Torniamo un po' indietro nel tempo. Sono gli anni 50. La storia è quella di quattro giovanotti che provengono dalla parte sbagliata del
New Jersey - uno sparuto gruppo di giovani che vuole fuggire da un posto dove o si muore ammazzati perché si è sbirri, o si muore ammazzati perché si lavora per la criminalità, o si muore ammazzati perché si è vittime della criminalità. L'unico modo per uscire da quel circolo vizioso è sfondare e diventare famosi. Questi quattro giovani non hanno la coscienza pulitissima, ma le loro voci sono davvero speciali, tanto che persino la malavita li spinge nel loro sogno di fare carriera.
Diventeranno il gruppo rock icona degli
anni 60,
The Four Seasons. La storia dei momenti bui, dei processi e dei trionfi, è
accompagnata da canzoni che hanno influenzato una generazione, tra le
quali "Sherry", "Big Girls Don’t Cry", "Walk Like a Man", "Dawn", "Rag
Doll", "Bye Bye Baby", "Who Loves You" e molte altre.
Jersey Boys, forse, non ha avuto in sala il successo che si aspettava
Clint Eastwood, regista di prim'ordine che anche qui ci spiega come si fa a fare un buon film. Probabilmente il problema di questa pellicola, che ci racconta la storia del cantante americano Frankie Valli, è che si tratta di una trasposizione cinematografica di un musical teatrale che negli States ha avuto un buon successo. Il musical, al cinema, è un format che da sempre ha fatto discutere. C'è chi li ama, chi li odia, e chi come me che a volte li ama (per fare un esempio
HairSpray), e altre li odia (per esempio
Chicago)... anche se son più le volte che li amo piuttosto che il contrario! Le vie di mezzo sono rare. Per cui andare al cinema a vedere un musical è sempre un bel problema per chi deve aprire il portafogli. Buffo... ma al teatro funzionano meglio, probabilmente per il fatto che sono spettacoli live, probabilmente perché la partecipazione con gli interpreti è molto più vissuta e sentita, chissà.
A ogni modo questo è un film a tratti delicato, a tratti aggressivo, ma mai trasgressivo. La storia di Frankie Valli viene affrontata con la solita delicatezza d'intenti di Eastwood, è smussata, e probabilmente pure addolcita... e credo che in essa si veda anche un po' di nostalgia, chissà. Io, per lo meno, ce la vedo. Non è un film crudo, e ruoli negativi - spietati - veri non se ne vedono. Ogni personaggio sembra fungere da giusto ingrediente per la ricetta. E' ben costruito, la colonna sonora è notevole, piena di brani noti, e spesso famosi, di quegl'anni. Gli interpreti sono bravini. Non brillano e neppure spiccano.
Davvero piacevole!
About the Author
Glauco Silvestri /
Author & Editor
Vivo a Bologna. Vivo per le mie passioni. Scrivo, leggo, amo camminare. Adoro il cinema, amo tantissimo le montagne. Sono cresciuto a suon di cartoni di Go Nagai e Miyazaki.
Mi guadagno da vivere grazie all'elettronica. Lavoro nella domotica, e nell'illuminazione d'emergenza, per una grossa azienda italiana. Ci occupiamo di sicurezza, salute, emergenza... ma anche di energia pulita. Il mio sogno sarebbe vivere grazie ai miei libri, ai miei disegni, alle mie fotografie... Ma onestamente, suppongo di essere più bravo nel mio attuale lavoro. Ciò non significa che io rinunci a provare, tutt'altro, faccio di tutto per migliorare, crescere, ottenere il meglio che posso nei miei lavori, che siano racconti, digital painting, fotografie...
Ovviamente, oltre a ciò, sono anche un blogger, ma se state leggendo questa breve nota, vuol dire che già lo sapete.
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