il primo che mi viene in mente) si può osservare l'evoluzione artistica dell'uomo, e così pure le sue esperienze, e ciò che ne ha segnato la sua vita, la sua storia. In Miró ciò è impalpabile. Sembra che non ci sia evoluzione nel suo lavoro. Lui sperimenta anche in modo coraggioso, ma ogni opera è una cosa a sé e non un tassello del puzzle. Certo, nei suoi lavori si può assaporare le contaminazioni della sua vita, dalle amicizie con altri artisti del suo tempo, alle sue vicissitudini (non sempre felici). Si percepisce che era un uomo modesto, molto semplice nella vita. Era esuberante nelle sue opere. Qualcuno diceva che i lavori di Miró uccidevano, stupravano l'arte 'convenzionale', lui stesso mostrava ribrezzo verso le forme d'arte generalmente apprezzate da tutti. Le sue opere mostrano solo la creatività dell'uomo, la sua capacità di varcare i confini del convenzionale, il suo desiderio di andare oltre, ma non se ne percepisce la vita e il percorso emotivo.
Nel complesso, la mostra ha componenti interessanti che possono permettere di comprendere l'artista, ma gli manca la componente artistica che potrebbe attrarre chi non conosce realmente Joan Miró. Qualche opera tra le più famose avrebbe acceso un po' di più l'entusiasmo per l'esposizione. Ciò nonostante è un percorso che si segue volentieri, ma che necessita di una preparazione basica sul personaggio e l'uomo, perché altrimenti potrebbe non essere compreso osservando le sole opere esposte, specie quelle proposte nelle prime sale. Si tratta di un personaggio di complessa interpretazione, e la sola guida audio fornita col prezzo del biglietto non è sufficiente a chiarire i punti interrogativi che potrebbero generarsi al primo sguardo.
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Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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